La nuova Julia Goerges - Pagina 2 di 3

Al femminile

La nuova Julia Goerges

Ascesa, caduta e risalita di una giocatrice che ha dovuto a lungo lottare contro le fragilità del suo carattere

Pubblicato

il

 

Nel 2011-12 Goerges continua a salire in classifica: numero 21 a e poi numero 18, con un best ranking al quindicesimo posto (marzo 2012). Non è una giocatrice di grande continuità, ma quando trova l’ispirazione giusta diventa davvero difficile da battere. In quel biennio così positivo, a Goerges rimane però un cruccio: i deludenti risultati negli Slam, nei quali al massimo raggiunge il quarto turno agli Australian Open 2012. Già questo sarebbe un discreto traguardo, se però poi non fosse rovinato dalla eliminazione contro Radwanska: un durissimo 6-1, 6-1, al termine di una giornata davvero pessima.

Altra esperienza da dimenticare al successivo Roland Garros: da strafavorita perde al terzo turno contro la numero 85 Arantxa Rus (7-6, 2-6, 6-2) in un match disputato a fine giornata. A Parigi non esiste l’illuminazione artificiale, e Julia chiede a più riprese la sospensione per oscurità; ma il giudice di sedia è irremovibile. In conferenza stampa Goerges spiega che per lei è complicato giocare con poca luce, considerato che si ritrova con 6,25 e 4,75 diottrie ai due occhi e, malgrado le lenti a contatto, la poca luce fa emergere il suo deficit visivo.

Ma queste amarezze non cancellano quanto di buono ha ottenuto: quando compie 24 anni, nel novembre 2012, Julia sembra avere davanti a sé un futuro da protagonista della WTA. Lo pensano anche gli sponsor, che puntano su di lei. La Rado la sceglie come testimonial per i suoi orologi, e la Fila decide di metterla sotto contratto, alla ricerca di una giocatrice che possa colmare il vuoto lasciato da Kim Clijsters, che si è ritirata al termine degli US Open.

A fine stagione decide anche di operarsi agli occhi: è il risultato dell’insistenza di uno specialista (il dott. Uthoff della Clinica Oftalmica di Kiel) che aveva saputo dei problemi avuti durante il match di Parigi e l’aveva contattata, spiegando nel dettaglio l’operazione. E grazie all’intervento con il laser recupera la vista ottimale. Commenta dopo qualche settimana: “Ora vedo i colori e la luce in modo così preciso e intenso”. “È un sogno, operarmi è stata la miglior cosa della mia vita”.

Dunque nel gennaio 2013 si presenta al via della stagione con i migliori auspici. Invece andrà incontro a un biennio disastroso. Durante i tornei sulla terra battuta emerge un problema al polso destro, che si aggrava a Bruxelles, evento che si disputa nella settimana precedente al Roland Garros. Goerges decide lo stesso di prendere parte allo Slam, ma perde all’esordio dalla qualificata Kucova per 7-6, 6-0. Il polso non solo le procura dolore, ma le impedisce di caricare con il giusto topspin il dritto, obbligandola a modificare il movimento di uno dei punti di forza del suo gioco.

Dopo un breve periodo di riposo, il dolore passa, ma la magia è svanita. Vincerà solo tre match nel resto della stagione, che si concluderà con un bilancio di 16 vinte e 26 perse. Non va meglio nel 2014: 14 vinte e 19 perse. L’aspetto paradossale è che, dopo aver superato il guaio al polso, Julia si sente a posto fisicamente, ma quasi non riesce più a vincere. Il ranking non può che certificare il declino: numero 73 nel 2013, e numero 75 nel 2014. Il problema da fisico è diventato mentale, e lo stress che prima sembrava colpirla in occasione dei Major, ora è generalizzato, e compromette il gioco nei momenti decisivi di qualsiasi incontro.

Devo dire la verità: ormai seguire le sue partite è una sofferenza, perché emerge in modo inequivocabile la difficoltà a gestire l’ansia. La ricordo ad esempio nel gennaio 2015 agli Australian Open contro Lucie Hradecka: partita praticamente dominata durante i frangenti “normali”, ma poi infarcita di errori quasi incredibili quando arriva il momento di chiudere i punti importanti. Un percorso sulle montagne russe, in cui la lotta di Julia più che contro l’avversaria è contro se stessa, le sue paure, e i fantasmi che compromettono il rendimento di una giocatrice di talento ma con la fiducia vicina allo zero. Quella volta il suo impegno avrà un lieto fine (7-6(6), 7-5) ma rimane un episodio isolato in una lunga serie di delusioni.

Inutile girarci intorno: anno dopo anno la Goerges top 20 del 2011-12 è un ricordo sempre più lontano, il tempo passa e la potenziale protagonista della WTA è diventata una semplice comprimaria del circuito. Alla fine del 2015, nel tentativo di arrivare a una svolta, si separa dallo “storico” coach Sascha Nensel, con cui collaborava da quasi otto anni. Nel 2016 trasferisce a Regensburg la sede di allenamento, e comincia a lavorare con Michael Geserer e Matthias Mischka. Ma i risultati tardano ad arrivare: numero 50 a fine 2015 e numero 54 nel 2016.

L’anno della svolta è il 2017, che chiude con un bilancio notevolissimo: 50 match vinti, 24 persi. Solo Wozniacki, Pliskova e Svitolina vincono più partite di lei. Cinque finali disputate: le prime tre perse (Mallorca, Budapest, Washington) le ultime due vinte (Mosca e Zhuhai), segno che la crescita è progressiva. Ma c’è un altro aspetto interessante: forse non è un caso che la prima finale raggiunta dopo tanto tempo non sia sulla terra, ma sull’erba di Mallorca. Qualcosa nel suo tennis è cambiato.

a pagina 3: la nuova Julia Goerges

Pagine: 1 2 3

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement