ATP Madrid, Cuevas: "Dai tennisti trentenni ci si aspetta di più ora"

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ATP Madrid, Cuevas: “Dai tennisti trentenni ci si aspetta di più ora”

MADRID – Dopo la sua vittoria nei quarti di finale contro Zverev, Cuevas si presenta per la prima volta in questo torneo in conferenza stampa

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dal nostro inviato a Madrid

Pablo Cuevas ha raggiunto la sua prima semifinale di un Masters 1000 e ha commentato così il traguardo: “Sono contento di aver raggiunto la semifinale qui perché sto facendo molto bene quest’anno. Nei tre eventi giocati precedentemente sono riuscito a raggiungere i quarti e sono andato vicino a raggiungere altre semifinali. Negli ultimi due match penso di aver giocato un buon tennis e cerco di restare sempre concentrato sul mio lato del campo”. L’uruguaiano quest’anno ha già vinto un torneo sulla terra, a San Paolo, e ma non è completamente soddisfatto del suo 2017. Questa stagione è stata un po’ irregolare. È vero che nei tornei 1000 ho fatto bene, ma ad esempio nel primo di essi ho perso al primo turno. E poi a Rio, dove stavo difendendo il titolo, non ho avuto un buon inizio. Negli ultimi due anni ho seguito un calendario un po’ diverso rispetto agli altri, cercando di essere più presente nei Master 1000 e di riuscire a sedermi su questa sedia (quella della sala conferenze) e raggiungere delle semifinali. Sono entusiasta dell’evoluzione che ho portato a compimento“.

La carriera di Cuevas ha subito un brutto arresto qualche anno fa a causa di un infortunio e in conferenza stampa voluto ricordare quella esperienza formativa. “Sono passati più di tre anni da quell’infortunio che mi tenne lontano dai campi per due anni. Mi operai due volte al ginocchio e oltre ad imparare che non è bello stare lontano dal circuito per così tanto tempo, da quell’esperienza capii che non ci si allena solo in campo ma anche fuori. Soprattuto in uno sport così mentale e psicologico come questo, bisogna restare forti”. A trentuno anni Pablo è tutt’altro che vicino alla fine della sua carriera, e questa è una tendenza generale la qui spiegazione è legata ad un’aggiunta nel team di ogni giocatore. “Le cose sono molto cambiate rispetto al passato. Molti giocatori viaggiano con il fisioterapista all’interno del loro team e la cosa aiuta ad avere una vita sportiva più lunga. Ora da un giocatore nei suoi 30 anni ci si aspetta di più e per i giovani è più difficile”.

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