Marin Cilic, a 28 anni eroe "UsOpenesque" della sua Croazia

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Marin Cilic, a 28 anni eroe “UsOpenesque” della sua Croazia

Marin Cilic compie 28 anni. Il tennista di Medjugorje è il grande eroe della semifinale di Davis a Zara. Ora, per lui e il suo team, l’Argentina di del Potro nella finale tanto attesa a Zagabria. “Gigante” buono ma dotato di un tennis devastante, Marin è soprattutto campione di gentilezza e fair play

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Non avrà il carisma e la popolarità del suo ex allenatore, Goran Ivanisevic – che gode di una vera e propria venerazione da parte dei tifosi croati – tuttavia, il Marin Cilic visto in campo dieci giorni fa sembra aver fatto passi da gigante in quanto a grinta e personalità. Già perché il dolce Marin è diventato l’eroe e l’ispiratore della vittoria croata in Coppa Davis a Zara contro la Francia, successo che porta la Croazia in finale opposta all’Argentina di Juan Martin Del Potro. A 28 anni, Cilic è il vero leader della squadra capitanata da Zeljko Krajan, ora ad un solo passo dall’insalatiera.

C’è da dire che con la Coppa Davis Marin ha sempre avuto un feeling particolare tant’è che, in 19 tie disputati, vince 21 match in singolare a fronte di 9 sconfitte con un totale di 28 partite vinte su 43 tra singolo e doppio. E, quest’anno più che mai, l’ex pupillo di Ivanisevic (ora seguito da Bjorkman), a Zara ha prodotto in campo il suo tennis più devastante, trasformandosi in leone ruggente, riuscendo così a fare un sol boccone di Lucas Pouille e Richard Gasquet. Non solo. Insieme al compagno Ivan Dodig  (ex n.4 del ranking del doppio), Cilic sorprende perfino i n. 1 della specialità Herbert e Mahut. Per la Croazia si tratta dunque  della seconda finale di Davis dopo la celebre vittoria del 2005 per mano di Ivan Ljubicic e Mario Ancic.

Pugno di ferro in guanti di velluto per Marin – il cui tennis spesso si scatena e non perdona – ma che resta pur sempre uno dei ragazzi più gentili, delicati e corretti del circuito, con quel suo fare timido e schivo. Così timido da sembrare, a volte, persino tenebroso e scostante mentre, in realtà, il gigante buono di Medugorje cela grande umiltà, riservatezza e, forse, fin troppa esitazione. Già, l’esitazione. Lo stesso Ivanisevic lo ha più volte spronato a lasciarsi andare di più, dentro e fuori dal campo (e lui ne sa qualcosa!), cercando di fargli acquisire quel pizzico di “leggerezza” e spensieratezza indispensabili poi per trovare quella grinta, sicurezza e consapevolezza di sé che  fanno spesso la differenza tra un ottimo giocatore e il campione.

E, infatti, grazie al suo temperamento, al talento, alle sue doti fisiche e all’influenza e alla personalità di Ivanisevic, Cilic di progressi ne ha fatti parecchi. Soprattutto al servizio, da sempre una sua arma pericolosa ma forse non sfruttata al meglio; e poi migliorando la mentalità, diventata più vincente in campo, fino a farlo diventare “USopenesque” – come lo ha definito Roger Federer quest’anno, dopo averlo sconfitto ai quarti a Wimbledon in un match epico, in cui il croato, devastante con i fondamentali, sembrava dominarlo con un livello pari a quello di New York 2014.

Marin compie l’exploit della vita proprio nello slam americano due anni fa, durante il quale, con un tennis impressionante e pressoché ingiocabile, sbaraglia in tre set avversari del calibro di Berdych, Federer e Nishikori. Prima del trionfo major, il palmares di Cilic annoverava titoli ATP solo di categoria “250”. La vittoria a New York lo porta alla posizione n. 8 in classifica, suo best ranking e, nel 2015, Marin approda nuovamente in semifinale a Flushing Meadows. Dotato di un servizio bombardiere, riesce ad aprirsi il campo per poi chiudere con il dritto supersonico e potentissimo. Il suo tennis si esprime quindi al meglio sul veloce (in particolare sul duro), trovandosi ovviamente a suo agio anche sull’erba. Vince infatti il torneo del Queen’s nel 2012 e, negli ultimi tre anni, approda ai quarti a Wimbledon. Cilic vanta in bacheca ben 15 titoli, tra cui il già citato US Open 2014 nonché il Masters 1000 di Cincinnati conquistato quest’anno, travolgendo in finale un Andy Murray forse alla fine un po’ provato dopo la “maratona” vincente di Londra e Rio. Oltre ai 15 sigilli conquistati finora, il tennista croato disputa altre 11 finali e approda una volta in semifinale anche all’Australian Open (2010) nonché altre due volte ai quarti a New York (2009 e 2012).

Tra due mesi, a Zagabria, i riflettori saranno puntati tutti su Marin Cilic e il suo avversario, l’altro grande eroe della Coppa Davis del 2016, la “torre” di Tandil Juan Martin Del Potro. Marin sarà affiancato da un altro “gigante”  buono del circuito, il “dottor” Ivo Karlovic che, convocato per sostituire Borna Coric (costretto ad operarsi al ginocchio), torna in squadra dopo una lunga assenza. Insomma, all’Arena di Zagabria, assisteremo ad una sfida tra “giganti” del tennis, del servizio, della potenza ma, soprattutto, del fair play. Auguri Marin!

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