La stampa italiana celebra l'eterno Federer

Rassegna stampa

La stampa italiana celebra l’eterno Federer

“Infinito”. “È diventato il più grande”. “Federer torna al suo posto”. “Di nuovo Re”. “Campione senza tempo e senza limiti”. “Magico”. “Federer ritorna padrone del mondo”

Pubblicato

il

 

GIORNO – CARLINO – NAZIONE SPORT

Infinito Federer: di nuovo re a 36 anni (Ubaldo Scanagatta)

È storia. Ancora n.1 del mondo. A 36 anni, 6 mesi e 11 giorni (l’incoronazione ufficiale ATP sarà soltanto lunedì 19 febbraio), 14 anni dopo la sua prima ascesa al trono ATP, 5 anni, 4 mesi e 1933 giorni complessivi dopo l’ultimo giorno da re. Un’altra pagina epica. Un altro Senna, Jordan, Pelè, Valentino Rossi. Fino a oggi il n.1 più anziano con racchetta era stato Andre Agassi, 33 anni e 4 mesi nel settembre 2003. Non ci sono davvero più parole per Roger Federer. O una sola: fenomeno! In tutti i sensi e ora anche di longevità. Con tutti gli aggettivi sold out si prova solo a contare i suoi record. Ma che fatica! Segnalo che su wikipedia nell’ultima sezione, voce record, ci sono 73 asterischi. Ognuno corrisponde a un record! L’ultimo stabilito raggiungendo le semifinali a Rotterdam (attenzione, il torneo non è finito, Roger può vincere il suo titolo n. 97 qui dove diciassettenne raggiunse i quarti perdendo con il russo Kafelnikov, n.2 ATP), n.1 del mondo a 36 anni e mezzo, ha l’aria di essere il più difficile da battere. Forse impossibile. “Diventare n.1 del mondo è il massimo traguardo possibile, e quando sei più vecchio devi lavorare il doppio. È un sogno che diventa realtà in questo torneo che mi offri la prima wild card” è stato il primo commento, con gli occhi lucidi, di Roger. Grazie al quarto di finale vinto in rimonta ieri sera sull’olandese Robin Haase (46 61 61, vittoria n.1142), Roger torna per la quarta volta sul trono di re del tennis, succedendo a Rafa Nadal che proverà a riconquistarlo nell’infinito inseguimento fra i due duellanti a Acapulco o a Indian Wells dove minimo trascorreranno altre 2 settimane. Quindi Roger — unico re per più di 300 settimane (302) —salirà a 304 settimane di regno, staccando sempre più Sampras (286), Lendl (270), Connors (268), Djokovic (223), McEnroe (170), Nadal (167). Il primo regno di Federer ventiduenne durò dal 2 febbraio 2004 al 17 agosto 2008, il secondo dal 6 luglio 2009 al 16 giugno 2010, il terzo dal 9 luglio 2012 al 4 novembre 2012. Nessuno era disceso dal trono per risalirci con un intervallo così ampio: 5 anni e 106 giorni. C’è un record, finalmente!, che Federer non potrà mai battere: è quello di John McEnroe, capace di riconquistare il trono di n.1 ben 14 volte (ma perché lo perse per 13 …). A oggi i titoli vinti da lui sono 96 e 20 sono Slam. Le finali giocate 145, 30 a livello Slam. Le semifinali, con questa di Rotterdam, 193: 43 in Slam, 30 vinte e 13 perse. Spiace aver scritto solo di numeri. Federer è molto di più. I numeri non descrivono l’eleganza, la classe, di colui che quasi unanimemente viene considerato il più grande campione di tutti i tempi. È certamente anche un magnifico personaggio.


REPUBBLICA

Spaccava le racchette. È diventato il più grande (Gianni Clerici)

Federer è il più grande tennista mai esistito. Son stato restio ad affermarlo dal giorno in cui lo vidi, giovanissimo tennista, spaccare una racchetta nel Centro di Macolin, sotto gli occhi, metà irritati, metà comprensivi, di Peter Carter, uno dei suoi primi allenatori che oggi lo guarda dal cielo. Ho messo molto, ad ammettere, con me stesso prima che con i lettori, quanto arrivo oggi ad affermare. Un giornalista normale, più disinvolto di me, non ha dubbi riguardo all’affermazione della prima riga. Io ho sempre dubitato. C’erano molti perché. Un perché si chiamava Big Bill Tilden. Tilden era nato nel 1893. Aveva perso un dito della prodigiosa mano destra, prima di arrivare a Wimbledon nel 1920 poi, vinto il Torneo dei Tornei, aveva rifiutato il biglietto del piroscafo, dicendo agli avversari: se volete battermi, venite in America… [SEGUE]. L’avevo visto, Big Bill, a Hollywood, ma non avevo avuto il coraggio di chiedergli un autografo. Non l’ho chiesto nemmeno a Roger, dopo aver avuto il privilegio di parlargli tre volte, il privilegio di esserne sgridato, quando gli domandai se davvero non sapeva chi fosse Freud. Non avevo ancora capito che per diventare un tennista come Federer non resta il tempo di leggere. Infatti ho capito che, per divenire una Divinità non rimane tempo di altro da vivere, sarebbe come chiedere a Leonardo da Vinci di far qualcosa diverso da quanto ha fatto nella propria vita. Lo si capisce bene leggendo il dodicesimo libro su Federer, scritto dal mio amico Stefano Semeraro, titolo “Il Codice Federer”, edizione Pendragon, un volume che non poteva uscire in un momento migliore. Non so se sia il caso di citare gli altri volumi mentre il Divino è ancora in vita, e non sa come finirà la sua vita sui campi, prima di accedere all’Olimpo come Coppiere degli Dei, il maggior reggitore di Coppe che ora sono ammassate in due camere della sua Villa in montagna, a Lenzerheide. Scusate se ancora accenno a me stesso, domandandomi come si sentissero gli Evangelisti nel citare avvenimenti già mitizzati, mentre io ho appena visto una sorta di allenamento agonistico che ha portato il Divino a superare Haase (4-6, 6-1, 6-1) in un cosiddetto match di tennis, meraviglia extraumana come mille altre, dal primo torneo vinto a Milano, torneo che rimane solo nei miei ricordi e di altri pochi perché scomparso.

Infinito Federer, signore del tempo a 36 anni è il nuovo n. 1 del mondo (Enrico Sisti)

È inutile andare a cercare tra gli almanacchi dell’era open qualcosa che gli somigli: non c’è. Sul citofono del nostro amico, nell’avita Böttmingen, troverete scritto Foreverer e famiglia. Perché emana qualcosa di misterioso questo suo durare e durando migliorare. Perché lui c’è sempre, anzi c’è più di prima (con quel rovescio tenuto nascosto per anni chissà dove…). Non era una finale quella disputata ieri con l’olandese Haase che giocava in casa. Era molto di più. Era la storia del tennis che aveva deciso di vestirsi con gli abiti di un normale quarto di finale di un torneo ATP 500. Vincendolo, Federer avrebbe fatto, appunto, la storia. Ha vinto (4-6, 6-1, 6-1). L’ha fatta. All’età di 36 anni e 195 giorni, Roger Federer si è permesso di aggiungere altri due record, nient’affatto banali, alla propria fedina “penale” (sapete tutti che da 20 anni tutti i tribunali del mondo lo ritengono colpevole di aver esportato bellezze non omologate ignorando il buon senso, stracciando le tradizioni tecniche ed eludendo ogni possibile dogana). Lunedì tornerà n.1 del mondo dopo il più lungo intervallo della storia del tennis, a 5 anni e 106 giorni dalla sua ultima volta lassù, che risale ai primi di novembre del 2012. E non solo. Sarà anche il n.1 “più diversamente giovane” di tutti i tempi, ossia il più anziano di sempre. Ha superato Agassi, che fu leader a 33 anni e 131 giorni, e pure Serena (34 e 287 giorni). Quell’Agassi che pochi minuti dopo essere stato detronizzato ha twittato complimentandosi con Roger: “Lasciami l’onore delle armi..!”. L’anziano e l’adolescente sono una persona sola. L’adolescente esalta, si esalta, trionfa, l’anziano amministra. Roger non era tornato a Rotterdam dopo 19 anni per vincere il torneo. Voleva solo arrivare in semifinale per prendersi i punti che gli servivano per tornare n.1. Lo desiderava a tal punto che se non ci fosse riuscito ci avrebbe riprovato a Dubai fra dieci giorni chiedendo un’altra wild card. “Sono commosso. Quando invecchi devi risettare i traguardi e la gestione del tuo corpo, e devi anche trovare un modo nuovo per metabolizzare le sconfitte, che ci sono sempre”, ha detto ieri Roger… [SEGUE]. Persino in chi dovrebbe essere abituato, se non proprio assuefatto, alle sue meraviglie ripetute (Ljubicic, Mirka, il padre, Luthi), serpeggia il sospetto che sia in corso l’ennesima rivoluzione, fondata sull’agonismo, certo, ma anche su una diversa gestione dei recuperi e delle partite stesse. Dove predomina la proteina, lui mette dolcezza di tocco e decontrazione. Domanda: con i top player a pezzi e con i giovani a intermittenza, un pensierino al Grande Slam, no?


LA STAMPA

Numero 1 dopo cinque anni. Federer torna al suo posto (Stefano Semeraro)

Che cosa stavate facendo, più o meno a quest’ora, quattordici anni fa? Pensateci. Roger Federer se lo ricorda benissimo: era appena diventato numero 1 del mondo. Se lo ricorda perché ieri sera lo ha rifatto, battendo 4-6 6-1 6-1 nei quarti di finale di Rotterdam l’aurea mediocritas di Robin Haase, 30 anni, numero 42 del mondo. Per sorpassare il carissimo nemico Rafa Nadal gli bastavano 155 punti, la promozione alle semifinali gliene frutta 180, et voilà, a 36 anni, sei mesi e 15 giorni (l’aggiornamento scatterà lunedì) l’ennesimo record è cucinato. Nessuno era mai salito o risalito in vetta al ranking in età così tennisticamente geriatrica. Fino a ieri il più anziano era stato il 33enne Agassi nel 2003. Nell’era pre-computerizzata, ante 1973, qualche storico si spinge a citare i 37 anni di Bill Tilden vincitore a Wimbledon e finalista a Parigi nel 1930 (o i 38 di William Lamed nel 1910), ma insomma era un altro tennis e Hitler, tanto per dire, non era nemmeno cancelliere del Reich. Se vi emozionano le statistiche si può aggiungere che Federer in un colpo solo si è preso anche i record per il più lungo periodo trascorso dalla prima (14 anni) e dall’ultima (5 anni abbondanti) volta in cima al ranking. E stavolta l’ha fatto solo soletto, senza famiglia al seguito, più da single che da Patriarca… [SEGUE]. Mantenere lo status di n. 1 fino a fine anno non sarà banale, ma l’importante era mettere la tacca, scalpellarsi un altro capitolo da leggenda. L’Équipe lo ha già eletto per acclamazione “Atleta del secolo”, il record di longevità agevolerà ulteriormente la santificazione, il museo comunque è lontano. Da lunedì inizierà la sua 303a settimana da numero 1, fra poco lo aspettano due cambiali pesanti a Indian Wells e Miami, dove deve difendere le due vittorie del 2017. Chissà se lo rivedremo sul rosso, l’appuntamento sicuro è per Wimbledon. Stante la situazione sanitaria non brillante dei suoi due ex spauracchi Murray e Djokovic (che rientrerà a maggio), a Londra può sperare nel nono titolo, nel 21 Slam. “Tornare n. 1 è stato importante più per quelli che mi stanno accanto che per me”, dice. “A quasi 37 anni serve il doppio del lavoro, quindi la soddisfazione è più grande. Dopo il Masters dello scorso anno arrivarci pareva impossibile, ora le mie due gemelline saranno molto contente del loro papà, ma io non mi sveglio la mattina pensando che sono il migliore del mondo”. Un anno fa sembravano lontanissimi i 109 tornei di Connors: se vincerà a Rotterdam Federer sarà a 97. “Be’, sarebbe bello arrivare a 100”. L’ultima razione di immortalità. O la penultima. Con San Ruggero non si sa mai.


LA GAZZETTA DELLO SPORT

Federer di nuovo re. La prima volta accadde 14 anni fa… (Federica Cocchi)

Dove finiscono gli aggettivi, ecco, laggiù troverete Roger Federer. Il Magnifico, The King, Signore di tutti i campi da tennis emersi e sommersi. Roger Federer che con la vittoria di ieri sera contro Robin Haase si è assicurato il numero 1 del ranking mondiale per la quarta volta scalzando Nadal. A 36 anni, sei mesi e 11 giorni il re è di nuovo lui, a 14 anni dalla prima volta, il 2 febbraio del 2004, e a 5 anni e tre mesi dall’ultima. Era il 2 febbraio 2004 quando uno svizzero 22enne, fresco vincitore dell’Australian Open piantava la bandiera rossocrociata sulla cima del ranking mondiale per farla strappare solo 237 settimane dopo dai possenti bicipiti di Rafa Nadal. Federer salirà in testa di nuovo il 6 luglio del 2009 per un secondo più breve regno, mentre il Roger Ter inizierà il 9 luglio 2012, dopo il settimo Wimbledon, per chiudersi il 4 novembre dello stesso anno. Ieri ha lasciato col fiato sospeso i fans dopo aver perso 6-4 il primo set. Ma passata la tensione dell’inizio, Roger ha lasciato andare braccio e testa annientando Haase 4-6 6-1 6-1 e scoppiando in lacrime: “Tutto quello che mi è accaduto negli ultimi mesi – ha detto – è stato incredibile. Ho passato anni di alti e bassi, ho dovuto lottare e faticare, ma sono stato ripagato con questo traguardo”. Commosso, durante una piccola cerimonia per festeggiare il traguardo raggiunto ha ammesso: “È un sogno che diventa realtà – ha continuato -, ancora non posso crederci. Senza il mio team, con cui sto lavorando tantissimo, e la mia famiglia non sarei arrivato fin qui”… [SEGUE]. Per scavalcare Rafa Nadal e diventare così il più anziano numero 1 della storia del tennis, Federer ha scelto Rotterdam sul veloce indoor, una situazione che gli è congeniale come l’assenza del maiorchino. Da quando è sceso in campo in Olanda, tutte le domande sono state sul progetto da leader: “Non ho mai detto di essere venuto a Rotterdam per rimirare i tulipani, vincere era l’obiettivo e diventare il numero 1 più anziano per me significa tutto”. Lunedì inaugurerà un altro record: la settimana numero 303 da leader… [SEGUE].

Roger, campione senza tempo e senza limiti (Gianni Valenti)

Un campione senza tempo e senza limiti. Roger Federer ha chiuso il cerchio della sua seconda giovinezza tornando sul trono del mondo a 36 anni e sei mesi e diventando il più anziano numero 1 nella storia del tennis targata ATP. La prima volta che era salito sulla vetta del ranking il calendario segnava il 2 febbraio 2004, ben quattordici anni fa. Fate un po’ voi. Un altro record abbattuto, l’ennesimo di una serie infinita. Una sequenza di prestazioni che potrebbe apparire quasi normale vista la frequenza con la quale si ripete e che invece è assolutamente fuori dall’ordinario. Toccata quota venti nei tornei del Grande Slam con il successo ai recenti Australian Open, il fuoriclasse svizzero è andato a riprendersi quel che gli mancava dal novembre del 2012. Ora guarda di nuovo tutti i suoi colleghi dall’alto in basso a cominciare dall’eterno rivale Rafa Nadal che certo non si darà per vinto se le ginocchia gli daranno un po’ di tregua. La gioia che sprizzava dai suoi occhi dopo la vittoria di ieri contro l’olandese Haase racconta meglio di ogni altra cosa il segreto di Roger il magnifico. Lui si diverte a stare in campo come fosse il primo giorno, giocare non è solo un lavoro ma prima di tutto una passione. Domandarsi che motivazioni potrà avere da oggi in avanti pare dunque superfluo… [SEGUE].


CORRIERE DELLA SERA

Federer, l’ultima magia a 36 anni e sei mesi torna sul trono del tennis (Gaia Piccardi)

Non credete mai a un fuoriclasse quando vi dice che, ormai, sai, gioco solo per divertirmi. Roger Federer ha rivisto il calendario post Australian Open (20esimo trionfo Slam) per togliersi l’ennesimo sfizio della carriera: diventare il numero 1 del tennis più vecchio della storia. Dopo la trasferta australiana avrebbe potuto rimanere in Svizzera a prendere il fresco o installarsi nel buen retiro di Dubai, dove prepara tutte le sue campagne extraeuropee. Rientrare a Miami o Indian Wells, al caldo della Florida, era il programma originario messo a punto con coach Ljubicic: cosa gli resta, in fondo, da dimostrare? Però l’infortunio di Rafa Nadal a Melbourne (ritiro con Cilic in semifinale per un problema alla coscia), che ha costretto il niño a un altro stop, gli ha fatto venire una meravigliosa idea in testa… [SEGUE]. “È stata una sfida eccitante, ho faticato per arrivarci, ho dovuto vincere molte partite, ma oggi mi sento come vent’anni fa” ha detto Federer, che da lunedì ritorna a guardare tutti dall’alto in basso. A 36 anni e sei mesi è il re più attempato: superato il record di Andre Agassi, primo nel 2003 a 33 anni e 131 giorni. “Non avrei mai immaginato di avere questa chance dopo l’intervento al ginocchio del febbraio 2016. La cosa più importante è aver recuperato la condizione. Avrei avuto grandi rimpianti se non avessi accettato di giocare, sono su di giri”. Che durasse un minuto o per sempre, l’exploit di Federer, che era stato n.1 per la prima volta nel 2004 e che aveva ceduto il trono oltre cinque anni fa (era il novembre 2012), è enorme. Potrebbe non sopravvivere alla fine dell’inverno ma segna un’altra pietra miliare nella carriera di The Goat (greatest of all times)… [SEGUE].


MESSAGGERO

Magico Federer: a 36 anni torna sul tetto del mondo (Angelo Mancuso)

Nei giorni scorsi il sito ATP titolava “Man On a Mission…”. Più che vincere l’ennesimo torneo di una carriera ineguagliabile (sarebbe il titolo n.97), Federer a Rotterdam aveva una missione da portare a termine: riconquistare la prima posizione nel ranking mondiale. Il sesto sigillo a Melbourne lo scorso gennaio l’aveva portato a soli 155 punti dal n.1 Nadal, il rivale di sempre: troppo pochi per non farci un pensierino. Eccolo allora in Olanda, dove si è già imposto nel 2005 e nel 2012. “Dopo gli Australian Open – ha raccontato – ho iniziato a pensarci. Il mio team mi ha appoggiato e ho deciso di provarci”[SEGUE]. King Roger si è lasciato andare ai ricordi: “Nel 1999 a Rotterdam mi diedero una wild card per le qualificazioni e arrivai fino ai quarti, un risultato che mi aiutò a entrare tra i primi 100. È curioso pensare che da allora è passata la metà della mia vita, ma la sensazione è sempre la stessa”. Il Fenomeno di Basilea è l’uomo ad essere tornato dopo più tempo in testa: 5 anni e 106 giorni. Un exploit simile è stato centrato qualche settimana fa tra le donne: la Wozniacki trionfando a Melbourne si è ripresa lo scettro 6 stagioni dopo l’ultima volta. La danese però di anni ne ha 27 e non 36 e passa come lo svizzero, che è di nuovo n.1 ben 14 stagioni dopo la prima volta. Ce l’aveva fatta il 2 febbraio del 2004, dopo il suo primo titolo agli Australian Open. Da allora è stato in vetta fino al 2008 (237 settimane di fila, record), quindi nel 2009 e nel 2010 e per 4 mesi nel 2012 per un totale di 302 settimane (pure questo è un primato). Ma più che le statistiche, conta l’aspetto emozionale: il suo ritorno in vetta al mondo è la giusta conclusione della favola ricominciata nel 2017, quando Federer sembrava pronto per la pensione. Per la prima volta dopo 14 stagioni era scivolato fuori dai top ten (n.16) anche a causa di problemi fisici: prima la schiena, poi il ginocchio… [SEGUE]. Nello stretto giro di 12 mesi invece sono arrivati i trionfi agli Australian Open e a Wimbledon e poi ancora a Melbourne. Ha toccato quota 20 titoli nei Major e ha dato un’altra spallata all’eterno dibattito sul GOAT, il più grande di sempre. Chi se non King Roger?


CORRIERE DELLO SPORT

Federer ritorna padrone del mondo (Stefano Semeraro)

L’ultima volta che si erano incontrati, in Canada l’anno scorso, alla fine del secondo set era piovuto l’inevitabile incoraggiamento dalle tribune: “C’mon Roger!”. Haase però aveva risposto con prontezza: “Ehi, ma io mi chiamo Robin!”, facendo ridere tutto lo stadio. Anche stavolta il ruolo di vittima sacrificale, aggravato dal fatto che si giocava a casa sua, Robin Haase, 30 anni, numero 42 ATP, una vita da mediano del tennis, non è riuscito a schivarlo. Non c’era nessuno ieri sera, alla Ahoi Arena di Rotterdam e in tutto l’orbe tennistico, che non tifasse per Roger Federer a cui mancava una sola vittoria per muovere un ulteriore passo nella leggenda. Forse nemmeno lo stesso Haase, che peraltro perdendo in tre set il suo quarto di finale contro il Genio ha finito anche lui per passare alla storia. Perché il venerdì 16 febbraio 2018 nella storia del tennis resterà come il giorno in cui Roger Federer ha conquistato il suo ennesimo record, uno dei pochissimi che ancora non possedeva, diventando a 36 anni e 6 mesi (e 15 giorni visto che ufficialmente il conto scatterà lunedì) il più anziano numero 1 di sempre nel tennis. Il primato apparteneva ad Andre Agassi, 33 anni e 131 giorni nei 2003, Roger lo ha serenamente polverizzato, firmando altre due statistiche impressionanti: sono passati 14 anni e una settimana dalla prima volta in cui si era issato per la prima volta in cima al ranking, 5 anni e 106 giorni dall’ultima. Un’eternità, tennisticamente parlando, ma Federer ci ha assuefatto alle imprese smisurate, non a caso l’Equipe lo ha già incoronato Atleta del Secolo. Questa lo porta in una dimensione diversa, quasi inesplorata. Solo Ken Rosewall, vincitore di uno slam a 37 anni, finalista a 39, in passato era riuscito a far splendere così l’ultima parte della carriera, per fare meglio bisogna risalire al 1930 di Big Bill Tilden (vittoria a Wimbledon, finale a Parigi) che di Federer è insieme a Laver l’antenato più credibile, per trovare un campione capace di eccellere in età (sportivamente) quasi geriatrica. Ma era un altro tennis, di sicuro un altro mondo: come quello di William Larned, n. 1 a 38 anni ma nel 1910 e senza computer. Per sorpassare Nadal a Federer bastavano i 180 punti della semifinale (Rafa dopo gli Australian Open era rimasto avanti di 155). Il primato riconquistato lo fa rinunciare a Dubai, magari però lo rivedremo sul rosso. “La priorità restano Indian Wells e Miami”, aveva spiegato alla vigilia… [SEGUE]. Con Murray e Djokovic (che tornerà solo a maggio) ancora incerottati, la lotta sarà probabilmente sempre fra loro due… [SEGUE]… gli restano pochi altre missioni: un nono titolo a Wimbledon, i 109 titoli di Connors (“Sono a 96, sarebbe bello arrivare a 100…”), un’oro olimpico in singolare, la barriera dei 40 anni. “Giocare fimo a Tokyo 2020? Mi piacerebbe, ma è troppo lontano per parlarne”. Ma guai a dire mai, con un tipo così.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement