I match dell'anno: Federer-Kyrgios. Nessuno si è difeso

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I match dell’anno: Federer-Kyrgios. Nessuno si è difeso

Ripercorriamo il 2017 attraverso le partite più belle ed emozionanti. Aprile: dopo aver disertato l’appuntamento a Indian Wells, Kyrgios affronta un Federer che sembra intoccabile. Ne esce un match strepitoso

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Una partita giocata a cavallo tra marzo e aprile, cominciata che il quarto mese dell’anno era fresco di appena 60 minuti. In Florida, che paga sei ore di fuso rispetto all’Italia, praticamente era ancora marzo. Si è deciso di catalogare quest’incontro nel mese di aprile rispettando l’orologio europeo, non che avrebbe fatto fatica ad imporsi anche nella classifica dei migliori match di marzo. Federer-Kyrgios, semifinale del Masters 1000 di Miami, è una partita che si compone per metà di tre tie-break e per l’altra metà di mani che devono continuamente stare a stropicciare gli occhi. Quelle dei tifosi allo stadio, dei telecronisti e dei tifosi un po’ nottambuli che hanno pescato il jolly decidendo di rimanere svegli per vederli giocare. Se Federer-Nadal rimane la migliore partita del 2017 mantenendo un vantaggio grazie all’equazione che contempla la qualità del gioco e le emozioni proposte, Federer-Kyrgios si sistema dignitosamente al secondo posto. Con picchi di rendimento e colpi che non faticheranno poi a trovare posto nella carrellata degli hot shot di fine stagione. Vince Federer perché è ancora in uno stato di grazia, ma in uno stato di grazia era anche Kyrgios. E insomma, se avesse vinto lui nessuno avrebbe potuto muovere un solo dito per protesta.


IL PRE-PARTITA

Partita del mese ma anche partita del torneo. Dettaglio che va specificato poiché la gran parte dei match nel complesso di Crandon Park si sono disputati a marzo. Kyrgios arriva in semifinale per aver spazzato via Goffin (agli ottavi) e domato (ai quarti) un Sascha Zverev molto più combattivo della versione sciatta di Indian Wells, quando i due si erano incrociati ancora con vittoria dell’australiano. Il pericolo più grande del torneo di Kyrgios si era concretizzato però al terzo turno contro Karlovic: Nick ha dovuto mettere in campo una pazienza del tutto inusuale per venire a capo di un incontro insidiosissimo, giocato su un pugno di scambi e dominato – ma va? – dai servizi.

Federer invece veleggia relativamente tranquillo fino a quarti, con qualche minima distrazione ma senza cedere set, per poi salvarsi a malapena contro un Tomas Berdych stranamente arrembante. Lo svizzero deve annullare addirittura due match point prima di aggiudicarsi il tie-break del parziale decisivo, utile preparazione per la semifinale che sarà. Federer e Kyrgios, che dovevano già incontrarsi a Indian Wells salvo essere costretti a rinviare l’appuntamento a causa di un’intossicazione alimentare occorsa all’australiano, questa volta si incontrano davvero. Per fortuna.

LA PARTITA

[4] R. Federer b. [12] N. Kyrgios 7-6(9) 6-7(9) 7-6(5)

https://www.youtube.com/watch?v=lcnN7nYxZ2M

Ci sono un paio di colpi di Kyrgios nel secondo tie-break – il dritto che conclude lo scambio iniziato al minuto 10:45 e il passante del 10-9 al minuto 11:12 – che lasciano un attimo perplessi per bilanciamento tra il rischio corso e il risultato ottenuto, e andrebbero quasi infilati nello scaffale delle lucide follie. E soprattutto certificano la voglia di Kyrgios di fare partita pari contro il chiaro dominatore della stagione, che fino a quel momento aveva perso appena una partita in stagione. L’australiano si autoassolve raccontandosi – e raccontandoci – la favola del tennis che non è la sua priorità. Poi spinge Federer fino al suo limite estremo, dimostrando di possedere un campionario di colpi che se non può competere con quello dello svizzero – ma chi può farsi un vanto del genere? – certamente è in grado di non sfigurare al suo cospetto.

Le immagini dicono quasi tutto quel che c’è da sapere, ma un paio di precisazioni di ordine statistico aiutano a inquadrare l’incredibile qualità offerta in campo da Nick e Roger. Nel corso dei tre set, tutti diligentemente conclusi con un tie-break, Federer colpisce il 62% dei suoi dritti – e il 56% della totalità dei suoi colpi – con i piedi dentro al campo. Nei due metri successivi alla linea di fondo lo svizzero impatta il 42% dei suoi colpi mentre solo il 2% (!) vengono colpiti oltre i due metri dalla linea di fondocampo. Considerando che in tutto l’incontro vi sono appena 21 scambi oltre i 9 colpi (i restanti 249 si risolvono tutti entro le 9 ‘racchettate’) quel 2% è quantificabile in una manciata di dritti e di rovesci elvetici.

Anche il piazzamento dei colpi – Kyrgios ne indirizza il 17% verso il centro del campo, Federer appena il 12% – indica che la partita si è giocata su binari clamorosamente offensivi. Uno-due e via a cercare l’angolo, ma che dico angolo, proprio il vincente. Nessuno ha difeso, il che poteva essere prevedibile data l’indole dei giocatori in campo. Ma era difficile attendersi che gli attacchi riuscissero a tal punto da far scomparire quasi totalmente la fase difensiva. Con una qualità che non si è vista altrove nel 2017.

PERCHÉ PROPRIO QUESTA?

Innanzitutto per la soddisfazione di aver pensato ‘ok, stavolta rischio e pazienza se dormirò solo tre o quattro ore‘ e di aver poi effettivamente assistito a un incontro di altissimo livello. Sotto il piano strettamente tennistico, perché nessun altro incontro del 2017 è stato in grado di condensare sulla breve distanza dei tre set un tale carico di emozioni e giocate di qualità. Poi ancora, perché Kyrgios ha dimostrato di poter rivaleggiare alla pari contro il miglior giocatore della stagione sul suo fondo preferito, il cemento, che poi è anche l’habitat naturale dell’australiano. E poi perché dei tanti gesti di stizza che Nick ha messo in scena nel corso della stagione, la racchetta scagliata con rabbia per terra appena dopo la trasformazione del match point da parte di Federer è il più genuino, il più umano, il più comprensibile. Come a dire “ma cosa si poteva fare di più, oggi?“. Niente Nick, niente. È quell’altro che è fuori scala.

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