London Calling: Jack Sock, "maestro" in volata

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London Calling: Jack Sock, “maestro” in volata

Con un balzo in classifica di 13 posizioni nell’ultima settimana, Sock ha rivoltato la sua stagione come un… “calzino” conquistando il primo Masters 1000, la Top 10 e le Nitto ATP Finals di Londra

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Non importa arrivare presto, quel che conta è arrivare in orario. Questo il vecchio proverbio che l’americano Jack Sock sembra aver fatto proprio in questa stagione 2017 nella quale, da perfetto outsider, ha agguantato la qualificazione alle Nitto ATP Finals di Londra proprio sul rettilineo finale, prima fermando la corsa di Juan Martin del Potro, che dopo un autunno di fuoco culminato con la vittoria a Stoccolma e le sconfitte con Federer a Shanghai e Basilea è arrivato a Parigi con il serbatoio vuoto, e poi sorpassando in volata Pablo Carreno Busta, che fino all’ultimo sembrava pronto per la sua prima avventura alle Finals. Un balzo in classifica dal n.22 al n.9 che ha lasciato tutti esterrefatti, soprattutto lui stesso, che ormai pensava alla fine della stagione ed alle imminenti vacanze.

Il 2017 di Sock ricalca la parabola di una carriera cominciata nelle retrovie, senza troppe attenzioni da parte del mondo del tennis, anche quello USA, molto più focalizzato sul suo coetaneo Ryan Harrison che era arrivato a calcare palcoscenici importanti prima di lui. Ma mentre la carriera di Harrison si arenava nelle paludi dei tornei Challenger e sembrava trasformarsi pericolosamente in una favola di promesse non mantenute (prima della rinascita di questa stagione), Sock procedeva nella sua progressione che lo vedeva sempre migliorare l’year-end ranking di anno in anno, fino a raggiungere l’insperato ingresso nella Top 10 proprio alla vigilia delle Finals.

E dire che, prima del Rolex Paris Masters, l’annata di Jack non era stata poi così entusiasmante: un anonimo record di 3 vittorie e 4 sconfitte negli Slam, ed una stagione estiva da dimenticare sembravano aver annegato i fasti di inizio 2017, quando nel giro di pochi mesi si era aggiudicato due titoli ATP 250 sul cemento di Auckland e di Delray Beach. Tuttavia dopo due solide performance durante il Sunshine Double (semifinali a Indian Wells dopo una stupenda rimonta contro Dimitrov e quarti di finale a Miami fermato da Nadal) la sua corsa sembrava essersi fermata dopo la lunghissima trasferta di Davis australiana, nella quale era naufragato in mezzo al ciclone Kyrgios. Quel Miami-Brisbane-Houston in meno di otto giorni sembrava aver spezzato l’incantesimo, tanto che dopo la semifinale persa in Texas contro Steve Johnson, per tutta la stagione era riuscito a vincere due partite nello stesso torneo solamente a Roma, Basilea e Washington.

E poi, la settimana da sogno parigina. Che avrebbe potuto essere brevissima, se al secondo turno non fosse riuscito a rimontare dall’1-5 contro Kyle Edmund. “Stavo pensando alle vacanze che avrei cominciato l’indomani. Era una di quelle giornate, Kyle stava giocando benissimo, come aveva già fatto a Vienna. Sapevo che sarebbe stata una partita difficile, avevo avuto le mie chance e non le avevo convertite. Poi ho iniziato a giocare in maniera più aggressiva, accorciando i punti e tirando i miei colpi. Che uno dopo l’altro hanno iniziato ad atterrare dentro le righe”. E così le vacanze possono aspettare, anche se in programma c’era un giro di golf al famoso Augusta National con l’amico John Isner, anche se la nuova fidanzata Michala Burns è sempre lì a bordo campo che aspetta da ottobre, quando si è imbarcata nella prima trasferta per l’Asia e per l’Europa con il bel Jack, che con l’amore sembra aver trovato anche la quadratura del suo tennis.

Dopo aver interrotto il digiuno americano nei Masters 1000 che durava da oltre sette anni e mezzo (l’ultimo era stato Roddick nel 2010 a Miami), Jack si prepara a vivere la settimana da super-vip al grande vernissage finale dell’ATP: spogliatoio privato con sua gigantografia sulla porta, asciugamani personalizzati con il nome ricamato, e trasporto in barca sul Tamigi dal Marriott fino alla O2 Arena. Non male per un ragazzino del Nebraska che ha iniziato a giocare per caso dopo aver trovato la racchetta della madre.

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