Roberta Vinci: così l’ho vista dentro e fuori dal campo - Pagina 3 di 3

Editoriali del Direttore

Roberta Vinci: così l’ho vista dentro e fuori dal campo

Tosta, divertente e cazzuta, con perseveranza è riuscita a smentire le mie più intime previsioni. Roberta Vinci saluterà a Roma: un altro pezzo da novanta della gloriosa epoca del tennis italiano dice addio

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IL CARATTERE DI ROBERTA. SIMPATICA MA CAZZUTA

Il suo carattere? Beh, simpatica, in genere spontanea e diretta. Tosta e cazzutella, eh, ma per diventare forti ai suoi livelli è quasi impossibile non esserlo. Come tutti i tennisti, e le tenniste, è sensibile ai complimenti, e suscettibile, a volte permalosa, anche troppo permalosa, di fronte alle critiche. Che prima o poi toccano a tutti gli atleti, perfino a quelli quasi invincibili.

Io ho a suo tempo criticato anche aspramente il duo Errani-Vinci (più Errani che Vinci, per la verità perché è lei che negli anni 2012-2014 è stata più spesso in lizza nelle fasi finali di uno Slam) quando si rifiutavano di rispondere sulle loro performances e soprattutto le loro prospettive in singolare a conclusione di giornate nelle quali giocavano soltanto il doppio. Mi pareva, e mi pare tuttora a distanza di anni, una assoluta mancanza di sensibilità e comprensione (più che di rispetto, ma c’era anche quella) nei confronti di quei giornalisti cui i propri “capi” al giornale chiedevano di presentare un’eventuale quarto di finale, semifinale, o finale del giorno dopo di una tennista italiana. Forse avrebbero dovuto avere vicino qualcuno che insegnasse loro certe regole di comportamento con la stampa. Con giornalisti che le hanno seguite per 10/15 anni nei momenti buoni e in quelli meno buoni, scrivendo di loro centinaia di volte e contribuendo quindi anche alla loro popolarità, se non – in parte – ai loro guadagni. Ma non potevano insegnargliele davvero persone come Barazzutti e Palmieri che con la stampa non avevano mai saputo comportarsi né da giocatori né da dirigenti. Se credete che io dica questo per partito preso, andate a chiedere e verificare rivolgendovi ai più autorevoli giornalisti stranieri inglesi e francesi, Barry Flatman, Mike Dickson, Richard Evans, Philippe Bouin, Vincent Cognet che hanno seguito il tennis per venti, trent’anni…

Ragazze che molti di noi seguivano da anni, sempre con sentita partecipazione alle loro vicende, spesso – anche se non sempre – parevano non voler restituire quel poco che avrebbero potuto, senza sforzo. A volte anche semplicemente rispondendo a un messaggio telefonico dopo una vittoria che pretendeva un’intervista, un commento, due parole. Salvo farsi improvvisamente vive, loro oppure i loro manager e p.r., per un contratto con un nuovo sponsor, un’iniziativa privata, o qualcosa che interessava a loro, come la precisazione o correzione di un aneddoto che non era loro piaciuto. Questo discorso vale per quasi tutte, non particolarmente per Roberta di cui mi sto occupando in questo articolo.

LO SCARSO FAIRPLAY E SPIRITO D’AUTOCRITICA DEI TENNISTI ITALIANI

Acqua passata, comunque. Non credo, del resto, di aver conosciuto troppi campioni che non fossero anche molto egocentrici. E anche un tantino opportunisti. Viziati? Disponibili a concedersi di buon grado dopo una vittoria, quanto – soprattutto se italiano – scontrosi e maldisposti dopo una sconfitta. Mi direte che ciò è umano e comprensibile. Però ho trovato in genere i giocatori e le giocatrici italiane, salvo poche eccezioni (Lorenzi e Seppi, Silvia Farina e Flavia Pennetta fra queste, Roberta negli ultimi due anni… quasi che l’exploit ai danni di Serena Williams l’avesse rasserenata perpetuamente), fra i più indisponenti e aggressivi a seguito di una sconfitta. Scarsa autocritica, modesto fair-play. Ma qui il discorso si allarga.

IL DIVORZIO DELLE CICHIS

Anche le situazioni e gli atteggiamenti cambiano. Un esempio per tutti il famoso divorzio fra le due Cichis, le cui cause non sono mai state ufficialmente chiarite, dopo che trionfando a Wimbledon 2014 le due ragazze avevano dichiarato “il nostro segreto è l’amicizia, siamo una famiglia” e anche “la nostra amicizia è stellare”Nel marzo 2015 tutto franò, dopo il k.o. in Fed Cup con le francesi Mladenovic e Garcia. Un divorzio via lettera, il fratello di Sara che dirama un comunicato mal scritto che… era molto meglio non fosse mai stato scritto. Cinque tornei dello Slam, 22 tornei di doppio vinti fianco a fianco, Roberta n.1 del mondo per 107 settimane (prima volta il 15 ottobre 2012), Sara per 84 (prima volta il 10 settembre 2012), dopo aver cominciato a giocare insieme in Fed Cup a Orleans nel febbraio 2009, non sono riusciti a tenerle insieme. E una certa freddezza permane. Sara ha avuto la nota squalifica per la contaminazione del cibo (ma perché tirar fuori proprio l’idea del tortellino? Ho ancora da capirlo…) e Roberta dichiara alla Gazzetta di essersi fatta viva con Sara, la vecchia amica di un tempo, soltanto una volta.

A CHI LA WILD CARD A ROMA?

Vabbé, alla fine queste sono loro cose personali. Ci interessano il giusto. Quel che restano sono gli eccellenti risultati. Che spero non siano del tutto finiti. Roberta giocherà fino a maggio prossimo, fino agli Internazionali d’Italia che…non è mai stato il suo torneo. Solo nel 2013 ha vinto più di una partita. In tanti anni solo 8. Ma Roma per tutti i giocatori italiani rappresenta un momento importante, il torneo in cui più amerebbero eccellere. Quello in cui hanno sognato il risultato più grande fin da bambini. Non è riuscito, delle nostre top-ten, che a Sara Errani. Vedremo in che stato di classifica ci arriverà Roberta a maggio 2018. Potrebbe avere bisogno di una wild card. Ma quest’anno non l’hanno data a Francesca Schiavone. Per via delle prequalificazioni ce ne sono solo due disponibili. Se ne avessero bisogno Schiavone, Errani e Vinci – non dico Giorgi eh – a chi la darà la FIT?

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