Schiavone non vuole mollare. Il disastro USA che fa invidia all'Italia

Editoriali del Direttore

Schiavone non vuole mollare. Il disastro USA che fa invidia all’Italia

Francesca vuole tornare in top 30. Statunitensi a picco: 12 eliminati su 15. Berrettini può fare l’exploit

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Mi trovo a dover buttar giù il primo editoriale dall’Australian Open alla fine di 32 incontri al meglio dei cinque set e altri 32 al meglio dei tre. Una fatica mostruosa. Francamente troppi, come troppe sono le interviste cui star dietro. La priorità nei primi giorni è, come sempre, almeno non perdersi gli italiani, che di solito poi a perdere – purtroppo! – ci pensano loro abbastanza presto. Come ormai sapete in tabellone ne avevamo nove, sette uomini, quasi un record, e due sole donne, quasi un record anche quello, alla rovescia.

BILANCIO AZZURRO: 1-3 – Nella prima giornata giocavano quattro in tutto. Tre li abbiamo già persi, Schiavone, Lorenzi e Caruso. Unico superstite Seppi. Rimpianti ce ne sono di certo quando sia Lorenzi sia Caruso erano avanti di due set ma hanno perso al quinto. Il primo ha pagato soprattutto la fatica (i 36 anni?), il secondo l’inesperienza. Ho appena detto a Caruso che ai miei tempi i seconda categoria giocavano 20 partite l’anno 3 set su 5 e invece ogni volta – da anni – mi tocca sentire dire ai nostri che finalmente quando centrano l’obiettivo di partecipare ad uno Slam, non sono abituati a giocare in cinque.

Per prima è uscita di scena la nostra prima campionessa di Slam, Francesca Schiavone battuta nel derby fra “regine” del Roland Garros con la Ostapenko 61 64 in 74 minuti nonostante l’illusorio vantaggio di 4-1 nel secondo. Della presenza dei sette uomini (tre dei quali usciti dalle quali) eravamo comunque abbastanza soddisfatti, anche se non ci possiamo fare troppe illusioni sul prosieguo della già assottigliata pattuglia. Le quattro ex top-ten italiane certo ci mancano e ci mancheranno a lungo. La Schiavone, dopo aver scherzato sul fatto, comunque per lei piacevole, di essere ritornata a 37 anni e mezzo n.1 d’Italia (sia pure per una sola settimana prima del controsorpasso della Giorgi) “o sono molto forte io o siete messi molto male voi!” ha poi aggiunto, sempre sorridendo: “Ah ora le quattro vi mancano eh, ma non siete mai contenti!”. Insomma nonostante la sconfitta era di buon umore. D’altra parte quante tenniste pagherebbero per giocare una sola volta nella vita nella Rod Laver Arena al cospetto di 17.000 spettatori?

In realtà del tennis femminile siamo sempre stati più che contenti. Due Slam, qualche finale, vittorie in singole e doppio, best ranking WTA da 4 a 7 in ordine preciso, quasi per non confonderci,  Schiavone, Errani, Pennetta, Vinci. La presenza femminile non era mai stata più così scarsa da tempo immemorabile (chi ce la fa una ricerchina?). Il contingente femminile è già dimezzato. “Dio ci salvi la Giorgi!” è il grido che aleggia in sala stampa. Giocherà il suo primo turno con la qualificata russa Kalinskaya n.160, ma nonostante i risultati di Sydney chi può garantire che Camila sia in giornata?

Per cercare di far fronte ad almeno un bel po’ dei mille argomenti che ha provocato questa prima giornata… ho pensato per un attimo di impadronirmi della mitica “agenzia Palle Gialle” creata da Gianni Clerici anni fa quando, appunto, non era il caso di impegnarsi in un “pezzo” monografico – quelli che gli riuscivano meglio – ma il copyright è suo e non posso approfittare della sua assenza. Oltretutto sarebbe assai presuntuoso. Un Clerici resta inimitabile. I miei saranno quindi appunti buttati giù abbastanza alla rinfusa. Chi avrà guardato i due video, quello nella home italiana con Vanni Gibertini e quello nella home inglese con il giornalista del New York Times Ben Rothenberg, si ritroverà diversi argomenti cui accenno qui.

1) Comincio con il dire che questo è il 200mo Slam dell’era Open. Sapevate che i “Fab Four” ne hanno vinti 50? Un quarto! Pazzesco. E mica li hanno giocati tutti e 200! Fino al 2003 nemmeno uno. Contateli dal 1968 in poi…

2) Gli americani avevano 15 rappresentanti in lizza il primo giorno. Ne hanno persi 12! Fra cui 5 teste di serie, tre fra le top ten.

3) Dopo due Slam con almeno tre semifinaliste americane, l’Australian Open 2017 (Serena, Venus, Vandeweghe) e l’US Open 2017 (addirittura 4 su 4, Stephens, Keys, Venus e Vandeweghe), oggi hanno perso Venus Williams n.5 (Bencic),  Vandeweghe n.10 (Babos), Stephens  13 (Shuai Zhang). Serena e Keys non ci sono… addio fichi (questo Clerici non l’avrebbe mai scritto!).

4) Nel maschile gli USA hanno perso Sock n.8 (Sugita) e Isner n.16 (Ebden)

5) Sempre restando sul disastro americano le non teste di serie eliminate sono Brady, Bellis, Kenin, Riske, Townsend, Falconi, e fra gli uomini King.

6) Soli vincitori USA di giornata Gibbs, Harrison e McDonald (niente a che vedere con gli hamburger; anche questo Clerici non l’avrebbe scritto).

7) Più in genere e sempre che non mi sia smarrito fra i 64 incontri credo che siano saltate cinque teste di serie fra le donne e cinque fra gli uomini. Quando si dice… la parità dei sessi e dei montepremi auspicata da Billie Jean King.

8) Teste di serie eliminate donne: Venus n.5 (Bencic), Vandeweghe n.10 (Babos), Stephens n.13 (Shuai Zhang) , Cibulkova n.24 (Kanepi), Makarova n.31 (Begu).

9) Teste di serie eliminate uomini: Sock n.9 (da Sugita), Anderson n.11 (Edmund), Isner n.16 (Ebden), Pouille n.18 (Bemelmans), Kohlschreiber 27 (Nishioka).

10) È successo una sola volta negli Slam che nessuna Williams fosse approdata al secondo turno: era il lontano 23 giugno 1997. Primo turno di Wimbledon. Venus era n.59 del ranking, Serena non partecipò al torneo quell’anno. Venus perse contro la polacca Magdalena Grzybowska (n.91 WTA)‎ 4-6 6-2 6-4. Si sospetta fortemente che su questa sconfitta di Venus con la Bencic ci sia stata l’influsso malefico del più recente partner della Bencic, Federer. I genitori di Roger, Robert e Lynett, hanno seguito tutta quella partita tifando Bencic.  Forse perché anche la Bencic, che è andata a vivere in Slovacchia e abita con la nonna, ha mostrato un forte senso della famiglia. Di fatto è andata ad allenarsi al centro di Trnava (la Roma slovacca, la chiamano, perché ha più chiese che case) dove si sono trasferite anche Safarova, Kasatkina, Svitolina, tutte affascinate dall’ex coach della Petrova Valdimir Platinik.

11) I belgi avevano solo due tennisti nel tabellone maschile e ancora li hanno. Goffin è normale, Bemelmans era già stato quasi fatto fuori nelle quali. Invece ha battuto Pouille… Darcis è infortunato.

12) I tre giocatori più forti (o più temuti) della parte alta del tabellone hanno perso 16 game in 9 set: Nadal 6-1 6-1 6-1 a Estrella Burgos, Dimitrov 6-3 6-2 6-1 a Novak (che non è Nole né il vecchio Jiri), Kyrgios 6-1 6-2 6-4 con Dutra Silva. Che passeggiate di salute.

13) Juan Martin del Potro è di nuovo un top-ten. Non lo era più dall’agosto 2014. Per via dei vari infortuni e interventi chirurgici era sceso a n.1045… non ricordo più esattamente quando. Ma raggiungendo la finale di Auckland la Torre di Tandil non ha cambiali in scadenza fino a al Roland Garros. Fatelo arrivare qui nei quarti e fare ancora un balzo in avanti.

14) I giapponesi fanno paura alla nostra ItalDavis: Kei Nishikori non ci sarà, meno male. Ma i due che hanno giocato in prima giornata hanno vinto entrambi. Eppure giocavano contro teste di serie. Nishioka, che ho intervistato (ascoltate l’audio, è molto simpatico, parla inglese molto meglio di Nishikori e ha parlato di Kei e degli italiani che conosce: ha raccontato anche delle sue lotte con il coetaneo Quinzi), ha battuto Kohlschreiber testa di serie n.27. Sugita ha messo k.o. Sock n.8. Si sta freschi.

15) Nishioka conoscerà meglio anche Seppi dal secondo turno. Ha detto “Lo studierò su You Tube…” e il resto non ve lo dico sennò non aprite l’audio che mi è costato tanta attesa e non poca fatica. Parla anche di Morioka, del freddo che fa e…basta così.

16) Se martedì il terzo giapponese, Taro Daniel, batte l’anziano e spesso acciaccato Bennetau, Barazzutti si farà finalmente il segno della croce e andrà in pellegrinaggio a Medjugorie.

17) Fino a poco tempo fa Julia Goerges, occhi azzurri turchese scintillanti, era secondo il mio macho guardonismo una delle ragazze più carine, e fini, del circuito. Ora, non più giovanissima, è diventata anche una signora giocatrice; ha vinto 15 partite di fila. È virtualmente top ten. È già testa di serie n.12… e ha battuto la giovanissima Kenin che all’ultimo US Open fece parlare molto di sé e noi grazie al nostro Art Seitz abbiamo pubblicato fotografie “personalissime” come il cartellino di Tommasi che… meritano di essere viste.

18) Non diventerà top ten, ma n.1 salvo errori od omissioni e anche refusi, la cinese Ying-Ying Duan (esiste davvero, non è come la coreana… See-You-Soon) che battendo nel primo match del campo 10 la colombiana Duque-Marino (non parente della nostra Francesca) 6-0 6-1 in 51 minuti è stata la vincitrice n.1 di questo Australian Open.

19) Tutti parlano (anche Ubitennis) della bambina prodigio Kostyuk di 15 anni… e Ivo Karlovic ne avrà 39 il 28 febbraio prossimo. 24 anni in più. Davvero potrebbe essere suo padre. Ma non lo prendete per un pettegolezzo di bassa lega. Però oggi il nostro Esposito esagerando un attimo ha scritto che la Schiavone poteva essere la mamma della Ostapenko e beh, insomma fra le due ci sono solo 17 anni di differenza anagrafica. A 16/17 si può diventare mamme, certo, ma sarebbe stato un tantino precoce e disinibita… la nostra  Francesca che oggi predilige Miami perché ci sono meno pregiudizi che in Italia. Più libertà e più… Trump! Che Francesca non disdegna. “Fra tanti politici… lui quel che aveva detto che avrebbe fatto lo sta facendo”. Però mi è parsa più sorprendente ancora un’altra frase di Franesca: “L’obiettivo? Rientrare fra le prime 30 del mondo!”. E non scherzava.

20) Se in Australia avessero studiato il latino oggi avrebbero scritto ancora una volta “Nemo Propheta in patria” per la loro Samantha Stosur. Detta anche Sam, tanto per renderla un po’ meno femminile. Beh ha partecipato a 16 edizioni dell’Australian Open e per una che è stata capace di vincere uno Slam (un US Open battendo in finale Serena Williams) e di giocare una finale in un altro Slam (persa nel 2010 al Roland Garros contro… non ve lo dico, andate a frequentare un altro sito!) nello Slam di casa sua (saltato solo due volte in 18 anni) ha ottenuto questi brillanti risultati: ha perso 6 volte al primo turno, quattro volte al secondo, altre quattro al terzo, e due – miracolo! – agli ottavi. Non vi ricorda… ma a Parigi e sulla terra rossa un’altra amazzone dal cuor fragile, tal Amelie Mauresmo?

21) Il servizio nel tennis d’oggi – e non solo nel mondo del lavoro – è importantissimo. Però chi ha chiuso in testa le classifiche della prima giornata in fatto di ace, ha perso subito: Anderson nonostante 35 ace, Isner 24.

22) A proposito del sudafricano Kevin Anderson, uno dei finalisti più deboli nella storia degli Slam – è storia recente, l’US Open 2017 – ho sentito dire oggi a Ben Rothenberg (con il quale abbiamo registrato oggi il nostro primo video sponsorizzato da Federer…pardon da Masters Barilla) “Meno male non ha ancora ottenuto la cittadinanza americana, altrimenti oggi registravamo una sconfitta in più!”.

23) Non ho visto che pochissimi punti, e dal video della sala stampa, del massacro di Tsitsipas ad opera di un impressionante Shapovalov. Era un match molto atteso, ma nei primi due set non c’è stato, si è continuato ad attenderlo. Meno male che il terzo è finito al tie-break. Già che c’erano potevano andare al quarto o al quinto, giusto per gratificare le attese.

24) A proposito di attese… chi la fa l’aspetti. David Ferrer una settimana fa aveva lanciato al microcosmo del tennis il messaggio di essere tutt’altro che finito battendo il giovane rampante Chung. Sfiga ha voluto che ha dovuto incontrare nuovamente un Next Gen, Rublev, e in un torneo più importante. Obviously ci ha perso. Non sarà finito, perché oggi fino ai 40 non finisce più nessuno (vero Federer?), lo pensa anche la Schiavone. Però non mi sembra neppure in grandissima salute.

25) Nella seconda giornata giocano molti meno americani. Dovrebbero perdere di sicuro meno di 12 partite.

26) Il piccolo Moutet, avversario battuto da Seppi che al contrario degli altri due azzurri che si sono fatti rimontare ha rimontato lui, è un bel peperino. Butta la racchetta, le palle, ne combina di tutti i colori. A livello under 14, under 16  e under 18 pare abbia vinto di tutto in Francia… dove i piccoletti sono sempre stati molto apprezzati. Clement, 1,73 cm, Grosjean 1,75, il Mago Santoro 1,78… No Gasquet non è piccoletto, ha solo le gambe corte, ma un busto invece lunghissimo, come se lo avessero appeso da piccolo per stirarlo. Ma, insomma, solo se si ha talento si vincono partite quando si è piccoletti nel jet-tennis contemporaneo. Però io preferisco, dopo tanti piccoletti e piccolette, sognare con Berrettini, che magari come tanti lucky loser fa il grande difficilissimo exploit con il mancino Mannarino che, sarà stata anche per via del cognome (nipotino del Lupo Mannaro?), pareva per anni un brocchetto qualsiasi e invece eccolo là testa di serie n.26. Sarà dura, ma mai dire mai diceva Sean Connery da James Bond.

27) C’erano tanti dubbi, da parte del mondo intero, Spagna, Catalogna independista e non, nonché le isole Baleari, sulle condizioni di Rafa Nadal. Vabbè che Estrella Burgos non glielo poteva sorteggiare di fronte nemmeno zio Toni (che non c’è, il furbacchione a scanso di male parate), però Rafa ha vinto 6-1 6-1 6-1 alla faccia dei gufi (direbbe Matteo Renzi). Chissà se il ginocchio stava bene.

28) Uno spunto narcisista: “Good Job Ubaldo, you saved us” si è congratulato Christopher Clarey del New York Times perché dopo l’ottava sconfitta consecutiva dopo il trionfo di New York, Sloane Stephens, stava facendo un’intervista triste e banale. Ma quando le ho detto che era un peccato perché la sua intervista di New York dopo la vittoria sulla Keys era stata “hilarious and one of the best ever” e che ci auguravamo tornasse quella, lei ha cambiato improvvisamente umore, è diventata di nuovo spigliata, brillante, spiritosa e mostrato di essere anche una ragazza in gamba e intelligente. Vi consiglio di leggere tutta la seconda parte dell’intervista. Dovremmo essere in grado di riprodurvela… con i potenti mezzi della nostra organizzazione. Sarebbe piaciuta anche a Rudyard Kipling prima e dopo la composizione di “If”.

29) A proposito di organizzazione… vi è piaciuto il nostro nuovo live? E la grafica dei nostri tabelloni? Io non ho nessuno merito in tutto ciò, ma lo hanno coloro che hanno anche la pazienza di sopportarmi. Sono un direttore esigente e fortemente rompi.

30) Spero che la riproduzione di questi miei appunti vi abbiano minimamente interessato, almeno più delle trenta penose profezie del Mago Ubaldo pubblicate l’altro giorno, ci voleva poco.  Non aveva nemmeno previsto che Djokovic avrebbe imbastito un discreto casino ai danni dell’ITF rea di guadagnare troppo con gli Slam – e fin lì passi visto che lui rappresenta i giocatori ATP che schiattano di gelosia per i soldi che fanno gli Slam (l’Australian Open ha progettato ancora investimenti sopra ai 1000 milioni di dollari, one billion per rovesciare ancor più tutto l’impianto) – ma forse anche della stessa ATP.

A domani. Ma sperando di andare a letto un po’ prima delle cinque del mattino!

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