Ancora tu, Jannik. Se ormai non è un classico, poco ci manca. La sfida tra Jannik Sinner e Daniil Medvedev è arrivata a quota 11. È stata giocata in tutte le salse, dagli ottavi in un ATP 250 a una finale Slam, ma proprio qui a Miami l`appuntamento tra i due diventa più speciale. Sinner-Medvedev oggi è semifinale, ma è stata finale appena un anno fa. Nel 2023 il russo vinse 7-5 6-3 ed è stata la sua ultima gioia, da quel momento Jannik ha trovato l`antidoto. Testa, fisico e tattica sono state le sue anni per superare il blocco che aveva soprattutto sulla lunga distanza. Su questo stesso terreno, il russo ha preparato la controffensiva: sta studiando più variazioni e un gioco più imprevedibile come a Melbourne gli era riuscito per i primi due set: «Se giocherà come in Australia diciamo che il match durerà poco, per me…» scherzava (ma non troppo) Jannik dopo aver superato Machac. In questa crescente rivalità contro Sinner, Medvedev ha vissuto per intero i due sentimenti opposti che solo il tennis sa regalare: l`esaltazione e la frustrazione. Prima le vittorie in serie, poi l`incubo della continua sconfitta. Una volta, quando incrociava l`italiano, Daniil camminava sulle nuvole. Dopo le sei vittorie consecutive, però, la tendenza è stata invertita e Medvedev ha sbattuto contro un muro nelle ultime quattro occasioni: «Jannik gioca ogni volta meglio – ha detto Medvedev dopo i quarti-. Colpisce la sua sicurezza, in questo torneo qualche volta è stato in difficoltà, ma è sempre riuscito a restare in piedi e a trovare una soluzione, così fanno i grandi campioni». E allora come invertire la tendenza? «Dovrò dare il 100%. Spero di riuscirci meglio dell`ultima volta».
Strategia Sinner: resistenza (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)
“Ancora tu. Non mi sorprende, lo sai. Ancora tu. Ma non dovevamo vederci più?”. Un inconsapevole Lucio Battisti aveva già cantato, quasi quarant`anni fa, la presentazione dell`ennesima sfida tra Jannik Sinner e Daniil Medvedev. Undicesimo scontro diretto, settimo negli ultimi 14 mesi. Daniil ha vinto le prime sei partite, Jannik le ultime quattro. Una rivalità che trova l`ennesimo episodio della propria saga nella semifinale del Masters 1000 di Miami. Da una parte il campione in carica Medvedev, che lo scorso anno perse per strada un solo set prima di sconfiggere Sinner in finale 7-5 6-3; dall`altra l`azzurro, che in stagione ha vinto 20 match su 21. Non si affrontano dalla clamorosa rimonta di Melbourne, quando Jannik ha conquistato il primo Slam della carriera. Uno dei punti cardine del match sarà la resistenza fisica. Non ingannino le quattro vittorie consecutive di Jannik, giunte tutte dopo lunghe e faticose lotte sportive. Medvedev ha sempre dato filo da torcere all`azzurro, anche se le chiavi tecnico-tattiche trovate nell`ultimo anno da Sinner hanno spostato l`ago della bilancia. «Mi sento pronto per competere ore e ore». […] «Alcaraz e Medvedev mi hanno reso un giocatore migliore. Daniil mi ha spinto a lavorare di più su alcuni aspetti come serve and volley e smorzate. Spero non giochi come i primi due set in Australia, altrimenti in un`ora sarebbe finita. Anche se sono certo che cambierà qualcosa rispetto a quel match. Sarà una sfida difficile, Medvedev ha raggiunto la finale a Indian Wells ed è in fiducia», ha spiegato Sinner. L’altoatesino arriva alla semifinale di Miami dopo quattro vittorie che, nonostante i punteggi, sono state tutto fuorché una passeggiata. I primi set, in particolare, sono risultati complessi contro Griekspoor, O`Connell e Machac. Il lato positivo è il modo in cui, dopo le difficoltà, Sinner ha saputo dominare nella seconda parte degli incontri; come solo i grandi di questo sport sanno fare. […] «Sono più allenato rispetto a un anno fa, sono in una buona forma fisica», sono frasi che denotano fiducia. Medvedev giunge all`undicesimo confronto con Sinner senza aver perso alcun set, palesando un ottimo adattamento al cemento outdoor della Florida, alle temperature e al vento. Il russo ha vissuto solo due momenti di difficoltà: i tie-break contro Koepfer negli ottavi (era sotto 4-0) e con Jarry nei quarti (era sotto 5-3). Nel 2024 vanta un ottimo record dí 18 successi e 3 sconfitte. E in questo anno è arrivato almeno sempre in semifinale. Sarà interessante capire come affronterà mentalmente un match che lo vede, ormai, nettamente sfavorito dalle quote. […]
E Sinner fa il primo test da inseguito (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Il personaggio in cerca di riscatto è Daniil Medvedev,, sempre che gli vada, e su questo potrei avere qualche dubbio. Ma nel racconto che sembra far da guida al tennis di oggi, simile a un ingarbugliato role-playing game, nel quale gli intrecci sembrano sinuose spirali e avvicinano e allontanano dagli obiettivi dichiarati a seconda delle rotazioni che assumono, la definizione dei ruoli assume contenuti più rarefatti, e difficili da mettere a fuoco. Il Game Master, che nei giochi di ruolo tanto di moda è detto anche narratore, custode o Maestro di cerimonie, avrebbe potuto essere Sinner per quanto fatto sin qui. Ne avrebbe ancora oggi piena titolarità, se lungo il cammino percorso non fosse inciampato su Alcaraz in semifinale a Indian Wells. Un solo intoppo, quasi un contrattempo, ma di fronte al numero due pronto – nell`occasione – a recitare la sua parte nelle vesti che oggi sembrano tagliate per Medvedev. Era Carlos che cercava riscatto, nell`ultimo match tra i due amici-rivali, e l`ha ottenuto. È tornato a battere Sinner (non gli riusciva da un anno esatto) e s`è tenuto stretto il numero 2 Atp e il titolo vinto un anno fa nel primo dei Sunshine Double. A spese di Medvedev, nella finale. Sinner ha proseguito nella sua marcia, continuando a stupire, e oggi la sua stagione segna la bella cifra di 20 vittorie e una sconfitta. Un inizio d`anno con numeri che pochi possono vantare nella storia del nostro sport. Ma non basta, a quanto pare. I professionisti delle scommesse hanno cambiato rapidamente le carte in tavola per dare fiducia, quasi totale, ad Alcaraz. Sono convinti che possa ottenere il titolo anche a Miami e completare il Double Sunshine, come hanno saputo fare solo gente del calibro di Federer e Djokovic, di Sampras e Agassi, con Courier, Chang e Rios a evidenziare i migliori momenti delle rispettive carriere. Gli stimoli non mancheranno di certo, poco importa se Sinner fin qui abbia fatto di più e meglio rispetto allo spagnolo. Il Game Master a Miami, per tutti è tornato Carlitos. Medvedev è stato finalista agli Open d`Australia e poi a Indian Wells, ma conta vincere e il russo non ha vinto. A Melbourne non gli sono bastati due set di vantaggio, in California ha resistito un set alle spallate feroci di Alcaraz, poi è finito per le terre, travolto dalle soluzioni spumeggianti dello spagnolo. Dei tre, come si vede, l`uomo in cena di riscatto può essere solo lui, Medvedev, sempre che la sua scapestrata testa da tennista incline a inseguire unicamente le soluzioni più ardite, le trovate balzane, le seconde di servizio scagliate alla stessa velocità delle prime, non lo spinga a scegliere un ruolo da protagonista. Non che gli manchino le possibilità, e nemmeno la faccia tosta, ma viene da una notevole sfilza di battute d`arresto contro i due che lo precedono in classifica. Contro Sinner addirittura, è finito sotto una slavina di quattro sconfitte nel breve volgere di due mesi. Pechino finale, Vienna finale, Torino semifinale e Melbourne di nuovo in finale, la più bruciante fra tutte. Così, alla vigilia dell`undicesimo rendez vous tra Sinner e Medvedev, l`italiano rosso si è ritagliato una parte da tennista in cerca di conferme, e penso gli si attagli più che bene. Non è quello di Melbourne, non vola da una parte all`altra del campo e di tanto in tanto (non così “tanto”, per fortuna) anche i ternbili impatti dei suoi colpi sembrano avere un suono diverso. Non quello netto e pulito della pallina colpita alla perfezione, ma un suono spurio, meno convincente per chi il tennis lo sa anche ascoltare. Il punto di partenza, però, è quello di sempre, e Jannik lo conosce più che bene. Mai fidarsi del russo. Mai dargli troppa confidenza. Soprattutto, mai lasciargli il compito di dettare i tempi e i modi dello scambio. Occorre lasciarlo in sospeso, Medvedev, nell`incertezza di cosa Sinner stia per organizzare. Servirà un match condotto con grande attenzione, per mettere in campo tutte le possibili variazioni di cui Jan è ormai capace. Un match da perderci la testa. […]
Dimitrov stellare domina Carlos in due set. Ora c’è Zverev (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Jannik Sinner resta in corsa per il numero 2 al mondo e ringrazia Grigor Dimitrov. Il bulgaro manda k o. Carlos Alcaraz che rischia così il sorpasso in caso l`italiano vinca il torneo. Un Alcaraz irriconoscibile, nervoso e fallosissimo quello che scende in campo nel quarto di finale contro Grisha e che cede in due set (6-2 6-4) e andrà dunque ad affrontare il tedesco Sascha Zverev nell`altra semifinale del Master 1000 di Miami. Questa volta infatti il miracolo della Top 10 non è riuscito a Fabian Marozsan, l’ungherese che era riuscito a eliminare Carlos Alcaraz a Roma lo scorso anno e che ha l`abitudine di battere i primi 10 al mondo. Qui lo ha fatto con Holger Rune e Alex De Minaur, ma contro Sascha Zverev non c`è stato nulla da fare. Il tedesco, testa di serie numero 4 del torneo, si è imposto nel primo quarto di fmale maschile (6-3 7-5 in un`ora e 39`) mostrando ancora una volta che la rinascita dopo il tremendo infortunio patito in semifinale al Roland Garros 2022 contro Rafael Nadal è ormai completata anche grazie alle mani abili di Dalibor Sirola, il preparatore della Piatti Academy che l’ha letteralmente rimesso in piedi. Possibile dunque che sarà Sinner lo sfidante per il titolo. Dopo il match gli hanno parlato di una possibile finale contro Sinner: «Se penso che possa diventare numero 1? Beh, basta guardare le statistiche da inizio anno. Ha vinto uno Slam, poi Rotterdam, ha 20 vittorie e una sola sconfitta da inizio anno: numeri da Djokovic». Non solo ha anche prospettato un futuro da fenomeno: «Se continuerà così non solo diventerà numero 1 ma lo resterà per una decina d`anni».
Anche Sonny ha lasciato il suo maestro (Roberto Bertellino, Tuttosport)
Clamorosa separazione nel tennis italiano per un tandem coach-giocatore che sembrava inscindibile, capace di superare ogni asperità e momento difficile. E` quello composto da Lorenzo Sonego e Gipo Arbino. La storia dei recenti e clamorosi divorzi nel panorama del tennis mondiale ha scritto dunque un nuovo capitolo, dopo quello tra Berrettini e Santopadre, altro rapporto storico, tra Rune e Becker di natura differente ma con ritorno all`antico per il danese alla corte di Mouratouglou, l`ultimo in ordine di tempo tra Djokovic e Ivanisevic dopo 11 titoli Slam. Una separazione clamorosa anche perché Lorenzo aveva cominciato a giocare, letteralmente, con Arbino. L’ufficialità è arrivata ieri con un post su Instagram del giocatore: «Caro Gipo. Dopo quasi un ventennio di vita assieme, sento di avere bisogno di nuovi stimoli per la seconda parte della mia carriera. Grazie di cuore per l`incredibile lavoro che hai fatto, per tutti i momenti condivisi insieme e tutti i risultati ottenuti. Non sei solo un coach, sei come un padre, una delle persone più importanti della mia vita. Il nostro rapporto e la mia stima nei tuoi confronti continueranno per sempre. Ti voglio bene, Lori». Già. Il quasi ventinovenne torinese e il coach classe 1955, hanno iniziato il loro rapporto di collaborazione ormai 18 anni fa, quando Sonego era appena 11enne, poco tennista e ancora dibattuto se intraprendere o meno una carriera nel calcio, visto che giocava nelle giovanili del Torino. Arbino lo ha preso sotto le proprie ali facendolo crescere progressivamente e proteggendolo quasi come un secondo padre. Lorenzo fino a 18 anni ha fatto attività nazionale, pochi tornei junior internazionali, arrivando a giocare i classici Open. Era gracile il giovane Sonny, tutto da forgiare, ma Arbino è stato l`unico a credere veramente in lui e vederne un futuro da top 100. Poi sono arrivati il salto nel circuito ITF futures, quindi in quello dei Challenger; infine l`approdo alla massima ribalta del tennis mondiale. Sono cresciuti fianco e fianco i due, con Sonego che si è issato fino al numero 21 Atp nell`ottobre del 2021. Nella classifica live di questa settimana il torinese è sceso al posto n. 61, dopo l`eliminazione al primo turno di Miami che gli ha fatto perdere i punti conquistati lo scorso anno negli ottavi dello stesso torneo. In carriera Sonego, professionista dal 2013, ha vinto tre titoli del circuito maggiore e su tre superfici diverse (Antalya 2019 su erba, Cagliari 2021 su terra rossa, Metz 2022 sul veloce indoor). […] Nel 2023 Sonego è stato decisivo per il successo storico dell`Italia in Coppa Davis, prima a Bologna, poi a Malaga in doppio con Jannik Sinner. […] Sonego e Arbino sono stati un team per l`ultima volta nella recente trasferta americana di Indian Wells e Miami, tornei in cui Lorenzo ha raccolto meno di quanto atteso. Nonostante i miglioramenti tecnici, specialmente dalla parte del rovescio, i risultati sperati non sono per ora arrivati e potrebbe essere stata questa la chiave di lettura della risonante decisione di separazione presa dal giocatore. Oppure semplicemente il logorio della collaborazione. Negli ultimi giorni, rientrato da Miami, Sonego si è allenato al Circolo della Stampa Sporting nei campi coperti e con Fabio Colangelo, direttore tecnico del centro che è entrato per volere dello stesso Arbino e col consenso del circolo nello staff tecnico del giocatore con l`obiettivo di seguirlo in alcuni tornei in stagione, come capitato a Doha e Dubai. È previsto che la collaborazione prosegua. Oggi Sonego vola con il preparatore atletico Davide Cassinello a Marrakech, Atp 250 che apre la stagione sul rosso e precede il Masters 1000 di Montecarlo. Per la prima volta lontano da occhi e consigli di Gipo Arbino.
]]>La imprevedibile sconfitta di Carlitos Alcaraz, dominato da un Grigor Dimitrov straordinario e perfino migliore rispetto al Dimitrov che vinse le ATP Finals nel 2017 – ha vinto 6-2 6-4 e poteva essere un 6-2 6-1 perché ha avuto il breakpoint per il 5-1 – consente a Jannik Sinner se vincesse il torneo di diventare n. 2 del mondo scavalcando Alcaraz. Ma c’è prima l’ostacolo Medvedev, stasera alle 20 italiane, con una terribile pressione in più. Dovrebbe batterlo per la quinta volta di fila e poi vincere anche contro Zverev (1-4 nei confronti diretti) o contro Dimitrov che contro il tedesco ha perso 7 volte su 8 e la sola vinta fu la prima e risale a 10 anni fa! Sinner Vs Dimitrov invece 2-1 ma è davvero presto per parlare della finale quando è alle viste una semifinale difficilissima
]]>Giornata piuttosto interessante quella svoltasi alla Napoli Tennis Cup 2024, ovvero il Challenger 125 ATP organizzato da Master Group Sport in collaborazione con il Tennis Club Napoli. In principio fu Nikoloz Basilašvili. Già. Perché il tennista georgiano (tifato in quel di Partenope come una sorta di Kvaratskhelia con la racchetta) è riuscito ad imporsi sul tennista tunisino Aziz Dougaz dopo essere andato sotto nel primo parziale (4-6). Incisiva la rimonta del caro vecchio Nikoloz, poco da dire. Soprattutto nel terzo set, dove grazie ad una prestazione oltremodo convincente, ad un dritto maledettamente solido ed al sopraccitato favore del pubblico, il Nostro è riuscito ad avere la meglio su Dougaz al termine di un tie-break decisamente combattuto. 4-6, 6-1, 7-6 il punteggio finale. Adesso, il prossimo avversario di Basilašvili, sarà un altro protagonista della terra rossa partenopea, vale a dire quel Corentin Moutet che ha srapazzato, in un derby tutto francese, il suo connazionale Mathias Bourgue.
Una delle gare più interessanti di giornata, però, è stata quella disputatasi fra il perugino classe ‘2001 Francesco “Checco” Passaro ed il biellese Stefano Napolitano, in un Campo D’Avalos in condizioni pressoché impeccabili (almeno in apparenza). Un match, quest’ultimo, che soprattutto nel primo parziale è stato in odor di “montagne russe” poiché è riuscito a regalare al numeroso (e talvolta rumoroso) pubblico partenopeo, un bel po’ di emozioni. Alla fine, il primo set è stato portato a casa da Passaro, che oltre a sfruttare qualche errore di troppo commesso da Napolitano, soprattutto sul dritto, ha sciorinato dei colpi di gran classe ed ha dimostrato una tenuta mentale dannatamente equilibrata. È inutile girarci intorno: gli appassionati che affollavano le tribunette del “D’Avalos” avevano “scelto” Napolitano come eroe di giornata. Per Passaro, in pratica, è stato ancor più difficile cercare di restare focalizzato unicamente sul match. Basti pensare che il secondo parziale sia stato vinto da Napolitano con un secco 6-0. Nel terzo ed ultimo set, invece, la musica è cambiata. Altroché. Sì. perché pur mantenendosi in equilibrio fino al sesto game, ad un certo punto l’inerzia della partita ha deciso di girare in favore di Passaro. Non solo. Napolitano è apparso un po’ nervoso (ed infastidito) rispetto a qualche urlatore di troppo presente in platea. Alla fine, Passaro l’ha chiusa con un meritato 6-4 che lo porterà a sfidare – ai Quarti di Finale – il francese Ugo Blanchet.
Sconfitta amara quella rimediata dal pisano Francesco Maestrelli contro il tennista francese Pierre-Hugues Herbert (altro mini-idolo della torcida campana). In verità, la gara disputata dal giocatore italiano è stata più che dignitosa, ma non è bastato per riuscire ad avere la meglio su quello che, ad oggi, è uno degli atleti più in palla della kermesse tennistica organizzata all’ombra del Vesuvio. 4-6 6-3 3-6 il punteggio finale. Oggi, intanto, si disputeranno gli Ottavi ed i Quarti di finale di un torneo che, anche se al netto di qualche (sostanzioso) dettaglio (ancora) da sistemare, sta comunque regalando delle performance di livello. Ottima pure la risposta, in termini di affluenza, da parte del pubblico napoletano. Segno tangibile del fatto che il tennis sia uno degli sport più amati e seguiti nella città di Troisi e Matilde Serao. In quale altra parte del mondo, del resto, Basilašvili sarebbe tifato come Osimhen e compagni?
Arthur Gea b. Fabio Fognini 4-6 6-2 6-4 (a cura di Luca Franzese)
Si conclude nel peggiore dei modi la quinta giornata della Napoli Tennis Cup, la prima senza pioggia, con l’italiano che incappa in una sconfitta del tutto inaspettata, lasciando il torneo di Napoli tra la delusione dei numerosi spettatori accorsi al CT Napoli, per l’ultimo incontro di singolare in programma sul campo D’avalos.
Eppure, Fabio era partito con il piede giusto e ben centrato sul match ottenendo il break in apertura di primo set, in un primo gioco piuttosto lungo con l’italiano che strappava il servizio al giovane transalpino al quinto tentativo.
Fognini controllava il match senza correre alcun rischio sciorinando, come suo solito, colpi di gran classe, in un clima da Davis grazie al tifo dei napoletani presenti. Il “Fogna” sciupava anche due palle per il doppio break nel quinto gioco, per arrivare poi a servire per il set sul 5-4 in suo favore.
Nel decimo gioco il primo blackout di Fognini porta il giovane Gea a condurre sullo 0 – 40; tre palle break che potrebbero riaprire il primo set. Fognini riesce a riorganizzare le idee e muovendo il suo avversario come un tergicristallo da una parte all’altra del campo riesce prima ad impattare per poi chiudere, al terzo tentativo, il primo set sul 6-4.
Come sempre più spesso accade ultimamente, Fognini però non riesce ad ammazzare il match, o meglio ci prova brekkando nuovamente il francese al primo gioco, ma subisce subito il contro break.
Fognini comincia a disunirsi, parlotta con il pubblico, impreca, e così il francese, silenziosamente, strappa di nuovo la battuta portandosi sul 3-1. Quando poi Fabio sembra riprendersi mettendo a segno il break a zero al quinto gioco, ecco che subito dopo lo subisce, a zero, nel sesto gioco!
E siamo sul 4-2 in favore di Arthur Gea che a quel punto, rintuzzato il tentativo di recupero dell’azzurro, chiude la seconda partita sul 6-2, al primo set point.
Nella terza e decisiva partita accade l’irreparabile. Ancora una volta Fognini piazza il break in apertura di set e in pochissimo tempo l’italiano si trova a condurre sul 4-0! Sembra fatta, il francese è affaticato, chiede anche l’intervento del medico che gli posiziona due fasciature al di sotto delle due ginocchia, il pubblico è in festa ed invece…click, si spegne la luce, il buio!
Fognini esce praticamente dal campo perdendo sei giochi di fila, con il francese che non commette più errori ed una brezza marina che gela il campo D’Avolos.
Il “Fogna, uno dei principali protagonisti del torneo, saluta Napoli, mentre il promettente Arthur Gea approda a sorpresa a quarti di finale dove troverà il connazionale Pierre Hugues Herbert.
ALTRI CHALLENGER – In America latina protagonista della settimana con i tornei di Sao Leao in Brasile (Challenger 75, terra battuta) e di San Luis Potosi in Messico, anche questo un Challenger 75 e sempre su terra battuta.
In terra brasiliana il nostro Gianluca Mager, dopo aver eliminato nel primo turno il padrone di casa Dutra da Silva (n.548), si è poi fatto sorprendere 7-6(5) 6-2 dal portoghese Goncalo Oliveira (n.224 ATP), un avversario decisamente alla sua portata. Subito eliminato Alexander Weis che è stato sconfitto da Andrea Collarini col punteggio di 6-3 6-4.
In Messico c’era Federico Gaio che ha battuto all’esordio 3-6 6-4 6-3 il 22enne giamaicano Blaise Bicknell (n.315) e poi poco ha potuto contro l’argentino Thiago Agustin Tirante che ha prevalso 7-5 6-1.
Si giocava anche in Spagna a Girona (Challenger 100, terra battuta) dove a difendere i nostri colori c’era il solo Andrea Pellegrino che, dopo aver avuto la meglio all’esordio sul tedesco Rudolf Molleker con un nettissimo 6-3 6-0, si è arreso all’olandese Jesper de Jong (n.151 e testa di serie n.7), ritirandosi per un problema fisico mentre era sotto 1-4.
]]>[11] G. Dimitrov b. [1] C. Alcaraz 6-2 6-4
“Mi ha fatto sentire come un ragazzino di 13 anni”, ha detto Carlos Alcaraz appena uscito dal campo dopo aver subito una delle sconfitte forse più inattese della sua giovane carriera. Un Grigor Dimitrov in grandissimo spolvero, forse al livello di quello che si è aggiudicato le ATP Finals nel 2017, ha sculacciato per un’ora e 33 minuti il vincitore del BNP Paribas Open di Indian Wells impedendogli di continuare la sua rincorsa al Sunshine Double e regalando a Jannik Sinner la chance di tornare da questa trasferta nordamericana con il n. 2 del ranking in tasca. Se infatti l’azzurro dovesse assicurarsi il torneo supererebbe proprio Carlos Alcaraz nella classifica di lunedì prossimo assestandosi al secondo posto, che sarebbe naturalmente il suo record personale e il record per il tennis italiano, maschile e femminile.
Con una condotta di gara aggressiva e senza flessioni di sorta ha traumatizzato Alcaraz fin dai primi games costringendolo a ripetere al suo angolo “non so che fare”. Soprattutto in risposta Dimitrov è stato davvero superlativo, aggredendo le prime e le seconde palle di Alcaraz con splendidi rovesci di “rogeriana” memoria, e aggirando sempre la palla con il diritto per caricare in avanti nei suoi game di servizio.
In semifinale Dimitrov affronterà Alexander Zverev, contro cui ha vinto solamente il primo dei loro otto incontri ufficiali, nel lontano 2014 a Basilea quando il tedesco era ancora diciassettenne.
LA PARTITA – Pronti-via, e Alcaraz ha subito la palla break nel game d’apertura, che però manca con un rovescio lungolinea che finisce appena lungo. Dimitrov presenta anche lui il suo biglietto da visita con una fiondata di rovescio vincente in risposta che propizia il break del 2-0.
Il pubblico della sessione serale inizia a partecipare allo spettacolo, godendosi la temperatura più mite della sera dopo una giornata piuttosto calda. Dimitrov è ancora nei guai sulla sua battuta, ma esce brillantemente dal 15-40, non senza qualche aiuto di Carlitos. Una terza palla break viene cancellata da un magnifico cross di diritto e due punti più tardi il tabellone dell’Hard Rock Stadium segna 3-0 per il bulgaro.
Alcaraz si diverte sempre meno, prova a cambiare la lunghezza dei colpi ma Dimitrov contra a meraviglia, ci sono due palle del 4-0 per il bulgaro, ma Carlitos dice no con uno splendido passante, e dopo mezz’ora giusta di gioco il n. 2 del mondo riesce a mettere il suo primo game a referto.
Dimitrov non molla la presa, continua a spostare l’avversario da fondocampo per costruirsi le aperture da seguire a rete e tiene i suoi turni di battuta mentre la partita diventa sempre più fisica.
Il secondo break che Alcaraz aveva scongiurato nel quarto game arriva poco dopo, e Dimitrov con un rovescio lungo linea vincente sigla un 6-2 in 48 minuti.
Nel secondo set la musica non cambia: Grigor gli schemi giusti per abbreviare gli scambi e gestisce a meraviglia i suoi turni di servizio. Alcaraz invece, è sempre più confuso, prova qualche serve and volley, ma senza troppa convinzione, e sull’1-2 combina il patatrac: un doppio fallo iniziale e un altro diritto vincente di Dimitrov confezionano il break che lancia il 4-1.
L’Hard Rock Stadium sembra quasi più tramortito di Alcaraz, e quando il successivo turno di battuta dello spagnolo si apre con l’ennesima manata vincente di rovescio per Grigor, gli spettatori nella tribuna alta organizzano un coro di sostegno per il loro beniamino.
Sulla palla del 5-1 Dimitrov manca una risposta, Alcaraz si ritrova quanto basta per tenere la battuta e poi innesca il “beast mode” per provare la rimonta. Tre manate di diritto lo portano 0-40, un errore di Grigor gli procura il contro break e in men che non si dica lo score segna 4-4.
Ma quel livello di forcing non è sostenibile per lunghi periodi, e Carlitos deve alzare un po’ il piede dall’acceleratore quanto basta per consentire a Dimitrov di tenere la battuta e andare a rispondere per il match sul 5-4. Il primo punto è un’altra risposta di rovescio vincente, di quelle che il Federer ultima versione utilizzava contro Nadal; un altro diritto vincente porta allo 0-30, e un minuto dopo si arriva a due match point. Basta il primo, perché quando il diritto incrociato di Alcaraz finisce in corridoio le braccia di Dimitrov si alzano al cielo della Florida per celebrare la più inattesa delle semifinali al Miami Open.
]]>[4] E. Rybakina b. [27] V. Azarenka 6-4 0-6 7-6(2)
Elena Rybakina giocherà la seconda finale consecutiva a Miami. Non sappiamo se ci arriverà cotta a puntino, ma dopo la quarta vittoria al terzo set sulle cinque partite disputate per arrivare al duello conclusivo ci concediamo il lusso di sospettarlo. A due giorni dalla maratona nei quarti contro Maria Sakkari, la kazaka import ha dovuto sudare altre sette camicie per avere ragione di un’encomiabile Vika Azarenka, la quale ha rifiutato fino in fondo la sconfitta dando prova della solita grinta, pure in parte tenuta in vita da un’avversaria in modalità relè come non di rado le accade.
Per lunghi tratti di un match infine conclusosi al tie break del terzo dopo due ore e trentasei minuti di saliscendi sulle montagne russe si è avuta la netta sensazione che Rybakina avesse un certo qual margine, ma detto sentore, per la verità non sorprendente, ha cozzato con l’atteggiamento passivo e per molti versi inspiegabile della numero 4 WTA, scomparsa dal campo per l’intero secondo set e rimontata al momento di servire per il match prima del colpo di reni piazzato in extremis.
Che si sarebbe prospettata bagarre lo si è capito dal primo, travagliatissimo gioco dell’incontro, vinto da Azarenka al servizio dopo otto minuti, quattordici punti e quattro palle break salvate delle quali tre consecutive. Rybakina, in gravissima ambasce negli spostamenti e infastidita dai colpi alla figura, è stata a sua volta costretta a salvare due palle break dal 15-40 nel sesto game, ma se l’archibugio della casa è il più referenziato sulla piazza un motivo ci sarà, e infatti la kazaka ha sparato tre ace consecutivi per schivare il pericolo, roba che si vede raramente anche nel circuito maschile.
Pochi minuti ed è stata la campionessa di Wimbledon 2022 a piazzare lo scatto che ha deciso il primo set nel settimo gioco, alla seconda palla break apparecchiatale dal terzo doppio fallo di Vika. Poco reattiva la bielorussa sul colpo profondo di Rybakina, e il suo dritto giocato di mezzo volo, da fondo campo però, si è spento in mezzo alla rete.
Azarenka ha avuto una possibilità per pareggiare nel game numero otto, ma il destino è stato il medesimo toccato alle chance precedenti: ace di Rybakina, una sentenza. Impossibilitata a toccare palla in tutti i potenziali momenti di svolta del set, l’ex numero uno del mondo ha dato segni di evidente nervosismo, con il giudice di sedia Tom Sweeney nel ruolo di vittima: a suscitare l’ira funesta di Vika prima il sistema Hawk-Eye, sospettato di malcerto funzionamento, poi le palline gialle, a detta della tre volte campionessa del torneo piuttosto sgonfie. Diversivi che non le sono serviti a impedire le sfuggisse il set, alla fine vinto da Rybakina grazie a 15 punti su 17 con la prima in campo e a sette ace, ma sono stati utilissimi a fomentarne la volontà di ribellione, deflagrata nel set successivo.
Un set, il secondo, francamente difficile da commentare. Dal trenta pari nel secondo game, sul risultato di 1-0 Azarenka, la kazaka è improvvisamente evaporata: non più in grado di mettere una palla nel rettangolo, sotto lo sguardo di un pietrificato Stefano Vukov in tribuna, Elena ha preso 6-0 in ventotto minuti sotterrata da un parziale di ventiquattro punti a cinque.
Per fortuna sua ma non del pubblico, apertamente schierato dalla parte della veterana da Minsk, Rybakina dopo una pausa lunghetta alla toilette ha rimesso parzialmente le idee in quadra. Il quinto gioco, parecchio pasticciato da un’Azarenka colpevole di un paio di dritti sballati, di un attacco un po’ così oltreché di due doppi falli, pareva poter essere decisivo quando Rybakina l’ha vinto alla quinta palla break. Ma la favorita, per inveterata consuetudine abituata a spegnersi e a riaccendersi con pericolosa costanza, ha gettato alle ortiche il vantaggio sbagliando una volée elementare dopo un paio di recuperi al limite di Vika, facendosi riacciuffare sul cinque pari.
La lampadina di Rybakina si è però riaccesa prepotentemente nel breve corso di un tie break dominato, che le permetterà di giocare la finalissima contro chi uscirà vincitrice dallo scontro tra Ekaterina Alexandrova e Danielle Collins. La biondissima tennista da San Pietroburgo di Florida è in missione: all’ultima sfilata nell’Open di casa sembra avere tutte le intenzioni di procurarsi un posto nella storia. Non sappiamo quale delle due versioni di Elena scenderà in campo domenica, ma è probabile le serviranno meno sbalzi per sollevare il trofeo.
]]>Roger Federer irrompe su Instagram con un video nel quale dà appuntamento al prossimo nove di giugno per il suo ritorno sull’erba. Lo abbiamo visto palleggiare con il figlio del suo agente Tony Godsick presso la Stanford University: che si stia preparando per un clamoroso ritorno a Wimbledon?
Ovviamente no, si scherza, come scherzano i protagonisti del video in oggetto che in realtà vuole introdurre una iniziativa legata a un evento prestigioso. Roger Federer è stato infatti invitato come protagonista del “Commencement speech”, il discorso da fare agli studenti che riceveranno il diploma al Dartmouth College, prestigiosissimo e storico istituto del New Hampshire.
Nel video vediamo la presidentessa Leah Beilock raccomandarsi al giardiniere del college per avere un manto erboso perfetto entro la data fatidica. L’uomo, di una certa età e immaginiamo quindi di solida esperienza, sente la pressione del capo e si chiude in laboratorio, studiando e manovrando gli alambicchi alla ricerca della migliore soluzione fertilizzante. Leah però non vuole sorprese e avvisa il collaboratore via cellulare di aver preso contatti con il groundkeeper di Wimbledon: “aspetta una tua chiamata…”. Il buon gardener alza gli occhi al cielo, avvertendo forse una certa dose di sfiducia da parte del boss.
Del resto, tutto deve splendere per il nove di giugno: è King Roger in persona ad intervenire e a dirsi felice e onorato dell’incarico ricevuto. Federer parla direttamente agli studenti e lancia l’appuntamento: “ci vediamo a giugno, sul big green”. Tre mesi di stress per l’anziano giardiniere di Dartmouth, che viene interrogato da Beilock sulle misure del lawn: quanti millimetri deve essere alta l’erba…?
]]>Dopo la sconfitta con Alexander Zverev nei quarti del Miami Open presented by Itaù, Fabian Marozsan risponde alle domande dei giornalisti non nascondendo le proprie ambizioni di crescita e di miglioramento della classifica, che lo vedrà al proprio best da lunedì prossimo. Un po’ di malinconia per la sconfitta ma anche e soprattutto la consapevolezza di vivere un gran presente.
“Le condizioni ambientali in campo non erano ideali” – esordisce – “era piuttosto ventoso oggi; ho cercato di fare il mio gioco ma lui ha servito benissimo, non mi ha concesso troppa libertà e non ha mai smarrito il rovescio. Ora sono un po’ triste avendo perso da pochi minuti, ma se guardo ai traguardi raggiunti negli ultimi due tornei (anche gli ottavi di finale a Indian Wells contro Alcaraz), non posso che essere felice. In fondo ho perso da due top 10”.
Lui stesso riconosce di non essere stato veloce come al solito e gli ricordano che ha pur sempre disputato cinque match in otto giorni. Ma lui non cerca scuse: “è vero, ho giocato tanto e al mattino ci si può accorgere di essere un tantino più lenti, ma in effetti non c’è nulla di strano. Giocare cinque match in otto giorni è normale per un tennista”.
La domanda su dove vuole arrivare non può mancare: “quali sono le tue ambizioni? Di cosa hai fame?”. “L’obbiettivo ora” – risponde sicuro – “è avvicinare ulteriormente la top 30 ed entrarci (sarà intorno alla posizione numero 38 da lunedì); voglio poter affrontare presto altri grandi match. Adesso mi preparo per la stagione sulla terra, superficie sulla quale amo giocare. Sarò probabilmente a Montecarlo; voglio spingermi più avanti ancora anche se non sarà facile. Scalare dieci posizioni a questi livelli non significa conquistare robetta come cinquanta punti”.
Fabian riprende l’augurio fattogli a fine gare da Zverev. “Sacha” – riferisce – “mi ha fatto i complimenti per lo splendido torneo che ho giocato e mi ha detto che se continuo su questi livelli potrò entrare nella top ten entro un paio d’anni. Sono ancora nel primo anno di circuito ma ci credo”.
L’ungherese ripensa alla storia del suo torneo e individua alcuni momenti magici che lo rendono particolarmente fiero di sé: “certamente il primo e il terzo set contro De Minaur; superare un giocatore tra i primi dieci del mondo è un grande risultato, ma anche il match vinto contro Popyrin è stato di ottimo livello. Venivo dall’aver battuto Holger Rune e non è mai semplice ricaricarsi dopo una bella impresa. Ci sono riuscito ed è stato bellissimo”.
]]>Rilasciato il programma del penultimo giorno del Masters 1000 di Miami, dedicato interamente alle semifinali maschili per quanto riguarda il singolare, mentre alle semifinali femminili per quanto riguarda il doppio. In entrambi i tabelloni sono presenti dei tennisti azzurri e senza dubbio il più atteso è Jannik Sinner. Il numero 3 del mondo affronterà Daniil Medvedev alle ore 20 italiane, come secondo match sul campo centrale (qui cosa dicono i bookies), a seguito del doppio Muhammad/Parks contro Dabrowski/Routliffe (inizio ore 18 italiane, le 13 in California).
Il big match della sessione serale invece vedrà protagonista Alexander Zverev, affrontare il vincente di Alcaraz-Dimitrov. Orari di inizio non prima di mezzanotte italiana. A seguire (le 2 di notte circa) ci sarà la coppia italiana formata da Sara Errani e Jasmine Paolini capaci di arrivare fino alle semifinali dove sfidano le americane Sofia Kenin e Bethanie Mattek-Sands. Le due azzurre sono a caccia della loro quarta finale assieme, la seconda stagionale dopo il titolo 500 vinto a Linz, Austria.
]]>[4] A. Zverev b. F. Marozsan 6-3 7-5
Sasha Zverev imbocca la strada per la semifinale nel Miami Open presented by Itaù, risultato che già raggiunse nel 2018, quando arrivò in finale dove si arrese in tre set a John Isner. Sarà per lui la diciassettesima volta in un Master 1000; il bilancio lo dovrebbe far sorridere perché parla di un 10-6, ma di motivi per sorridere il quasi ventisettenne di Amburgo ne ha diversi soprattutto guardando al match contro Fabian Marozsan.
Sasha ha condotto benissimo il gioco nel primo set, mostrando forma atletica e funzionamento consequenziale dei colpi di rimbalzo, incrociati e in lungolinea. Ha basato come sempre le sue iniziative sui colpi di inizio gioco, la battuta ma anche la risposta, che gli hanno permesso di rischiare poco in battuta e di osare in ricezione per quasi tutto l’arco della partita.
Marozsan ha molto faticato nella prima parte del primo set ma ha mostrato personalità nel voltare pagina nella frazione successiva, sistemando il servizio e salendo con il rovescio. Il suo momento migliore non ha però coinciso con un break, che il magiaro ha sfiorato solo una volta, sbattendo contro un siluro in battuta dell’avversario nel quinto gioco. La battuta e la continuità di rendimento hanno rotto l’equilibrio tra i duellanti in una sfida che certo non boccia il talento ungherese ma che soprattutto ripropone Zverev ad alti livelli: in semifinale per lui ci sarà Alcaraz, con cui è in vantaggio per 5-4, oppure Dimitrov, con cui ha perso solo una volta in otto incontri, dieci anni fa a Basilea.
I primi dieci punti dell’incontro non vedono mai i due giocatori fare ricorso alla seconda di servizio; Zverev chiude il suo game d’esordio alla battuta con un ace dopo che per tre volte Marozsan era riuscito a sfiorargli appena la pallina. L’1-1 iniziale pare il risultato di una sfida in cui due pistoleros sfoggiano le loro abilità balistiche e nella precisione al tiro. Quando i duellanti abbassano il gas il tedesco emerge denotando una capacità di spostamento di prim’ordine e un dritto lungolinea pungente che pesca il tennista magiaro in ritardo in più di un’occasione.
Maroszan si serve di alcune variazioni utili a rompere il ritmo della testa di serie numero quattro, come la palla corta e la sortita a rete, ma nei primi venti minuti l’atleta di Amburgo è intoccabile in ogni settore del gioco. Nel terzo game Fabian si fa cogliere impreparato sul lato sinistro del campo e deve affrontare due palle-break consecutive, esercizio che svolge alla perfezione con un servizio vincente e con uno sventaglio di dritto. Zverev però non smette di insistere e risponde quasi sempre, togliendo il tempo al rivale e sfruttandone gli impacci con il rovescio. Fabian annulla una terza chance a favore di Sasha ma il tedesco se ne costruisce una quarta con una bella discesa a rete e la trasforma positivamente.
Break meritatissimo per il biondo di Amburgo, che può così fare leva sulla battuta per frustrare le ambizioni dell’ungherese e consolidare il vantaggio. Maroszan prova a liberarsi dalla pressione con un buonissimo uso del dritto ma nel complesso il suo rivale è più completo e quando lo scambio si allunga oltre gli otto colpi il vincitore è quasi sempre lui. Il numero 57 del ranking conquista una sola palla per il contro-break, nel sesto game, ma Zverev si affida a un dritto inside out per rimettere a posto le cose. L’efficienza alla battuta finisce così per fare la differenza, con il tedesco che vince oltre l’80% di punti con la prima palla e si aggiudica tre punti su quattro in risposta alla seconda battuta dell’avversario.
Sul punteggio di 5-3 arriva il primo setpoint per il favorito numero quattro del torneo, che Marozsan gioca come peggio non potrebbe servendo un doppio errore, il primo del set per lui. In quaranta minuti Zverev si concede solo cinque errori non forzati contro i dieci di Marozsan, insufficiente nel backhand.
L’ungherese riesce ad alzare le cifre con la seconda battuta nonostante Zverev continui a mettere in campo la risposta e può lavorare con più agio con il dritto; inoltre continua a toccare la palla corta con sensibilità magistrale, tenendo il rivale sulla corda molto più che non nella prima frazione. Sasha dal canto suo prosegue a raccogliere bene con la prima palla, che gli accomoda alcune situazioni delicate nei primi turni al servizio.
Fabian deve affrontare una palla-break già nel primo game e nell’occasione attacca con un dritto a rientrare sulla riga di fondo e confeziona una prima volée di rovescio incrociata sempre nei pressi della linea bianca. Zverev arriva con il passante di rovescio ma il secondo colpo al volo del magiaro è definitivo. Bel segnale di coraggio da parte del ventiquattrenne di Budapest, che rintuzza le velleità del rivale e sventa la minaccia. Fabian arriva a sua volta a un passo dal togliere il servizio a Sasha, ma tre servizi vincenti del tedesco, inframmezzati da un warning per time violation, azzerano di nuovo i desideri del rivale.
Marozsan trova nel corso della frazione un maggiore equilibrio sulla diagonale del rovescio e tiene complessivamente meglio lo scambio, potendo liberare il dritto a uscire con margini di sicurezza più ampi; questo aspetto del gioco lo porta anche a dare fastidio al tedesco non appena questi abbassa l’efficacia della propria battuta. Zverev smarrisce la strada che lo portava a insidiare la battuta del rivale ma minimizza i rischi nei suoi game al servizio e i due si portano sul punteggio di 5-5, che diventa presto 6-5 per Alexander. Marozsan continua a manovrare bene con il rovescio e trova due palle per arrivare al tie-break, ma entrambe evaporano, la seconda per una risposta vincente lungolinea di rovescio. Ai vantaggi è proprio il colpo bimane che torna a tradire l’atleta magiaro, che sul matchpoint conseguente subisce una risposta vincente che è la fotocopia della rasoiata di un minuto prima. Finisce così, all’improvviso: 7-5 e semifinale per Zverev con il vincente tra Alcaraz e Dimitrov.
]]>Notizia importante nel mondo del tennis italiano: Gipo Arbino non è più il coach di Lorenzo Sonego. E’ il tennista torinese ad ufficializzare la propria scelta su Instagram. “Caro Gipo. Dopo quasi un ventennio di vita insieme, sento di aver bisogno di nuovi stimoli per la seconda parte della mia carriera – sono le parole di Sonego -. Grazie di cuore per l’incredibile lavoro che hai fatto, per tutti i momenti condivisi insieme e per tutti i risultati ottenuti. Tu non sei solo un coach, sei come un padre, una delle persone più importanti della mia vita. Il nostro rapporto e la mia stima nei tuoi confronti continueranno per sempre. Ti voglio bene, Lori”.
Queste dunque le parole con cui Sonego mette fine al rapporto col suo storico mentore che lo ha guidato sin da ragazzino. Una decisione che, guarda caso, arriva pochi giorni dopo le parole di Filippo Volandri che, in una intervista a La Gazzetta dello Sport, aveva affermato che “In Italia dobbiamo imparare che ci vogliono più rapporti professionali che personali quando si tratta di allenatori. Noi italiani siamo un po’ così…”. I primi tre mesi della stagione di Sonego sono stati inferiori alle aspettative e il torinese cerca una svolta per cambiare marcia e qualificarsi alle Olimpiadi di Parigi 2024. Il primo passo è una grande novità, è finito il sodalizio con Gipo Arbino. I prossimi giorni diranno chi sarà il nuovo coach. C’è stato un mezzo approccio con Fabio Colangelo. Ma al momento non se ne sa di più.
]]>Il pensiero di Ubaldo Scanagatta alla vigilia dell’attesa semifinale di Miami 2024 tra Sinner e Medvedev. “Non voglio portar male a Jannik Sinner – dice il direttore di Ubitennis – ma mi pare che considerarlo super favorito contro Medvedev sia esagerato. Quote bookies sproporzionate. Quando Jannik ci aveva perso 6 volte di fila pensai che anche per il calcolo delle probabilità prima o poi avrebbe vinto. Stessa cosa penso oggi dopo 4 vittorie di fila di Sinner. Che a Miami fin qui non ha entusiasmato. Medvedev prima o poi lo ribatterà. Speriamo …poi!”
]]>Nella nottata italiana tra mercoledì 27 e giovedì 28 marzo, Ekaterina Alexandrova ha staccato il pass per la semifinale del Miami Open 2024, grazie al successo, sudato e in rimonta, contro Jessica Pegula. Ora il tabellone le sorride, dal momento in cui si trova ad affrontare la meno quotata, almeno sulla carta, Danielle Collins. Il che le permetterebbe, in caso di vittoria, di qualificarsi alla sua prima finale di un WTA 1000 in carriera. In attesa, però, di conoscere quello che sarà, torniamo al presente. Sì, perché la nativa di Celjabinsk, grazie all’affermazione sulla tennista statunitense, ha raggiunto un traguardo decisamente importante ed interessante. La classe 1994 ha infatti vinto contro tutte le colleghe che al momento si trovano nella top 10 del ranking WTA.
Dopo tre sconfitte consecutive, la vittoria contro Iga Swiatek è arrivata proprio agli ottavi di finale del Miami Open 2024, mentre lo score con Aryna Sabalenka è di 3-3 (successi della russa a s’Hertogenbosch nel 2022, Mosca nel 2021 e Shenzen nel 2017). Cori Gauff si è arresa a Berlino nel 2023, mentre Elena Rybakina la vede come una vera e propria bestia nera, dal momento in cui ha vinto in 3 dei 4 scontri diretti. Di Jessica Pegula abbiamo già detto, con Ons Jabeur sono 6 successi in 8 sfide e la percentuale è perfetta contro Qinwen Zheng, con il 100% di vittorie. Marketa Vondrousova ha perso a Croissy-Beaubourg nel 2017, Maria Sakkari nel 2021 a Mosca per il ritiro della greca (ma fa statistica anche questo). E infine con Jelena Ostapenko ha un head-to-head di 5-5. La sua lunga carriera aiuta ad aver raggiunto questo traguardo, ma è anche segno della costante espressione a buoni livelli di Ekaterina Alexandrova.
]]>Nella giornata di mercoledì 27 marzo Jannik Sinner ha scritto un’altra pagina di storia del tennis italiano. Grazie al successo ai quarti di finale del Miami Open 2024 contro Tomas Machac, infatti, il tennista altoatesino ha raggiunto le 20 vittorie da inizio anno, l’unico a riuscirci fino ad oggi in stagione. Non solo, perché la semifinale conquistata, nella quale affronterà Daniil Medvedev dopo il confronto nell’ultimo atto dell’Australian Open 2024, lo innalza al fianco dei grandissimi di questo sport. Il classe 2001 di Val Pusteria, infatti, si aggiunge a quella schiera di tennisti in grado di qualificarsi alla semifinale del primo Slam stagionale, di Indian Wells e di Miami in una singola stagione. Nel 2024 non è però l’unico, dal momento in cui anche lo stesso russo, suo prossimo avversario, ci è riuscito grazie all’affermazione su Nicolas Jarry.
Prima di loro ci erano riusciti anche e soprattutto i Big Four: Roger Federer per 5 volte, Novak Djokovic per 4, Rafael Nadal per due e Andy Murray in una sola occasione. A questi si aggiungano Stefan Edberg, Pete Sampras ed Andre Agassi (tutti due volte), Thomas Muster e Marcelo Rios. Una statistica che rende bene l’idea della dimensione raggiunta da Jannik Sinner. E che permette una volta per tutte di togliere ogni dubbio sul fatto che il 22enne sia entrato di diritto a far parte dell’eccellenza di questo sport. Inoltre, qualora si dovesse laureare campione sui campi dell’Hard Rock Stadium, diventerebbe solamente il quinto a fare doppietta Australian Open–Miami Open. Nella storia ci sono riusciti Ivan Lendl nel 1989, Andre Agassi (1995, 2001 e 2003), Roger Federer (2006 e 2017), Novak Djokovic (2011, 2012, 2015 e 2016).
]]>Nonostante oramai due anni fa abbia preso la decisione di ritirarsi dal tennis professionistico, o meglio a decretarne la fine della carriera fu quel malconcio ginocchio destro, Roger Federer non ha mai definitivamente abbandonato la racchetta: il mezzo di cui si è servito per regalare emozioni in oltre un ventennio di tornei. Tuttavia, pur non prendendo più parte a competizioni agonistiche, il campione svizzero si è ritagliato alcuni spazi di vita che gli permettano di continuare a dedicarsi a quella che in fondo è la sua più grande passione, rimasta immutata dalla gioventù. E se poi, l’amore per il tennis va di pari passo a nobili finalità come aiutare i giovani tennisti ad affacciarsi al mondo del professionismo; beh la voglia di ritornare a calcare un campo da tennis e contribuire alla crescita e alla costruzione dei campioni del domani, fornendo loro pillole di saggezza tennistica, non può che aumentare a dismisura.
E quando ciò accade, il 42enne di Basilea si fionda in prima persona per dispensare consigli dall’alto della propria eccezionale esperienza: ossia quello che è accaduto presso la struttura sportiva della Stanford University – università privata situata in California, più precisamente nella Contea di Santa Clara, a circa sessanta chilometri a sud di San Francisco estendendosi di fatto nel cuore della Silicon Valley – dove il 20 volte vincitore Slam è stato immortalato da un video mentre era alle prese con una sessione di dritti a sventaglio sotto gli occhi ammaliati di ammirazione, e vogliosi di assorbire il più possibile, di Nico Godsick: figlio dell’agente di Federer, Tony Godsick e dell’ex tennista statunitense Mary Joe Fernandez (tre volte metallo olimpionico, due ori in doppio a Barcellona ’92 e ad Atlanta ’96 più il bronzo in singolo sempre nella capitale della Catalogna), attualmente membro della squadra di tennis che rappresenta il College californiano nel campionato NCAA.
Dopo il Maestro, è toccato all’allievo. Infine a concludere l’allenamento, ancora Roger, in questa circostanza impegnato in uno scambio sulla diagonale destra concluso con un’accelerazione lungolinea che ci ha ricordato per l’ennesima volta una massima dello Sport: i grandi campioni potranno anche smarrire la vigoria atletica, ma la loro manualità tecnica e la bellezza estetica del loro gesto non subiranno mai lo sbiadire del tempo. Il talento è per sempre.
]]>Correva il 28 marzo 2004, quando sul cemento di Key Biscayne andava in scena la primissima sfida di una saga destinata a segnare la storia del tennis: al secondo turno del Masters 1000 di Miami, si affrontavano infatti Roger Federer e Rafa Nadal. Vent’anni dopo, lo svizzero si è ormai ritirato e anche lo spagnolo appare essere sul viale del tramonto sempre alle prese con i suoi continui acciacchi fisici. Perciò il 28 marzo 2024, nell’anniversario del primo FEDAL (celebrato anche da SKY e NOW), ripercorriamo tutti i capitoli di una rivalità leggendaria in grado – siamo sicuri – di sprigionare la nostalgia di quei 40 incroci indimenticabili.
2004 Miami, R32: Nadal b. Federer 6-3 6-3
Roger Federer arriva al Masters Series di Miami 2004 avendo vinto gli Australian Open battendo Safin in finale e il Masters Series di Indian Wells contro Tim Henman. Rafa Nadal, il più giovane in tabellone, ha 17 anni, è il numero 34 del mondo e impiega 69 minuti per eliminare Federer.
2005 Miami, F: Federer b. Nadal 2-6 6-7(4) 7-6(5) 6-3 6-1
Federer e Nadal tornano sul luogo del delitto, un anno dopo, stavolta però per una finale al meglio dei cinque set. Lo spagnolo ha tre titoli al suo attivo e sembra avviato a vincere il quarto. Vince i primi due set (nel secondo rimontando un break di svantaggio), nel terzo allunga 4-1, ma lo svizzero si rifugia nel tiebreak. Nadal va 5-3, a due punti dalla vittoria. Ma lo svizzero a suon di dritti fa girare il set e il match allungando la striscia di vittorie consecutive a 22.
2005 Roland Garros, SF: Nadal b. Federer 6-3 4-6 6-4 6-3
Federer arriva al Roland Garros 2005 con un record di 41 vittorie e 2 sconfitte, ma il suo settimo Roland Garros si chiude in semifinale. Nadal conquista la 23ma vittoria di fila e finirà per vincere il suo primo French Open al debutto, in finale con Puerta. Lo svizzero continua a sbagliare troppo e Nadal conquista la finale nel giorno del suo 19mo compleanno. Per Roger è una sorta di dejà vu: in Australia ha perso la semifinale contro Safin, conclusa a notte inoltrata la mattina del 25mo compleanno del russo.
Marsiglia, 20/02/2020, 2T, [1] D. Medvedev b. J. Sinner 1-6 6-1 6-2
Marsiglia, 12/03/2021, QF, [1] D. Medvedev b. [5] J. Sinner 6-2 6-4
ATP Finals Torino, 18/11/2021, RR, [2] D. Medvedev b. [ALT] J. Sinner 6-0 6(5)-7 7-6(8)
Vienna, 28/10/2022, QF, [1] D. Medvedev b. [6] J. Sinner 6-4 6-2
Rotterdam, 19/02/2023, F, [6] D. Medvedev b. J. Sinner 5-7 6-2 6-2
Miami, 02/04/2023, F, [4] D. Medvedev b. [10] J. Sinner 7-5 6-3
Pechino, 04/10/2023, F, [6] J. Sinner b. [2] D. Medvedev 7-6(2) 7-6(2)
Vienna, 29/10/2023, F, [2] J. Sinner b. [1] D. Medvedev 7-6(7) 4-6 6-3
ATP Finals, Torino, 18/11/2023, SF, [4] J. Sinner b. [3] D. Medvedev 6-3 6(4)-7 6-1
Australian Open, Melbourne, 29/01/2024, F, [4] J. Sinner b. [3] D. Medvedev 3-6 3-6 6-4 6-4 6-3
L’attesa è papabile, si sente nell’aria. La tensione quasi è schiacciante alla vigilia di un match atteso da quasi due settimane, ora realtà al Miami Open: la semifinale tra il n.3 al mondo Jannik Sinner e il n.4 Daniil Medvedev. Un incontro che sta diventando sempre più una classica del tennis contemporaneo, che è stato giocato in tutte le salse, dagli ottavi in un ATP250 ad una finale Slam. Un matchup che a dirla tutta l’azzurro ha sofferto a lungo, avendo perso tutti i primi 6 incontri, spesso dando vita a partite lottate, ma senza mai reggere alla distanza. Vediamo ai raggi X le 10 sfide che partono dagli albori della carriera dell’azzurro arrivando fino ad oggi, e recitano 6-4 a favore del russo, il Murray dei “nuovi Fab Four”.
Il primo incontro tra Jannik e Daniil è materiale da topi d’archivio, un secondo turno 250 di 4 anni fa, tra il n.68 e il n.5 al mondo, già con una finale Slam sul groppone. Una partita che fornì un primo assaggio a un ragazzino gracile con i capelli rossi di cos’era il tennis ad alti livelli. E conquistò anche il primo set per 6-1 prima di crollare alla distanza. Distrazioni del russo, in gran parte, ma qualcosa iniziava a vedersi. I due si sarebbero ritrovati sullo stesso campo, un anno dopo, n.34 contro n.3. Sempre più sulla cresta dell’onda Daniil, sempre più in ascesa Jannik, ma incapace ancora di tenere l’indiavolato ritmo di colui che era al tempo l’animale da cemento per eccellenza.
Sconfitta più netta, ma poco dopo ci sarà la prima sliding door della carriera dell’altoatesino con la finale a Miami. Un punto di svolta che è decisivo nel dare vita al terzo incontro tra i due, alle ATP Finals: Sinner n.11, ripescato e con la possibilità di andare in semifinale vincendo, contro il n.2 e campione dello US Open già qualificato. Quel giorno di novembre Jannik sfiorò l’impresa, ebbe addirittura due match point, e prese ulteriore consapevolezza: la strada tracciata era corretta, il tennis e il fisico erano lì lì, mancava un ultimo passo, il più difficile. Pareggiare i conti dal punto di vista mentale e dell’esperienza.
Nel 2022, anno complicato per entrambi, di transizione per l’azzurro, di totale confusione per il russo, i due si incontreranno solo una volta, a Vienna, forse il solo reale torneo in cui Medvedev fu capace di mettere in campo la sua versione reale, e migliore. N.4 contro n.12, ranking positivo, ma il campo vide un monologo pressoché totale del russo. Segnale che il lavoro da fare era ancora tanto. Lavoro che sarebbe culminato qualche mese dopo in quel di Rotterdam, torneo della rinascita dell’orso e della definitiva conferma della volpe. La finale persa in terra olandese da Sinner, l’unica sfida in cui Medvedev non era in top 10 (n.14 contro n.11) mise in chiaro come ormai l’azzurro fosse vicinissimo ai livelli dei migliori, capace di reggere il ritmo e mettere paura al russo sul cemento indoor.
I tempi però ancora non erano maturi. I due si ritrovarono qualche settimana dopo, ancora una volta in finale, ma stavolta 1000, a Miami. Per Jannik la seconda a quel livello, mentre per il russo si trattava già dell’ottava, con 4 vittorie alle spalle. Da quella sera in Florida è passato un anno, ma sembra molto di più. Dalla sesta vittoria su 6 per Daniil contro Jannik sembra essere trascorsa una vita. E probabilmente nessuno, il russo in primis, avrebbe potuto immaginare che quella ancora oggi sarebbe stata la sua ultima vittoria contro il rosso della Val Pusteria.
Il torneo della svolta della rivalità Sinner-Medvedev, e in buona parte anche della scalata di Jannik, è Pechino. I due, per la terza volta nel 2023, si ritrovano in una finale, seconda in un 500. Sinner entra in campo con il nuovo best ranking virtuale di n.4 al mondo, nell’aria si ha la sensazione che potrebbe accadere qualcosa di grande…e l’azzurro non delude. Un doppio tie-break risolve la partita a scacchi con il russo e spezza il gran tabù, rompendo le acque per l’autunno memorabile del nostro. Tre settimane dopo, a Vienna, è ancora la progressione rossa ad abbattere il muro russo consegnando il secondo 500 dell’anno al giocatore più in forma del momento, e preparando il terreno per le ATP Finals.
Sinner arriva a Torino da star, è il più atteso, ed è l’unico a raggiungere le semifinali da imbattuto. Per la terza volta in 40 giorni dall’altra parte della rete trova Medvedev, secondo dietro ad Alcaraz nel round robin. Come nel 2021 si finisce il terzo, ma con una differenza non proprio sottile: a vincere è il classe 2001, primo millennial a giocare la finale del torneo dei Maestri. E dopo 6 sconfitte, arrivano tre vittorie filate per Jannik su Daniil. Tutte dure, lottate e con un’intensità paurosa, ma tutte con esito tricolore. L’aria, a fine 2023, è matura: Sinner è davvero pronto per il grande salto, il risultato da incorniciare è lì. Ma neanche il più ardito dei registi avrebbe immaginato la sceneggiatura che c’è stata.
Quello che è successo il 29 gennaio sulla Rod Laver Arena, per quanto cronaca, è già diventato leggenda. La rimonta clamorosa compiuta da Sinner e ancora una volta subita da Medvedev, l’orgasmo sportivo di un intero Paese dopo due settimane di notti incollati alla televisione ad ammirare i prodigi di un ragazzo che ormai di gracile non ha più nulla fanno ormai parte dell’immaginario collettivo. Così come la terza finale su tre persa dal russo in Australia: peggio di lui nell’Era Open ha fatto solo Andy Murray, cinque finali perse senza mai alzare il trofeo. E qui ci ricolleghiamo a quanto detto in apertura, alla composizione “nuova” dei Fab Four. Nole è lì, rimane nel suo ruolo di antagonista, terzo incomodo prima, irraggiungibile a tratti oggi. Sinner-Alcaraz come rivalità è paragonabile ormai a Federer-Nadal, con le dovute proporzioni, in termini di attesa e spettacolo. E il posto del brutto anatroccolo, del campione in ombra, passa al russo.
Medvedev ha più esperienza, è dal 2019 ad altissimi livelli, è un giocatore sontuoso, ha vinto anche sulla terra lo scorso anno. Eppure, come accadeva a Sir Andy, è sempre in secondo piano. Si parla dei giovanotti terribili, dell’eternità di Djokovic, colpevolmente trascurando il n.4 al mondo. “Giocare contro Sinner è diventata una grande sfida“, ha recentemente dichiarato: una promozione per Jannik, un segnale per dire che contro di lui diviene una sfida ancor più ad effetto. Una sfida di lusso, che domani sera per la prima volta si giocherà in semifinale 1000, dopo essere stata finale e anche finale Slam.
362 giorni e 4 affermazioni di Sinner dopo i due si riaffronteranno sullo stesso campo. Che consacrò il russo e diede la spinta decisiva a Jannik per gli ulteriori miglioramenti esplosi qualche mese dopo. Da allora è cambiato molto, ma con una certezza: Sinner-Medvedev non è una partita come le altre. E se dovesse vincere anche Alcaraz come ad Indian Wells 3 dei 4 semifinalisti saranno loro, i nuovi Fab Four. E vorrebbe anche dire che per la seconda volta dalla creazione della categoria 1000, nel 1990, a Miami arriveranno in semifinale 3 dei primi 4. L’altra volta fu nel 2009, con Federer, Djokovic e Murray, rispettivamente numeri 2,3 e 4 della classifica mondiale. Chiamale, se vuoi, coincidenze.
]]>Le coppie italiane non smettono di stupire in questo inizio di 2024, fra maschile e femminile: Sara Errani e Jasmine Paolini sono pronte a scendere in campo per un posto nella loro prima finale 1000 insieme, all’Open di Miami.
Un solo set perso fin qui, all’esordio con Watson e Mihailova, poi vinto al match tie break: 6-3 3-6 10-5. Liquidata in due parziali la coppia testa di serie numero 8, Xu-Siegmund, 6-4 6-1, verso un quarto di finale ancor piu agevole con le russe Khromacheva e Alexandrova, capaci di portare a casa solamente 4 giochi: 6-2 6-2.
Rendimento impressionante per le due italiane, trascinate da un grande inizio di stagione impreziosito dal successo al WTA 500 di Linz, secondo titolo della loro carriera. Le due avevano già trionfato a Monastir nel 2023, ora serve lottare per il trofeo più pregiato.
La certezza è che non sarà semplice, affatto: dall’altra parte della rete Sofia Kenin e l’ex numero 1 del mondo di doppio Bethanie Mattek-Sands, vincitrice di 5 titoli in slam (proprio come Sara Errani). Le due hanno già vinto due titoli in coppia, a Pechino nel 2019 e più recentemente ad Abu Dhabi nel 2024, al primo torneo insieme dal 2021. A Indian Wells, la prematura uscita di scena al primo turno con Gauff e Pegula, dimostra le crepe di una coppia, si, ben assodata, ma non imbattibile. A Miami le statunitensi hanno esordito battendo in 3 set Ostapenko e Kichenok: 4-6 6-3 10-8. Al secondo turno le cose sono più semplici, 6-3 6-4 a Nicolescu e Kalashnikova. Il quarto di finale racconta la partita più complicata, vinta in rimonta dopo un primo set perso 6 giochi a 1. Dal secondo parziale il livello è più alto, 6-4 per poi andare a chiudere 11-9 al match tie break contro le prime teste di serie del torneo: Mertens e Hsieh.
Le statunitensi partono ovviamente favorite, ma la speranza è che possa diventare una lotta serrata punto a punto, trasformarsi in una partita che potrebbe girare a favore di chiunque, da un momento all’altro. Le due italiane non sono state protagoniste di un grande torneo in singolare, entrambe prematuramente eliminate: Errani sconfitta all’esordio nelle qualificazioni da Alex Eala, Paolini lotta, ma alla fine è Navarro ad avere la meglio in tre set.
DI certo, la voglia di rivalsa non manca, la prospettiva di una finale in un WTA 1000 è allettante. Servirà provarci, mettere in campo ogni energia e speranza. SI può fare, bisogna crederci.
]]>Non sarà stato indimenticabile il Miami Open finora, dunque all’alba della seconda giornata di quarti di finale, ma ha certamente offerto tanti spunti interessanti, apparecchiando una nuova sfida tra Daniil Medvedev e Jannik Sinner, alla terza semifinale su 4 partecipazioni al 1000 in Florida. L’azzurro affronterà il russo per la quinta volta negli ultimi sei mesi, con quattro vittorie su 4, a fronte delle 6 sconfitte subite nel computo totale. Sarà un rematch della finale dello scorso anno vinta dal n.4 al mondo, che cercherà di replicare quanto fatto nel 2023 con finale a Indian Wells e vittoria a Miami. Come ad inizio torneo si tratta del secondo (Sinner) e del terzo (Medvedev) favorito dai bookies, con lo scettro di principale indiziato per la vittoria finale ancora tra le mani di Carlos Alcaraz, mediamente sul 2,50, ma con la possibilità su Goldbet e Better di giocare una maggiorata a 8,00 per il secondo titolo in Florida dello spagnolo. Sempre giocabile entro l’inizio del programma di giornata.
Lo spagnolo dovrà però avere prima ragione di Dimitrov ed eventualmente di Zverev o Marozsan. Solo allora potrà concentrarsi su colui che uscirà dall’altra semifinale. E qui veniamo al gran quesito: sarà la volpe o l’orso a raggiungere l’uva? Per le quote la risposta è abbastanza chiara, forse anche troppo sproporzionata verso Sinner. La sua vittoria è infatti a 1,41 su Goldbet, 1,41 su Better e 1,40 su Bet365; mentre la seconda finale a Miami del russo vale 2,85 volte la posta su Goldbet, 2,85 su Better e addirittura 3,00 su Bet.
Pronostico forse troppo sbilanciato, anche per quanto visto finora sui campi della Florida, e considerando che Medvedev, nonostante gli ultimi precedenti, rimane pur sempre un animale da cemento, osso durissimo su questi campi. Assume così tratti di certo più interessanti sì la vittoria di Sinner, ma in tre set, con più equilibrio: la si trova a 3,60 su Goldbet, 3,60 su Better e 3,75 come quota maggiorata su Bet365.
Calibrando di nuovo il discorso sulla testa di serie n.1, Alcaraz è atteso al varco da uno dei giocatori più in forma degli ultimi mesi, il Grisha ritrovato. Il bulgaro con la bella vittoria su Hurkacz ha completato il personale set di quarti di finale in tutti i 1000, e arriva quindi con il vento in poppa. Doverosamente lo spagnolo è favorito, nonostante abbia perso l’ultimo precedente a Shanghai: 1,15–5,40 su Goldbet, 1,15–5,40 su Better e 1,14–5,50 su Bet365. Quote forse anche eccessivamente unilaterali per un match che può nascondere insidie non indifferenti, che spingono verso una diversa selezione, di gran lunga più interessante: la vittoria almeno di un set per il bulgaro, quindi non 2-0 per Carlitos. Data a 2,38 volte la posta su Goldbet, 2,38 su Better, 2,37 su Bet. Perché i sogni degli uomini, anche quando sembra essere già giunto il tramonto, non moriranno mai.
]]>[14] E. Alexandrova b. [5] J. Pegula 3-6 6-4 6-4
Ekaterina Alexandrova (29 anni e numero 16 del mondo) si qualifica per le semifinali del WTA 1000 di Miami dopo aver sconfitto in rimonta la numero 5 del ranking mondiale Jessica Pegula con il punteggio di 3-6 6-4 6-4 in un’ora e 58 minuti di gioco.
La padrona di casa sembrava aver preso il controllo della partita con un parziale di quattro giochi consecutivi grazie al quale aveva chiuso agilmente il primo set (da 2-3 a 6-3) ma Alexandrova aveva reagito un po’ a sorpresa già all’inizio del secondo, breakkando immediatamente l’avversaria a 30 nel gioco di apertura. La russa, tranquillizzata dal vantaggio nel punteggio, gestiva agevolmente i propri turni di battuta, mettendo a segno un secondo break nel corso del settimo game (5-2), prima di chiudere il set con qualche brivido di troppo con il punteggio di 6 giochi a 4. Il ritmo e l’intensità dell’incontro crescevano col passare dei minuti e nel terzo set le due protagoniste si davano battaglia punto su punto: Alexandrova (per lei il 79% dei punti vinti con la prima di servizio in campo) metteva a segno il break nel quinto game prima però di restituire il favore nel gioco successivo (3 pari) ma la seconda occasione era quella giusta e sul 5-4 e servizio la russa non tremava, chiudendo la partita. Alexandrova, alla quinta vittoria della stagione contro una top 5 (nessuna giocatrice ha fatto meglio di lei nel 2024 da questo punto di vista) in semifinale affronterà-nella notte italiana tra giovedì e venerdì- Danielle Collins (secondo match a partire dalla mezzanotte italiana, subito dopo Alcaraz-Dimitrov).
Prosegue dunque il torneo dei sogni della 29enne di Chelyabinsk, un torneo nel quale ha eliminato una dietro l’altra Vekic, Pavlyuchenkova, Swiatek e appunto Pegula. Per lei si tratta della seconda semifinale a livello 1000 della carriera, dopo quella di Madrid del 2022.
]]>