Il futuro del tennis secondo il Commissioner John McEnroe [VIDEO]

Interviste

Il futuro del tennis secondo il Commissioner John McEnroe [VIDEO]

Se ​davvero esistesse e ​fosse davvero il Commissioner del tennis, come cambierebbe​ (in quella veste)​ John McEnroe il nostro sport? ​Gli argomenti dibattuti sono tanti e di grande attualità, ​i tiebreak al quinto set, la nuova Coppa Davis, le nuove regole raccontate in esclusiva a Ubitennis

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PRIMA PARTE  John McEnroe in esclusiva: “Kyrgios erede mio e di Nastase”

Questa è la seconda parte di un’intervista esclusiva rilasciata da John McEnroe a Ubaldo Scanagatta, negli studi di Eurosport durante l’Australian Open a Melbourne. Ubitennis ringrazia il proprio partner Eurosport per la collaborazione offerta ad ottenerla, e naturalmente John McEnroe per la straordinaria disponibilità dimostrata ancora una volta nei confronti del direttore che si onora della sua amicizia e simpatia da una quarantina di anni, cioè da quando lo vide giocare – e lo intervistò -per la prima volta a Dallas nel corso delle finali del circuito WCT, quando John giocò un mini-torneo riservato agli junior e già allora si potè intravedere lo straordinario talento.

A questa video intervista seguirà nei prossimi giorni una terza parte con l’intervista al regista francese Jean-Christophe Labrunye, sceneggiatore e ideatore del programma “The Commissioner” che va in onda in diverse puntate su Eurosport. Per chi si fosse perso la prima parte trovate in cima il link. Qui sotto trovate una sintesi di quel che John SuperMac ha detto, ma per chi abbia buona conoscenza della lingua inglese, consigliamo la visione integrale del video, perchè la mimica facciale e l’espressività di John McEnroe è sempre molto particolare. E poi perchè quella testuale è appunto una sintesi che non può rendere appieno tutto quello che è stato detto e, soprattutto il come.

John McEnroe con il Direttore al Tennis Club Italia di Forte dei Marmi (qualche anno fa, come si può notare dai capelli…)


Quando il Direttore chiede a John McEnroe se ci sarà mai un vero “Commissioner” del tennis oltre a quello del fortunato programma di Mac su Eurosport, la risposta è quasi sconsolata: “Ne parliamo da 35 anni e siamo ancora fermi qua. Non mi sembra che le prospettive siano buone…”. Eppure “The Genius” delle idee da leader del tennis le avrebbe. Innanzitutto, metterebbe il tie-break nel set decisivo in tutti i tornei dello Slam: “Sarebbe più salutare per i giocatori e più emozionante per il pubblico. Quando si va a oltranza diventa una sfida contro la fatica, gli errori aumentano, non è un bello spettacolo. Il tie-break è un modo spettacolare di concludere un match. Quando ho vinto con Connors allo US Open 7-6 al quinto il pubblico è impazzito”.

Allo stesso tempo Mac non è un grande fan delle eccessive pause (MTO, rientri negli spogliatoi) che vengono usati spesso per motivi tattici e non di reale necessità: “Ogni volta che si fanno delle regole, si cerca di sfruttarle al massimo. Però a volte si esagera con il trainer, le soste per andare in bagno, non sono nemmeno reali il più delle volte”. Sul coaching però ha un’idea più precisa: “Credo che dovrebbe essere permesso ma dalla tribuna non in campo. Tanto lo fanno già ora comunque ma se i tifosi volessero vedere il coach in campo, mi andrebbe bene, qualsiasi cosa per il bene del nostro sport”. L’idea da Commissioner di John è una ripartizione più equa degli utili tra il tour e i giocatori: “Se guardiamo agli altri sport, lo split è 50-50, nella WTA è 14-86 e questo non va bene”.

Per il futuro della Coppa Davis però dei cambiamenti sembrano inevitabili  (e qui va tenuto presente che questa intervista esclusiva è stata realizzata prima che il presidente ITF David Haggerty venisse fuori con la sua rivoluzionaria proposta di riunire 18 squadre in una sede unica già a partire dal 2019. Tale proposta dovrà comunque essere ratificata dall’assemblea delle nazioni facenti parte dell’ITF e dovrà essere una maggioranza di due terzi)​:

“Si possono provare tante cose. Giocarla ogni 2 anni, mai nell’anno olimpico. Fare una partnership anche con la Laver Cup. Usare una formula simile al Mondiale di calcio. In questo momento la Coppa Davis non interessa a nessuno se non a quei Paesi che non l’hanno mai vinta“. E infine sulla distribuzione del Prize Money tra i giocatori: Molti tennisti che non riescono a tirarsi fuori dai primi 200, 300 o 400 non possono permettersi di giocare se non per un paio d’anni. Poi non hanno altra scelta se non venire alla mia Academy ad insegnare. Questo non è giusto e il tennis deve avvicinarsi di più agli altri sport in questo senso, con una maggiore equità”.

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