Processo Bouchard-USTA, in aula a febbraio

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Processo Bouchard-USTA, in aula a febbraio

La canadese porterà in tribunale la federazione statunitense per l’incidente occorso durante gli US Open del 2015, ad oggi punto di svolta in negativo della sua carriera

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Data e luogo della prossima “battaglia” di Eugenie Bouchard: il 20 febbraio a New York, in tribunale, contro la USTA. Fallito ogni tentativo di risolvere la questione diversamente, sarà un vero e proprio processo a stabilire ragione e torto dei fatti dello US Open del 2015, quando l’allora ventunenne canadese rimediò una commozione cerebrale scivolando su del detersivo nella sala di fisioterapia degli impianti di Flushing Meadows.

L’accusa, guidata dai legali dello studio Morello, chiede un risarcimento per le conseguenze fisiche dell’incidente, per le spese mediche e soprattutto per le mancate partecipazioni ai tornei successivi; la difesa si appella invece al fatto che Bouchard avrebbe dovuto essere a conoscenza del fatto che i locali in cui si trovava erano momentaneamente chiusi. Il processo dovrebbe durare una decina di giorni, dalla composizione della giuria fino al verdetto finale. Oltre al materiale documentario, che include filmati delle telecamere di sicurezza, e-mail e anche post sui social network, verranno anche ascoltate alcune testimonianze in aula, tra le quali quella di Nick Kyrgios (compagno di doppio misto di Bouchard nel match disputato subito prima del fatto).

Per una tennista legata molto di più alla propria immagine che ai risultati in campo, uno scontro frontale con la mastodontica federtennis statunitense è di certo una scelta estrema e potenzialmente pericolosa, che va ben oltre l’ormai solito discorso sulle distrazioni extra-sportive. Non è escluso che a consigliarle di rifiutare ogni mediazione stato qualcuno a lei vicino, approfittando della cancellazione (lecita) di materiale utile all’indagine da parte della USTA: un processo di questa rilevanza non ha precedenti nella storia recente del tennis e, a differenza di altre vicende giudiziarie che hanno coinvolto suoi colleghi, stavolta Bouchard non si trova “alla sbarra”, bensì in una posizione di relativa forza.

Ad alimentare la rabbia di Genie, tuttavia, potrebbe essere stato anche il confronto tra i risultati pre e post-botta in testa: quell’ottavo di finale mai giocato contro Roberta Vinci, ad oggi, rimane l’ultimo segno di una sua presenza nella seconda settimana di uno Slam. Per il resto del 2015 scese in campo una sola altra volta, ritirandosi all’inizio del secondo set e nelle due stagioni seguenti non è riuscita più ad avvicinare i risultati con i quali era diventata il nuovo grande volto della WTA. Quasi a confermare le frasi velenose di Svetlana Kuznetsova, intanto, Bouchard occupa ancora una volta i titoli dei giornali per una vicenda che esula in senso stretto dal suo mestiere di tennista. La speranza è che, terminata questa, come per magia tutto possa tornare a funzionare come prima.

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