La replica di coach Ferrero: "Zverev si è montato la testa"

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La replica di coach Ferrero: “Zverev si è montato la testa”

Lo spagnolo dice finalmente la sua sull’interruzione della collaborazione con il n.5 del ranking ATP. “All’inizio era disciplinato poi ha cominciato ad arrivare sempre in ritardo agli allenamenti”

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Sembrava un matrimonio perfetto quello tra Alexander Zverev e Juan Carlos Ferrero: un giovane talento del tennis che aspira a diventare il miglior giocatore al mondo, allenato da qualcuno che è riuscito a conquistare la vetta del ranking, con il duro lavoro e la fatica. Ma, dopo la separazione improvvisa, ora volano gli stracci. Alle accuse di Zverev da Acapulco, è seguita la risposta per le rime di Ferrero, che senza mezzi termini ha detto che il 20enne tedesco si è montato la testa. 

E dire che tutto all’inizio era filato a meraviglia. Sotto la guida dell’allenatore spagnolo, durante l’estate scorsa, Sasha ha subito vinto il torneo ATP 500 di Washington e successivamente il suo secondo Masters 1000 a Montreal, entrando per la prima volta nella Top 10. Logica conseguenza è stata l’esordio assoluto alle ATP World Tour Finals di Londra. Poi qualcosa si è rotto. Agli Australian Open, il 20enne tedesco è incappato nell’ennesima prematura uscita in uno Slam e a Rotterdam ha perso al secondo turno contro il nostro Andreas Seppi.

Qualche giorno dopo questa bruciante sconfitta, è arrivato l’annuncio della fine della fine del rapporto con il vincitore del Roland Garros del 2003. Fin da subito è parso che i due non si siano lasciati nel migliore dei modi. Il quotidiano Marca ha citato come causa della separazione “insormontabili divergenze professionali” con Ferrero che pretendeva maggior disciplina e professionalità da Zverev, il quale d’altro canto sentiva come troppo vincolanti le regole imposte dal suo nuovo supercoach. Dopo la sconfitta contro l’americano Ryan Harrison nei quarti del ATP 500 di Acapulco, in conferenza stampa Sasha è tornato sull’argomento accusando l’iberico di essere stato “irrispettoso con il suo team” a Melbourne.

Sempre dalle pagine di Marca, Ferrero ha replicato queste sue accuse, dando la sua versione dei fatti.  E non ha certo avuto peli sulla lingua. “Abbiamo litigato dopo l’Australian Open. E questo non è un problema. Discuto anche con mio padre”, ha dichiarato l’ex tennista iberico, “Ma c’è stato un periodo in cui è stato molto irrispettoso con tutta la squadra e ho dovuto interrompere la relazione”. In particolare, “Mosquito” non sopportava la mancanza di puntualità di Zverev e la riteneva un segno di scarsa educazione. “Quello che ho chiesto dal primo giorno è il rispetto per la squadra. Tra l’altro gli ho chiesto di essere un po’ più puntuale”, ha proseguito l’ex n.1 al mondo, “Gli ho detto che non era giusto che giorno dopo giorno arrivasse in ritardo di 20 o 30 minuti per l’allenamento. Gli ho detto anche che un po’ più di disciplina gli avrebbe fatto per migliorare come tennista”.

Ferrero ha inoltre sottolineato come l’atteggiamento di Zverev sia diventato meno professionale, con il passare dei mesi e delle vittorie. Insomma, stando alle sue parole il ragazzo teutonico si sarebbe un po’ montato la testa. “I primi mesi fu più disciplinato e rispettoso. Ma quando ha acquisito sicurezza, non ha più rispettato le regole che ho stabilito all’inizio”, ha aggiunto. In generale, dalle sue parole emerge uno Zverev ancora immaturo, non del tutto capace di mettere costanza nell’allenamento, travolto dai successi sul campo e dalla conseguente fama al di fuori di esso. Non certo una bella immagine. Tuttavia, dovremmo forse ricordarci che in fin dei conti si tratta pur sempre di un ragazzo nato 1997. Di tempo per imparare a gestire i trionfi e la celebrità ne ha ancora molto di fronte a sé.

D’altra parte, il 38enne di Valencia dimostra invece tutta la sua saggezza nel ringraziare comunque Zverev in maniera sentita e genuina per avergli dato la possibilità di allenare un tennista di primissimo piano. “Mi rimane l’esperienza di averlo aiutato a vincere i suoi primi due Masters 1000: a Roma gli ho dato consigli per telefono, e in Canada, di persona. Inoltre con me ha vinto il titolo di Washington”, ha concluso con grande classe Ferrero, “Per me è stata una grande gioia. Lo ringrazio di aver dichiarato alla stampa che sono un grande lavoratore. È quello che mi è stato insegnato: lavoro, disciplina, umiltà e rispetto per gli altri”. Di strada Sasha ne ha ancora da fare.

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