Italiani a Melbourne: più uomini che donne. Che ci riserva il futuro?

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Italiani a Melbourne: più uomini che donne. Che ci riserva il futuro?

Come è cambiato il rendimento degli italiani nell’Happy Slam negli ultimi anni. Seppi alfiere, Giorgi e Schiavone uniche donne quest’anno. Le speranze Sonego e Caruso. Cosa è lecito aspettarsi per il futuro?

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Saranno nove gli italiani che prenderanno parte all’edizione 2018 degli Australian Open. La ripartizione nei due tabelloni principali tuttavia non è affatto equilibrata: sette dei nostri rappresentanti infatti sono uomini, a fronte di due sole presenze in campo femminile. Quest’ultimo dato certamente reca con sé tanta malinconia nel ricordo delle imprese compiute dalle tenniste azzurre negli ultimi anni, mentre al contrario la schiera dei maschietti appare più folta del solito. Cos’è cambiato? Ma soprattutto cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro? Per provare a dare una risposta, analizziamo come si sono evolute le prestazioni dei nostri portacolori nell’Happy Slam negli ultimi quattro anni (a partire cioè dall’edizione 2015).

2015: Seppi e Giorgi sugli scudi

L’edizione 2015 vede ben dieci italiani al via. Quattro i nomi al maschile (Fognini, Seppi, Bolelli e Lorenzi) e sei al femminile ( Pennetta, Errani, Vinci, Giorgi, Schiavone e Knapp). I risultati sono altalenanti, ma nel complesso si possono considerare positivi. Sei azzurri approdano al secondo turno, ma le sconfitte, eccettuata quella di Fognini con Gonzalez, non fanno storcere il naso più di tanto ( Knapp perde con Halep, Schiavone con Vandeweghe e Pennetta è eliminata da Giorgi nel derby). Bilancio in parità al secondo turno e quindi tre tennisti nostrani ai sedicesimi di finale (Seppi, Giorgi ed Errani). Il solo Seppi raggiunge gli ottavi, estromettendo al termine di una partita perfetta nientemeno che Roger Federer. Il sogno dell’altoatesino di arrivare ai quarti di finale di uno Slam si infrange poi ad un passo dal traguardo contro Nick Kyrgios, che gli rimonta due set di svantaggio. Insomma la presenza italiana nel 2015 è nutrita, ma la cosa più importante è che si tratta di tennisti entrati nel main draw di diritto e quindi solidi top-100. E le qualificazioni? Nel tabellone cadetto di quest’edizione si contano nove italiani (sette uomini e due donne), ma nessuno di loro è riuscito a ottenere tre vittorie consecutive.

2016: Segnali di pericolo

Il numero dei gettoni cala a otto. I maschi sono cinque ( ai quattro dell’anno prima si aggiunge Cecchinato), mentre le femmine sono solo tre. Occorre dire però che quest’ultimo numero risente del ritiro di Pennetta e dei cronici problemi fisici di Knapp. Ancora una volta tutti i giocatori e le giocatrici sono entrati di diritto in tabellone e nessuno si è aggiunto dalle qualificazioni. Gli unici a vincere la prima partita sono Seppi, Bolelli e Vinci. Alle solite eliminazioni “già scritte” (Giorgi vs Serena, Cecchinato vs Mahut) si affiancano sconfitte più inopinate come quella di Lorenzi contro Trungelliti e di Errani con Gasparyan. Mentre Bolelli viene battuto da Tomic (curiosamente lo stesso avversario eliminato da Sonego quest’anno nelle quali), Seppi e Vinci approdano al terzo turno, ma la loro corsa si arresta qui (rispettivamente estromessi da Djokovici, futuro campione, e Anna-Lena Friedsam). I risultati ottenuti dai nostri portacolori nel 2016 non si possono considerare soddisfacenti, ma la cosa che realmente preoccupa è la mancanza di ricambi alle spalle dei giocatori già affermati. La campagna azzurra nelle qualificazioni di questa edizione infatti si può riassumere con le splendide parole di Montale: “Il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me”. Il bilancio riporta un impietoso saldo vittorie-sconfitte di 0-11. Di queste, dieci sono venute dal maschile e una soltanto dal femminile. Peraltro la tennista battuta è Francesca Schiavone (che in seguito a questa eliminazione ha perso la possibilità di superare il record di presenze consecutive negli Slam di Sugiyama, fermandosi a quota 61). Questo certifica in maniera inequivocabile lo stato critico del movimento femminile, privo di giovani pronte a compiere il salto tra le grandi.

2017: ancora in dieci, ma è di nuovo disastro

Gli italiani nel main draw tornano ad essere dieci. Stavolta i nostri portacolori sono equamente divisi: cinque uomini (Fognini, Seppi, Lorenzi, Fabbiano e Vanni) e cinque ragazze (Vinci, Schiavone, Giorgi, Errani e Knapp). Gli elementi di novità di questa edizione sono rappresentati dai due qualificati Vanni e Fabbiano e da Knapp, entrata direttamente in tabellone grazie al ranking protetto. Le vittorie però scarseggiano: solo in quattro superano il primo turno (Seppi, Fognini, Lorenzi e Errani, unica donna a riportare un successo). Il solo a uscire indenne dalla seconda partita è Seppi, che salva in parte la spedizione raggiungendo ancora gli ottavi di finale (sconfitto da Wawrinka). Lungo la strada Andreas si toglie anche la soddisfazione di rimontare due set a Kyrgios, prendendosi la rivincita per lo sfortunato match del 2015. Molte presenze, ma poche vittorie. Si possono però considerare una parziale consolazione, almeno per quanto riguarda gli uomini, i risultati ottenuti nelle qualificazioni. Su sette uomini infatti, due sono riusciti a qualificarsi al contrario degli anni precedenti che non aveva visto nessun azzurro emergere vincitore dal tabellone cadetto. Per quanto riguarda le ragazze invece è ancora il buio assoluto. L’unica italiana iscritta alle quali è Jasmine Paolini, sconfitta subito all’esordio da Sramkova.

Recap e conclusioni: qualcosa si muove tra gli uomini, il deserto al femminile

Ricapitolando, in questo 2018 la presenza italiana è più o meno nella media con gli anni passati. Le profonde differenze con le edizioni prese in esame in questo articolo risiedono nella scarsissima presenza femminile e in un maggior numero di giocatori provenienti dalle qualificazioni, anche se solo in campo maschile. Partiamo dalla questione relativa alle donne. In quattro anni siamo passati dall’avere sei tenniste qualificate di diritto al tabellone principale alle sole due dell’edizione in corso. Sicuramente il ritiro di Pennetta, l’eta e il calo di motivazioni di Schiavone e Vinci così come la vicenda doping di Errani hanno contribuito ad allontanare dai palcoscenici più importanti le giocatrici che tante gioie avevano regalato al pubblico italiano nell’ultima decade. Detto questo, niente si è mosso dietro di loro. Le tenniste nelle retrovie sono ancora incapaci di qualificarsi e di prendere parte ai tornei maggiori. Anche quest’anno nessuna delle cinque giocatrici iscritte al tabellone cadetto è riuscita a ottenere tre vittorie di fila (incluse le stesse Vinci ed Errani). Il futuro del tennis italiano in gonnella, dopo aver vissuto un periodo d’oro come quello che si sta concludendo ora (o che si è già concluso?), si prospetta decisamente nero e, cosa ancora peggiore, non si intravedono soluzioni a breve termine.
Passando agli uomini invece, possiamo essere relativamente soddisfatti e (perché no) ottimisti. In questi anni la presenza dei ragazzi è stata stabile, il che presuppone un numero discreto di solidi top-100 che ha il suo nucleo in Seppi, Fognini e Lorenzi. Rispetto al 2017 a questi tre nomi si è aggiunto Thomas Fabbiano, che l’anno scorso aveva giocato le qualificazioni e che si è guadagnato con buone prestazioni l’accesso e la permanenza tra i migliori cento giocatori del mondo. Arrivano poi buone notizie dalle secondo linee: degli undici partecipanti alle qualificazioni (massimo storico degli ultimi anni) due si sono guadagnati l’accesso al main draw (Caruso e Sonego), mentre Berrettini è stato eliminato in volata al turno decisivo (salvo poi essere ripescato come lucky loser). Qualcosa si muove dunque. Che sia un fuoco di paglia o meno, sarà possibile stabilirlo solo nei prossimi mesi o anni, ma qualche giovane di qualità c’è e allora è lecito sperare.

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