ATP Bercy: delPo saluta Londra. Grande Sock, incredibile Benneteau!

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ATP Bercy: delPo saluta Londra. Grande Sock, incredibile Benneteau!

PARIGI – del Potro, sfinito, cede a Isner. Non andrà a Londra anche in caso di forfait di Nadal a Londra. Un commovente Benneteau in semi, battuto Cilic. Sock in tre su Verdasco

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ATP Bercy, Nadal si ritira: “La priorità adesso non è Londra”

[9] J. Isner b. [13] J.M. del Potro 6-4 6-7(5) 6-4 (da Parigi,  Luca Baldissera)

Dopo la “bomba” del ritiro di Rafa Nadal, vanno in campo i due lunghi John Isner e Juan Martin del Potro, per il primo dei quarti di finale al Rolex Paris Masters di Bercy. In effetti, non è che le cose si mettano molto meglio dal punto di vista della salute, perchè si assiste a un confronto tra un delPo palesemente sfinito, in evidente riserva di energie, e un Long John claudicante a causa di un fastidio alla caviglia sinistra (e già abbondantemente fasciato anche sul ginocchio) che si fa sistemere in campo dal fisioterapista. Ma anche se nel comparto fisico e atletico non ci siamo, stiamo comunque parlando di gente dal braccio potente, e tecnicamente la partita diventa godibilissima, pur se giocata costantemente con colpi a chiudere appena possibile. Quando due professionisti di altissimo livello si affrontano a braccio (obbligatoriamente) sciolto, di solito si vedono numerose soluzioni spettacolari, che ripagano gli spettatori degli inevitabili errori commessi alla costante ricerca del vincente.

Nel primo set, i due procedono a legnate con i servizi e i drittoni, più propositivo a rete Isner (diversi serve&volley di ottima fattura), più potente da fondo del Potro (con le sue proverbiali mazzate), fino al 5-4. Come detto il pubblico apprezza, ma il decimo game è fatale all’argentino: non si erano ancora viste occasioni per chi era alla risposta, quando due errori con il dritto di Juan Martin, più un gran passante e un attacco vincente di John, chiudono quasi all’improvviso il parziale, 6-4. Il solitamente compassato del Potro è furibondo, dalla tribuna non sento bene cosa dice, ma un paio di paroline poco eleganti si capiscono comunque. Il secondo set procede in fotocopia al primo, ma stavolta nessuno dei due, durante i 42 minuti divertenti, e pieni di vincenti come detto spesso estemporanei ma spettacolari, necessari a giocare 12 game e arrivare al tie break, commette distrazioni gravi nei turni di servizio. Il pubblico è decisamente dalla parte dell’argentino, forse per simpatia (ma anche Isner è molto amato), forse nella speranza di avere più tennis possibile visto che questo sarà l’unico match di singolare della sessione pomeridiana. Senza minibreak si arriva al set-point per Juan Martin, e qui il clamoroso primo doppio fallo del set commesso dallo statunitense gli regala il parziale (sta iniziando a essere una tendenza, per John, questa di incepparsi alla battuta in momenti chiave delle partite). Si decide tutto al terzo.

A questo punto sembra delPo il più sofferente, ci sono due fisioterapisti in campo contemporaneamente a massaggiare i giocatori, l’argentino si tocca l’anca dal lato sinistro e cammina sempre peggio. Quando nel terzo game gli scappa largo un dritto della disperazione, e Isner brekka, c’è già aria di “game over“. Anche alla battuta Juan Martin non spinge più come prima, dal vivo si sente proprio il rumore diverso della palla, non schiocca come di consueto. L’unico colpo a cui si può aggrappare è il suo strepitoso dritto, che secondo me sarebbe capace di tirare a chiudere anche da seduto, come faceva Tomas Muster quando si allenava col ginocchio ingessato nel 1989. In risposta, John si muove a sua volta poco e male, ma ormai non si vede come possa farsi togliere la battuta. E il 6-4 finale per lui è praticamente una formalità.

Si ferma a un metro dal traguardo la gran rincorsa di del Potro in classifica verso Londra, ma anche non dovesse andarci Rafa Nadal, Juan Martin in mixed zone ci ha detto:No, no, non mi preparo per Londra, ho chiuso la stagione, vado a casa in vacanza“. Vedremo. Per lo statunitense, invece, l’unica speranza di qualificazione alle finals è vincere questo torneo.

[WC] J. Benneteau b. [3] M. Cilic 7-6(5) 7-5 (da Parigi, Chiara Gheza)

In apertura di sessione serale la wild card francese, Julien Benneteau, compie il miracolo e, per la prima volta in carriera, ha la meglio sul numero tre del mondo, Marin Cilic (3-0 in favore del croato i precedenti). Dal canto suo Marin, che finora non aveva smarrito un set a Bercy, vede svanire la possibilità di raggiungere per il secondo anno consecutivo le semifinali del Rolex Paris Masters. Julien, 35 anni, vanta come miglior risultato in un Masters 1000 la semifinale di Cincinnati del 2014. Il transalpino mai ha vinto un torneo in carriera, ma dopo stasera ha tutto il diritto di sognare.

Le luci si spengono nell’Accorhotels Arena e i led impazziscono mentre la voce fuori campo annuncia l’ingresso in campo dei giocatori. Julien, caricato dal tifo dei 14 mila francesi, parte concentrato e strappa il servizio a Marin che fatica a entrare in partita. Il croato non ci sta e rimette le cose in chiaro pareggiando i conti e andando a servire per il set sul 5-4. Ed ecco che sul campo centrale accade l’incredibile: Benneteau lascia andare il braccio in risposta, Cilic commette qualche errore di troppo ed è subito break. Tutto da rifare per il croato, mentre il pubblico inneggia a Julien. Si gioca senza altri sussulti fino al tie-break decisivo, quando ogni equilibrio salta e, un imperdonabile doppio fallo di  Cilic sul punto decisivo in favore dell’avversario, regala a quest’ultimo il set (una costante oggi pare, per i dettagli chiedere a Isner). In questo parziale caratterizzato soprattutto da scambi da fondo si è però rivista a tratti la qualità che aveva portato Benneteau a spaventare sua maestà Roger Federer a Wimbledon 2012.

Julien è in fiducia e in avvio di secondo set esalta un pubblico, già in visibilio, con alcune ottime discese a rete e soprattutto piazzando il break nel secondo gioco. Ogni punto del giocatore di casa è accompagnato da un applauso scrosciante; per meglio comprendere ciò che si respira a Bercy provate a immaginare Paolo Lorenzi che si gioca,e anche bene, l’accesso alle semifinali sulla terra del Foro Italico. Cilic però si aggrappa al suo orgoglio di numero 3 del mondo, varia i colpi facendo correre l’avversario per tutto il campo e si prende il contro break, approfittando forse di un calo di tensione di Julien che si era trovato avanti di un set e di 2 giochi a 0. Benneteau ritrova immediatamente la concentrazione e torna a giocare un ottima prima di servizio. Lo stesso Cilic ha però ora trovato il ritmo in battuta e di conseguenza i game scorrono veloci fino al 4 pari. Solamente due errori di Marin invece permettono a Benneteau di tenere il servizio nel nono gioco. A questo punto, in un centrale impazzito, Cilic va a servire per restare nel match. Marin spegne gli entusiasmi tenendo il turno di battuta a zero, ma è solo un’illusione per il croato. Julien infatti tiene la propria battuta e nel game successivo conquista due match point. L’arbitro fatica a mantenere il silenzio sul campo. Cilic annulla il primo, ma sul secondo non può nulla: Benneteau chiude con un gran dritto e fa impazzire Parigi! Julien, in lacrime, manda baci e dichiarazioni d’amore al suo angolo. Brividi.

[16] J. Sock b. F. Verdasco 6-7(3) 6-2 6-3 (da Parigi, Luca Baldissera)

Chiude la giornata dei quarti di finale il match tra Fernando Verdasco e Jack Sock, che vanno in campo alle 22 passate, in un palazzetto comunque affollato. La posta in gioco, dopo l’eliminazione di Marin Cilic, è altissima e i due lo sanno, a questo punto chiunque sia rimasto in gara ha concrete possibilità di vincere il torneo. Fernando è dal 2012 che non raggiunge una semifinale a livello 1000, Jack ha centrato tale risultato a Indian Wells quest’anno, sconfitto da Roger Federer.

Come prevedibile, la partita è una scazzottata da fondocampo tra due autentici picchiatori, super dritti in top-spin per entrambi, meglio Verdasco di rovescio, superiore Sock a rete. Lo spagnolo parte forte spingendo al massimo, è dall’inizio del torneo che lo vediamo carico come una molla, la sua pressione costante mette in difficoltà Jack, che perde il servizio al secondo game e va sotto 3-0. Ma il ragazzo del Nebraska, a furia di “frullate” tremende con il dritto, e con diverse belle discese a rete anche dietro alla battuta, pareggia in pochi minuti, dopo essersi salvato da due palle del doppio break. Da qui in avanti, nessun pericolo per chi è al servizio, e inevitabile tie-break. “Nando”, in trance agonistica crescente, affonda le sue accelerazioni, e chiude il parziale, le sue esultanze (e recriminazioni sulle palle sbagliate) verso l’angolo che ospita il suo team sono uno spettacolo nello spettacolo.

Jack, da grande agonista qual è, non ci sta, reagisce alla grande, attacca appena possibile, e si prende break e vantaggio nel secondo set, strappando la battuta a Verdasco nel secondo game. Dalla tribuna si apprezzano molto bene le botte che tira Fernando, la palla gli viaggia carica e cattiva, ma lo spagnolo dovrebbe variare un po’ di più, la semplice sparatoria da dietro, anche se di gran qualità, alla lunga diventa monocorde. Infatti Sock, che come mazzate non scherza affatto, anzi, ma ha maggior propensione a variare in verticale e chiudere al volo (grazie all’esperienza ad altissimo livello come doppista), contiene senza affanni i tentativi di rientro dell’avversario. Belle alcune soluzioni di tocco al volo e con i tagli sotto la palla, alternate ai gran liftoni di dritto, che alla fine lo portano a togliere per la seconda volta il servizio a Fernando, e a chiudere il parziale per 6-2. L’inerzia della partita ha preso la strada del midwest, adesso, Verdasco è decisamente nei guai. Vediamo il terzo set.

La mezzanotte è passata da poco, e da poco è iniziato il set decisivo, quando Jack, con un servizio in kick che manda Fernando fuori dal corridoio, annulla una palla break. Nel game successivo se ne prende tre consecutive, e alla terza è fatale allo spagnolo il doppio fallo. Si arriva al 3-0, siamo a un parziale di 5 game consecutivi per lo statunitense, 9-2 dalla fine del primo set, Verdasco rischia il tracollo. Fisio in campo per Fernando a sistemare le solite fasciature sotto le ginocchia, ma la musica non cambia, anzi tutta la grinta dello spagnolo si sta trasformando in frustrazione, al limite della vera e propria incazzatura. Gli spettatori lo incoraggiano, lui sbuffa e parla da solo, nel frattempo Sock continua a spingere con servizio e dritto, spreca anche tre match point all’ottavo game, e il 6-3 con cui si prende terzo set e seconda semifinale 1000 in carriera è sinceramente meritato. Sarà lui a concludere la favola di Julien Bennetteau, con cui ha giocato – e perso – solo una volta, nel 2014 a Shanghai?

Risultati:

[9] J. Isner b. [13] J.M. del Potro 6-4 6-7(5) 6-4
[Q] F. Krajinovic b. [1] R. Nadal W/O
[WC] J. Benneteau b. [3] M. Cilic 7-6(5) 7-5
[16] J. Sock b. F. Verdasco 6-7(3) 6-2 6-3

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