Indian Wells: sedici anni e non sentirli, Anisimova è già grande

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Indian Wells: sedici anni e non sentirli, Anisimova è già grande

La campionessa junior dello US Open lascia 6 giochi a Kvitova. Classe 2001, è la più giovane negli ottavi dal 2005 in California. Una sua cara amica studia nella scuola in cui c’è stato l’attacco armato il mese scorso: “Le armi dovrebbero essere bandite”

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[WC] A. Anisimova b. [9] P. Kvitova 6-2 6-4 (Michele Trabace)

La classe 2001 Amanda Anisimova irrompe nel tennis femminile. Se la vittoria di due giorni fa contro una giocatrice esperta come Pavlyuchenkova non aveva destato particolare impressione, quest’oggi l’americana di origini russe si prende il palcoscenico del campo più importante di Indian Wells sconfiggendo nettamente Petra Kvitova, numero 9 del seeding e vincitrice in questa stagione a San Pietroburgo e Doha. Troppo inconsistente la prova della neo ventottenne ceca, apparsa stanca e fuori forma (complice il caldo e la maratona al turno precedente). Dall’altra parte della rete l’attuale numero 149 WTA non si è lasciata trasportare dalle emozioni, aggiungendo un altro passo decisivo per la sua formazione dopo le tappe nella stagione precedente con il titolo juniores allo US Open e la partecipazione nel main draw nell’ultima edizione del Roland Garros grazie ad una wild card della USTA.

Primo set impeccabile per la sedicenne del New Jersey: sfrutta abilmente gli errori della sua avversaria, strappandole in avvio la battuta e portandosi pronti via avanti 3-0. Kvitova fatica terribilmente a tenere i suoi colpi in campo, mentre Anisimova si dimostra implacabile nel suo ritmo da fondo e nell’ottavo game si conquista un altro break grazie a un bel rovescio lungolinea, aggiudicandosi cosi la prima partita per 6-2. La due volte campionessa di Wimbledon torna in campo apparentemente più determinata, difatti l’inizio sembra confermare questa percezione con il primo break di giornata che la porta per la prima volta in vantaggio, ma un nuovo passaggio a vuoto consente alla statunitense di riequilibrare il parziale con una risposta fulminante di diritto. I guai però non sono finiti, poiché Anisimova arriva addirittura a servire per il match, con Petra brava a reagire e a tornare in carreggiata sotto 4-5 col servizio a disposizione: Anisimova senza paura conquista quattro punti consecutivi, aggiudicandosi anche la seconda frazione per 6-4 e può festeggiare incredula il suo primo successo contro una top 10. La sua prossima avversaria in ottavi di finale sarà la vincente tra Zhang e Karolina Pliskova.

È incredibile, sono ancora sotto shock – ha detto la teenager in conferenza stampa – [Petra] è la miglior giocatrice che abbia mai incontrato, sul campo più grande su cui abbia mai giocato. È stato molto emozionante, ma mi sono molto divertita ed ho dato il meglio di me stessa. Durante il riscaldamento mi guardavo parecchio intorno a causa degli schermi: non sono abituata a vedermi ripresa negli schermi quando sono in campo, è la prima volta, ma sono riuscita a rimanere concentrata, a godermi il momento ma a non lasciarmi innervosire dalla folla e dal palcoscenico importante“. Come tutte le ragazze della sua età investite da un’improvvisa notorietà, Amanda sta iniziando a gestire la fama ed il rapporto con i social media: “Cerco di rimanere focalizzata sul mio tennis, ma allo stesso tempo sono perfettamente cosciente di tutto ciò che viene postato su di me. Non ci passo troppo tempo, però: guardo un po’, posto ciò che mi sento di postare e via“.

Nonostante la sua relativa inesperienza sulla grande ribalta mediatica dello sport, Anisimova è già consapevole della responsabilità che viene con l’essere un personaggio pubblico. Durante la Festa della Donna ha postato un messaggio di sostegno di Billie Jean King e del suo attivismo in favore delle donne e a favore del controllo delle armi negli USA, soprattutto in relazione al massacro della Stoneman Douglas High School di Parkland, Florida, dove il mese scorso 17 persone sono rimaste uccise a causa di un attacco con un’arma d’assalto: “È terribile quello che è successo. Ho un’amica che va a quella scuola, siamo molto vicine. Lei sta bene, ma era a scuola quando è avvenuto l’attacco e dovrà vivere per sempre con quel ricordo traumatico. Credo che le armi debbano essere vietate, ci dovrebbero essere leggi più severe, così come non credo che gli insegnanti debbano essere armati, non è questa la soluzione. Bisogna agire sulle armi“.

Amanda è allenata dal padre ed anche la madre la segue da vicino nei tornei: “Ho il mio team qui con me e senza di loro non potrei mai raggiungere questi risultati. Mio padre mi allena da sempre ed ora c’è anche il mio coach Max Fomine, che mi fa anche da sparring partner. Quando sono in Florida, inoltre, mi sento con Nick [Bollettieri] ogni giorno. Durante la off-season mi sono allenata a Lake Nona, al Campus della USTA, che mi dà tutto il supporto possibile”.

[1] S. Halep b. [WC] C. Dolehide‎ 1-6 7-6(3) 6-2 (Alessandro Calia)

La numero 1 del mondo Simona Halep (qui vincitrice nel 2015) è opposta alla sorprendente Caroline Dolehide (165 WTA). La wild card statunitense‎ tenta il colpaccio contro la rumena, reduce da una tendinite che l’ha tenuta lontano dai campi per quasi un mese (l’ultima apparizione in Qatar col forfait prima di affrontare in semifinale Garbine Muguruza). La diciannovenne dell’Illinois, a dispetto della sua giovane età, ha sinora dimostrato una solidità da veterana vincendo in rimonta contro giocatrici del calibro di Rogers e Cibulkova.

‎Dopo un primo game durato 10 minuti, in cui Dolehide annulla ben 5 palle break e che lascia intendere che in campo ci sarà battaglia, la giovanissima di Hinsdale libera tutto il suo tennis a suon di dritti poderosi e cambi di ritmo che trovano assolutamente impreparata la numero 1 del mondo. Continue variazioni (con il servizio in kick e con lo slice di rovescio), improvvise accelerazioni e furtive discese a rete spiazzano Simona. Tatticamente ineccepibile, Dolehide mette in cascina il primo parziale in appena mezz’ora di tennis di altissimo livello, a tal punto da oscurare la stella della prima giocatrice del mondo. La rumena è impotente, incapace di trovare le adeguate contromisure per arginare un fiume in piena; va detto che Caroline non è giocatrice soltanto potente ma anche molto intelligente in quanto alterna sapientemente colpi di pura violenza a tocchi di fino corredati dall’utilizzo frequente del rovescio in back (colpo ben eseguito) che, per una tennista bimane della sua generazione, è cosa assai rara da vedere. Nel secondo set Dolehide mantiene alto il livello di gioco spingendo Halep al limite e costringendola a tirar fuori tutta la sua esperienza per non rischiare di perdere la leadership appena riconquistata ai danni dell’altra Caroline (Wozniacki). Adesso le due giocatrici si equivalgono,gli scambi sono “tosti” ed il pubblico sembra gradire molto questa appassionante sfida che la tennista di Costanza riporta in parità dopo un tie-break vinto d’esperienza. ‎Nel set decisivo si avverte qualche crepa nel gioco dell’americana, visibilmente stanca (nei due turni precedenti è rimasta in campo 5 ore) e delusa dall’essere vicina alla vittoria, sebbene Halep avesse controllato l’andamento del punteggio più o meno in tutto il secondo parziale. Ora è evidente che la ragazza non ne ha più ed Halep ne approfitta proiettandosi agli ottavi di finale dove attende Qiang Wang (55 WTA) che ha spazzato via Kiki Mladenovic.

[10] A. Kerber b. E. Makarova 3-6 6-4 6-2 (Raffaello Esposito)

Dopo l’interruzione di ieri al termine del primo set vinto da Ekaterina Makarova (37 WTA) contro Angelique Kerber (10 WTA, tds 10) si riprende sullo stadium 2 al termine di Stephens-Azarenka. Evidentemente la tedesca è in difficoltà nell’adattare le sue tattiche a una tennista mancina – come del resto testimoniano i precedenti – e pur concretizzando subito il break lasciato in sospeso ieri non si stacca nel punteggio. È la russa comunque a proporre gioco, seppur commettendo qualche errore, e in un modo o nell’altro dopo quattro break in sei giochi è lei a tenere la battuta per il 4-3 annullando tre vantaggi esterni. Si tratta del momento nel quale è più vicina alla vittoria ma da lì in poi Kerber cresce e pareggia il conto con un 6-4 ottenuto a morsi e unghiate dal 15-40. Ci sarebbe piaciuto sapere il tedesco per comprendere le parole di Wim Fissette alla pausa. Saranno state quelle o la ritrovata tranquillità di Angelique, sta di fatto che nel decider lei prende subito la testa del punteggio. Sempre micidiale in risposta ma incerta in battuta, Kerber riesce comunque a difendere i turni di servizio necessari a portarla alla vittoria. Avrà un’altra russa, Elena Vesnina, al prossimo turno.

[13] S. Stephens b. [WC] V. Azarenka 6-1 7-5 (Raffaello Esposito)

Sloane Stephens (13 WTA, tds 13) vince contro Victoria Azarenka (204 WTA) solo fuori dall’Australia. La tennista bielorussa infatti aveva vinto i tre precedenti giocati tutti a Melbourne park. Il primo dei quali nella cavalcata verso il titolo 2013. Non è stato un incontro molto equilibrato e neanche poteva esserlo considerando le vicende di Azarenka negli ultimi mesi, ma l’ultima campionessa di New York non ha rubato nulla. Break immediato e illusorio di Vika in principio, poi solo Sloane. La sua pallina viaggia veloce seguendo traiettorie più rettilinee di quella avversaria e al servizio preferisce puntare su una prima sicura e ben piazzata per comandare lo scambio. Azarenka per contro appare in chiara difficoltà sul ritmo, regge due/tre colpi poi alza la traiettoria. Non tiene neanche un turno di battuta nel 6-1 crudele del primo set, il primo vinto dalla statunitense in quattro incontri. Nel secondo parziale Stephens parte distratta, conquista due break solo per restituirli immediatamente e quando la bielorussa difende il suo primo servizio per il 3-2 finalmente abbiamo un incontro. Vika alza la percentuale di prime e si fa aggressiva cercando la rete. Arriva a tanto così dal vincere il set ma Sloane sul 4-5 e 15-30 si salva con una gran difesa e quel punto decide il match. Sarà possibile giudicare meglio lo stato di forma della statunitense nel prossimo turno contro Kasatkina.

M. Vondrousova b. A. Sabalenka 6-2 6-2 (Matteo Guglielmo)

Ottima vittoria di Marketa Vondrousova nel ‘derby next gen’ con Aryna Sabalenka. La bielorussa, una delle grandi attese del 2018, ha deluso i pochi spettatori presenti nello Stadium 3. L’intero match è stato condizionato dai troppi gratuiti della classe ’97 che sin dall’inizio ha avuto enormi difficoltà a trovare il campo. Il primo set scivola via veloce e nonostante l’intervento del coach, Sabalenka non riesce ad entrare in partita, e in meno di mezz’ora Vondrousova incamera il parziale con lo score di 6-2. Le principali difficoltà per Sabalenka sono causate dalle traiettorie mancine e abbastanza lavorate del dritto della ceca. Il dominio è a tutto campo e Sabalenka, vera paladina di Fed Cup della sua nazione, non riesce a trovare la chiave per contenere i gratuiti. Il risultato è senz’appello, 6-2 6-2. Continua l’ottimo torneo di Marketa Vondrousova che conferma di avere tutte le carte in regola per scalare ancora di più la classifica e assicurarsi un posto nell’elite del tennis. Molto negativa invece la prestazione di Aryna Sabalenka che ancora è alla ricerca del giusto equilibrio tra potenza e solidità. Confermato dunque l’unico precedente giocato tra le due nel torneo di Biel tanto caro a Marketa Vondrousova.

[5] Ka. Pliskova b. [32] S. Zhang 7-5 5-7 6-3 (Federico Bertelli)

La partita fra le teste di serie n.32 e n.5 si conclude come da pronostico con la vittoria della 25enne ceca Karolina Pliskova, non senza qualche patema d’animo. Prima di questo match gli h2h vedevano Pliskova avanti 6-0 (di cui 5 su cemento) e con una Zhang tuttavia reduce da un buon finale di 2017 con i titoli incamerati a Guangzhou e alle Hawaii. Pliskova d’altro canto ha raggiunto i suoi migliori risultati in carriera sul cemento americano quando nel 2016 vinse il titolo a Cincinnati, raggiunse la finale agli US Open e proprio qui ad Indian Wells si fermò alle semifinali nel 2016 e nel 2017. Il tema tattico del match quindi è stata la difesa di Zhang contro gli attacchi di Pliskova fatti di colpi piatti e potenti. L’andamento del match è stato dominato dalla cangiante vena della Pliskova, che ha dovuto ricorrere agli straordinari per chiudere il primo set. Nel secondo, buon finale di Zhang che grazie a una bella serie di game in risposta è riuscita a strappare per due volte di fila il servizio ad una ondivaga Pliskova. Si va così al terzo, in un match che sembra essere totalmente girato; invece, una Pliskova finalmente diligente e centrata approfitta dei troppi errori di Zhang e chiude con 6-3 condito da due break, senza concedere nulla al servizio. Da rilevare i ben 12 ace di Pliskova che se dovesse riuscire a mantenere il livello del terzo set potrebbe diventare un cliente ostico per chiunque. Il momento chiave del match è stato probabilmente il primo game del terzo set nel quale Pliskova è riuscita a strappare subito il servizio a Zhang andando poi a condurre con autorità.

GLI ALTRI INCONTRI (A.S.)

Per una Naomi Osaka fa egregiamente il suo dovere contro Sachia Vickery, non lasciandosi affatto turbare dal fatto che avesse eliminato dal torneo Muguruza e anzi continuando a dare la sensazione di poter prendere a pallate tutte quelle che tirano tanto forte quanto lei, ci sono tre ragazze accreditate con una testa di serie che abbandonano, deludendo parecchio, il Mandatory californiano. C’è Coco Vandeweghe, favorita numero 17, che con meno clamore delle altre due sconfitte lascia a Maria Sakkari l’onore della vittoria e l’onere di sfidare proprio Naomi Osaka, che quindi non può nascondersi e deve puntare dritta ai quarti di finale. Vandeweghe lo sappiamo, gioca a tutta solo gli Slam e (forse) i tornei di casa: non è stato il caso di questa rassegna californiana, evidentemente. C’è soprattutto Kiki Mladenovic, che rivede i fantasmi della crisi contro una tennista che era stata in grado di batterla persino a inizio 2017, nel miglior momento della sua carriera, tra la finale (vinta) a San Pietroburgo e quella (persa) ad Acapulco. Si tratta di Qiang Wang, numero 55 del mondo, capace di rifilarle un secco 6-1 6-2 che dà perfetto seguito al 6-1 6-4 (Dubai 2017) e soprattutto al clamoroso doppio bagel di Tokyo, settima di quindici sconfitte consecutive della francese e forse quella più indicativa per descrivere il suo periodo horror tra fine 2017 e inizio 2018. Ora gli scontri diretti dicono 3-0: con la cinese proprio non si passa. A chiudere il trittico di sconfitte è Jelena Ostapenko, che nonostante un matchup favorevole non sfrutta nessuno dei vantaggi tattici per battere Petra Martic, della quale è ormai ridondante sottolineare la qualità del tennis. Gratuiti, registro fuori fase e un po’ di confusione tattica: la terra si avvicina e con essa la cambialona di Parigi, 2000 punti. Jelena ha bisogno di ritrovare tranquillità.

Risultati:

M. Vondrousova b. A. Sabalenka 6-2 6-2
[WC] A. Anisimova b. [9] P. Kvitova 6-2 6-4
[5] Ka. Pliskova b. [32] S. Zhang 7-5 5-7 6-3
[13] S. Stephens b. [WC] V. Azarenka 6-1 7-5
[10] A. Kerber vs E. Makarova 3-6 6-4 6-2
P. Martic b. [6] J. Ostapenko 6-3 6-3
Q. Wang b. [14] K. Mladenovic 6-1 6-2
[1] S. Halep b. [WC] C. Dolehide 1-6 7-6(3) 6-2
M. Sakkari b. [17] C. Vandeweghe 6-2 6-4
N. Osaka b. [Q] S. Vickery 6-3 6-3

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