Un cerotto sulle ambizioni della Schiavone (Clerici), Il bad boy è sparito (Semeraro), Bencic, nuova Hingis (Azzolini), Crollo Usa nel femminile (Mancuso)

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Un cerotto sulle ambizioni della Schiavone (Clerici), Il bad boy è sparito (Semeraro), Bencic, nuova Hingis (Azzolini), Crollo Usa nel femminile (Mancuso)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

Un cerotto sulle ambizioni della Schiavone

Gianni Clerici, la Repubblica del 16.01.2018

Non posso certo ispirarmi a Dumas, perché non sono ancora passati vent’anni da quando la Leonessa trionfò a Parigi, di fronte a un Roland Garros incredulo. Sono solo 8 dal giorno in cui mi lasciai andare a un entusiasmo patriottico per la vittoria di un’italiana, la sola, al Roland Garros. Giunta anche lei a divenire una Leggenda, come si è cominciato a dire traducendo dall’americano, e cioè di giocare a un’eta simile a quella di Federer. Ma, a vederla sul Centrale intitolato a Margaret Court, come la King e il partito femminista non vorrebbero, le gambe non sono per nulla giovanili come quelle del Santo. Non solo le gambe sono meno agili, ma Francesca mostrava un enorme cerotto, che pareva dividerla in due, tra il costume nero e il sottanino a limitare sicuramente gli effetti negativi di una smagliatura all’addome. Craig Tiley, il direttore degli Open, aveva centrato l’obiettivo pubblicitario nell’opporre la vincitrice di Parigi 2010 a quella dell’anno passato, la lettone Jelena Ostapenko, la ragazza dell’Est capace di rappresentare, assieme alle cinesi, una novità nel mondo del tennis. Jelena ha un gioco semplicissimo nella sua efficacia. Bimane nel rovescio, non lo colpisce meno violento che sul diritto e sulla battuta. Lunedì ha iniziato a sventrare la palla, mentre Francesca cercava di Australian Open Fuori Schiavone un cerotto sulle ambizioni di una Leonessa addomesticarla con i suoi tagli di rovescio, un colpo all’apparenza passato di moda, anche nella sua variante di smorzata. Dopo un inizio accettabile, la Leonessa è divenuta troppo presto addomesticabile, ma ciò ha forse fatto pensare alla Ostapenko che il match fosse praticamente finito dopo un 6-1, e ha fatto si che qualche variante di rotazione, addirittura qualche discesa a rete portassero Francesca a un vantaggio di 4 a 1. Qui giunti, mentre speravo se non a una vittoria, a un terzo set, la bionda Jelena ha rimesso il mirino sulla racchetta, mentre Francesca tentava invano di opporsi all’aumento di velocità, e così facendo aumentava i propri errori, sino al 4-6 finale. A proposito di un possibile addio alla competizione della Schiavone, e di un suo passaggio all’insegnamento, nell’augurarle di divenire professoressa ricordo che una caifiera da 30 e lode non è sempre sufficiente per salire alla cattedra di fronte alla quale si sono affrontati e superati gli esami. A rendere incredibile l’avvio del torneo femminile vanno segnalate con incredulità le sconfitte della ahimé trentasettenne Venus battuta da Belinda Bencic, forse canonizzata da San Roger nella Hopman Cup della scorsa settimana. E, per concludere il disastro delle similsabine, la scomparsa di Sloane Stephens e di Coco Van Vandeweghe.

 

Il Bad Boy è sparito

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 16.01.2018

 

Il nuovo volto di kyrgios: aiuta i bimb overi e in cam• o adesso fa sul serio Dietro di lui cresce la Next Gen Aussie Tranne Tomic di Stefano Serest Lo so che in passato ho dato l’impressione di non impegnarmi sempre al massimo in campa Ma guardate cosa ho fatto a Brisbane: volevo vincere, volevo cornportarmi bene, ce l’ho fatta E i ragazzi lo capiscono che certi giorni sono davvero giù, ma in altri so battermi e lottare». Ehi, che dite: Nick Kyrgios sta cambiando? 112018 sarà davvem il suo anno? Il primo a crederci è Roger Federer: «Se è stato capace di vincere il torneo di casa, con tutta la pressione addosso, significa che sta mettendo le cose a posto. E’ fra i miei favoriti per gli Australian Open». A Melbourne è già arrivato nei quarti tre anni fa, ieri nel primo turno ha smantellato Rogerio Dutra Silva, tre set secchi e appena ,kr” un “fut tirato al giudice di sedia. Roberta, per il”badboy” del circuito, assuefatto a multe e sanzioni seriali, tre mesi di squalifica a fine 2016, che l’anno scorso perse con Andreas Seppi dando poi di matto in conferenza stampa «Quest’anno divido la camera con la mia ragazza – ha fatto sapere – E questo è già un bel vanta :4 o». Nel 2017 Ajla Tomljanovic, tennista anche lei, è rimasta a lungo ferma per infortunio, e si era parlato di una loro separazione, agevolata dalle occupazioni infantili del moroso: «Passa ore a giocare ai videogame con i suoi amici. Che hanno sette anni…». CHIOCCIA. Diciamolo sottovoce, ma a 22 anni Nick forse sta maturando. I bambini, con la sua fondazione per l’infanzia sfortunata di Melbourne, ora ha iniziato ad aiutarli, non a sfidarli alla playstation. «Credo che apprezzino il mio modo di fare, il mio spirito rilassato. Certo, vorrei essere un modello migliore, eliminare certi comportamenti, vedrete che con il tempo arriverà anche quello». Per ora si impegna a fare da chioccia alla nuova generazione australiana, dal 16enne Aléxei Popyrin alla stellina Alex De Minaur, 18enne di Brisbane, due semifinali consecutive a Brisbane e Sydney nelle ultime due settimane (a Sydney anche finale), il più giovane a riuscirci dai tempi di Nadal (2005). All’esordio a Melbourne hanno passato il turno anche John Millrnan, e Matthew Ebden, che ha eliminato John Isner numero 16 del mondo. Nel 2018 in molti si aspettano l’esplosione anche di Thanasi Kokkinakis, 21 anni, il gemello tennistico di Kyrgios, altro bel soggetto che alla vigilia degli Australian Open ha rivelato il motivo dell’infortunio al gomito del 2015 che lo ha tenuto fuori un anno e ha rischiato di stroncargli la carriera. «Sono un idiota. Alla fine di quell’anno volevo fare pesi perché avevo sentito che la Nike avrebbe lanciato un modello di T-shirt senza maniche e volevo farmi i muscoli. Ma non avevo mai fatto la panca, e la mia spalla si è scassata. Tornando a casa dalla palestra non riuscivo neppure ad alzare la carta di credito». Ora The Kok è rientrato, ma è ancora n.216 del mondo, risalire non è facile. ARROGANTE. Chi non ha mai messo la testa a posto è invece la vera peste del tennis aussie, l’insopportabile Bernard Tomic. Un talento da Top 10-èstaton.17, ora è 143 – che si sta buttando via senza criterio, ormai mal sopportato da tutti, colleghi compresi, per le sue uscite fradicie di arroganza. «Che cosa farò ora?», ha risposto dopo aver perso nelle qualificazioni dal nostro Lorenzo Sonego. «Mi metterò a contare i milioni. Voi giornalisti continuate pure a sognare le case e le macchine che vorreste: io intanto me le compro».

 

Bencic, nuova Hingis

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 16.01.2018

 

Gli Australian Open passano per il torneo che meglio di tutti sa come inquadrare la stagione in corsa Offrono indicazioni precise sui massimi sistemi del nostro sport, e indicano quali siano i personaggi da tenere in conto. Prima che qualcuno ci dia per matti, avvertiamo doveroso mettere le mani avanti: si tratta in tutta evidenza di una dimensione umanizzata dell’evento, quasi il torneo potesse disporre dei giocatori secondo una precisa logica, o strategia, o convenienza… Dunque siamo in piena fantascienza, o giù di lì, ma qualcosa di vero c’è, e non chiedeteci altro. Il primo Slam dell’anno ha doti da aruspice e quasi mai fallisce le sue divinazioni. Gli esempi abbondano, ma basterebbe ricordare l’ultimo, datato gennaio 2017, per sgombrare il campo dai dubbi. Un anno fa lo Slam Down Under scelse Federer e Nadal per la sfida finale, non Djokovic, o Murray, come sarebbe sembrato logico dopo il corpo a corpo che li aveva visti impegnati fino a un mese prima per la conquista dello scettro. Vennero a dirci, gli Australian Open, che i due erano pronti per un nuovo testa a testa. E sapete tutti com’è andata a finire… Quest’anno l’oracolo non ha ancora parlato, siamo appena agli inizi del resto, ma già in molti sono al lavoro per cogliere il significato recondito dei primi risultati e tentare di anticipare i responsi finali. A occhio, sarà una stagione estremamente complicata, soprattutto in campo femminile. In ventiquattro ore il Grande Vaticinatore ha già accantonato buona parte delle certezze ricavate nel finale della passata stagione. Non c’è più Venus, che nel 2017 tenne alto il casato delle Williams, in attesa chela sorellina desse alla luce la prima legittima erede. Non c’è più neanche Coco Vandeweghe, che dall’alto del numero dieci appena raggiunto prometteva sberle e manrovesci a tutta la concorrenza. Via anche la Stephens, vincitrice degli Us Open. E la Cibulkova, per sopraggiunta rilassatezza. LEI E ZVEREV Il primo personaggio che AO concede all’interesse del pubblico non è nuovo, ma rientra nella categoria dei Next Gen. Belinda Bencic, svizzera di famiglia slovacca, ventun anni ancora da compiere (a marzo), settima nella Wta due anni orsono, perdutamente innamorata di Sascha Zverev ma da questi non ricambiata. «E la mia migliore amica», dice lui, senza riuscire a capire perché mai Belinda se la prenda così tanto. Ma il punto è che la Bencic molto ricorda la Hingis, persino nei sorrisi a tutto tondo che piazza qui e là, neanche fossero emoticon. Una Hingis del Duemila, ovviamente, carrozzata per gli usi e costumi del tennis attuale, più alta e muscolosa, ma come la genitrice tennistica in grado di pensare sul campo, e di mettere a fuoco strategie, «che fanno la differenza» come spiega lei stessa in modo che non vi siano dubbi. Si vede la mano di mamma Molitor, creatrice della Hingis tennistica e oggi della Hingis 2.0, la Belinda. «La sento spesso, lei, e anche Martina, che mi è stata al fianco in molti dei match più importanti che ho giocato. Sono una loro allieva, anche se ho tentato di apprendere da chiunque». La settimana scorsa ha alzato il trofeo della Hopman Cup accanto a Federer, e si era intuito che fosse in buonissime condizioni. Alla prima occasione l’ha messo in chiaro, con i modi spicci che le sono propri. Gli stessi, fateci caso, della Martina. SENZA FRETTA L stata Belinda a fare lo sgambetto a Venus, portandola oltre i limiti negli scambi da fondo. «Mi aveva sempre battuto», ha spiegata E allora le hanno chiesto, che cosa sia successo, questa volta, per ribaltare il finale della sfida «Non ho avuto rispetto», è stata la risposta. Che non è da prendere alla lettera, suvvia.. Belinda intendeva che nelle precedenti occasioni il carisma di Venus si era fatto sentire, e aveva pesato il suo nel risultato dei match. «Stavolta avevo un piano, e l’ho seguito fino in fondo, senza tentennamenti». Il piano era quello di andare in progressione, di non cercare il punto subito, ma di aumentare la cadenza dei colpi dopo il terzo scambio. Venus cerca spesso di mettere fretta alle avversarie, di indurle a chiudere il punto rapidamente. Quando non vi riesce, le capita di disunirsi. E Belinda era lì ad aspettarla. Anche questa volta la scelta è caduta su una giocatrice appena rientrata nel circuito. Era successo con Federer e Nadal l’anno scorso. Belinda viene da un lungo infortunio al polso e la voglia di riprendersi il dovuto sembra amplificata. È lei ora a dominare la seconda metà alta del tabellone. Prossima avversaria la tailandese Kumkhum, obiettivo i quarti, perla sfida con la Svitolina

 

Australian Open: crollo Usa nel femminile, Nadal avanti

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 16.01.2018

 

Un disastro targato Usa. La prima giornata degli Australian Open ha condannato la superpotenza a stelle e strisce. Solo loscorsosettembre, assente Serena Williams (ancora non è rientrata dopo la maternità), si era gridato alla rinascita, soprattutto in chiave femminile. Sono passati 4 mesi e a Melbourne sono già fuori dal torneo 3 delle 4 semifinaliste tutte americane degli US Open (resta solo la Keys che deve ancora giocare). Sloane Stephens trionfatrice a New York ha ceduto per 2-6 7-6 (2) 6-2 alla cinese Zhang, Coco Vandeweghe si è arresa per 7-6 (4) 6-2 all’ungherese Babos, entrambe avversarie più che abbordabili. Ma il risultato più rumoroso, anche perché certifica il rientro nel tennis che conta di Belinda Bencic, è il ko all’esordio di di Venus Williams, finalista in Australiaunannofa. IL DOPO HINGIS La giovane svizzera, n.78 Wta soltanto a causa di un infortunio al polso, si è improvvisamente ricordata di essere un grande talento del circuito, indicata come l’erede naturale della Hingis. Del resto era stata top ten prima di compiere gli attuali 19 anni e in questo torneo vanta i quarti nel 2016. E’ finita 6-3 7-5 con 32 vincenti della Bencic contro 22 di Venus. Belinda ha voluto ringraziare il più illustre connazionale Federer, al fianco del quale la scorsa settimana ha conquistato a Perth la Hopman Cup: «Mi ha dato suggerimenti molto semplici, ad esempio non preoccuparmi del sole. Ha piovuto, ma di solito a quell’ora hai il sole in faccia». La giornata nera degli Usa non si è tuttavia esaurita. Fuori una dopo l’altra Bellis, Brady, Kenin, Riske, Townsend e Falconi sempre nel torneo femminile, Sock, Isner e King nel maschile. Hanno vinto solo Harrison, McDonald e la Gibbs. Il debutto stagionale di Nadal contro il 37enne dominicano Victor Estrella Burgos è stato poco più di un allenamento: triplo 6-1 in un’ora e mezza. Una statistica: lo spagnolo non ha mai vinto uno Slam senza giocare prima almeno un torneo di preparazione. OK SEPPI Avanti solo Andreas Seppi, che ha superato il primo turno battendo il giovane francese Moutet per 3-6 6-4 6-2 6-2. Grazie ai 125 punti Atp raccolti nel giro di otto giorni ha scongiurato il rischio di uscire dai top 100. Rimpianti per Paolo Lorenzi e Salvatore Caruso, sconfitti dopo essere stati in vantaggio di due set: il senese ha ceduto al bosniaco Dzumhur (3-6 2-6 7-6 6-2 6-4), il siciliano si è arreso al tunisino Jaziri (6-7 3-6 6-3 7-5 6-3). Eliminata anche Francesca Schiavone, 6-4 6-1 dalla lettone Ostapenko.

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