Il futuro è adesso (Crivelli). Da Milano un segnale forte (Valenti). Chung, percorso netto a Milano (Semeraro). Scatta il Masters. Tutti per il “clasico” Federer-Nadal (Cocchi). Federer: Parigi, addio (Marcotti). Zverev e Dimitrov possibili sorprese (Bertolucci)

Rassegna stampa

Il futuro è adesso (Crivelli). Da Milano un segnale forte (Valenti). Chung, percorso netto a Milano (Semeraro). Scatta il Masters. Tutti per il “clasico” Federer-Nadal (Cocchi). Federer: Parigi, addio (Marcotti). Zverev e Dimitrov possibili sorprese (Bertolucci)

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Il futuro è adesso (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Magari non attraverserà il tempo come le canzoni di Sinatra e dei Queen, unica concessione alla tradizione in un torneo nato per rivoluzionare tutte le regole, ma il soldatino Chung con i suoi occhiali bianchi scrive una pagina di storia: è lui il primo vincitore delle Next Gen Finals, è suo il primo sigillo sul futuro. Timido e ossequioso, anche perché non padroneggia ancora l’inglese, il coreano all’apparenza privo di emozioni sicuramente proverà qualche brivido quando scorrerà i nomi di chi a Milano ha cominciato a costruire la sua storia, Edberg e Federer davanti a tutti, che in città vinsero il loro primo torneo in carriera. Paragoni pesanti, ma l’ineffabile Hyeong sceglie comunque la via più autorevole e imperiosa, un percorso senza sconfitte, per regalarsi il trionfo inaugurale, 14 anni dopo Hyung-Taik Lee, l’ultimo del suo paese ad alzare una coppa (Sydney 2003), diventando anche l’ottavo giocatore del 2017 a debuttare sull’albo d’oro di un evento Atp. Non sarà il più spettacolare, ma è stato il più solido e il più continuo, un muro di gomma con gambe d’acciaio che rimanda tutto indietro, concede pochissimi gratuiti e finisce per mandarti fuori giri, perché ti costringe a cercare soluzioni troppo ardite, almeno a questi livelli. E nella serata il cui il meraviglioso rovescio bimane non disegna le solite traiettorie maligne, è il dritto a scavare il solco contro Rublev, mettendogli sulla racchetta 11 vincenti. Chung aveva già battuto il russo nel round robin e si ripete in finale, dopo un primo set in cui la testa di serie numero uno fa danni con il suo dritto, sia nella diagonale sia nello sventaglio, micidiale per pizzicare l’angolo sinistro lasciato scoperto dall’asiatico. Ma non appena le sue percentuali in battuta calano (alla fine farà registrare solo il 48% di prime) e il dritto non è più così dirompente, l’altro gli monta sopra, perché avrà una vista non perfetta (gioca a tennis perché il colore dei campi, soprattutto il verde, gli consente una migliore messa a fuoco) ma possiede una straordinaria sensibilità nel disegnare tutto il rettangolo di gioco con la ragnatela da fondo. Ai posteri l’ardua sentenza se la Fiera abbia tenuto a battesimo una star, però intanto Chung intasca un assegno di 334.000 euro e comincerà la stagione con la spinta di un successo che ne fa, al netto dell’irraggiungibile Zverev, la guida della Next Gen. Ma non aspettatevi i fuochi d’artificio, il coreano sembra così distaccato dal mondo da sembrare piovuto da Marte: «E’ stato un grande onore far parte di questo gruppo di giocatori così forti, sono contento, davvero contento del successo. E’ bello chiudere l’anno con una vittoria, mi farà partire meglio la prossima stagione». Non ci si poteva attendere di più da chi, dopo un round robin perfetto, ammise tranquillamente di non sapere perché stesse giocando così bene. Sarà un vincitore un po’ naif, ma intanto le Next Gen hanno superato l’impatto emotivo delle nuove regole e hanno infiammato Milano. Applausi a tutti.

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Da Milano un segnale forte (Gianni Valenti, La Gazzetta dello Sport)

Il messaggio che arriva dalle Next Gen Atp Finals di Milano vinte da Hyeon Chung. è forte e chiaro: la strada per rinnovare il tennis mondiale è tracciata e nel tempo cominceremo a coglierne i frutti. Il processo di cambiamento andrà di pari passo con l’avvento della nuova generazione di giocatori che ci sta mettendo in mostra i suoi primi protagonisti. Ma ormai è un percorso inevitabile. Alcune delle nuove regole testate durante questa settimana faranno breccia nonostante l’opposizione dei campioni di oggi e con buona pace dei puristi incalliti i quali avevano cominciato a criticare il format ancor prima di verificare con mano i risultati sul campo. D’altra parte il successo che la manifestazione ha riscosso tra gli appassionati è sotto gli occhi di tutti. L’Atp, che ha voluto questo torneo, ha già fatto capire per bocca del suo presidente Chris Kermode che nel corso del prossimo decennio le novità tenute a battesimo a Milano verranno introdotte a tutti i livelli. E il Comitato del Grande Slam (Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e Us Open) avrebbe deciso di parlarne presto per riflettere sul da farsi. Insomma, il sasso gettato al centro del pianeta tennis dalle Next Gen Finals ha subito prodotto una scossa benefica. Scendendo nel particolare, la prima novità che presto dovrebbe diventare ufficiale sarà il cronometro che scandisce il limite dei 25 secondi tra la fine di un punto e l’inizio del successivo. La regola, in realtà, già esiste ma i giudici di sedia stentano a farla rispettare anche per il timore reverenziale verso i giocatori più blasonati. L’orologio toglierà loro ogni imbarazzo rendendo il gioco più fluido e veloce. Anche il riscaldamento pre-partita limitato a cinque minuti pare una norma priva di eccessive controindicazioni. Da promuovere il ricorso a un solo time out medico: eviterebbe, e di molto, la possibilità che venga utilizzato in modo strumentale dal giocatore in svantaggio magari per rompere il ritmo dell’avversario. Corretto il colloquio tra tennista e coach ove ce ne sia bisogno. Il nodo più interessante e forse maggiormente controverso è quello del killer point sul 40 pari. Sarebbe una vera rivoluzione che potrebbe regalare maggiore adrenalina al game, togliendo la possibilità di un batti e ribatti che a volte diventa stucchevole. Possiamo capire le difficoltà di introdurlo immediatamente. Il fronte dei critici sostiene che sarebbe come togliere intensità e peso psicologico a1 gioco. La penso diversamente. In ogni caso, inizialmente, nulla vieta di imboccare una via intermedia che consentirebbe di approdarci in modo graduale. E cioè due possibilità di vantaggi, poi il punto secco. Lasciando perdere il servizio senza net (il tennis è diverso dal volley) e gli spettatori in movimento durante il gioco (meglio restino seduti), arriviamo ai cinque set di quattro game con tie-break sul tre pari. Sarà l’ultimo baluardo a cadere, se mai cederà. Ma solamente sollevare l’idea ha posto l’accento sulla necessità di fare qualcosa per rendere meno noioso il set nei suoi game iniziali. Tanti spunti, insomma, sui quali il dibattito si è acceso. Milano, comunque sia, ha già vinto la sua partita e passa la linea al Masters di Londra, quello dei big. Dove a cercare di rompere le uova nel paniere ci sarà il numero uno dei Next Gen, Alexander Zverev. La rivoluzione del tennis è già cominciata.

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Chung, percorso netto a Milano (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Le Next Gen Finals, la Hogwarts dell’Atp, hanno il loro primo Harry Potter: si chiama Hyeon Chung, è il n. 54 del mondo e viene dalla Corea. Il maghetto orientale in finale ha domato ancora una volta il tennis laser di Andrey Rublev, che rispetto al match giocato nella fase a gironi ha resistito di più, ma alla lunga ha ceduto alla solidità di Hyeon. Il percorso netto frutta al coreano un montepremi mica male: 390.000 dollari più un bonus di 25.000. E con lui vanno promosse anche le Finals. L’unica vera nota stonata di un evento bene organizzato sono stati i prezzi: davvero troppo alti. Dall’anno prossimo le Next Gen Finals, che per cinque anni resteranno a Milano, dovrebbero spostarsi al Palalido. Quanto alle regole, dopo una settimana il bilancio non è negativo come molti temevano. I valori certo si livellano, perché la lunga durata tutela naturalmente i migliori (tecnicamente e fisicamente). Il tennis tradizionale è un’altra faccenda, e anche se Federer ha fatto qualche timida apertura i tradizionalisti non devono agitarsi più di tanto. Come ammette anche Chris Kermode, il presidente dell Atp, a parte l’Occhio di Falco a sostituzione integrale dei giudici di linea e l’orologio che segnala i 25 secondi fra un punto e l’altro (che paiono graditi anche all’Itf), i tempi per trasformare la sperimentazione in normalità sono lunghi. «Se vedo i cambiamenti più grossi, come i set ai quattro game, anche nel Tour entro cinque anni? Non c’è nessuna possibilità. Entro dieci? Potrebbe essere». Per Kermode del resto l’intento di questo esperimento milanese è stato travisato da molti. «Non vogliamo accorciare il gioco, perché se una cosa è noiosa per sei ore lo può essere anche per sei minuti. L’obiettivo è di cancellare i tempi morti, e di rendere ogni punto più decisivo. Credo che molti sport diano troppo per garantito che lo show che offrono durerà per sempre. È molto facile vendere un torneo con Federer e Nadal, ma il tennis deve essere più grande dei suoi protagonisti».

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Scatta il Masters. Tutti per il “clasico” Federer-Nadal (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Tutti vogliono Federer-Nadal, sempre e comunque. E da oggi a Londra, dove cominciano le Atp Finals, l’interesse è tutto per loro. Oggi tocca a Roger aprire le danze nel girone intitolato a Boris Becker. Dall’altra parte della rete Jack Sock, che spera di svegliarsi il più tardi possibile dal sogno Masters, agguantato quando nemmeno ci sperava più a Parigi Bercy, dove ha anche festeggiato il primo trionfo in carriera in un Masters 1000. Il bilancio è ovviamente favorevole allo svizzero che in tre precedenti incontri non ha mai concesso a Sock nemmeno un set. Esordisce in serata anche Sascha Zverev, che ha saltato l’appuntamento con le Next Gen Atp Finals di Milano proprio in virtù della qualificazione al torneo riservato ai «big». L’avversario sarà Marin Cilic alla terza partecipazione alle Finals. Cilic non è mai arrivato oltre la fase a gironi e con Zverev è anche in svantaggio 3-1 nei precedenti, tutti piuttosto combattuti. Federer ha già vinto sei volte il titolo conclusivo della stagione, e lo scorso anno non aveva potuto partecipare per una chiusura anticipata dell’annata tennistica dovuta ai problemi fisici che lo hanno afflitto nella seconda parte dei 2016. «Sono felice di essere di nuovo qui — ha detto il numero 2 al mondo, vincitore quest’anno di Australian Open e Wimbledon —, anche perché ho iniziato indietro nel ranking e ho recuperato». Chi invece dovrebbe scendere in campo lunedì è Rafa Nadal, numero 1 al mondo, che a Parigi Bercy ha dovuto fermarsi per un riacutizzarsi dei problemi al ginocchio. Il maiorchino è arrivato regolarmente a Londra e si è allenato, ma non ha ancora sciolto la riserva sul fatto che possa giocare o meno: «Se sono venuto è perché spero di poter giocare — ha detto il n.1 che dovrebbe esordire contro david Goffin per poi vedersela con Thiem e Dimitrov nel gruppo dedicato a Sampras —. Lavoro ogni giorno, mi sto allenando bene e cerco di capire cosa è meglio per me giorno dopo giorno». Il mancino ha vissuto un 2017 da ricordare con il decimo successo al Roland Garros e la vittoria dello Us Open ma il Masters è un titolo che ancora non ha mai portato a casa: «Essere qui per me è molto importante — ha concluso lo spagnolo —, ma mi considero già felice per quanto ho vissuto quest’anno tra tornei vinti, Slam, e soprattutto un buono stato di salute fino almeno a Parigi». Come si dice: quando c’è la salute…

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Federer: Parigi, addio (Gabriele Marcotti, Corriere dello Sport)

L’ultimo appuntamento della stagione rinnova la rivalità che ha definito il tennis mondiale. Nella stagione della resurrezione (tennistica) per entrambi, sono Roger Federer e Rafa Nadal i più attesi alla 02 Arena. Ma se il campione di Basilea ha già trionfato sei volte nelle Finals (record), perdendo altre quattro finali, il maiorchino – già sicuro di chiudere l’anno al primo posto del ranking mondiale – può contare su due sole finali (entrambi perse). Il sorteggio – almeno sulla carta – gli ha sorriso (Grigor Dimitrov, Dominic Thiem e David Goffin), ma lo spagnolo è ancora alle prese con un’infiammazione al tendine che potrebbe costringerlo al forfait dell’ultimo minuto. «In questo momento penso che giocherò, ma non posso sapere come mi sentirò tra due giorni», la risposta di Nadal, atteso domani in campo contro il belga David Goffin. Dopo i trionfi Slam a Parigi e New York, Nadal spera finalmente di sfatare un torneo che rappresenta ormai una sorta di tabù: non solo non lo ha mai vinto, ma per cinque volte l’ha dovuto saltare per infortunio. «Sono qui per giocare e possibilmente vincere – le parole di Nadal – Non mi sarei presentato senza la convinzione di essere competitivo. Lavoro ogni giorno per il mio unico obiettivo: conquistare il torneo». L’annata potrebbe concludersi come era cominciata – con l’epica finale di Melbourne – proponendo la quinta sfida con Federer. Finora il bilancio parla chiaramente a favore dello svizzero, che ha sempre vinto, e negli ultimi tre match non ha smarrito un solo set. «Ma non devo battere Roger per avere fiducia nel mio gioco – la replica d’orgoglio di Nadal – Sarebbe fantastico chiudere l’anno con un’altra sfida con lui, avere un’altra opportunità. Ma non dimentichiamoci che quest’anno abbiamo sempre giocato su superfici che piacciono più a lui». Già sette tornei vinti, la migliore stagione nell’ultimo decennio, l’ottavo sigillo a Wimbledon, i 19 Slam in carriera. Sono i numeri della strepitosa annata di Federer che a Londra insegue il settimo trionfo – in 15 presenze – per dimenticare l’assenza dell’anno scorso. Senza alcuni storici rivali – come Murray, Djokovic e Wawrinka – Federer è l’indiscusso favorito dei bookmaker nonostante il sorteggio lo abbia inserito nel girone più insidioso. Otre alla matricola Jack Sock, primo avversario oggi, lo attendono Alexander Zverev (altro esordiente) e Marin Cilic. «Lo scorso anno non ho potuto esserci, dunque ritornare quest’anno è ancora più speciale. Il mio obiettivo dodici mesi fa era restare tra i primi otto, ovviamente sono andato ben al di sopra delle mie speranze». Federer ha anche confermato che nel 2018 il suo calendario resterà ristretto a pochi selezionati tornei, sacrificando con ogni probabilità il Roland Garros. «Sto valutando tutte le opzioni – ha spiegato Federer – Ne sto discutendo con il mio team, perché è una decisione difficile non giocare sulla terra rossa. Quest’anno si è rivelata la scelta giusta, ho disputato una grande stagione, vediamo cosa succederà l’anno prossimo».

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Zverev e Dimitrov possibili sorprese (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Le assenze di Murray, Djokovic, Wawrinka, Raonic e Nishikori pesano sulla qualità dei partecipanti alla finale londinese. Lasciano spazio e possibilità a giocatori di buon livello ma non credo che il confuso Thiem, il leggero Goffin e il discontinuo Sock siano in grado di superare la fase a gironi. Confido invece in uno tra Zverev, Cilic e Dimitrov per creare la sorpresa e sparigliare le carte. Il primo, anche se appare provato dalla lunga stagione, possiede il bagaglio tecnico per primeggiare, il secondo ha l’esperienza e la solidità nei colpi per duellare ad armi pari, mentre Dimitrov in fatto di destrezza e di qualità fisica non è secondo a nessuno. Tutti gli appassionati sognano, però, l’ennesima sfida tra Rafa Nadal e Roger Federer, che dopo aver dominato la stagione cercheranno a Londra l’ennesimo trionfo. Molto dipenderà dalle condizioni fisiche dei due campioni e in particolare da quelle di Rafa che la scorsa settimana ha abbandonato il torneo di Parigi per un problema al ginocchio dovuto al sovraccarico di una grande stagione chiusa da numero 1. Conoscendo perfettamente il carattere indomito, sono sicuro che lo ritroveremo in buona condizione pronto a lottare, come sempre, su ogni palla. Anche Federer aveva accusato qualche problema alla schiena nella vittoriosa cavalcata di Basilea. Le due settimane di riposo dovrebbero averlo rimesso in sesto, pronto a sfoggiare il suo tennis geometrico, perfetto nel suo essere lineare. Dopo essersi spartiti, da bravi amici, le quattro prove più importanti della stagione potrebbero giocarsi, magari in finale, anche l’ultimo traguardo per suggellare nel migliore dei modi un’annata forse irripetibile.

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