17.000 dollari di multa per Serena Williams

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17.000 dollari di multa per Serena Williams

La statunitense paga cara la scenata in mondovisione durante la finale persa 6-3 6-4 contro Naomi Osaka

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LE SQUALIFICHE DEL PASSATO: NON SOLO DONNE

Non poteva passare sotto silenzio la sceneggiata di Serena Williams, che ha dato pessima prova di sé nella finale contro Naomi Osaka lasciandosi trascinare in un turbinio di emozioni senza controllo. La statunitense ha ricevuto una multa dell’ammontare complessivo di 17.000 dollari così ripartiti: 10.000 per abusi verbali nei confronti del giudice di sedia Carlos Ramos, 4.000 per il caso di coaching e 3.000 per aver fracassato la racchetta. Serena dovrà dunque rinunciare ad una piccola parte del montepremi che le spetta in quanto finalista (1,85 milioni di dollari), ma più che dei soldi probabilmente dovrebbe preoccuparsi della magra figura rimediata ieri sia in campo che nella conferenza post-partita.

Serena infatti è stata la protagonista in negativo di una partita che probabilmente (e purtroppo) non verrà ricordata per la simpatica faccia tosta e il tennis sprint di Osaka, quanto per le scialbe recriminazioni della sua avversaria. Serena sulle prime si è vista comminare un warning per coaching, a causa di alcuni gesti troppo plateali del suo coach Patrick Mouratoglou, che la invitava ad essere più aggressiva. Da lì è iniziato il finimondo. Serena ha negato categoricamente il coaching invocando la revoca del warning. Poco dopo è arrivato una seconda ammonizione per racquet abuse e il relativo, inevitabile, penalty point. Durissima la reazione di Serena, al cambio campo: “Tu stai attaccando la mia persona, dicendo che ho imbrogliato, sei tu il bugiardo, non mi arbitrerai mai più, mi devi delle scuse, sei tu il ladro, mi hai rubato un punto!“ Terzo sacrosanto warning per abusi verbali e game penalty, che fa infuriare ancora di più Serena, ormai incontrollabile. Il punto più basso però è stato raggiunto in conferenza stampa, un mix abbastanza impresentabile di narcisismo e assurde rivendicazioni “femministe”. Non certo il massimo per una che aspira ad un ruolo di modello per le tenniste, le madri e le donne di tutto il mondo.

Sicuramente gli strascichi di questa storia non finiranno qui (anche se ce lo auguriamo) e la speranza è che la storia sappia rendere merito ad una splendida Osaka, oscurata stavolta da una meno splendida (per essere eufemistici) Serena Williams.

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