Serena e Osaka. A Miami è sfida maestra-allieva (Cocchi). Berrettini entra nella top-100: «E non finisce qui» (Bottazzo)

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Serena e Osaka. A Miami è sfida maestra-allieva (Cocchi). Berrettini entra nella top-100: «E non finisce qui» (Bottazzo)

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Serena e Osaka. A Miami è sfida maestra-allieva (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Dopo Indian Wells e il derby in famiglia perso contro Venus, Serena Williams è pronta per tornare in campo a Miami, praticamente casa sua, visto che qui la ex n. 1 al mondo (ora 491 per lo stop dovuto alla maternità) ha trionfato otto volte (2002, 2003, 2004, 2007, 2008, 2013, 2014 e 2015). Il sorteggio però le ha subito riservato una rivale complicata, ovvero la ventenne Naomi Osaka, fresca trionfatrice di Indian Wells. Serena è in campo con una wild card e oggi si ritroverà di fronte il talento giapponese. Il fatto che Serena non sia testa di serie ha sollevato un po’ di polemiche sull’opportunità di proteggere in qualche modo la classifica delle tenniste ferme per maternità. James Blake, lo statunitense ex n. 4 al mondo, parlando di Serena ha detto: «Bisognerebbe proteggere le atlete in maternità — ha detto —, non ha senso che una giocatrice come Serena Williams torni e sia senza ranking. Bisognerebbe andare incontro alle donne e agevolarle nei tabelloni quando sono al rientro. In questo caso, poi, una tennista che ha vinto otto volte questo torneo rischia di uscire subito». Anche Simona Halep, attuale numero 1 del ranking femminile, aveva detto la stessa cosa alla vigilia di Indian Wells, quando Serena si apprestava a tornare nel primo torneo ufficiale dopo aver dato alla luce la sua Alexis Olympia il primo settembre dello scorso anno: «Per tutto quello fatto nella sua carriera — ha detto la rumena —, Serena dovrebbe essere una testa di serie in questo torneo». Così non è stato e la vincitrice di 23 Slam è uscita al terzo turno per mano della sorella Venus. La Williams al momento non ha ranking ufficiale e quindi non può essere testa di serie agli eventi Wta, ma ha comunque la possibilità di giocare otto tornei in 12 mesi, compresi due Slam, con il ranking protetto di numero 1. Il capo della Wta Steve Simon ha ammesso che si potrebbe fare qualcosa di più, ma che comunque l’associazione delle professioniste cerca di agevolare quanto più possibile le mamme tenniste: «La regola prevede che chi torna dalla maternità o da un lungo infortunio non debba essere testa di serie» ha dichiarato Simon aggiungendo che «la norma andrà comunque rivista e aggiornata». Al momento Naomi Osaka con i suoi 20 anni non ha il problema di diventare mamma, ma si gode le gioie del successo a Indian Wells dove ha battuto facilmente la coetanea Daria Kasatkina. Le due si stimano e addirittura per raggiungere Miami si sono lanciate in una botta di vita da top players dividendo il jet privato che le ha portate dalla California alla Florida: «Abbiamo chiacchierato — ha detto Naomi — è stato divertente, anche perché non ero mai stata su un jet privato nella mia vita». Quanto ad esperienza, titoli e jet privati Serena Williams non ha rivali. Le manca solo la forma di un tempo per dominare anche in campo. La Osaka da parte sua ha la giovinezza e la fiducia di aver appena centrato un titolo importante come quello sul cemento californiano. Naomi è proprio alle Williams che si ispira, è cresciuta col poster di Serena in camera e addirittura ha come coach l’ex sparring di Serena Sascha Bajin: «Ho sempre sognato di giocare come lei, spero di riuscirci anche a Miami».

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Berrettini entra nella top-100: «E non finisce qui» (Tiziana Bottazzo, La Gazzetta dello Sport – Roma)

Novantacinque, ma ancora non basta. Matteo Berrettini assapora l’aria calda di Key Biscayne, si gode il panorama sul golfo di Miami, la finale a Irving in Texas che gli ha fatto fare il grande salto nel ranking e non drammatizza l’eliminazione per mano del canadese Filip Peliwo al primo turno dall’Atp Master 1000. «Ero partito bene, ma lui è stato bravo a far girare il match. Nel complesso, questa trasferta in America è stata positiva, ma non sono sazio. So di poter migliorare ancora molto». Berrettini è entrato tra i primi 100 partendo proprio da Roma, la sua città: «L’anno scorso, exploit agli Internazionali. Mi sono ritrovato a giocarmela con Fognini sul Centrale. Emozione a mille, parenti e amici in tribuna, nel primo set non capivo nemmeno dove stavo. Ma è stato importante per rendermi conto del gap enorme che c’era tra me e Fabio. Da quel momento, ho lavorato puntando al grande salto». Lavoro, lavoro, lavoro: «Sia tecnico, sia mentale. Ho consolidato il mio servizio e il dritto che però possono diventare ancora più forti, ho affinato il rovescio, ora tengo bene la risposta lungolinea. Mentalmente sono uno che sente la partita, la vivo intensamente, ma questo è diventato anche uno stimolo prezioso». Il suo mentore è Vincenzo Santopadre, che ha incontrato 8 anni fa quando a 14 anni dal circolo Corte dei Conti è passato all’Aniene: «Vincenzo mi ha subito aiutato, ha affinato le mie doti tecniche, lavorando soprattutto sul mio atteggiamento in campo: mi parlavo troppo addosso, stavo sempre lì a giudicare me stesso. Importante anche il lavoro del mental coach Massari». E poi, la famiglia: «Il tennis è un’eredità dei nonni, Piero e Elio, ancora giocatori sfegatati. Poi papà, mio fratello e soprattutto nonna Licia, brasiliana, che purtroppo ha recentemente dovuto abbandonare la racchetta per il mal di schiena. Sono i miei più grandi fan, fieri di me. Prima venivano a vedermi ai tornei, orami mi seguono in tv. L’altro giorno ho perso sia io che Federer, nonna era a pezzi, mi ha mandato un messaggio: “Questo è troppo, non ce la posso fare…”». Anche Panatta: «Un giorno, avevo 16 anni, all’Aniene mi ha visto giocare. E ha previsto: “Questo ragazzo ha un gran servizio, appena mette su un po’ di forza nelle gambe e nel busto, raggiungerà anche i 220 all’ora sul servizio”. Ci credeva più lui di me, ma da grande del tennis ha azzeccato. Non ho avuto modo di parlargli, mi piacerebbe poterlo ringraziare». Pasqua a Roma con allenamento sodo, poi di nuovo via verso i tornei. Il primo a Marrakech il 9 aprile, in vista degli Internazionali di Roma: «Conto di entrare nelle qualificazioni e giocarmele». Sarà passato un anno da quel match sul Centrale, ma un mare di passi avanti nel ranking: «E non è finita qui».

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