L'occasione di Seppi: tra Italia e Australia, momenti bui e luminosi

Editoriali del Direttore

L’occasione di Seppi: tra Italia e Australia, momenti bui e luminosi

Spesso sottovalutato, modello di impegno, serietà e continuità, che ha vissuto momenti duri e assai antipatici. Ma che ha sempre reagito alla grande, da uomo. Il sogno dei sei ottavi e… del primo quarto

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MELBOURNE – Colui che una volta parlava a stento l’italiano perchè in casa a Caldaro si parlava solo tedesco, colui che era un ragazzo introverso che rideva poco e parlava meno, colui che una volta fu accusato di essere un mezzo traditore della patria, il capo degli ammutinati del Bounty di casa nostra, un reprobo da costringere a venire alla Canossa dei tempi (5-7 marzo 2010 Nova Yardinia, Castellaneta Marina) in occasione della …mission impossible (ah ah) contro la Bielorussia del già vecchissimo Myrni e dell’inesistente promessa Ignatik soltanto per fare atto di pubblica sottomissione al capitano Barazzutti – che altrimenti sarebbe stato soi disant  “costretto” (?!) a  convocarlo e a farlo squalificare per il volere del grande capo Angelo Binaghi… ha raggiunto a un mese dai 34 anni e per il quarto anno consecutivo il terzo turno dell’Australian Open. Decisamente l’italiano che in Australia ha giocato meglio di tutti nel lungo periodo.

L’anno prima di quell’incontro con la Bielorussia e per un altro incontro di Davis contro la Slovacchia (Cagliari 2009), Seppi non aveva giocato perché aveva accusato un infortunio, peraltro non senza aver fatto presente insieme al resto della squadra ai dirigenti FIT che fra preparazione ai match, vari cerimoniali, partite e cambi di superficie poco compatibili con i tornei della settimana successiva e la programmazione ideale di un professionista… la FIT, anche a seguito del “caso” Bolelli, avrebbe dovuto mostrarsi più comprensiva riguardo alle obiettive difficoltà dei propri tennisti anziché limitarsi soltanto a sostenere in modo simil-talebano che “è un onore giocare in Coppa Davis e per la patria, e quindi chi non lo fa deve essere squalificato”.

Un anno prima un loro buon amico, Simone Bolelli, era stato squalificato da future convocazioni di Davis – una squalifica a vita “finchè io sarò presidente ma poi fortunatamente rimangiata (anche se il “ripensamento” avvenne soltanto quando Bolelli divorziò dall’”odiato” coach Pistolesi – per aver disertato un match a Montecatini contro la Lettonia. Nicola Pietrangeli, forse un tantino influenzato dal proprio incarico e da chi glielo aveva dato, arrivò a dire, a proposito della decisione di Bolelli che “è come se avesse sputato sulla maglia azzurra!”.

Ma tornando a Seppi’s story Binaghi aveva preso talmente male, e proprio nella sua città di Cagliari, quella presa di posizione che non era del solo Seppi, che in una clamorosa conferenza stampa convocata e tenuta a Roma il 10 marzo disse, a quanto riporta ancora oggi il sito di Repubblica.it (da cui ho ripreso qui pari pari il virgolettato), che Andreas “si era comportato così o perché è stato un inconsapevole strumento di un disegno criminoso (sic!) e lobbystico per la tutela di interessi privati, oppure perché era in totale stato confusionale da stress per dei risultati che ultimamente non sono stati eccezionali e per una condizione fisica non ottimale”.

Seppi, assai dignitosamente e senza cospargersi il capo di cenere per l’incongrua imposizione, sopportò il viaggio più disagevole che si possa immaginare – anche se otto anni fa non lo disse apertamente –  e si presentò a Castellaneta (da non giocatore) per un paio di giorni soprattutto per non dispiacere al suo allenatore di sempre Massimo Sartori che a quei tempi aveva una figlia che giocava benino a tennis e rientrava nei programmi tecnici federali…e si sa che mettersi contro la Fit di taluni personaggi finchè non si è già molto forti proprio non conviene.

Tutto questo che non so perché diavolo mi sia venuto il ghiribizzo di raccontare in questo frangente aussie è perché a tanti giovani che ci leggono manca probabilmente la memoria storica per fatti che hanno segnato un certo periodo e che avrebbero potuto anche destabilizzare un giocatore che invece ha dimostrato negli anni una grande solidità mentale, una grande serietà, una grande grinta pur in mancanza di un talento non eccelso, reagendo anche a situazioni difficili con grande dignità e orgoglio. E sempre rimettendosi negli anni successivi – dopo aver ben chiarito le cose –  a disposizione di Barazzutti e degli incontri di Davis.

Ora non c’è chi abbia incontrato Seppi anche per soli 5 minuti che riesca a intravederne le caratteristiche di un leader sobillatore, di capo degli ammutinati, né tantomeno di strumento di un disegno criminoso oppure di vittima di uno stato confusionale. Acqua passata. Per fortuna Seppi ha reagito da uomo vero a tutte quelle maldicenze ed è andato dritto per la sua strada. Sempre onorando tutto quel che c’era da onorare, soprattutto il rispetto per il prossimo. Di bravi ragazzi come Seppi ne ho conosciuti pochi.

L’Australian Open – torno a questo finalmente, tanto il riassunto di questo torneo oggi lo ha fatto in modo molto più divertente Davide Orioli – è un torneo nel quale Andreas Seppi ha centrato gli ottavi in due degli ultimi tre anni e in tre degli ultimi cinque e potrebbe farlo per la quarta volta se riuscisse a venire a capo di quella “rottura di coglioni” – è proprio il sempre più disinvolto Andreas ad averla definita così – di Ivo Karlovic, il più alto dei top-100 con i suoi 2 metri e 11 cm, che sfiorano con braccio, racchetta e saltino, il secondo piano di una casa, diciamo i 5 metri.

Karlovic viaggia verso i 38 anni e verso il record immortale degli ace, avendo già distaccato il connazionale Ivanisevic (al quale il computer nega peraltro il calcolo dei primissimi ace). Intanto qui in due turni ne ha messi a segno 74. Muller che lo segue al secondo posto degli ace-men (non gli yes-men, attenti ai refusi) è indietro di appena una trentina di ace pur avendo giocato anche lui quattro ore con Jaziri. Ma per far fuori il “giap” Sugyta ci ha messo il suo tempo, cinque set con l’ultimo chiuso soltanto sul 12-10. Insomma a quell’età, e con le previsioni meteo che garantiscono i 38/39 gradi per venerdì, Ivone sarà forse anche un po’ stanchino. Almeno si presume. Fatiche del genere non si recuperano facilmente a una certa età

Sognare si può, anzi è sempre lecito, e non poco, perché anche se i giocatori giustamente non guardano mai oltre al prossimo avversario – è una ottima policy – beh tutte le teste di serie di quel settore sono saltate e chi vincerà fra Seppi e Karlovic dovrà affrontare il vincente fra il britannico Edmund (che dopo il sudafricano Anderson ha fatto fuori Istomin, giustiziere di Djokovic qui un anno fa) e il georgiano Basilashvili (vittorioso sul belga Bemelmans). Insomma, al momento dei quattro mi pare che Edmund, con quella castagna di dritto che si ritrova, sia il maggior candidato a un posto nei quarti di finale…ma e se ci riuscisse invece proprio il nostro Seppi?

Credo che sarebbe un meritatissimo premio alla carriera di Andreas che qui sta giocando il suo cinquantunesimo Slam consecutivo dopo essere stato – oltre che l’unico tennista italiano ad aver vinto tornei su tutte e quattro le superfici – per 13 anni consecutivi top-100 (best ranking n.18 il 28 gennaio 2013 appunto dopo quel suo primo quarto turno all’Australian Open) fino a che il 26 giugno 2017 si è improvvisamente ritrovato fuori dai 100 per due strapuntini: n.102 per ritornarci subito dentro e chiudere l’anno a n.86. Oggi è 10 posti più su: n.76.

Ma è proprio qui in Australia, su un tipo di cemento evidentemente diverso da quello americano sul quale Andreas non ha quasi mai brillato, che la sua carriera è stata contrassegnata da momenti particolarmente memorabili, anche se gli ottavi li ha raggiunti anche a Roland Garros 2012 e Wimbledon 2015. Il picco “tecnico” è stato quando nel 2015 giocò il match perfetto. Riuscì, servendo mirabilmente, e mantenendo quasi sempre l’iniziativa, ma con passanti che si infilavano anche nelle crune degli aghi, a battere per la prima volta dopo 10 sconfitte consecutive, un tal Roger Federer. Poi però, in ottavi, sciupò due set di vantaggio e un matchpoint in un match incredibile con Nick Kyrgios. Ma due anni dopo, cioè un anno fa ecco la grande rivincita, proprio con lo stesso Kyrgios che stavolta è lui ad andare due set avanti, a conquistare un matchpoint, a farsi rimontare. La pena del contrappasso di dantesca memoria, oppure se preferite un boomerang australiano. Poi però sulla strada di Andreas, battuto anche il belga Darcis, si parò un Wawrinka ben più in forma che a fine 2017 e quest’anno. Uno Stan The Man ancora volitivo e tenace che lo batte 76 76 76 facendo peraltro molto più fatica con Andreas in ottavi che con Tsonga nei quarti e riuscendo poi a impegnare per cinque set il futuro vincitore Federer in semifinale.

Qualche anno fa il papà di Goffin, che si stava affacciando alla grande ribalta, partecipò a un raduno di maestri. Tutti erano informatissimi sulle qualità tecniche dei Fab Four, ma papà Goffin esclamò: “Non mi interessa che voi mi parliate di loro, voglio sapere e capire chi è Seppi, come gioca Seppi, che cosa ha fatto Seppi...” Insomma, se Andreas avesse qualche anno (e qualche acciacco) in meno – l’anca lo fa sempre un po’ tribolare – il favorito per un posto nei quarti, sarebbe proprio lui, tennista certo più completo di tutti quelli del quartetto da cui uscirà un quartofinalista. E per lui, che stimo davvero molto –oltre all’umana simpatia – io di certo farò un gran tifo.

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