Un lucky loser in finale? L'ATP ci pensa

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Un lucky loser in finale? L’ATP ci pensa

I ritiri nelle fasi clou dei grandi tornei sono un tema che il tennis deve sempre di più affrontare. “Ci stiamo lavorando” dice la ATP. Ma gli ostacoli sono grandi

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Quando Juan Martin del Potro ha perso l’equilibrio e il suo polso ha picchiato in terra, a tutto il mondo del tennis è gelato il sangue in corpo. L’argentino è riuscito comunque a completare con successo il suo quarto di finale di Shanghai, superando Viktor Troicki al terzo set, ma ha abbandonato in fretta l’impianto per sottoporsi a una risonanza magnetica. Il controllo fortunatamente lo ha rassicurato e il giorno seguente lui è regolarmente sceso in campo, dando vita a una splendida semifinale contro Roger Federer. A quel punto – e soltanto a quel punto – gli organizzatori del Masters 1000 cinese hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. Il rischio che il costoso programma del sabato venisse dimezzato da un walkover era stato scongiurato.

La maggior parte dei tornei di tennis non prevede rimborso sui biglietti se il tempo totale di gioco della giornata supera un totale stabilito di minuti, a prescindere dal numero di match disputati. Il danno d’immagine quando un giocatore dà forfait a torneo in corso, per giunta nelle fasi conclusive, è enorme: televisioni che si spengono, biglietti rivenduti a un terzo del prezzo e così via. Basti pensare ai due casi più celebri, avvenuti nel 2014, ovvero le semifinali di Miami – doppio ritiro di Berdych e Nishikori, e neppure una pallina colpita – e la finale delle ATP Finals, disertata da un Federer stanchissimo. Quest’anno è capitata la stessa cosa a Delray Beach, dove il ritiro di Milos Raonic ha consentito a Jack Sock di sollevare la coppa senza giocare.

In questi casi il management degli eventi cerca sempre di metterci la proverbiale pezza, invitando sul campo centrale delle vecchie glorie o dei tennisti locali per una esibizione che eviti l’annullamento totale della giornata. Ma se ci fosse una soluzione migliore? L’ATP ci sta ufficialmente lavorando, e non da poco tempo. Proprio durante il torneo di Shanghai, Sky Sports ha intervistato il Chief Player Officer Ross Hutchins, domandandogli se fosse mai stata considerata la possibilità di far giocare lo sconfitto del turno precedente (Troicki) al posto del vincitore ritiratosi nella notte (l’eventuale del Potro). “Ci abbiamo ragionato a fondo negli ultimi due anni” ha rivelato Hutchins, “ma abbiamo stabilito che per il momento è meglio lasciare tutto così”.

L’idea del “lucky loser in finale”, per quanto affascinante, porta con sé molte più complicazioni rispetto a quella standard del ripescaggio dalle qualificazioni. “Significherebbe trattenere i giocatori sconfitti nella sede del torneo per uno o due giorni in più senza che essi abbiano la certezza di giocare” ha spiegato Hutchins. Se la situazione si verificasse a fine settimana, potrebbe costare loro la possibilità di giocare il torneo immediatamente successivo. Inoltre ci sarebbe il problema dei punti per il ranking e quello del montepremi: a chi assegnarli? O duplicarli, addirittura? “Abbiamo avuto numerose discussioni ed è qualcosa che continueremo a monitorare” è la conclusione ufficiale. Nel frattempo, i tornei sono invitati a tenere sempre pronto un paracadute.

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