Francia in festa per la Davis (Clerici), Francia 10à Davis un trionfo costruito (Azzolini), La Francia fa festa: arriva la Decima (Crivelli), I ragazzi del coro, la Francia vince la Davis dopo 16 anni (Semeraro)

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Francia in festa per la Davis (Clerici), Francia 10à Davis un trionfo costruito (Azzolini), La Francia fa festa: arriva la Decima (Crivelli), I ragazzi del coro, la Francia vince la Davis dopo 16 anni (Semeraro)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Francia in festa per la Davis

 

Gianni Clerici, la repubblica del 27.11.2017

 

La coppa per farci l’insalata di frutta, chiamato insalatieria causa l’errore di un pessimo collega italiano che non conosceva il francese né l’inglese, è andato perla decima volta alla Francia del capitano Noah, che non ce l’aveva fatta mai da giocatore ma che ci è riuscito ben tre volte nel suo ruolo di stratega. In realtà quello del week end è stato un match di una squadra contro un solo giocatore, il finalista del Masters David Goffin. I belgi erano privi non solo del doppio, ma anche di un numero due dignitoso, non si dice a livello di una finale di Davis, ma di un qualunque turno. Non credevo ai miei occhi nel leggere che Steve Darcis era riuscito a battere Alexander Zverev e Philipp Kohlschreiber in un incontro tra la Germania e la sua squadra, priva di David Goffin. Un David Goffin caduto, guarda un po’, su uno scivoloso telone francese al Roland Garros. Ma, terminato di ammirare lo straordinario Goffin di oggi, improvvisamente capace di servirsi di tutto il campo e di tutti i colpi, volè comprese, per un suo nuovo ammirabile tennis, non pensavo di assistere a una sorta di palleggio di riscaldamento tra il il belga Darcis e la criticata scelta di Noah, Lucas Pouille, il ragazzo che a Bercy aveva corso il felice rischio di andare al Masters invece di Sock. Non è stata, ho detto, una vera partita, un best of five che finisce in poco più di un’ora e mezza, con tre set che terminano trenta punti a venti, ventiquattro a diciassette, e venticinque a nove. No, si può vincere una Davis con un solo giocatore, se non a condizione che quel fenomeno disputi anche il doppio, come accadde a Big Bill Tilden o a Bjorn Borg. Sarebbe stata dura anche con questo fenomenale Goffin. Forse impossibile. Sedici anni dopo Melbourne La Francia festeggia la decima Davis: l’ultima vittoria risale al 2001 in Australia

 

Francia 10à Davis un trionfo costruito

 

Daniele Azzolini, tuttosport  del 27.11.2017

 

L’ha vinta Yannick Noah, alla fine, questa decima saladiez e fanno bene francesi a trascinarlo in giro per l’arena di Lille, trascinato a spalla neanche fosse il drappo dei contradaioli senesi. Yannick che molte cose ha fatto nella vita, uomo avido di nuove sensazioni qual è sempre stato. Il tennista. Il cantante. Il padre di una star della Nba Il coach. Il capitano. Lo sciupa femmine, con particolare attenzione al settore attrici italiane. Un autentico cinephile… E ora che ha l’aria da vecchio bluesman saggio, l’aria sciupata e il cappello di traverso, eccolo ancora capace di inquadrare al volo quell’angolino buio di una finale che molti dubbi irrisolti celava, per essere al cento per cento francese come gli stolti pronostici della vigilia davano per scontato, e trovare un modo per illuminarlo, fondando su di esso la vittoria che les citoyens attendevano. La Francia vince e non ci vuole molto a scoprire che la differenza l’ha fatta il doppio. Proprio quel punto che la decisione improvvisa di Yannick sembrava aver posto in bilico. Smontare una coppia che funziona (Mahut-Herbert), e inserirvi d’acchito un giocatore che non aveva mai fatto parte del team. Dite, ha senso? Eccome se ne ha Noah ha soppesato la finale, ha capito che il conto dei singolari, alla fine, si sarebbe risolto in parità, e che tutto si sarebbe deciso nel gioco di coppia. In ballo c’erano due formazioni rodate, ma di qualità modesta, come sono le coppie che tra…. E allora, che cosa fa, Noah? Ne cambia uno, e inserisce qualità a fondo campo. Fuori Mahut, nemmeno convocato (ma era a Lille, a fare il tifo) e dentro Gasquet, a proteggere dalle retrovie le incursioni di Herbert a rete. I due non hanno mai giocato assieme, ma che importa? La quadratura del cerchio l’ha data il talento di Richard, il suo rovescio impenetrabile. I belgi hanno strappato un set, poi si sono spenti. Il resto è andato come doveva andare. Ed è cronaca di ieri. PAPÀ TSONGA Ancora in ritardo Tonga per venire a capo della velocità di Goffin, per non finire in affanno sulle continue punzecchiature del belga dai piedi che corrono da soli. Una stagione da dimenticare per il trentaduenne Jo-Wilfred (una sola vittoria, a Rotterdam, e proprio contro Goffin in finale), se la signora Noura non gli avesse regalato l’atteso primogenito. «Ma Goffin in questi giorni aveva una marcia in più», dice Noah, «e Jo ha fatto quello che doveva fare, dandoci il primo punto contro Dards». Cosl, il punto decisivo è venuto da Spaccatutto Pouille, che non si 61asciato sfuggire l’occasione di ridurre in briciole il numero due belga, frantumandolo in tre set senza speranza, giocati a velocità doppia di quella che possa garantire l’ex “squalo” Dards, uno che in Davis ha costruito la sua carriera, battendo anche quest’anno tennisti come Zverev, Kohlschreiber, e anche il nostro Lorenzi, ne13-2 che ha visto il Belgio regolare gli azzurri. La Francia ha atteso sedici anni per conquistare la sua decima Coppa I; ultima venne nel 2001 in Australia Il Belgio era alla seconda finale in tre anni, ma dovrà continuare a inseguire. Nella speranza che Goffin abbia ancora voglia di provarci. Si torna in campo a febbraio, il 2. Dovesse battere il Giappone, l’Italia troverebbe i campioni di Francia.

 

 

La Francia fa festa: arriva la Decima

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 27.11.2017

 

Una nazione in festa e il suo profeta. Vive la France: dopo 16 annidi digiuno e tre finali perse nel frattempo, i Galletti tornano a sollevare la Davis davanti a 27.000 e più spettatori in estasi, rimandando all’inferno il povero Belgio di un indomabile e incredibile Goffin, eroe di due punti per lui purtroppo inutili. Decrepita, criticata, snobbata, bisognosa di un lifting profondo, ma poi la Coppa più antica e più celebre dello sport finisce sempre per regalare emozioni intense e inattese, a unire cuori e a salvare o rilanciare carriere. IL RISCATTO Prendete Lucas Pouille, numero 18 del mondo di indiscusso talento ma ancora abbastanza fragile mentalmente, come dimostra qualche caduta improvvida proprio quando si trattava di spingere la squadra (in semifinale con la Serbia perse il primo singolare contro Lajovic): da ieri, e per sempre, sarà l’uomo che ha regalato al suo paese la 10’Insalatiera e magari dal successo troverà l’abbrivio per dare continuità a un gioco brillante e di qualità. Lui che è nato a 70 km da Lille (ma adesso risiede negli Emirati) e che qualcuno, dopo la sconfitta di Tsonga contro Goffin e il delicato 2-2 nel punteggio, avrebbe voluto destinato alla panchina in favore dell’esperienza di Gasquet, anche per esorcizzare l’incredibile record di Darcis, 5-0 nei match decisivi in Coppa Davis. E invece il ragazzo di Grande Synthe finirà per dominare senza patemi («Non c’è niente di più bello che vincere in questa atmosfera e davanti ai miei amici e alla mia famiglia»), confortando ancora una volta le scelte di capitan Noah. CARISMA Perché se tutti sono uguali di fronte alla vittoria, Yannick stavolta è più uguale degli altri. E non soltanto per la terza perla personale da c.t. dopo il 1991 e il 1996: il suo carisma ha fatto da collante, ha cementato una squadra uscita a pezzi, anche nelle relazioni personali, dalla gestione Clement e le sue decisioni, dal recupero di Tsonga che quest’anno avrebbe voluto dedicarsi alla famiglia fino a quel Gasquet schierato in doppio, si sono rivelate psicologicamente portentose. Furono proprio Jo-Jo e Richard, a fine 2015, a caldeggiare il suo ritorno in nazionale, consapevoli che solo lui avrebbe potuto prolungare il cido. Non è stata una passeggiata per Noah, che ha dovuto gestire all’inizio l’insubordinazione di Monfils e difendersi dalle critiche arrivate più al suo personaggio che al suo ruolo (l’appoggio a Hollande fino alla fine non gli è stato perdonato, ad esempio), ma ora torna al centro del villaggio: «Siamo una squadra, abbiamo ottenuto tre punti con 4 giocatori diversi, geniale. Il gruppo ha prevalso sulle individualità, a fare il tifo c’erano anche gli altri ragazzi che hanno giocato quest’anno, ci hanno dato consigli. Resto? Non è una priorità, adesso godiamo e lasciamoci un po’ invidiare». A chi lo dice.

 

I ragazzi del coro, la Francia vince la Davis dopo 16 anni

 

Stefano Semeraro, la stampa del 27.11.2017

 

La Francia dei ragazzi del coro ha battuto 3-2 il Belgio dell’one-man-band David Goffin nella finale di Lille e si è presa la decima Coppa Davis della sua storia, la prima dal 2001 Giusto cosi, anche se il capitano belga Van Herck può rimpiangere di non aver schierato un Goffin in forma strepitosa anche sabato, in un doppio nel quale peraltro i modesti Bemelmans e De Loore avevano servito per andare in vantaggio 2 set a 1. Giusto perché la Francia è la nazione con il movimento più ricco e una passione autentica per la vecchia Zuppiera che dura dai tempi dei Moschettieri degli anni ’20 e’30, Lacoste, Cochet, Borotra e Brugnon. Su questo trionfo in copertina va il faccione commosso di Yannick Noah, che da giocatore non era mai riuscito a vincere la Coppa mentre da capitano è al suo terzo trionfo dopo quelli, memorabili, del 1991 e 1996, applaudito a Lille dagli altri grandi di Francia, dalla Mauresmo a Forget: il segno della continuità. Il punto decisivo, dopo che Goffin aveva spazzato via JoWilfried Tsonga in tre set (7-6 6-3 6-2), ieri lo ha portato invece il 23enne Lucas Pouille passeggiando (6-3 6-16-0) contro il fantasma di Steve Darcis, lo «squalo» di Liegi specialista in colpacci che al 1 turno aveva eliminato quasi da solo la Germania dei fratelli Zverev. Pouille, 23 anni, numero 18 del mondo, è la figurina modello di una nazione tennistica che oggi non ha un giocatore fra i top 10 (il primo è Tsonga n.15) ma ben 10 fra i primi 100, più della Spagna (8) del numero 1 Rafa Nadal (l’Italia, se interessa, ne ha 4). Dopo tre ko in finale La Davis del resto la puoi vincere o schierando un fuoriclasse, capace, con una buona spalla, di portare tre punti come hanno saputo fare, in epoche diverse, Borg, Djokovic e Murray; oppure con la forza del collettivo. E i galletti sono «l’Equipe» per antonomasia. Quest’anno, approfittando dell’accidia e/o degli infortuni dei big avversari, oltre al Belgio hanno fatto fuori il Giappone (senza Nishikori), la Gran Bretagna (senza Murray) e la Serbia (senza Djokovic), usando ben otto giocatori. Noah, chiamato per l’ennesima volta a salvare la patria dopo tre lustri di occasioni sciupate, a Lille ha anche imposto Gasquet al posto dello specialista Mahut in doppio, ma il gruppo ha tenuto. Dopo il 2001 i francesi avevano fallito tre finali: a Parigi nel 2002 contro la Russia, nel 2010 a Belgrado contro la Serbia e tre anni fa a Lille contro la Svizzera di Federer e Wawrinka. D decimo successo li porta al terzo posto a pari merito con la Gran Bretagna, dietro Usa (32) e Australia (28). II Belgio dell’elfo Goffin, in lacrime per un’altra delusione pesante dopo la sconfitta al Masters una settimana fa, è alla seconda finale in tre anni, la terza in totale dopo quella del 1904, e si aggiunge a India e Romania fra le nazioni che hanno disputato tre finali senza mai vincere.

 

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