Venus e Dasha, un torneo da sogno alla resa dei conti

Interviste

Venus e Dasha, un torneo da sogno alla resa dei conti

La più vecchia delle sorelle Williams torna in semifinale a Indian Wells diciassette anni dopo l’ultima volta. Daria travolge Kerber e le contenderà la sfida per il titolo: “Se riesco a mantenere la calma può succedere di tutto”

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Sono nate a 6168 giorni di distanza l’una dall’altra. Quando Venus esordiva tra i pro nel 1994, Daria non era forse nemmeno nei pensieri dei suoi genitori. Data più volte per finita la Williams anziana, com’è evidente in modo piuttosto frettoloso; sottovalutata dai più la fase ascendente della ventenne di Togliatti, criticata da molti osservatori per lacune che si pretendevano evidenti, pigrizia, migliorie tattiche attese e sempre rinviate. Eppure Indian Wells, torneone la cui ascesa impetuosa negli anni è stata – ed è – inversamente proporzionale alla possibilità per i partecipanti di bluffare, ha evidenziato con discreta forza un fatto: Venus Wiliams e Daria Kasatkina hanno messo in mostra, ognuna per la propria parte, la settimana di tennis al femminile più dominante dell’anno. Nei quattro match sin qui disputati in California, Venere ha sofferto unicamente nel primo set di terzo turno strappato al tie break ad Anastasija Sevastova, ma per il resto ha passeggiato (anche e soprattutto nel sister act numero 29), cedendo complessivamente ventinove giochi. Ancora più impressionante il percorso di Daria, abile lei pure a non lasciar per strada alcun set regalando alle rivali la miseria di ventidue game totali, con la ciliegina del massacro perpetrato ieri nei quarti ai danni di Angelique Kerber, alla quale è stata finanche inflitta l’umiliazione del bagel.

Domani (alle 3 della notte italiana) si sfideranno in semifinale, e la magnifica corsa di una delle due si interromperà: il tragico gergo degli addetti ai lavori imporrebbe la definizione “sfida generazionale”.  “Sono decisamente felice – ha dichiarato Venus dopo la comoda vittoria nei quarti contro Carla Suarez Navarro -, prima di scendere in campo l’auspicio è sempre quello di vincere con un punteggio largo, comodo, ma non sempre è facile riuscirci. Sono molto contenta del modo in cui ho giocato e arrivare alle fasi finali di un grande torneo è l’obiettivo per cui lavoriamo così duramente”. La older sister va in semifinale a Indian Wells per la terza volta in carriera, a diciassette anni di distanza dalla seconda e ultima: era il 2001, un’era geologica fa, quando Venus fu costretta al ritiro omaggiando Serena di un walk over verso il titolo. In un modo o nell’altro la sorellina c’entra sempre qualcosa nelle vicende di Venere, soprattutto fuori dal campo, anche per quanto riguarda le note iniziative di solidarietà sociale che spesso hanno visto, e vedono, le sorelle protagoniste. In un momento storico così particolare e delicato, le Williams si sono schierate in prima linea contro la diffusione e l’utilizzo indiscriminato delle armi da fuoco: “Se mi piacerebbe vedere una riduzione dell’armi? Penso che la maggior parte delle persone lo vorrebbe. Il Centro che sostengo insieme a Serena (Yetunde Price Resource and Learning Center, NdR) fornisce supporto alle famiglie vittime di violenza. In questo modo le persone ricevono sostegno, vengono informate sui progetti a loro riservati dal governo, sono aiutate dal punto di vista psicologico. Abbiamo tanti programmi. Aiutiamo le famiglie a rimettere insieme i pezzi, ma è necessario lavorare tanto sulla prevenzione”.

La sua caccia alla prima finale nella contea di Riverside sarà oltremodo complessa, a quanto sembra. Dopo un Australian Open abbastanza deludente, Kasatkina è improvvisamente deflagrata: semifinale a San Pietroburgo, finale a Dubai e semifinale qui in striscia aperta, grazie a una confidenza sempre più ampia nei propri mezzi: il trionfo di ieri su Kerber rischia di essere, insieme, punto d’arrivo e di partenza di una carriera tutta da esplorare. “Le sensazioni in questi giorni sono perfette, ieri è andato tutto a meraviglia. Il ritmo era quello che volevo imporre e in campo mi è riuscita ogni cosa provata in allenamento”. Nel far scattare la famosa scintilla in genere concorrono molti e variegati fattori, ma il cambio di allenatore sembra essere stato decisivo. “Con Philippe (Dehaes, NdR) sono cambiate diverse cose. Prepariamo meno soluzioni tattiche rispetto al passato, mentre cerchiamo di concentrare l’attenzione su pochi e semplici concetti, per mantenere la testa più libera. Ho capito che per giocare il mio tennis devo andare in campo con pochi dubbi. Così facendo posso arrivare in alto”.

La sfida di questa notte può rappresentare il crocevia della sua stagione. I precedenti dicono uno pari: ancora teenager, Daria prevalse nel primo scontro ad Auckland nel 2016, ma Venus fu pronta a pareggiare i conti sei mesi dopo, a Wimbledon, pur dovendo soffrire parecchio (vittoria per 10-8 al terzo set). Venus, qualunque cosa faccia, ormai sorprende solo sé stessa; Daria, già passata l’epoca delle promesse, può cambiare marcia da un momento all’altro: se a novembre non la troveremo tra le prime dieci del ranking probabilmente sarà stata innanzitutto colpa sua.

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