Ahi ahi, Maria! (Semeraro). Sharapova a terra. Che fatica risalire (Crivelli)

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Ahi ahi, Maria! (Semeraro). Sharapova a terra. Che fatica risalire (Crivelli)

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Ahi ahi, Maria! (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Sharapova, che succede? Dopo il flop di Doha, dove l’ex numero 1 del mondo si era fatta tagliuzzare al primo turno dai diritti perfidi di Monica Niculescu (n. 71 Wta), anche a Indian Wells Masha è rotolata via subito, battuta in due set (6-4 6-4) dalla giapponese d’America Naomi Osaka. Una giocatrice giovane e di qualità (20 anni, n. 40), ma una che ai bei tempi la siberiana avrebbe comunque tenuto a distanza, specie sul cemento. La verità è che dal torneo di Stoccarda 2017, ossia dal rientro dalla lunga squalifica di 15 mesi per la positività al Meldonium, la siberiana sta faticando più del previsto a ritrovare il suo miglior tennis. E’ vero, in ottobre ha vinto un torneo a Tianjin, agli Us Open si è spinta fino agli ottavi, ma è un po’ come se sui grandi palcoscenici e nelle occasioni che un tempo non si lasciava mai sfuggire non riuscisse più a fare la differenza. Come se non riuscisse più a estrarre gli artigli, a ruggire sui punti che contano, scoraggiando le rivali ancora prima di scendere in campo. Secondo Martina Navratilova il problema è proprio quello: Masha ha perso “l’aura”. «Un tempo le avversarie si accontentavano di strapparle un set», ha scritto Mattina «Ora puntano a vincere l’incontro. Sanno che in questo momento è vulnerabile e sono pronte a sbranarla». Ed è proprio negli snodi cruciali del match che la Masha post-meldonium si rivela più fragile, come si è visto anche a Indian Wells. Sotto 4-1 nel primo set è risalita sino al 4 pari, ma sul 5-4 per Osaka ha ceduto il set con due errori e un doppio fallo, e di nuovo con un doppio fallo ha mandato l’avversaria al matchpoint nel secondo set. Secondo qualcuno, a 31 anni e con un impero economico da governare (300 milioni di dollari di patrimonio stimato), Masha è ormai distratta dalla sua vita fuori dal tennis. Dopo la fine (amara) della storia con Grigor Dimitrov ad esempio ha trovato un nuovo fidanzato eccellente, il miliardario britannico Alexander Gilkes, amico intimo del Prince Harry e fondatore della casa d’aste digitale Paddle8. Prima di scendere in campo a Indian Wells, Masha si è dedicata nella promozione delle sue nuove scarpe Nike LA Cortez e due giorni fa, in quanto proprietaria del marchio Sugarpova, è intervenuta via telefono ad un congresso della NAWBO, l’associazione delle donne d’affari americane, nel ruolo di mentore delle giovani imprenditrici. «Quando tratto con fornitori e venditori di solito mi trovo da sola in stanze piene di amministratori delegati maschi», ha spiegato. «E può essere una situazione che intimidisce. Mi ci è voluto tempo per sentirmi a mio agio». Chissà. Ormai granitica dietro la scrivania, Maria ha forse perso un po’ di sicurezza in campo: contro colleghe spesso più feroci di un intero consiglio di amministrazione. «Spero che la Sharapova torni grande», ha concluso Martina. «E credo che ce la farà. Ma non accadrà dall’oggi al domani».

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Sharapova a terra. Che fatica risalire (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Anche le zarine piangono. Che succede, Masha? Un anno fa, di questi tempi, la Sharapova contava i giorni che la separavano dal rientro (fine aprile a Stoccarda) e intorno a lei era tutto un florilegio di vaticini sulle (poche) settimane che avrebbe impiegato a tornare nella top ten, in un tennis femminile senza padrone e con l’eterna nemica Serena lontana per maternità. E invece, dodici mesi più tardi, la classifica continua a latitare e Maria fatica a lasciare una traccia su un circuito che cambia protagoniste praticamente ogni settimana, ma sembra non trovare più un posto adeguato al suo talento e alla sua storia. Per di più, stanotte, è rientrata pure la Williams, e non certo per recitare da comparsa. Il 7 marzo 2016, giorno del giudizio della conferenza stampa in cui annunciò la positività al meldonium, la Sharapova era numero 7 del mondo. Si immaginava potesse recuperare con agio quelle vette, e invece galleggia ancora al numero 41. Soprattutto, nonostante il successo a ottobre nel torneo di Tianjin, non ha mai inciso negli appuntamenti clou, vale a dire i due Slam giocati (Us Open a settembre e Australian Open a gennaio) e i Premier di Madrid, Roma e Pechino. E questa parte di stagione, se possibile, le sta riservando delusioni ancor più cocenti, con due eliminazioni al primo turno nelle ultime due uscite, a Doha e a Indian Wells. Nel deserto californiano, ieri notte, Masha è stata presa a pallate dalla ventenne giapponese Osaka, 44 del mondo, che l’ha sostanzialmente scherzata ogni volta che Maria ha dovuto far ricorso alla seconda di servizio, ottenendo il 75% di punti in risposta. Una brutta sconfitta, che la siberiana non ha certo nascosto dietro parole di circostanza: «Ho cercato di lavorare su alcuni aspetti fisici da quando sono rientrata, ma ho avuto troppi stop and go per gli infortuni che non mi hanno permesso di consolidare un ritmo di gioco accettabile. E’ frustrante perdere match del genere, dopo Doha non sono state due settimane facili, devo recuperare in pieno la salute e mi serve tempo. Ma ci sono già passata e so che tutto questo fa parte del processo di crescita». Non c’è dubbio che i problemi fisici siano la causa primaria dell’avvicinamento troppo rallentato e non ancora completato a un livello analogo a quello precedente la squalifica. L’anno scorso, giocati tre tornei dal rientro e saltato il Roland Garros per le infuocate polemiche legate alla concessione della wild card, si è infortunata a una gamba prima della stagione sull’erba, una delle sue superfici d’elezione. Senza contare gli ormai eterni acciacchi alla spalla destra. Per una trentenne dalla carriera lunghissima costretta a una pausa forzata, la qualità degli allenamenti è fondamentale, e infatti Maria si sta muovendo male soprattutto negli spostamenti laterali ed è sicuramente appesantita. In un tennis femminile in cui la prepotenza fisica delle nuove generazioni si sta prendendo piano piano la scena, Halep a parte, una condizione atletica perfetta è una qualità imprescindibile. E poi conta il discorso tecnico: la Sharapova ha un gioco basico e sostanzialmente monocorde, fondato sulla potenza dei colpi a rimbalzo. Un’attaccante da fondo che ama dettare subito il ritmo e che perciò ha bisogno del servizio, ultimamente sempre più balbettante, anche per la spalla. La sua forza dirompente, in più, si scontra spesso con giocatrici addirittura più potenti di lei e con una palla che viaggia più veloce. Infine, Maria resta la figura più iconica del circuito per carisma e fascino, ma le troppe sconfitte e la condizione altalenante non ne fanno più uno spauracchio per le colleghe, molte delle quali, poi, quando la affrontano ci mettono pure il pepe dell’antipatia personale, soprattutto dopo la vicenda doping. Masha si era posta l’obiettivo di Tokyo 2020 e al pubblico deluso di Indian Wells ha dato appuntamento all’anno prossimo. Ma il tempo della zarina pare ormai evaporato.

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