Gli intramontabili Federar e Nadal (Schito)

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Gli intramontabili Federar e Nadal (Schito)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Gli intramontabili Federar e Nadal

 

Francesca Schito, il tempo del 11.12.2017

 

Per loro il tempo non passa mai. Li avevano dati per finiti e invece l’elisir dell’eterna gioventù scorre ancora nelle loro vene. Quattro figli per Roger Federer e qualche capello in meno per Rafa Nadal non bastano a sbiadire la voglia di gloria nemmeno in una stagione dove le grandi vittorie erano tutt’altro che attese. La crisi di Novak Djokovic e il suo lento scomparire durante la stagione per una serie di infortuni dopo essersi imposto in vetta per lunghi mesi, i problemi di Murray, veloce meteora nel gotha del tennis, allontanatosi dai campi anche lui per problemi fisici, hanno ulteriormente spianato la strada a due campioni che non hanno avuto nessuna intenzione di far posto a quei giovani talenti che ormai tanto giovani non sono più. Ad aprire le danze di un 2017 improntato sul viale dei ricordi è stato il campione elvetico, per cui tutti gli aggettivi sono stati già spesi. Un giocatore che nell’anno che sta per concludersi ha saputo gestirsi con parsimonia – praticamente lo svizzero ha saltato tutta la stagione sulla terra per mantenere la migliore condizione e non aggravare i suoi cronici problemi alla schiena – raccogliendo risultati che hanno del miracoloso. La vittoria agli Australian Open (in finale contro Nadal) è stato un gustoso antipasto che, passando per le vittorie sul cemento americano di Indian Wells e di Miami e sull’erba di Halle, ha visto la dolcissima conclusione sull’erba di Wimbledon: a un mese dal suo 36esimo compleanno Re Roger si è regalato l’ottavo sigillo all’All England Club. Poi lo Shanghai Masters e l’indoor di Basilea, una serie di risultati che lo hanno visto lottare per il primo posto della classifica ATP, pur dovendo accontentarsi alla fine della seconda posizione. Dal canto suo non può non sorridere Rafael Nadal. Il maiorchino sembrava, per un certo periodo, sparito dai radar dei top player. In parte il problema al ginocchio – che non lo ha mai lasciato lungo il corso della stagione -, in parte per una condizione fisica lontana dallo stato migliore. La stagione sul cemento lo ha visto arrivare a un passo dal successo in un paio d’occasioni: il maiorchino ha infatti perso la finale dello Slam australiano contro il suo amico-nemico Roger Federer ed è arrivato in fondo, perdendo sempre contro lo svizzero, anche al Masters 1000 di Miami. Una prova di forza e di continuità che gli ha permesso di raccogliere i frutti sulla sua superficie preferita: la terra. I successi per Rafa non sono tardati ad arrivare: sul rosso lo spagnolo fa un triplo 10 tra Monte-Carlo, Barcellona e Roland Garros. Con questo risultato, se ce ne fosse ancora bisogno, Nadal entra ulteriormente nella storia: vincere per dieci volte nel Principato di Monaco, a Barcellona – dove il campo centrale è intitolato a lui, caso più unico che raro di un giocatore che non solo vede intitolarsi uno stadio ancora in vita (era successo a Pietrangeli e Laver) ma può anche giocarci dentro – e sulla terra dello Slam parigino è qualcosa di incredibile. Uno sogno che si trasforma in realtà. Precedentemente era arrivato il successo anche nel Master di Madrid. Lui e Federer si sono divisi gli Slam della stagione: lo Us Open infatti se lo aggiudica il maiorchino, togliendosi successivamente lo sfizio di portare a casa anche il China Open. Un dominio assoluto in lungo e in largo di queste due colonne della storia del tennis, ma qualche sprazzo di luce diversa si è fatta vedere. Alexander Zverev, uno dei talenti più limpidi della Next Generation, si è imposto agli Internazionali BNL d’Italia contro un altro che, a fari spenti, si sta facendo largo nel tennis che conta: Dominic Thiem (i due sono rispettivamente numero 4 e 5 del mondo). Ma a cavalcare il proposito di cambiamento non può che essere Grigor Dimitrov. Un percorso giovanile stellare che lo aveva eletto erede di Roger Federer, sia per una somiglianza strutturale – entrambi alti e longilinei -, sia per il rovescio a una mano che tanto ricorda lo svizzero. Quello che non è mai mancato al bulgaro sono le stigmate del talento, il suo è indiscusso. Ma in molti momenti è mancata la testa e soprattutto carattere e determinazione. Troppo spesso Dimitrov ha smarrito la via, finendo sulle prime pagine dei giornali non per quello che faceva sul campo, quanto per essere stato per anni il compagno di Maria Sharapova. Quest’anno però è stato quello della svolta per il ventiseienne di Hoskovo: è arrivato la prima vittoria in un Master 1000, quello di Cincinnati, e soprattutto la vittoria alle ATP Finals da imbattuto contro Goffin, altro giocatore emerso dalla mediocrità e lanciato verso un 2018 brillante. Il bulgaro si posizione alle spalle di Rafa Nadal e Roger Federer nella classifica ATP conquistando con la posizione numero 3 il suo best ranking. Manca all’appello Nick Kyrgios, un altro che di talento ne avrebbe da vendere, fermato da problemi fisici che lo hanno tenuto lontano dai campi praticamente per tutta la stagione. Temperamento focoso quello dell’australiano che se riuscirà a domare il suo carattere impetuoso potrà davvero dare filo da torcere a chiunque. C’è poi una schiera di giovanissimi pronti a scalare il ranking ATP: sarà interessante osservare la crescita di Shapovalov, Rublev, Coric, Medvedev, Chacanov in un 2018 tutto da scoprire.

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