Touchtennis: il fratello minore che sogna di crescere

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Touchtennis: il fratello minore che sogna di crescere

Dopo paddle e beach tennis, una nuova disciplina sulle orme del tennis. Inventata da un papà innamorato dei propri figli. E presto destinata a far breccia nel cuore dei tifosi

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FRATELLO MINORE – Non si fa in tempo ad apprezzare o criticare una nuova regola, una modifica, una postilla, che subito ne viene proposta una nuova. Quasi ci si scandalizzava per il nuovo formato presentato alle NextGen di Milano, peraltro alla fine apprezzato dalla quasi totalità dei presenti: e invece si ritroveranno le stesse (o quasi) novità nel circuito ITF dal 2018. Come se non bastasse, dopo discipline affini o anche solo lontane parenti del tennis (paddle, beach tennis), si comincia a parlare addirittura di una nuova variante. In tempi recenti, una ristretta cerchia di persone ha iniziato a sentir parlare di un certo Touchtennis. Come spesso accade però, i veri appassionati di tennis, quelli tradizionalisti e più conservatori, storcono il naso pensando che questo sport, come altri simili, si possano, anzi si debbano considerare delle sotto-categorie. Già dal nome si capisce che un qualcosa di diverso dall’antenato tradizionale c’è. Per scoprire la motivazione bisogna fare delle indagini in merito alla storia ed alle caratteristiche di questa disciplina, che pure già possiede classifiche ufficiali e addirittura una divisione in Masters 1000 e Slam similare a quella del tennis.

Una serie di highlights dell’edizione 2010 dell’US Open: in finale ha vinto Marcus Willis (sì, esatto, proprio luiPer inciso, Willis ha vinto 10 titoli nella disciplina touchtennis di cui 6 Slam)

COSA NON SI FA PER I FIGLI – Nasce agli inizi degli anni 2000 a Londra, quando un padre, per facilitare i figli col tennis classico, cominciò ad allenarli con delle palle di spugna e delle racchette più piccole. Da questo momento in avanti si iniziarono a delineare velocemente le caratteristiche di un nuovissimo sport. Oltre alla già citata ristretta misurazione delle racchette (21 pollici) e le particolarissime palline di spugna, di dimensioni maggiori rispetto a quella del tennis tradizionale, si modifica anche l’ampiezza del campo di gioco: 12 metri in lunghezza, 5 in larghezza.

IL PUNTEGGIO – Il tutto viene reso ancora più accattivante dal regolamento del punteggio. In stile del tutto Next Gen, una partita di Touchtennis viene portata a casa dal giocatore che si aggiudica due set su tre sulla breve distanza, arrivando cioè fino alla conquista di 4 games. Sul tre pari, il tie-break arriva a 5 punti. E sempre in linea con lo stile milanese del master giovanile, anche nel Touchtennis le perfidia del let al servizio viene considerata valida. Oltre al pericolosissimo nastro, il turno di battuta è complicato dalla possibilità di giocare una sola palla di servizio rischiando perciò in ogni circostanza il doppio (che in realtà sarebbe singolo!) fallo.

NON SOLO POLSO – Nonostante le regole si allontanino un po’ dal parametro classico, il touchtennis offre uno spettacolo mozzafiato proprio per la disabitudine a vedere colpi diversi e lontani dal mondo del tennis normale, che rendono avvincente ogni scambio. Al contrario di quanto si possa pensare, la strategia non è basata solo su colpi di fino, anzi; gli scambi in cui la potenza e la precisione prevalgono, sono molto diffusi. Una visione più semplicistica del gioco farebbe intendere quest’ultimo come una disciplina senza alcuna implicazione fisica, ma se provato, si rivela sin da subito particolarmente faticoso e dispendioso a livello energetico.

Una carrellata dei migliori scambi della stagione 2016

MONTPREMI E CLASSIFICHE – I ranking, il calendario dei tornei, e soprattutto la valuta dei montepremi è tutto rigorosamente… british. Il numero 1 del mondo è tale Simon Roberts, nativo di Bolton, che ha iniziato a giocare nel 2012. Da allora ha raccolto 32 titoli (di cui 4 Slam, 3 Masters e 11 Masters Cup), gioca con una Babolat Rafael Nadal Edition e in totale ha guadagnato 4670 sterline. Nulla di cui stupirsi, il montepremi di un torneo oscilla tra le 200 e le 1000 sterline, che sembrano pertinenza del solo Belgium Open (categoria: Grand Slam), della Masters Cup e dei Championships di Weybridge, una sorta di mini-Wimbledon, tra i pochi tornei ad essersi disputato con una certa continuità negli ultimi anni. Nel 2013 il torneo inglese (vinto da Marcus Willis) poteva addirittura vantare un montepremi di 5000 sterline. La collocazione dei tornei in calendario, in generale, è però piuttosto variabile e discontinua.

QUANTA STRADA ANCORA C’È DA FARE – Le regole, le attrezzature e i colpi particolari rendono estremamente eccitante ogni punto, tenendo col fiato sospeso fino all’ultimo gli spettatori. Per chi non ha mai provato o assistito a questo sport, è difficile capire come un simile stravolgimento del tennis possa divertire così tanto. La diffusione, anche in Italia, è ancora estremamente moderata e nonostante esista già da qualche anno un vero e proprio tour, resta difficile trovare delle strutture pronte ad ospitare questo ‘piccolo grande mondo’. Lo scetticismo va però combattuto con l’informazione ed è per questo motivo che, da qualche tempo, maestri FIT ed esperti conoscitori del Touchtennis come Marco Catalano, portano la ricchezza di questo sport in giro per l’Italia attraverso giornate evento come quella organizzata presso l’ASD Tennis Giaveno il 18 novembre. Grandi e bambini hanno potuto assistere alla scoperta di questa variante del tennis, divenendo poi tutti protagonisti di mini-tornei particolarmente divertenti.

Come detto, lo sport non è ancora molto conosciuto ed  apprezzato ma, grazie alle attività di diffusione già in atto, ci si potrà abituare ad ammirare l’effervescenza di questa entusiasmante disciplina.

Matteo Guglielmo

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