Mladenovic e la luce nel bel mezzo del tunnel

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Mladenovic e la luce nel bel mezzo del tunnel

Kiki non vince una partita da quasi tre mesi ma da lunedì entrerà per la prima volta nella top ten WTA. Scherzi del computer e del destino. Mentre la “guerra” con Garcia potrebbe divampare

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Nel tennis si vince o si perde; di vie di mezzo, sfortunatamente, non ce ne sono. Essendo il sistema delle classifiche mondiali, per quanto a volte complesso, alimentato unicamente dai punti forniti da ogni singola vittoria conquistata sul campo, ne consegue che senza successi si sprofonda nelle sabbie mobili del ranking, e che ogni lungo periodo gramo è l’anticamera della periferia della racchetta; quel sottobosco disagevole ai margini della top 100 fatto di qualificazioni, pochi spiccioli e ricordi sempre più sbiaditi dei comfort che furono. O almeno, a rigor di logica, così dovrebbe funzionare, ma anche le regole più ferree necessitano di eccezioni che le confermano, e Kiki Mladenovic è qui per questo.

Autrice di un primo semestre di 2017 da applausi in cui ha vinto 31 dei primi 42 match disputati, messo in cascina il primo titolo della carriera a San Pietroburgo e centrato altre tre finali ad Acapulco, Stoccarda e Madrid, la nativa di Saint-Pol-Sur-Mer era giunta a un passo dalla beatificazione al Roland Garros, dove fu eliminata nei quarti da Timea Bacsinszky dopo essere sopravvissuta tra il tifo e i sospiri del Lenglen a due psicodrammi più agonici che agonistici con Jennifer Brady e Shelby Rogers e a una baruffa bonus con Sara Errani, che si era sentita provocata dai costumi di Kiki, solita ad esclamare un italianissimo “forza!” dopo ogni scambio finito bene. Di lì a poco, il 19 giugno, era arrivato il best ranking al numero 12 WTA, e le aspettative per la seconda parte di stagione non sembravano porsi limiti o riguardi di sorta. Invece nell’estate era iniziato il naufragio. Lo scoglio si presentò maligno nel secondo turno di Wimbledon durante il match contro Alison Riske, quando uno scivolone sui sacri prati con annessa innaturale torsione della gamba le procurò una lesione al legamento interno del ginocchio destro, additata come causa causarum di tutti i problemi che ne sono seguiti.

Il resto è storia recente: Mladenovic ha vinto l’ultimo incontro in un tabellone di singolare il due di agosto a Washington contro Tatjana Maria, prima di precipitare in un oscuro baratro di dieci sconfitte all’esordio consecutive, appena addolcite dal set conquistato ieri nella sconfitta al primo turno di Mosca contro Aliaksandra Sasnovich dopo averne persi diciannove in fila. Nel corso della deteriore striscia la povera Kiki ha pure rastrellato una doppia bicicletta, a Tokyo contro Qiang Wang, e in generale ha smarrito la bussola nei confronti con oppositrici non necessariamente invincibili: i dieci capitomboli sono giunti al cospetto di Andreescu (numero 167 WTA), Stycova (26), Gavrilova (26), Babos (66 e in discreta crisi lei pure), Niculescu (57), Fett (123), Wang (57), Siniakova (47), Duan (96) e appunto, giusto ieri, Sasnovich (102). Tutte avversarie messe peggio in classifica. C’è di che preoccuparsi, eppure, chi si stesse chiedendo dove diavolo sia sprofondata Mladenovic è destinato a rimanere impietrito davanti alla realtà: perché il computer, lunedì prossimo, premierà la biondissima Kristina con la decima posizione mondiale. Tutto vero, la derelitta Kiki entrerà per la prima volta in vita sua tra le dieci migliori giocatrici del globo, al termine di un percorso netto di dieci rovesci consecutivi nel giro di tre mesi che nel frattempo hanno sconvolto il mondo del tennis in gonnella: è sufficiente dire che nel tempo trascorso dall’ultima partita vinta da Mladenovic in testa al ranking si sono alternate addirittura tre giocatrici.

Le cause alla base del paradosso sono piuttosto semplici da ricercare. Il non felicissimo autunno trascorso dalle concorrenti è una prima, ovvia motivazione, ma solo mettendo a raffronto i caratteri decisivi dell’antinomia si ha la percezione plastica del 2017 in bianco e nero della francese. Sia utile alla riflessione un dato che pare discretamente significativo: quando è riuscita a superare il primo turno, Kristina ha raggiunto la finale una volta su tre (4/12), e le finali sono state tutte giocate prima dell’estate. Chiaro no? Sia come sia, la Francia da lunedì avrà due giocatrici in top ten per la prima volta dal settembre del 2007, mentre Mladenovic volerà a Singapore per fare la prima riserva delle otto aspiranti maestre, visto che la titolare del ruolo, Johanna Konta, ha chiuso in anticipo la stagione sperando di tagliare i ponti con un periodo tribolato alquanto. Non solo: naturalmente, forte della decima posizione in classifica, Kiki ha prenotato un posto al “masterino” di Zhuhai: si sarebbe potuti cadere peggio, al termine di una stagione tanto bizzarra.

Avrei potuto staccare per un periodo, ne avrei anche avuto il diritto. Ma io non sono fatta così, ho avuto il coraggio di fallire”. Un pensiero, recente, che racconta molto di un personaggio interessante e sfrontato, sempre pronto a dire la sua anche (e, forse, soprattutto) quando non le conviene. Ma il concetto di convenienza, dalle parti di Saint-Pol-Sur-Mer, ha un significato nebuloso. Dagli attacchi alla federazione per l’affaire vestitini alle Olimpiadi di Rio, fino ai fendenti menati a Oceane Dodin e soprattutto a Caroline Garcia, ex sodale di doppio nel trionfo al Roland Garros 2016, diventata nemica giurata dopo che quest’ultima l’aveva scaricata tramite sms per concentrarsi su una carriera da singolarista poi in effetti decollata, la futura top 10 si è costruita la nomea, e non solo la nomea, beninteso, di donna che non le manda a dire, per usare un delicato eufemismo. Già, Garcia, a proposito. La stessa che da ventisettesima giocatrice del mondo faceva da valletta a Kiki ai tempi dell’ultimo Open di Francia e che, dopo la rumorosa rottura del connubio con vespaio di polemiche annesso, è nel frattempo deflagrata vincendo Wuhan e Pechino back-to-back e sarà titolare a Singapore cavalcando una striscia aperta di undici vittorie consecutive mentre Kiki guarderà dalla panchina.

Visti i contorni di questa storia e il caratterino della protagonista, ci sentiamo di dire che Kiki reagirà con ferocia, e non avrà pace almeno fino a quando Caroline la smetterà di guardarla dall’alto in basso. Magari non ci riuscirà, ma fossimo in voi un’occhiata alle vicende d’oltralpe il prossimo anno la butteremmo.

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