US Open: Nadal vince una finale senza storia, sedicesimo Slam

US Open

US Open: Nadal vince una finale senza storia, sedicesimo Slam

NEW YORK – Troppo divario contro Kevin Anderson. Terzo trionfo a Flushing Meadows, secondo Major dell’anno. Sono tre meno di Federer, quattro più di Djokovic. 1860 punti ATP di vantaggio su Roger

Pubblicato

il

 

da New York, cronaca di Vanni Gibertini, chiavi tecniche di Luca Baldissera

[1] R. Nadal b. [28] K. Anderson 6-3 6-3 6-4

CRONACA
Ci vogliono 21 minuti prima che gli spettatori ritardatari possano prendere posto a bordo campo: questa la durata dei primi tre game, nei quali Anderson tiene due servizi ai vantaggi, annullando due palle break sull’1-1 (la prima delle quali regalata da un errore di diritto a campo aperto di Nadal), mentre lo spagnolo risulta in totale controllo sulla sua battuta. “Nadal va sul velluto sulla sua battuta mentre Anderson deve combattere ogni volta – ha detto Andy Roddick durante la sua web-cronaca insieme con Mardy Fish – ma non importa quanto fai fatica, se riesci a resistere abbastanza a lungo può darsi che arrivi una chance”. Sul 2-2 altre due palle break per Nadal, anche quelle sfumate, una con un ace, ed una con una risposta di diritto sulla seconda tirata dal parcheggio dello stadio (quello del baseball, non quello del tennis). Due turni di battuta di Anderson da 18 punti ciascuno: a questo ritmo il primo set della finale maschile rischia di durare più di tutta la finale femminile. Sono 18 anche gli errori gratuiti  a cui il sudafricano arriva quando sbaglia una volée di rovescio sul 3-3 e purtroppo per lui in quel game continueranno a salire: dal 40-30 due diritti mancati ed un doppio fallo danno il primo break del match a Nadal. Lo spagnolo continua con la media di un punto perso ogni game di servizio, mentre il buon Kevin prende un altro break da 40-30 per concedere il primo set 6-3 in 58 minuti.

CHIAVI TECNICHE PRIMO SET
Come prevedibile, da subito Kevin va in spinta a tutto braccio su ogni palla. Il servizio funziona bene, in particolare gli angoli esterni, anche perchè Rafa – come quasi sempre negli ultimi tempi – risponde da circa sei metri fuori dal campo, anche alle seconde palle. Non è facile fare punto diretto con le botte al centro per Anderson così, giustamente il sudafricano cerca di aprire le traiettorie. Ma probabilmente a causa della tensione, Kevin sbaglia diversi attacchi a campo quasi aperto dietro ai suoi servizi esterni, e fallisce un paio di comode volée. Nadal corre e passa molto bene, ma non è abbastanza aggressivo in risposta. Nonostante questo, Anderson fatica parecchio a tenere la battuta, e si salva grazie al suo gran rovescio in diagonale, con cui anticipa i dritti carichi in cross di Rafa. Il primo break per lo spagnolo arriva a causa dell’ottavo dritto sbagliato da Kevin, molto contratto quando tira questo colpo da dentro il campo, il secondo per l’ennesima indecisione a rete.

CRONACA
Davanti al parterre di VIP che come di consueto fa da contorno al weekend delle finali allo US Open (sono presenti tra gli altri l’attore Jerry Seinfeld, il golfista Tiger Woods e lo stilista Ralph Lauren) il secondo set presenta un evento inedito, ovvero il primo turno di battuta tenuto senza andare ai vantaggi da Anderson, che però in risposta non riesce davvero a creare nessun problema all’avversario. Il break arriva al sesto gioco, quando due punti a rete di Nadal (10/10 per lui, contro 9/24 per Kevin) propiziano l’allungo decisivo: 6-3 6-3 in 1 ora e 37 minuti.

CHIAVI TECNICHE SECONDO SET
Il match procede sulla stessa falsariga del primo parziale, a livello di esecuzione dei colpi sembra un po’ più sciolto Anderson, il rovescio in diagonale gli scorre sempre bene, e mette spesso in difficoltà Nadal, che però continua a difendere e a martellare con il dritto appena può. Per discutibile che possa essere, la scelta di Rafa di rispondere dai teloni alla fine sembra stia pagando, più che altro per le mancanze di Kevin nello sfruttare gli spazi e gli angoli a sua disposizione, e per i gravi errori al volo. Il servizio, comunque, va abbastanza in automatico per il sudafricano, e la cosa lo tiene a galla all’inizio. Ma ogni volta in cui è chiamato ad affondare in verticale, Anderson si ostina a spingere cercando forza invece che geometrie, mentre Nadal, pur nel contesto di una partita di contenimento, è letale con i suoi contrattacchi, siamo a un mostruoso 12 punti fatti su 12 a rete, mentre Kevin ha un pessimo 12 su 26. E il secondo set se lo prende Rafa soprattutto per questo.

CRONACA
Purtroppo per gli spettatori, e per i venditori di cibo e bevande che sicuramente vorrebbero una finale più lunga, il terzo set vede un’altra ripetizione di Anderson che perde il servizio da 40-30, e proprio nel game d’apertura, per dare a Rafa quel margine di sicurezza necessario per continuare la straordinaria prestazione alla battuta (o per incoraggiare la continuazione della catastrofica prestazione alla risposta del suo avversario, come preferite voi). Un taglio all’indice del sudafricano viene medicato dal fisioterapista, nella speranza che possa fare qualcosa per la sopravvivenza della partita, ma sembra che ci voglia molto di più per fermare un Nadal sempre con il 100% di realizzazioni a rete e che non ha mai concesso più di due punti all’avversario nei propri game di servizio. Il tennista vestito “all black“, dalla Nike, ha ormai messo all’angolo il giocatore neroverde, testimonial Lotto (almeno un po’ di Italia in campo stasera c’è). Un senso di inevitabilità avvolge sempre più la partita mentre il terzo set scorre via senza alcun sussulto. Qualche idiota urla incoraggiamenti dalle tribune mentre Rafa sta servendo per il match, contribuendo a ritardare di qualche minuto l’inevitabile. Il match point è siglato, simbolicamente, da un serve&volley, la sedicesima volée vincente della serata su 16 discese a rete. Per vincere il sedicesimo Slam: se a Nadal piacesse andare al casinò, sappiamo quale numero suggerirgli di giocare.

Con questa vittoria il maiorchino aggiunge alla sua bacheca il terzo titolo agli US Open (sesto Major al di fuori della terra battuta), ritornando a tre lunghezze di distanza da Federer (ora sostenuto da…) nella classifica all-time dei campioni di Slam, ed allungando su Djokovic, rimasto a quota 12. Il trionfo di New York consente anche a Nadal di consolidare la sua posizione in vetta alla classifica ATP ed alla Race to London: il suo vantaggio su Federer è ora di 1860 punti, candidandolo quindi a principale pretendente per chiudere la stagione al n.1 del ranking.

CHIAVI TECNICHE TERZO SET
Purtroppo per Anderson, le cose non cambiano, anzi peggiorano, perchè il break lo subisce nel primo game. I tre gratuiti di dritto consecutivi che regalano a Rafa il vantaggio sono ben esemplificativi delle difficoltà dal lato destro del sudafricano oggi pomeriggio. Nadal, ovviamente dato il rassicurante margine, gioca sempre più tranquillo, chiudendo anche alcuni serve&volley, e non sbagliando un tocco al volo che sia uno. Con un rendimento al servizio simile di Rafa, 84% di punti fatti con la prima palla, per Kevin non c’è nulla da fare, la sua giornataccia a rete viene poi evidenziata da uno smash sparato fuori, che sarebbe stata una delle ultime opportunità di aggancio. 30 vincenti, 11 errori, solidità da fondo, perfezione a rete. Nadal esemplare, a parte la posizione in risposta. Ma Kevin non ha saputo approfittarne, e Rafa non ha avuto bisogno di cambiare tattica. Considerato che ha tenuto Anderson a 10 ace e appena il 73% di punti con la prima, rispetto all’85-quasi 90% abituale, ha avuto ragione lui.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement