WTA TOUR

La bella storia della Pennetta

Due anni di dolori e di "ricostruzione", come racconta il mio amico Ubaldo, per tornare vincente e raggiungere traguardi unici. Già solo per questo meriterebbe di andare a Doha. Peter Bodo (da Tennis World) (trad. a cura di Sara Cecamore)

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In tutta franchezza, le chance di Flavia Pennetta di qualificarsi ai Sony-Ericsson WTA Tour Championships di Doha sono prossime allo zero. Dovrebbe praticamente vincere ogni partita da qui alla fine dell’anno e sperare che qualcuna delle sue rivali contendenti all’ottava posizione combini qualche papocchio. È difficile immaginare che Jelena Jankovic non sarà l’ultima qualificata, anzi conoscendola è possibile che ci vada e che vinca pure.


Ma spero veramente che Pennetta ce la faccia. La sua è una delle storie più belle di quest’anno in giro per il circuito oltre che una strada lunga e faticosa da quando, nell’estate 2007, venne a sapere dai giornalisti (e da varie foto pubblicate) che il suo fiance di allora, lo spagnolo Carlos Moya, si stava frequentando con un’altra. “Stavano (Pennetta e Moya) insieme da due anni e avevano intenzione di sposarsi” mi disse il mio amico giornalista e blogger italiano Ubaldo Scanagatta agli US Open. “Vivevano insieme e avevano addirittura anche già comprato i mobili. Poi lei scoprì, come tutti gli altri, che Moya la tradiva con una star della tv spagnola”.
La rottura fu così dolorosa che Pennetta perse 7kg; agli Us Open fece di tutto, a detta di Ubaldo, per “nascondersi” da Moya. Ed il suo ranking seguì il suo cuore facendola crollare fuori dalle 50, ma riuscì comunque a chiudere l’anno da n.40. Come disse Ubaldo, “aveva davanti un grande lavoro di ricostruzione”.


Ed è riuscita in quella missione in maniera davvero ammirevole uscendone come giocatrice migliore e forse anche come una persona migliore. Già l’anno scorso Pennetta aveva avuto l’occasione di qualificarsi alle finali WTA, ma un altro disastro la colpì di nuovo. Il suo ottimo amico, Federico Luzzi, morì di leucemia a soli 28 anni in ottobre. Pennetta si trovò davanti ad un dilemma: andare al funerale saltando l’intera settimana di tornei e distruggendo tutte le sue speranze di qualificarsi ai Championships.


Scelse di andare al funerale.


Poi quest’anno il successo di Los Angeles. Ancora prima di arrivare in terra californiana stava già pensando ai punti dei quarti di finale da difendere agli US Open. Ma rispose alla pressione in maniera esemplare vincendo a Los Angeles e facendo semifinale a Cincinnati. “Dopo aver vinto a Los Angeles la pressione è completamente sparita”, disse agli US Open mentre analizzava i fantastici risultati della sua estate. “Ho iniziato a giocare il mio gioco, questo è tutto. Non ho sentito pressione, a parte forse nella prima partita a New York. La prima è sempre la peggiore. Pensi che ne hai davanti ancora tante, la pressione è tanta. Riuscivo a stento a respirare.”


Ma Flavia sapeva già cosa significava non avere più il respiro e questo l’ha aiutata. Dopo quel match vinto in tre set, imbarazzò Sania Mirza con un doppio 60; concesse la bellezza di un game ad Alexandra Wozniak. Il suo match di quarto turno contro la testa di serie n.7 Vera Zvonareva fu un piacevolissimo delirio ed uno sforzo immane da parte di Pennetta: dovette annullare 6 match point facendo piangere la sua avversaria per andarsi a prendere il match in tranquillità al terzo col punteggio di 60.
Non ho tenuto il conto dei match point” disse più tardi “ ma in quei momenti ho cercato di giocare aggressiva. Era quasi finita, non avevo altra scelta che giocare aggressiva e così non ho aspettato.”


La corsa di Pennetta fu bloccata nei quarti da Serena Williams ma nel frattempo era stata già ricompensata della sua prova di fedeltà dimostrata all’amico scomparso nel 2008. Era diventata la prima italiana a raggiungere la decima posizione mondiale. Pennetta è una 27enne giovane e onesta. Quando le chiesero come era riuscita a tirare fuori il meglio dalle situazioni più difficili, rispose impassibile: “Non lo so, dovete chiedere al mio coach”. Piccola pausa prima di continuare: “No, sto scherzando. Ho semplicemente cominciato a vincere più partite, ad acquistare fiducia e tutto è venuto da sé. Il tennis è uno sport davvero strano perché un punto può cambiare tutto. Devi rimanere sempre molto concentrato mentalmente, in ogni momento.”


Ed è più facile farlo se sai –come Pennetta- affrontare i momenti difficili e capire che per quanto alcune cose possano sembrare tristi alla fine puoi sempre farle girare a tuo favore.

L'articolo in inglese

 

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