Kerber, Anisimova, Bertens: eliminazioni eccellenti e salvataggi in extremis

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Kerber, Anisimova, Bertens: eliminazioni eccellenti e salvataggi in extremis

La lucky loser Lauren Davis elimina la campionessa in carica di Wimbledon Kerber, mentre Kiki Bertens sopravvive a un passo dal baratro

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Taylor Townsend (foto di FABRIZIO MACCANI)
 

Il Day 4 di Wimbledon al femminile è stata una giornata di difficile interpretazione, e sicuramente di ancora più difficile previsione. Sul piano numerico sono cadute solo due teste di serie, ma non credo siano stati in molti a individuare in anticipo che le “vittime” sarebbero state Angelique Kerber (numero 5 del tabellone) e Amanda Anisimova (numero 25).

Per uno strano scherzo del destino Angelique e Amanda sono state eliminate negli stessi minuti in due show court adiacenti (il 2 e il 12). Di conseguenza chi assisteva al match su un campo riceveva, come in una specie di radiocronaca, anche le notizie di quanto accadeva sull’altro: punto dopo punto, tramite la voce amplificata del giudice di sedia. Personalmente avevo scelto il campo di Anisimova, perché non l’avevo mai vista giocare dal vivo e, anche se sulla carta era ampiamente favorita, non volevo correre il rischio che uscisse dal torneo senza averla seguita. Scelta prudente ma giusta, visto l’esito del match.

Come mai ha perso contro la numero 75 del ranking Magda Linette? Innanzitutto perché Linette ha giocato bene: ha scelto di spingere parecchio al servizio (7 ace, 5 doppi falli) e ha mantenuto un livello di gioco consistente per tutto il match. Magda non è più giovanissima (è nata nel gennaio 1992) e non la si scopre oggi: non sarà costante nell’arco di tutto l’anno (è la ragione per cui veleggia attorno all’ottantesimo posto WTA) ma quando trova i periodi giusti possiede un tennis che non sfigura contro le più forti.

In uno scenario importante come Wimbledon ha affrontato la partita con personalità, riuscendo a stare più “dentro” al match di Anisimova. Da parte sua Amanda mi è sembrata molto concentrata su se stessa, perfino troppo. In sostanza non è riuscita a far sentire la sua presenza agonistica all’avversaria. Avendola seguita per la prima volta dal vivo, non posso dire se sia una sua caratteristica o semplicemente una giornata in cui non è riuscita ad entrare pienamente nel confronto. Oggi però mi è sembrato un piccolo limite.

Anisimova si è trovata indietro di un break in entrambi i set. Nel primo Linette ha concesso nulla (zero palle break). Ma nel secondo le occasioni ci sono state. In particolare nell’ottavo game del secondo set (un game chilometrico, con 5 palle break non sfruttate). Però Amanda non è riuscita a interpretare questi frangenti con la giusta cattiveria. Alla fine il break che l’ha riportata in partita sul 5 pari (solo momentaneamente, visto che poi è finita 6-4, 7-5) è arrivato quando Magda stava servendo per il match e più che la pressione dell’avversaria ha sentito quella del punteggio.

Detto questo, credo si debba tenere presente che Anisimova ha solo 17 anni, e dopo aver raggiunto la semifinale al Roland Garros sarebbe davvero troppo pretendere che si mantenga sempre su quei livelli di eccellenza.

Oggi quindi, più che per la gestione della partita, l’ho apprezzata per la qualità esecutiva. Confermo le sensazioni avute in televisione: ha una istintiva compostezza del gesto, che non si può insegnare. È una dote naturale: infatti anche quando sbaglia, non riesce proprio ad essere scoordinata. Quando invece tutto si sviluppa come si deve, la palla fila via rapida senza che traspaia lo sforzo. In questo ricorda Karolina Pliskova.

Se a 17 anni una eliminazione un po’ prematura ci può stare, direi che è stata ben più dura da digerire l’uscita al secondo turno per Angelique Kerber. Era difficile ipotizzare che sarebbe stata eliminata da una lucky loser, rientrata in extremis in tabellone dopo aver perso al terzo turno delle qualificazioni. Certo Lauren Davis non è una sconosciuta, vanta un best ranking da numero 26, e nei giorni giusti può essere una avversaria durissima. Tutti la ricordiamo portare al limite delle forze Simona Halep agli Australian Open 2018 (partita persa 15-13 al terzo set). Ma che potesse lasciare appena tre game nei due ultimi set alla campionessa in carica del torneo sembrava impossibile (2-6, 6-2, 6-1).

In conferenza stampa Kerber mi è sembrata delusissima (non la ricordo in passato così delusa), ma è stata comunque molto lucida, senza fare sconti nel valutare il proprio rendimento. Ha detto: “Oggi non era proprio la mia giornata, e anche quando ho vinto il primo set avevo la sensazione di giocare male. Poi le cose sono andate peggiorando, fino a precipitare perché Davis ha preso man mano coraggio.

Ho rivisto la partita grazie all’archivio video della sala stampa. Lauren ha cominciato con una impostazione prudente, quasi di rimessa, ma di fronte alla incapacità di Kerber di trovare la corretta interpretazione del match ha aumentato l’intraprendenza e ha finito per dilagare nel terzo set. Abissale la differenza nel saldo vincenti/errori non forzati: Kerber -18 (13/31) Davis -5 (45/50). Sottolineo l’enorme scarto nei vincenti delle due giocatrici: Angelique 13, Lauren 45. Eppure Davis non ha certo uno stile di gioco iperoffensivo.

Rimane da raccontare del salvataggio in extremis; che riguarda Kiki Bertens. Messa in crisi dal tennis spumeggiante di Taylor Townsend, Bertens ha vissuto una giornata difficilissima, in cui per lunghi tratti ha subito l’iniziativa della avversaria. Dopo aver perso il primo set 6-3, Kiki sembrava aver raddrizzato la situazione quando nel secondo era salita 5-3 e servizio. Ma non è riuscita a tenere la battuta e nemmeno a convertire due set point quando al servizio c’era Townsend.

Il momento clou, però, doveva ancora arrivare. È capitato nel dodicesimo gioco, quando Taylor aveva di nuovo preso un break di vantaggio e raggiunto il match point sul proprio servizio. Un solo punto per chiudere. Da mancina, ha servito ottimamente a uscire, obbligando Bertens a una risposta organizzata in qualche modo. La palla è atterrata, morbida e invitante, mezzo metro prima della riga del servizio. A Townsend sarebbe bastato eseguire il suo colpo migliore, quello su cui costruisce tutti i match, completando la più classica delle combinazioni: servizio a uscire e dritto nello spazio libero del campo.

Ma siccome il tennis è lo sport del diavolo e la mente incide più di qualsiasi dote fisico-tecnica, in questa situazione Taylor ha scelto qualcosa di diverso e molto più rischioso: un drop-shot. La palla le è rimasta un istante di troppo sulle corde, e ha gonfiato la rete.

Non c’è bisogno di raccontare il resto, perché gli appassionati di tennis sanno che certe occasioni si configgono nella testa di chi le ha mancate, decretando l’inevitabile rovesciamento del match: Bertens ha finito per vincere 3-6, 7-6(2) 6-2.

Vedi anche: Wimbledon: Kvitova rimonta, abdica la campionessa Kerber, fuori Anisimova

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