L'unico torneo di Natale

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L’unico torneo di Natale

Il tennis non si ferma mai. Mai. Neanche a Natale (a due passi da una statua della regina Vittoria, ma non in Inghilterra)

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Si parta con una precisazione: l’interrogazione delle fittissime maglie dell’Internet per mezzo della chiave “Hong Kong Futures” conduce su binari decisamente fuorvianti. Sono i giorni dell’ascesa – e contestualmente anche della discesa – del mercato dei bitcoin, assurti al rango (finanziario) di strumenti futures scambiabili sui mercati ufficiali. Di questi mercati di scambio ne esiste uno proprio nella piccola regione sita nel sudest della Cina, l’Hong Kong Stock Exchange, che ha avuto una storia travagliata di bancarotte e risalite ma è riuscito a trascinarsi fino ai giorni nostri. Ad agosto ha perfino annunciato la creazione, a partire dal 2018, di un sotto-mercato privato basato sul blockchain, il sistema sotteso alle criptovalute che secondo i catastrofisti finirà per trasformare l’intero pianeta e le sue transazioni finanziare in un taccuino orwelliano, ma che in realtà somiglia molto anche alle tavole di argilla su cui i primi mercanti segnavano i termini dei loro accordi candidamente basati sul baratto. Bei tempi quelli.

Il punto è: perché a qualcuno dovrebbe venire in mente di cercare “Hong Kong Futures” su un motore di ricerca, foss’anche l’ormai obsoleto Yahoo che un giorno – su, lo ricordiamo tutti – si scannava con Google per conquistare il primato della nostra dattilografia digitale? Perché Hong Kong è l’unico angolo di mondo in cui a Natale si gioca a tennis sottostando a delle regole internazionali. Si gioca appunto un torneo di categoria Futures, ma in realtà sono due – uno maschile e uno femminile – che in realtà sono quattro – perché si gioca anche in doppio.

L’off-season, dice uno, è lunga parecchio. Eppure il 17 dicembre Belinda Bencic è ancora a Dubai a vincere trofei e i WTA 125K si arrampicano fino agli ultimi giorni di novembre – a gennaio era stata annunciata addirittura una tappa dicembrina a Cancún (Messico), ma non se n’è mai fatto nulla. E gli ITF minori, quelli figuratevi, non si fermano mai. Non c’è una settimana in tutto l’anno solare in cui se ne giochino meno di tre. Eccetto quella che va dal 25 al 31 dicembre. In questi sette giorni si va in campo solo a Hong Kong: tutto il tennis che non sia amatoriale è ridotto a una lingua di terra che si estende meno dell’area metropolitana di Roma.

IL TORNEO: UN PO’ DI STORIA

Sono due tabelloni piccoletti, a 32 giocatori, col minimo montepremi contemplato dall’ITF (15000 dollari). In campo maschile è il secondo torneo di fila che di disputa al Victoria Park Tennis Stadiume ne seguirà un terzo al via il giorno di Capodanno per rispettare il regolamento internazionale: i tornei di categoria 15K vanno in trittico senza soluzioni di continuità, mentre per i 25K è sufficiente che una località ne ospiti due consecutivi. Il Victoria Park è una cornice fin troppo lussuosa per un torneo il cui montepremi complessivo vale quanto il cachet riservato a chi viene eliminato al primo turno di Indian Wells: è lì infatti che si disputa il Prudential Hong Kong, WTA International che quest’anno si è fatto notare più per un filotto disastroso di ritiri che per la qualità del tennis. L’area in cui sorge lo stadio da 3600 posti è un parco che affaccia sulla Baia di Causeway, che delimita a nord l’isola di Hong Kong, e deve il suo nome alla regina Vittoria. Per il secolo scarso di esistenza dell’impero anglo-indiano Victoria è stata infatti la prima e più longeva imperatrice: i suoi 43 anni di reggenza si riflettono nelle sette statue erette in suo onore in India, e nelle altre cinque rintracciabili in terra asiatica. Di queste una torreggia proprio nel parco di Hong Kong ed è stata costruita nel 1896 dallo scultore italiano Mario Raggi – tanto apprezzato che gliene furono commissionate altre due, oggi svettanti a Toronto e Kimberley (Sudafrica). Come quel mercato di futures di cui sopra, anche questa statua ha vissuto qualche peripezia: trafugata dai giapponesi in occasione dell’occupazione durante la seconda guerra mondiale, è tornata al suo posto nel 1952. E oggi siede a due passi dalla linea di fondo del campo da tennis.

(La regina Vittoria ha avuto la sua effigie persino su una moneta da 5 cents circolata a Hong Kong per un certo periodo)

IL TORNEO, QUELLO VERO

A vincere il primo Futures “F1” giocato a fine giugno – ecco spiegata questa dicitura progressiva per i tornei ITF: tiene traccia dei tornei disputati entro i confini di una data nazione – è stato il cinese Yecong He. Il secondo è andato al giapponese Yuki Mochizuki mentre l’ultimo del trittico estivo se l’è aggiudicato il 9 luglio Shintaro Imai, altro giapponese. Il torneo “F4” della scorsa settimana è stato appannaggio del coreano Cheong-Eui Kim, n.424 ATP, che per un soffio non ha fatto il colpo grosso vincendo anche in doppio. Kim è agguerritissimo e domani sarà di nuovo in campo; solo in singolare, perché in doppio è stato già tradito dal partner (il padrone di casa Kwong) e sconfitto dai francesi Broville/Reboul. Al vincitore vanno poco più di 2000 dollari, che al netto delle tasse significa… che conviene abitare parecchio vicino ai campi se non si vuole che in tasca resti appena il necessario per un’oretta di shopping a buon mercato. Eppure di non-asiatici in tabellone ce ne sono, a partire dalla prima testa di serie, il portoghese Goncalo Oliveira: questo baldanzoso 22enne è reduce da una clamorosa campagna tunisina che in tre settimane gli ha fruttato due titoli, una finale (persa contro il serbo Zekic), 5592 dollari e l’ingresso in top 200.

Il torneo femminile invece, nonostante si disputi in contemporanea al maschile, è ospitato dall’Hong Kong Sports Instituteun complesso architettonico di dubbio gusto a 20 km dallo stadio ben più prestigioso in cui giocano i maschietti. Di dubbio gusto ma di grande polivalenza: si pratica praticamente qualsiasi sport, dal nuoto al rugby, dall’atletica alla scherma, passando – ovviamente – per tutti gli sport per i quali si usa una racchetta. Qui di non-Asia in tabellone ce n’è molta meno – resistono la svizzera Sun, la belga Scholsen, la russa Zeleva e la statunitense Chiang – e la prima testa di serie è la giapponese Hiroko Kuwata, 27enne n.281 WTA che ha già superato il primo turno e risulta iscritta anche al torneo gemello che si disputerà da Capodanno, al termine di questo. Una volta che sei lì, che fai ne giochi soltanto uno?

MA QUALCUNO RACCONTA QUEL CHE SUCCEDE A HONG KONG?

I canali ufficiali dell’ITF trasudano una solerzia quasi commovente nel seguire e aggiornare con tempestività i risultati di questi due tornei (QUI il maschile, QUI il femminile). Ma in barba a chi dice che il tennis minore finisce dimenticato dai media, c’è – oltre a noi, s’intende – un portale vietnamita che tiene traccia di quanto accade al Victoria Park. È Natale, ma il tennis non si ferma. Nè a Hong Kong, né a Saigon (Ho Chi Minh, per i comuni mortali), né a due passi dall’ennesimo italico pranzo natalizio.

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