Chung e Sandgren, nerd contro Trumpiano. Il nuovo che avanza (Piccardi), Gomito e testa i mali di Djokovic (Clerici), Djokovic, sconfitte e dolori Chung è l'Asia che avanza (Semeraro), Miope che non ci crede (Azzolini), Il Next Gen castiga Djokovic (Scanagatta)

Rassegna stampa

Chung e Sandgren, nerd contro Trumpiano. Il nuovo che avanza (Piccardi), Gomito e testa i mali di Djokovic (Clerici), Djokovic, sconfitte e dolori Chung è l’Asia che avanza (Semeraro), Miope che non ci crede (Azzolini), Il Next Gen castiga Djokovic (Scanagatta)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Chung e Sandgren, nerd contro Trumpiano. Il nuovo che avanza

 

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 23.01.2018

 

Il nerd e il Trumpiano convinto. Il bambinone di Suwon, Sud Corea, quartier generale del colosso Samsung (che lo sponsorizza) e il ragazzo del Tennessee, stato americano conservatore e grande elettore del repubblicano con i capelli arancioni. Hyeon Chung e Tennys Sandgren. C’è qualcosa di nuovo che pulsa nel cuore rovente dell’Australian Open, che nella notte ha mandato in campo i primi quarti di finale (NadalCilic e Dimitrov-Edmund) regalandosi, nella parte bassa del tabellone, la sfida che non ti aspetti: Corea vs. Usa, futuro vs. carneade. Chung, 21 anni, è il frutto più maturo sbocciato sull’albero dei Next Gen: tennista compatto, baricentro basso (alla Mecir), elastico e gommoso quanto l’idolo pagano che negli ottavi ha maltrattato sul centrale, l’ex n.1 Novak Djokovic, Hyeon è una coproduzione Seul (dove vive e si allena)-Florida (ha frequentato l’accademia di Bollettieri per appena due anni ma delicati, quelli della formazione: dai 13 ai 15), con tutte le caratteristiche del nerd di successo. Apparecchio per i denti, acne, occhiali bianchi da miope. Da bambino fu proprio l’oculista a consigliare a papà Seok-Jin, maestro di tennis, di far posare lo sguardo del pupo sul colore verde. II sintetico, neanche a dirlo, è diventato la superficie preferita del numero 58 del mondo, destinato a ritoccare presto il record di Hyung Taik Lee, n.36 nel 2007, il coreano fin qui meglio piazzato in classifica. Un Djokovic bolso (57 errori gratuiti, 5 palle break convertite su 19), con il braccio in cartongesso e i riflessi al rallentatore («Uscire così è frustrante però il gomito non è a posto: spero di guarire»), assistito al capezzale dalla solita corte dei miracoli (il debutto del doppio coach Agassi-Stepanek non ha scosso dalla flemma il «nuovo» Djoker) ha lasciato strada all’asiatico che viaggia leggero, brufoli ed esplosività da vendere, capace di eliminare due aspiranti stregoni come lui, il russo Danfil Medvedev e il tedesco Sasha Zverev, accreditato di una lucentezza che ancora — a livello Slam — non rifulge. «Sono anni che studio Djokovic per copiarlo — ha ammesso candido Chung —. Questo è un sogno diventato realtà». Sfumano all’alba i sogni azzurri (Fognini evaporato in tre set al cospetto di Berdych) mentre Tennys Sandgren («Il mio nome non è né un omaggio al tennis né al Tennessee, ma al mio bisnonno. Chiamatemi Sang, se preferite…»), 26 anni, antenati svedesi, buona gavetta universitaria, scopre con Wawrinka e poi Thiem di essere un tennista vero: «Mi sto dando i pizzicotti: sogno o è realtà? Poco tempo fa ero n.648 del ranking, oggi mi gioco una semifinale Slam a Melbourne… È una vita che mi chiedo se sono bravo abbastanza. Ho già fatto più di quello che mi aspettavo dalla carriera. Ora so che posso giocare a buon livello». Chung-Sandgren (recentissima vittoria lottata del coreano a Auckland) è il match che decide l’avversario di Federer in semifinale, se tutto procede come natura crea (19-6 i precedenti con Berdych). Nerd o Trump per il Maestro?

 

Gomito e testa i mali di Djokovic

 

Gianni Clerici, la repubblica del 23.01.2018

 

Siamo in molti a domandarci perché Novak Djokovic sia riuscito a perdere contro il quasi ventiduenne sudcoreano Hyeon Chung negli ottavi dell’Australian Open. Cattiva forma, o incredibile giornata di Chung? E perché cattiva forma? Cause psichiche o fisiche, di tipo muscolare, momentanee o definitive? Dovrei possedere una laurea diversa da quella in Storia della religione per spiegare cosa sia accaduto al gomito di Nole. Erano sei mesi che non giocava in gara e, quando si allenava, lo faceva anche per sottomettersi all’esame di più di un medico. Una volta, quel che gli è accaduto si chiamava tennis-elbow, il gomito del tennista, poi le nuove racchette metalliche e di materiali spaziali hanno prodotto varianti, e una volta che ho osato chiedergli, a proposito del gomito, mi ha risposto: «Ho il miglior dottore». Il miglior specialista italiano di chiropratica, Alfio Caronti, fa rilevare che la presenza di una sorta di calza sul gomito destro dimostrava soltanto che la vicenda non era risolta. Ci domandiamo allora se il «miglior dottore» riuscirà a far continuare Djokovic, non sino all’età di Federer, che è diverso da tutti gli umani, ma come un Nadal, o come Radek Stepanek, da Nole appena assunto quale coach. Intanto, qual è stato in tutto ciò il ruolo di Chung? L’avevo mai visto, e credevo potesse farcela, mi hanno domandato in molti. L’avevo visto da piccolo, ho risposto, il giorno della sua sconfitta a Wimbledon jr contro il nostro Quinzi, nel 2013. E avevo riportato su queste pagine un’altra vicenda clinica, perché un dottore gli aveva suggerito il verde – nel caso l’erba – quale colore da guardare per migliorargli la vista, tutt’ora insuf ficiente, dato che porta occhialoni bianchi, che risaltano anche in tv. Non mi ero spinto tanto avanti dal pronosticargli una grande carriera, né lo faccio oggi, perché il torneo junior di Wimbledon l’hanno vinto tanti che poi si sono confermati, Borg, Lendl, Edberg, ma tanti di più che non sono diventati campioni. Le qualità famigliari deponevano per una considerazione positiva, sia per il papà maestro, grazie all’invio per due anni a Bradenton, l’Accademia di Bollettieri, sia per il buon avvio da professionista, e per il riconoscimento assegnatogli dai giocatori nel 2015. The most improved player of the year. Promettente, certo. Però uno come Djokovic non era mai riuscito a batterlo. Nemmeno ci aveva pensato perché proprio Djokovic rimaneva il tennista ideale al quale si era ispirato. Chung ha dunque battuto Djokovic, o una controfigura di Djokovic? E Djokovic, dopo sei mesi passati a farsi curare il braccio, riuscirà a servire e a giocare, soprattutto i colpi monoman, come una volta? Mi spiace di lasciar deluso il lettore ma, come ho affermato, non sono soltanto un medico, ma nemmeno un indovino.

 

Djokovic, sconfitte e dolori Chung è l’Asia che avanza

 

Stefano Semeraro, la stampa del 23.01.2018

 

Adesso la Corea spaventa davvero il mondo. Non quella del Nord di Kim Jong-un e del suo bottone nucleare, ma quella del Sud di Hyeon Chung il 2lenne occhialuto n. 58 Atp che in Australia ha buttato fuori dal torneo Novak Djokovic guadagnandosi, primo coreano di sempre, un quarto di finale degli Slam. Per giunta con vista sulle semifinali, visto che domani incontrerà l’intruso yankee Tennys Sandgren, n. 96 che ha sradicato in cinque set la testa di serie numero 5 Dominic Thiem. Due anni fa Hyeon contro il Joker ci aveva perso in tre set, stavolta ha ribaltato il tavolo rubando gli strumenti proprio al suo modello dichiarato: fondamentali solidi, regolarità, recuperi impossibili, solidità mentale. Un muro di gomma. O uno specchio ustorio. In conferenza stampa gli hanno chiesto anche cosa pensasse del fatto che fra due settimane le due Coree ai Giochi di Pyeongchang sfileranno sotto un’unica bandiera, ma davanti alla sua perplessità da adulto-adolescente alle prese con temi scottanti, è scattata la mannaia dell’addetto stampa dell’Atp: «Prossima domanda, per favore». L’Est dei giovani cresce Dopo aver battuto al terzo turno Zverev, il numero 4 del mondo, Hyeon aveva spiegato come il tennis non fosse troppo popolare a Seul, ieri ha ribadito che «baseball, basket, calcio e ora che ci sono le Olimpiadi anche il pattinaggio su ghiaccio sono più seguiti», e che il tennis arriva, forse, quinto. Specificando: «Quinto da oggi in poi, ovviamente». A Est il tennis è esploso prima di un’altra Olimpiade, quella cinese del 2008, quando una generazione di tenniste made in Pechino, il cui miglior prodotto è stata Li Na, fu programmata per portare oro alla patria. Poi è arrivato il giapponese Kei Nishikori, oggi insieme a Chung, che per due anni si è allenato in Florida, nelle academy orientali e soprattutto europee, compresa quella di Riccardo Piatti a Bordighera, sta crescendo una nuova leva di promesse. Non a caso il campione under 18 degli ultimi Us Open è il cinese Wu Thing. II serbo preoccupato Nella scacchiera mondiale a preoccupare è invece Djokovic, l’ex Imbattibile che contro l’occhialuto Hyeon non ha mai dato l’impressione di poter mettere a fuoco il match e che, soprattutto, rischia un nuovo stop per il riacutizzarsi del malanno al gomito. «Alla fine del 1 set ha ricominciato a farmi molto male, e ha continuato fino alla fine», ha ammesso scoraggiato il Joker, che l’anno scorso è stato fermo 6 mesi, 4 e mezzo senza toccare la racchetta. A Melbourne si è ripresentato con un nuovo – e poco efficace – movimento del servizio. Niente da fare. «E frustrante, specie dopo aver passato tanto tempo a curarmi. Ora dovrò azzerare tutto, fare nuovi esami, analizzare la situazione con il mio staff e capire cosa fare. Nelle ultime due settimane ho giocato parecchio, vediamo cosa è successo dentro il gomito». In vista c’è un nuovo stop, difficile capire ora quando – e qualcuno azzarda anche «se» – l’ex numero 1, oggi sceso al 14, potrà rientrare in campo nel 2018. E troppo presto per parlare di carriera a rischio, ma il Joker oggi ha la faccia di un clown triste.

 

Miope chi non ci crede

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 23.01.2018

 

Gli occhiali di Chung hanno una montatura da binocolo, e la stessa precisa funzione. Senza non è in grado di vedere la pallina, e Djokovic gli sarebbe apparso come una macchia indistinta e sfuocata. Il bello è che il Djoker di ieri sera era proprio così… Sandgren si chiama Tennys, ma la colpa è del nonno, spiega, che si chiamava allo stesso modo, e siccome il tennis a quei tempi non era così alla moda, è possibile che il nome sia un omaggio allo Stato che accolse la famiglia, il Tennessee. Poi c’è Marton, l’ungherese, Fucsovics di cognome. La sua è la storia meno brillante fra tutte, anche se lui è convinto che i genitori volessero chiamarlo Marlon, ma di fronte al funzionario dell’anagrafe non se la siano sentita. Il nuovo tennis prende forme insolite, e si discosta volentieri dal tracciato dettato dal marketing del circuito. Solo il coreano Hyeon Chung è 100% Next Gen, anzi è stato lui a vincere il primo Master milanese, lo scorso novembre. Ma gli altri hanno età matura, storie diverse e ben più faticose alle spalle, e nel loro approdo ai piani alti del torneo non v’è [caccia alcuna di predestinazione. Solo sacrificio, e un pizzico di buona sorte, una volta tanto. Chung, quasi 22anni, e Sandgren, 26 compiuti, vanno nei quarti a braccetto, hanno firmato le imprese della giornata, e si affronteranno per un posto in semifinale. Fucsovics, 25 anni, sbatte su Federer, e la sua corsa termina agli ottavi, ma non è meno felice degli altri, perché un anno fa non esisteva, se n’erano perse le tracce dopo una buonissima carriera da junior, e perché ha scoperto che a Melbourne esiste una comunità ungherese. Gli hanno fatto festa. Perdere “bene” contro il Più Grande vale quasi una vittoria Chung è al lavoro per diventare uno degli incubi del circuito. Ha gambe motorizzate, colpi di precisione ingegneristica, fiato da record di immersione subacquea. Non si concede distrazioni, né donne, né passeggiate, né musei, né ristoranti e nemmeno cinema Solo tennis. Ha un’anima di acciaio, quando il medico gli disse che con la sua miopia avrebbe potuto anche giocare, certo non diventare un campione, Hyeon Testa Dura decise che avrebbe giocato solo per quello, per primeggiare. Non siamo ancora a tanto, ma è nei quarti Slam per la prima volta e con due preziosi scalpi appesi alla sua cintura. Sasha Zverev, che ha spento in 5 set, e Nole Djokovic, con il quale ne sono bastati 3. Qualcuno comincia a pensare che il ragazzino gracile che Gianluigi Quinzi travolse nella finale di Wunhledon juniores del 2014, abbia doti fuori dal comune. Di sicuro lo pensa Djokovic, che in tre ore eventi minuti ha subito un’opera di smantellamento come non gli era mai capitato. Chung lo ha pressato, incalzato, gli ha ripreso tutto, lo ha spinto all’angolo, lo ha costretto a recuperi impossibili solo per accorgersi che non sarebbero serviti a niente. La dote principale di Chung è la pazienza, ma nei primi tre anni sul circuito ha inserito colpi sempre più robusti nel suo arsenale, ed è cambiato nel fisico fino ad apparire irriconoscibile per chi lo abbia seguito all’inizio della carriera. Centimetri e muscoli, cosce da terzino, piedi da velocista Non ha colpi risolutori, ma oltre i dieci scambi è in grado di far vedere agli avversari, da vicino, tutte le divinità dell’Olimpo tennistico. «Mi sembrava che rimbalzasse sul campo, da una parte all’altra di continuo», è riuscito a dire Djokovic, traballando. «È la vittoria più importante, quella cui tenevo di più. Djokovic è il mio giocatore preferito, quello cui mi sono sempre ispirato. Un onore superarlo». Un onore cui Nole avrebbe fatto volentieri a meno. Nole veniva da un lungo stop e da un problema al gomito che ancora non è smaltito. Non gli mancano le scuse, per l’uscita negli ottavi, ma nessuno pensava che lo stop sarebbe venuto per mano del coreano. La stagione è lunga», dice il Djoker ma un problema serio c’é. Gli hanno cambiato il movimento del servizio, per non forzare il gomito, e orala palla gli viaggia troppo piano. Chung non ha sbagliato una risposta, e i vincenti sono stati 47,11 più di Nole. Buoni argomenti anche per il quarto con Sandgren, che obbligherà pero Chung a trovare soluzioni diverse per prendersi la vittoria Opposto a Thiem, l’americano non ha avuto paura di forzare i colpi, e ha finito per creare varchi insoliti nella guardia dell’austriaco. Sembra che Tennys abbia perso ogni remora, tenta tutto, prova ogni colpo, senza paura, e questo lo rende imprevedibile e pericoloso. Ha sfidato apertamente Thiem a chi colpiva più forte, e ha vintola battaglia. Un braccio di ferro quasi esagerato, con prove balistiche condotte senza calcolo alcuno, quasi con foga. «Avevo voglia di una vittoria così, mi ripaga di tanti anni di anonimato», dice Sandgren, che ha ricavato il suo piccolo regno tennistico nel circuito challenger; fino salire al n.97. Si sono già incontrati Hyeon e Tennys, proprio quest’anno, adAuddand. Ha vinto Chung in tre set. Ma non è stato facile.

 

Il Next Gen castiga Djokovic

 

Ubaldo Scanagatta, il Quotidiano Nazionale del 23.01.2018

 

C’erano due italiani negli ottavi per la prima volta dopo 42 anni, ma non ci eravamo illusi. Difatti purtroppo non ne abbiamo nessuno nei quarti. Andreas Seppi era stato battuto in 4 set dall’inglese Edmund e anche Fabio Fognini è stato eliminato — e in tre set — 61 64 64 in 2h e 08 dal ceco Tomas Berdych, 32 anni e n.20 Atp ma con un passato da n.4, una decina di anni da top-ten, due semifinali a Melbourne. In ogni set Berdych ha strappato già all’inizio la battuta a Fabio, quasi volesse spegnerne subito le velleità. Va detto però che a differenza di tante altre volte Fabio non si è mai arreso, ha provato alla fine ad opporsi. Ma Berdych è un giocatore di un’altra categoria rispetto al tennista di Arma di Taggia, soprattutto sul cemento piuttosto veloce di questo Open australiano. Non c’era onestamente nulla da fare. Ha perso il servizio sei volte, la prima nel secondo game del primo set, un’altra volta nel primo game del secondo e anche nel terzo game del terzo. Tuttavia Fognini salirà a fine torneo a n. 22 dall’attuale n. 25 Atp, a soli 111 punti da “quello che è il mio obiettivo di quest’anno”. Forse l’appetito verrà mangiando. Sarà sushi in Giappone nel weekend 2-4 febbraio per la Coppa Davis: Fognini e Seppi andranno a Morioka direttamente da qui, Lorenzi, Bolelli e Fabbiano dall’Italia. Mentre Federer ha centrato ancora una volta i quarti con la sua vittoria sull’ungherese Fucsovics, la… lotta del giorno è stata quella che Djokovic (6 volte vincitore dell’Australian Open) ha perso per 3 set a zero (76 75 76) con il coreano miope e dagli occhiali bianchi, Hyeon Chung, detto anche il “giustizverev” per aver sorpreso entrambi i fratelli Zverev. Nel 2013 il nostro Gianluigi Quinti vinse Wimbledon junior (partecipavano anche Kyrgios, Zverev e Coric) battendo Edmund e Chung due set a zero. Oggi Quinzi è n.334 del mondo. Edmund e Chung sono nei quarti all’Australian Open. E Djokovic ha scoperto cosa significava tre anni fa giocare contro… un Djokovic. L’ultima volta che Novak aveva perso tre set a zero qui era stato nel 2007. Il ragazzo coreano che aveva vinto il torneo Next Gen a Milano ha detto: «Novak era il mio idolo… ho cercato di copiarlo». In Oriente quando si tratta di copiare sono dei veri fenomeni. Con l’americano Tennys (nomen omen) Sandgren n.97 che ha eliminato a sorpresa Thiem e dovrà affrontare Chung, n.58, avremo certamente un super outsider in semifinale. Cilic-Nadal e Dimitrov-Edmund i quarti di stanotte, risultati e interviste su www.ubitennis.com

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