WTA Tianjin: Maria Sharapova, Araba Fenice dopo 882 giorni

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WTA Tianjin: Maria Sharapova, Araba Fenice dopo 882 giorni

Maria Sharapova torna a sollevare un trofeo a due anni e mezzo dall’ultimo successo di Roma. È il 36esimo in carriera. Lunedì sarà numero 57 del mondo

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[WC] M. Sharapova b. A. Sabalenka 7-5 7-6(8)

Stava per trasformarsi in un dramma nel tie-break del secondo set, ma Maria Sharapova è stata abile a evitare il peggio anche grazie alla collaborazione della sua avversaria. Aryna Sabalenka ha consegnato l’incontro alla sua avversaria con un doppio fallo sanguinoso, dopo averle dato battaglia in modo più che dignitoso per due ore e dopo essere stata avanti 4-2 nel primo set e addirittura 5-2 nel secondo. Non è stato abbastanza per impedire alla siberiana di tornare a vincere un trofeo a 882 giorni di distanza dal 17 maggio 2015, quando sul centrale del Foro Italico Masha batteva Suarez Navarro in tre set. Sharapova vince il 36esimo titolo in carriera e tornerà a un passo dalla top 50 (sarà numero 57 lunedì). Sabalenka (classe 1998) si consola con la certezza che il futuro è dalla sua. E non è soltanto una frase fatta.

Con le Finals di Singapore ormai nel mirino, il circuito femminile ha fatto tappa questa settimana a Linz, Hong Kong e Tianjin dove erano in programma tre tornei di livello International. In particolare nella quarta municipalità della Cina per popolazione – città i bagnata dal fiume Hai He e che ospita la squadra del Quanjian Football Club in cui milita una vecchia conoscenza del nostro calcio, il brasiliano Alexandre Pato – si è disputato il Tianjin Open, manifestazione giunta alla quarta edizione. Campionessa uscente è la beniamina di casa, nonché ex numero uno al mondo delle classifiche di doppio, Shuai Peng, estromessa quest’anno in semifinale da Maria Sharapova. A contendere il titolo proprio alla siberiana, in tabellone grazie a una wild card, è oggi la bielorussa Aryna Sabalenka, 19 anni all’anagrafe, numero 102 delle ultime classifiche mondiali e a caccia del primo successo WTA della giovane carriera. Per Masha, invece, si tratterebbe della vittoria numero 36 in bacheca a oltre due anni dall’ultimo trionfo di Roma 2015. Per entrambe le finaliste è stata fino a qui una settimana piuttosto agevole, con nessun set lasciato per strada nei precedenti quattro incontri disputati. Sulla strada della bielorussa è incappata anche la nostra Sara Errani – oggi vincitrice del torneo di doppio – che nulla ha potuto al cospetto di una giocatrice apparsa in gran forma e che rivedremo protagonista in novembre nella finale di Fed Cup che la Bielorussia disputerà contro gli Stati Uniti. Non ci sono precedenti tra le due tenniste e favori del pronostico, almeno stando alle inequivocabili quote dei bookmaker, tutti dalla parte delle più blasonata Sharapova.

Si parte con Sabalenka al servizio. Sulla carta ci si attende una partita giocata allo specchio, considerate le attitudini similari delle due contendenti: aggressive, potenti nei colpi di rimbalzo e di inizio gioco e che si fanno leggermente preferire dalla parte del rovescio. Pressoché identico anche l’outfit bianco-nero che, non fosse per la chioma sfumata di verde esibita da Aryna, renderebbe i profili quasi sovrapponibili. L’avvio è tutto per l’arrembante bielorussa che, ceduta la battuta in apertura, inanella un filotto di quattro giochi consecutivi confermando quanto di buono fatto vedere nei giorni scorsi. La qualità del gioco è davvero elevata e gli scambi sono piacevoli ma nel braccio di ferro è quasi sempre Sabalenka che in questo primo scampolo di match finisce per incamerare il quindici. Nel corso del sesto game Sharapova torna a muovere il punteggio ma l’impressione è che le serva ogni volta un mezzo miracolo per scardinare le certezze di un’avversaria in stato di grazia e capace di produrre vincenti senza soluzione di continuità. Il settimo gioco, con Sabalenka al servizio, rischia di mandare in archivio anzitempo un set bellissimo quando la bielorussa ha sulle corde la palla del 5 a 2 ma l’esperienza e le doti da combattente nata di Masha, che non si scoprono certo oggi, valgono prima il contro-break e poi l’aggancio successivo sul punteggio di quattro pari. Ora l’equilibrio è tangibile e dopo due giochi interlocutori – il nono e il decimo – Sabalenka con un sanguinoso doppio fallo, secondo nel set, cede un turno di servizio in cui conduceva per 30 a 0 tradendo per la prima volta nel match un minimo di comprensibile tensione. Chiamata a capitalizzare una rimonta apparsa per lunghi tratti proibitiva, Sharapova, con tutto il mestiere del mondo, non sbaglia e in poco meno di un’ora fa sua la prima partita.

Sabalenka, non è affatto scontato per una ragazza non ancora ventenne, dimostra di aver dimenticato in fretta l’epilogo di un parziale prima dominato e poi perso sul filo di lana e l’ennesima risposta vincente le consente di prendersi subito il break che vale il 2 a 0, poi confermato con autorità. Il set è almeno in avvio (ancora) un monologo bielorusso perché Aryna torna ad essere un fiume in piena, capace di travolgere un’avversaria che sembra aver momentaneamente tirato i remi in barca. Sembra, perché, sotto due break e cinque giochi a uno, la sorniona siberiana, complice anche qualche incertezza della sua avversaria, riduce lo svantaggio restando in scia. Il nono gioco, in tal senso, è piuttosto emblematico. Masha si procura più di una palla break che Sabalenka è brava a neutralizzare con il servizio, ma è proprio questo fondamentale a tradirla nuovamente tanto che un doppio fallo in lunghezza rimette in corsa la russa. Sabalenka, in risposta, poco dopo si guadagna con bravura un set point, sciupato con un diritto spedito in corridoio prima dell’inevitabile 5 pari. Sharapova, frustrante in questa sua capacità di restare agganciata all’incontro anche nei momenti di maggior difficoltà, in un amen si procura tre palle break e la seconda, grazie ad un diritto in avanzamento, è quella buona. Un turno di battuta separa dunque la cinque volte vincitrice Slam dal successo finale. Partita in ghiaccio? Macché. Il dodicesimo game è infatti un concentrato di pathos che finisce per premiare – ironia della sorte grazie ad un doppio fallo avversario – la nativa di Minsk, brava a riparare in un meritatissimo tie-break.

I primi sei punti seguono l’ordine dei servizi quando è un tracciante di rovescio della Sabalenka a spezzare l’equilibrio. Sono però due i mini-break in fila subiti dalla stessa bielorussa, per l’ennesima volta rimontata, e con un ace chirurgico Masha si porta a match point. Non è ancora finita. Sul punteggio di 7-6 ce n’è un secondo che Sabalenka cancella con un cross di diritto. Idem per il terzo, in cui Aryna si esibisce in una palla corta di buona fattura. Il quarto tentativo è però quello buono e una Sharapova quasi incredula può adesso liberare la propria esultanza dopo un digiuno lungo due anni e mezzo e la nota sospensione per i problemi di doping. Sabalenka si può consolare con il best ranking, da lunedì abbondantemente entro la Top 100, e la sensazione di poter avvicinare ben presto il livello delle giocatrici più forti.

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