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Omaggio a "Mr. Tie-break"

Dopo l'interminabile Stepanek-Karlovic di Davis, facciamo la conoscenza di James Van Alen, l’inventore del tie-break. Fondatore della International Tennis Hall of Fame, un innovatore che ha cambiato il tennis per sempre. Enzo Cherici

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Quaranta-trentotto! Ripeto (anche in cifre): 40-38! Non fosse stato per lui e per la sua invenzione, così si sarebbe concluso (dopo 6 ore...) il primo set della semifinale di Davis tra Stepanek e Karlovic. E invece, grazie a James Van Alen, ce la siamo cavata con “soli” quattro tie-break e un 16-14 al quinto. Bazzecole al confronto.
C’è chi non smette di ringraziarlo, chi ancora lo maledice. Di certo questo signore con la sua invenzione ha cambiato il tennis per sempre e, in qualche modo, c’ha salvato la vita. Ma ve lo immaginate cosa sarebbe oggi il tennis senza il tie-break? Oddio, molti di voi magari non avranno neanche bisogno di lavorare troppo di fantasia, perché se lo ricorderanno benissimo. D’altra parte, basta riavvolgere il nastro di non molto e pensare a com’era la Coppa Davis fino al 1988. Partite spesso interminabili e non tutte propriamente indimenticabili. Ma a volte è capitato anche di maledirlo il tie-break. Ripenso ad esempio al famoso quarto di finale dello US Open del 2001 fra Sampras ed Agassi, terminato 6-7 7-6 7-6 7-6 in favore di Pete. Anche in quel caso, senza l’invenzione di Van Alen saremmo ancora stati sul 24 pari del primo set. Ma alzi la mano chi non sarebbe andato avanti all’infinito quel giorno, talmente bello fu lo spettacolo offerto dai due fuoriclasse americani.

James Val Alen inventò il tie-break nel 1965, ma già da alcuni anni questo sessantenne signore originario di Newport (Rhode Isalnd) e appassionatissimo di tennis (nel 1954 aveva già fondato la International Tennis Hall of Fame), aveva un’idea fissa: il gioco dovesse essere velocizzato. A suo avviso non stava né in cielo né in terra che un set potesse durare due ore e passa. Pensa che ti ripensa, il nostro eroe trova la soluzione. Anzi, crede di trovarla. Perché il primo rimedio fu un colossale fiasco. Il vecchio James a metà degli anni ’50 mise a punto per il circuito professionistico il Van Alen Streamlined Scoring System (VASSS). Come funzionava? In sostanza, con la trasformazione del tennis in....ping-pong. Proprio così, perché il nuovo “geniale” sistema prevedeva incontri al meglio dei cinque set (e fin qui tutto bene), ma ogni set se lo aggiudicava chi arrivava prima a...21! E i servizi? Niente paura: cinque a testa. Proprio come nel tennis-tavolo.
Penserete a uno scherzo, ma non è così. Il VASSS fu sperimentato nelle edizioni 1955 e 1956 dello United States Pro Championship di Cleveland, ma venne bocciato senza appello (e giustamente) dal pubblico. Entrambe le edizioni se le aggiudicò Pancho Gonzalez in finale su Pancho Segura. La seconda edizione Gonzalez se l’aggiudicò vincendo 21-19 al quinto set. Sapete quanto durò il match con il sistema ping-pong? Quarantasette (47!) minuti. Tanto bastò a far fallire miseramente il VASSS e per tornare immediatamente al vecchio sistema di punteggio.

Tuttavia, il fallimento del VASSS non significò l’abbandono definitiva dell’idea di fondo. Che era e rimaneva quella di abbreviare i tempi di gioco. Fu così che nel 1965 Van Alen arrivò all’invenzione del tie-break. Che dopo un primo, breve periodo di prova in cui vincitore era il giocatore che per primo s’aggiudicava 5 punti, assunse subito la forma che conosciamo ancora oggi.
Non entrò in vigore da subito, ma un grande impulso alla sua utilizzazione venne dal match di primo turno disputato a Wimbledon nel 1969, tra l’allora quarantunenne Pancho Gonzalez (ancora lui!) e Charlie Pasarell. Vinse il primo 22-24 1-6 16-14 6-3 11-9. Il match durò 5h12 (un’enormità per quei tempi, dominati dal serve&volley) e furono necessari due giorni per terminare l’incontro. Gonzalez annullò 7 matchpoint, due volete risalendo addirittura da 0-40. Il match fece talmente scalpore che dall’anno successivo allo US Open, venne deciso di ricorrere per la prima volta ufficialmente all’invenzione di Val Alen. Che da allora divenne per tutti “Mister Tie-Break”. Il torneo di Wimbledon si adeguò a partire dal 1971, ma fino al 1978 il tie-break si giocò sul punteggio di 8-8. Soltanto a partire dal 1979 venne disputato sullo score di 6-6.

Ironia della sorte, James Val Alen morì il 3 luglio 1991. Vi dice niente questa data? Quel giorno si disputò la famosa semifinale di Wimbledon fra Stich e Edberg. Il tedesco se l’aggiudicò 4-6 7-6 7-6 7-6, senza mai brekkare l’avversario. Fu il trionfo del tie-break. Dell’invenzione di James Van Alen. Ma anche uno strano scherzo del destino. Come se il fato avesse voluto rendere omaggio per l’ultima volta a questo grande innovatore della storia del tennis. Nella conferenza stampa post-match, quando venne avvertito della morte di Val Alen, Edberg dichiarò: “Se non fosse esistito, io e Michael saremmo ancora là fuori a giocare”. A noi, di certo, non sarebbe dispiaciuto. Non erano mica Stepanek e Karlovic...
 

Enzo Cherici

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