Nei dintorni di Djokovic: il cerchio bulgaro di Mirza Basic

Nei dintorni di Djokovic

Nei dintorni di Djokovic: il cerchio bulgaro di Mirza Basic

Due anni fa a Sofia Basic arrivò ad un vittoria dalla top 100. Ce l’ha fatta quest’anno. E per coronare il tanto desiderato ingresso tra i cento si è regalato il primo torneo ATP

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“È un sogno che si realizza. Sono entrato nei top 100 ed ho vinto il primo primo titolo ATP. Sono troppo felice, che sensazione vincere il primo titolo alla prima finale!”. Sono state queste le prime entusiastiche dichiarazioni di Mirza Basic dopo aver vinto il suo primo torneo ATP a Sofia provenendo dalle qualificazioni.

Una vittoria che per il tennista di Sarajevo ha anche significato, dopo due anni, la chiusura di un cerchio. Eh sì, perché già due anni or sono il torneo bulgaro stava per regalare a Basic il risultato da sempre desiderato (“Tutti i giovani giocatori hanno un obiettivo – entrare nella top 100”), dopo che ci era arrivato pieno di fiducia, reduce dal secondo turno degli Australian Open, primo torneo dello Slam in cui superava le qualificazioni. Invece finì che gli rimase solo l’amaro sapore dell’obiettivo che sfugge quando già si vede lo striscione dell’ultimo chilometro. “Due anni fa proprio a Sofia scesi in campo per disputare un incontro che, vincendolo, mi sarebbe valso l’ingresso nei top 100, dato che al termine di quel torneo salii al n. 109. Invece persi 6-4 6-3 contro Guillermo Garcia Lopez e l’occasione sfumò”.

La sconfitta contro il tennista iberico non significò solo questo, ma ebbe purtroppo anche l’effetto di far rientrare Basic subito “nei ranghi”, dato che poco dopo scivolò oltre la 130esima posizione del ranking e fino alla seconda metà del 2017 è stato il più il tempo che ha passato a cercare di rimanere tra i primi duecento al mondo che quello che speso a riavvicinare la top 100. Finché lo scorso autunno, all’improvviso, qualcosa cambia. Reduce da tre sconfitte al primo turno a livello Challenger che lo avevano fatto sprofondare al 209esimo posto in classifica, Basic vola a Mosca per disputare le qualificazioni della Kremlin Cup, il torneo ATP 250 che si disputa nella capitale russa nella seconda metà di ottobre. Ed ecco che dopo mesi di sconfitte contro i top 150 (l’ultima vittoria risaliva a luglio, con Luca Vanni nella semifinale del Challenger di Recanati), sul tappeto indoor dell’Olympic Stadium moscovita ne batte quattro di fila, di cui tre addirittura top 100, prima di arrendersi solo al connazionale Damir Dzumhur, n. 38 ATP. In quello che è un match storico per il tennis della Bosnia-Erzegovina: la prima semifinale ATP disputata tra due tennisti della nazione balcanica. Se si pensa che solo una decina di anni fa Cilic e Dodig scelsero di giocare per la Croazia perché la ritenevano l’unica possibilità per poter crescere come giocatori, si può capire il significato di questo risultato a Sarajevo e dintorni. Sullo slancio arrivano anche un quarto di finale e due semifinali Challenger, che gli consentono di finire l’anno finisce addirittura da n. 138. E nel 2018 riparte da dove era rimasto, con i quarti di finale raggiunti all’ATP di Doha grazie ad altre due vittorie contro giocatori classificati tra i primi 100 (Seppi e Lopez). “Proprio a Mosca ho capito che potevo giocare a questo livello, arrivando in semifinale dalle qualificazioni e perdendo solo contro Damir. Fino a fine stagione ho giocato solo a livello Challanger e poi c’è stato il periodo di preparazione, dove credo di aver lavorato bene perché la prima settimana dell’anno all’ATP 250 di Doha sono arrivato ai quarti. Quando ti alleni, aspetti solo di vedere quando i tuoi sforzi verranno ripagati”.

Sforzi ripagati, certo, ma questo non significa che non sia stato necessario farne degli altri. La vittoria di Sofia, infatti, non è stata un’impresa da poco: cinque match nel main draw e ancor prima due nel tabellone di qualificazione. Curioso, peraltro, come sia il primo match delle qualificazioni sia la finale contro il rumeno Marius Copil, Basic li abbia vinti 6-4 al terzo, dopo che i primi due set si erano conclusi entrambi al tie-break. Quasi che tutto, in quella magica settimana, volesse simbolicamente rappresentare quel cerchio che si chiudeva dopo due anni. Ma tornando agli sforzi fatti, sicuramente non deve essere stato facile vincere sette match in nove giorni, soprattutto per chi non ci è abituato. “Ho giocato un match alla volta. Ho cominciato piano, nel primo incontro mi sono trovato sotto di un set e di un break prima di vincerla e lì ho capito che sarebbe stata una settimana dura. Sono passato da un match all’altro, giocando sempre meglio e esprimendo alla fine un buon tennis”. Beh, già a metà strada il suo tennis non era poi così male se al primo turno ha battuto il n. 72 del mondo Florian Mayer e al secondo turno il n. 35 Philip Kohlschreiber. Anche se, ovviamente, la vittoria da ricordare rimane quella contro Stan Wawrinka in semifinale. Ma tutte comunque vittorie con un peso specifico notevole per l’autostima di un giocatore che vuole entrare nei quartieri nobili del tennis mondiale. “Certamente si tratta di vittorie che aumentano la fiducia in se stessi. Cioè, continuo ad avere massimo rispetto e considerazione per loro, ma ora sono consapevole di poter giocare al loro livello, per questo sono felice di aver vinto quei match”.

Forse proprio perché Mirza in Bulgaria ci è dovuto andare da solo (“Ma ho avuto il supporto del pubblico, che è stato fantastico con me sia in finale che in semifinale”), motivando il fatto con le difficoltà economiche che si trovano ad affrontare i giocatori di quella che era la sua fascia di classifica (“I giocatori tra il n. 100 ed il n. 250 al mondo hanno grossi problemi perché non possono avere il team che li segue nei tornei, i costi sono elevati”) e confermando così quanto ci aveva recentemente evidenziato in una intervista esclusiva il tennista croato, ma italiano d’adozione, Viktor Galovic, la conquista del trofeo del Sofia Open l’ha voluta dedicare a tutte le persone che sono state e sono al suo fianco. “Per primi i miei genitori e mio fratello, che si sono sacrificati per permettermi di iniziare ad allenarmi a tennis. E poi anche ai miei allenatori, il mio preparatore fisico in Bosnia-Erzegovina Ibrahim Krenic ed il mio coach in Belgio Daniel Meyers”. E adesso? Cosa cambia per il 26enne tennista di Sarajevo, grande appassionato di basket (“Da giovane ho anche giocato in un club, anche adesso ci gioco quando ho tempo”), adesso che il cerchio si è chiuso ed ha raggiunto l’obiettivo che gli era sempre sfuggito? “Negli ultimi sei anni l’obiettivo era uno solo: entrare nei top 100. Ora i miei piani cambieranno. Cercherò, come tutti, di fare ancora meglio. Per adesso cercherò di rimanere tra i primi 70-80 giocatori del mondo, poi punterò ad avvicinarmi alla top 50”.

In questo senso nel mese di marzo le cose non sono andate come Basic sperava, dato che la trasferta statunitense non gli ha consentito di racimolare molti punti. Ad Indian Wells nemmeno uno, dato che ha perso al primo turno sia nel Challenger che la settimana dopo nel tabellone di qualificazione del Masters 1000. Poca roba anche nei due tornei successivi. Non malissimo al Challenger di Irving, con i quarti di finale che gli hanno portato in dote 25 punti, anche se è rimasto un po’ di amaro in bocca per la sconfitta contro l’azzurro Berrettini, dopo aver vinto il primo set e perso il secondo al tie-break, anche considerato che nel turno precedente aveva battuto un ex top ten sempre ostico come Gilles Simon. Infine a Miami è andata tutto sommato anche bene nell’aver portato a casa una ventina di punti scarsi, dato che dopo essersi fermato al secondo turno del tabellone cadetto ha avuto la fortuna di venir sorteggiato come lucky loser e accedere al main draw. Anche se non l’ha saputa sfruttare fino in fondo, visto che è stato eliminato subito da un altro giocatore proveniente della qualificazioni, il tennista indiano Yuki Bhambri. Poca roba, dicevamo, ma sufficiente per rimanere nei primi cento (in questo momento è n. 94) e consentire alla vittoria di Sofia, da un certo punto di vista, di iniziare a dare i suoi frutti a partire da questo mese. Mese che promette bene, dato che seppur appena iniziato ha già permesso a Mirza di togliersi un’altra grandissima soddisfazione: quella di portare il punto decisivo del 3-2 (dopo aver già vinto il doppio in coppia con Brkic) nella vittoria in trasferta della Bosnia-Erzegovina sulla Slovacchia, che così a settembre per la prima volta nella storia potrà giocarsi la promozione nel World Group“Da aprile potrò sfruttare il nuovo ranking per entrare direttamente nei tornei principali, questo sarà un grande aiuto. Ho 26 anni, sono nel tour da 5-6 anni, conosco tutti i giocatori. So che tutti possono battere tutti. Nel tennis tutto è possibile: è uno sport in cui due-tre settimane possono cambiarti la vita e la carriera. Io fino a qualche giorno fa ero attorno al n. 130 del ranking ed ecco che all’improvviso tutti i miei piani sono completamente cambiati”.

Sì, tutto è possibile. Quando un cerchio, finalmente, si è chiuso.

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