Una bella finale, Goffin mi ha sorpreso. Sarà un 2018 scoppiettante

Editoriali del Direttore

Una bella finale, Goffin mi ha sorpreso. Sarà un 2018 scoppiettante

LONDRA – Un esordiente torna a vincere il Masters dai tempi di Corretja, nel 1998. Ma Goffin ha attaccato di più. Il 2018? Incognite e tanta curiosità

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Si è appena conclusa la 48esima edizione del Masters con la vittoria di Grigor Dimitrov. Londra le ha ospitate per la nona volta consecutiva, ma non è un record perché New York le aveva ospitate dal 1977 al 1989 al Madison Square Garden. Otto paesi rappresentati, come nel 2016, e tanti esordienti, e la finale è stata giocata proprio da due esordienti, anche se ad esser pignoli Goffin aveva già giocato come riserva di Monfils nella scorsa edizione. L’ha vinta Grigor Dimitrov che ha sfruttato al meglio l’unico break del terzo set, nel sesto gioco, dopo aver rischiato fortemente nel primo game del terzo set, quando ha cancellato quattro palle break.

La cosa più sorprendente di questa finale è stata che Goffin ha attaccato molto di più rispetto a Dimitrov. L’abbiamo visto molto spesso a rete: certo, se fosse stato più incisivo con le volée avrebbe probabilmente portato a casa il match. Qualche volta è stato preso da un’eccesso di foga. Su dieci palle break ne ha sfruttate solo tre, due delle quali nei primi due game di servizio di Dimitrov in un set, il primo, in cui Goffin non ha servito bene come in altri momenti tanto da perdere la battuta ben tre volte. Di conseguenza vincere il secondo set è servito “soltanto” a mettere le cose in parità. Ripeto: quattro palle break a inizio terzo set, e se fosse riuscito a trasformarne una probabilmente avrebbe cambiato l’inerzia dell’incontro poiché lo stesso Dimitrov, per sua stessa ammissione, in quel momento avvertiva un po’ di stanchezza. Grigor nei momenti decisivi è stato molto sostenuto dal pubblico, e onestamente non so come avessero fatto i tifosi bulgari a trovare tutti quei biglietti, che di solito risultano sold out ben prima dell’inizio del torneo.

La partita, alla fine, è stata anche bella. È la prima volta che un esordiente vince il Masters dai tempi di Hannover nel 1998, quando Alex Corretja rimontò due sat di svantaggio a Carlos Moya nella ripetizione (con risultato inverso) della finale del Roland Garros. Prima di loro avevano vinto all’esordio assoluto nel Masters McEnroe (1978), Vilas (1974) e Nastase (1971) oltre, ovviamente, alla primissima edizione del 1970 vinta da Stan Smith.

Non dimentichiamo però che questo era un torneo che, sulla carta, doveva vincere Roger Federer. Lo svizzero invece ha perso da Goffin e il risultato ci sta, perché il belga ha fatto dei grandissimi progressi, soprattutto sotto il profilo della personalità. Devo confessarlo, su Dimitrov mi sono sempre un po’ sbilanciato e sin da quando era arrivato in semifinale a Wimbledon nel 2014 (battendo il campione in carica Murray e perdendo di strettissima misura con Djokovic) tutti si aspettavano che non solo sarebbe entrato in top 10, ma che ci sarebbe rimasto a lungo. Invece ha avuto un lungo periodo di crisi precipitando addirittura alla 40esima posizione del ranking; per 6-7 mesi ha faticato a vincere anche una singola partita, e lui stesso ebbe a dire “non riesco a mettere tre palle in campo“.

Quest’anno invece è stato tutta un’altra storia per lui. Ha cominciato benissimo vincendo a Sydney e arrivando in semifinale all’Australian Open, quando ha giocato una delle più belle partite dell’anno contro Nadal. In seguito è riuscito a rimanere abbastanza costante nel rendimento, pur con una logica flessione nella stagione su terra. Ovviamente la svolta è arrivata con la vittoria del suo primo Masters 1000 a Cincinnati, che gli ha permesso di rientrare in top 10 (mancava da febbraio 2015). Quello era il suo obiettivo di inizio stagione, ma già prima di vincere la finale di Londra era sicuro di chiudere l’anno da numero 3 del mondo. Dietro ai due over 30, quindi virtualmente è il “numero 1 dei meno anziani”.

Sarà interessante vedere se riuscirà a mantenere questa posizione, o addirittura scavalcare uno dei due, anche quando torneranno in campo tutti gli assenti illustri di questa seconda metà di stagione: i soliti Djokovic, Wawrinka, Nishikori, Murray, Raonic. Il 2018 quindi si presenta interessantissimo. Sono molto curioso di vedere cosa succederà e sono contento di confermare la mia presenza in Australia, per l’inizio della stagione (del resto dal 1990 ho saltato una sola edizione…). Spero di assistere a un Australian Open interessante, anche se sarà quasi impossibile replicare l’edizione affascinante e avvincente di quest’anno. Nessuno si aspettava né che Federer e Nadal arrivassero in finale, né tantomeno che giocassero una finale del genere.

Le incognite sono tantissime, e pendono quasi su tutti i giocatori. Chi per infortunio, chi per stato di forma incerto, chi perché dovrà confermarsi ad alto livello e confermare di poter sostenere responsabilità di altro tipo sulle spalle. Proprio Goffin dovrà dimostrare di valere quello che ha dimostrato di valere, già a partire dal prossimo week-end in finale di Coppa Davis.


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