L’ultimo passo. Federer rivede la vetta del mondo (Crivelli)

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L’ultimo passo. Federer rivede la vetta del mondo (Crivelli)

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L’ultimo passo. Federer rivede la vetta del mondo (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Un piccolo passo per lui, un altro grande passo nell’eternità. Ne manca solo una a Roger Federer: se stasera vincerà il quarto di finale contro Haase (Roger è avanti 2-0 nei confronti diretti), Federer tornerà numero uno del mondo dopo 1930 giorni, dal 4 novembre 2012, quando Djokovic interruppe il suo terzo regno. A 36 anni, 6 mesi e 8 giorni il Divino sarebbe il più vecchio di sempre a raggiungere la vetta, annichilendo Agassi e i suoi 33 anni e 131 giorni del 2003. Un record che rimarrebbe probabilmente immortale e (anche se lui non lo ammette), è stato proprio questo desiderio di irraggiungibilità (oltre al fatto che lassù c’è Nadal, lo straordinario rivale di una vita) a spingerlo a scegliere di giocare a Rotterdam. Una tappa che adesso quasi certamente finirà per scolpire un’altra tacca al monumento, e per inverare una volta di più il mantra del nuovo Roger: «L’età, di per sé, non è un limite. Semmai, solo un numero». Dopo la passeggiata di primo turno con Bebelmans, Federer deve sudare un po’ di più per venire a capo di Kohlschreiber, avversario sempre battuto (ora sono 13 vittorie a zero), eppure competitivo se riesce a pungere con la battuta e a limitare gli errori come gli accade nel primo set. Nel tie break del primo parziale si procura anche due palle per chiudere il set, ma un suo dritto largo e un servizio vincente dello svizzero gli spengono l’urlo in gola. Il tedesco cederà solo una volta il servizio, nell’11° game del secondo set, con un doppio fallo, e tanto basterà a Roger per inchiodarlo al suo destino di sole sconfitte. Federer non è particolarmente centrato con il rovescio (e infatti si sposta spesso sul dritto, anche a sventaglio) e neppure troppo reattivo alla risposta, ma gli basta affidarsi, come sempre, al servizio per timbrare la pratica: cinque punti concessi con la prima e nessuna palla break. Il cabotaggio che serviva: «Non è mai facile cambiare avversario, da un mancino a un destro: e poi Kohlschreiber sa giocare molto bene». Il sogno così è sempre più vicino, e proprio in uno dei luoghi dove il talento senza uguali del Maestro cominciò a illustrarsi: «Nel 1999 mi diedero una wild card per le qualificazioni, le superai e poi arrivai fino ai quarti. E’ curioso pensare che di fatto sia passata metà della mia vita da quel momento. Quel torneo mi aiutò molto a entrare in top 100 (da n. 178 batté Raoux, 71, e Ulihrach, 30, prima di perdere in tre set da Kafelnikov, allora n. 2 del mondo, – ndr), e ora la sensazione è quasi uguale. È anche giusto essere un po’ agitati, emozionati, non si può sempre essere tranquilli. Mi ricorda molto quei primi momenti, quando avevo la possibilità di giocare su qualche Centrale invece che nel circolo di casa». Più di 1300 partite dopo, il Divino ha cambiato la storia e anche Dimitrov, seconda testa di serie e quindi rivale potenzialmente più pericoloso, non può che inchinarsi: «Tutto quello che hanno fatto Federer, Nadal, Djokovic e Murray li pone in una sorta di campionato a parte. Quanto a Roger, non ci sono più parole, raggiunge vette che sembrano impossibili. E se tornerà numero 1 il suo record non verrà più battuto». Una sera. Una sera soltanto.

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