Ivan Ljubicic

Lione, canto del cigno per Ljubo?

Dopo 11 anni di onorata militanza nel circuito Ljubicic si avvicina a concludere la carriera con 9 titoli ATP all'attivo, un bronzo olimpico in doppio con Mario Ancic ad Atene 2004 e la vittoria in Davis nel 2005. Antonio Taviani

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Ivan Ljubicic, Ljubo per gli amici e per chi ama il tennis, ha imboccato il suo personale sunset boulevard con lo stile e la signorilità che lo ha sempre contraddistinto, senza proclami o interviste dopo ogni match tipo tour dell'addio et similia.

Anzi, si e ci ha concesso un altro punto esclamativo nel posto migliore per lasciare segni tangibili e della propria presenza, ovvero sul veloce campo di Lione dove ha alzato il trofeo del vincitore per la nona volta in carriera.

La storia di Ljubo inizia il 19 marzo 1979 a Banja Luka, città bosniaca dove vede la luce, nove anni dopo ha in mano una racchetta che trova immediato feeling col suo destro.
Nel 1993 la scelta forzata comune a tanti ex jugoslavi costretti loro malgrado a trovare riparo altrove a causa della guerra, Ivan arriva in Italia e precisamente a Moncalieri (To) dove si iscrive al club locale.

Spesso le storie di successo sono caratterizzate da incontri determinanti e quello per Ljubicic è datato 1997, avviene con uno dei migliori coach italiani e non solo; Riccardo Piatti che lo prende con sè e lo affiancherà per tutta la carriera costruendo uno dei sodalizi più longevi del circuito, ma soprattutto un rapporto che va oltre quello di allenatore-giocatore.
Tutti sanno credo, che pur di restare a fianco di Ljubicic, Piatti rinucerà ad essere l'allenatore di Djokovic tanto per capirci.

Nel 1998 l'ingresso tra i pro, i primi acuti arrivano l'anno successivo con un terzo turno a Montecarlo, mentre nel 2000 ottiene due semi a Sydney e a Bastaad oltre al terzo turno al torneo olimpico di Sydney dove perde da Kuerten. Già da due anni nei primi 100, nel 2001 il salto di qualità con la prima vittoria in un torneo ATP guarda caso proprio a Lione dove vince facile in finale 6-3 6-2 contro il marocchino El-Aynaoui, ma dopo aver fatto vittime illustri in precedenza come Kuerten e Safin.Chiuderà la stagione al numero 37.

I progressi sembrano interrompersi o meglio stabilizzarsi nelle due stagioni successive, ma è dal 2004 in poi che Ljubo dà il meglio di sè ed ottiene i migliori risultati come le semifinali a livello di masters series ad Amburgo e Madrid e la vittoria della medaglia di bronzo per la Croazia nel doppio ai Giochi Olimpici di Atene in coppia con Mario Ancic. Il 2005 è l'anno che lo porta ad essere un top ten, gioca ben 8 finali vincendone 2 sul cemento indoor di Metz in 2 set su Monfils e la settimana successiva sulla stessa superficie a Vienna dove piega al tie-break del terzo Juan Carlos Ferrero.

Le altre sei finali che lo vedono sconfitto sono tutte sul cemento (assieme al sintetico la sue superficie preferita). A Doha perde in due set da Federer, a Marsiglia sempre in due dallo svedese desaparecido Joachim Johansson, a Rotterdam e a Dubai a sbarrargli la strada del successo è ancora Federer ma in entrambe le occasioni in tre set.Memorabili poi i match persi negli ultimi due Master Series dell'anno, a Madrid con Nadal al tie-break del quinto dopo che nei primi due set non l'aveva mai fatta vedere allo spagnolo e, sempre al quinto nella finale di Parigi con Berdych.

Sempre nel 2005 è determinante per la storica vittoria in Coppa Davis della Croazia regalando al proprio Paese momenti indimenticabili oltre alla finale con la Slovacchia, come il successo in tre set contro Agassi nel match contro gli Stati Uniti. Il 2006 è l'anno dove arriva al best ranking raggiungendo in maggio la terza posizione della classifica ATP, gioca 5 finali con uno score migliore rispetto alla stagione precedente, aggiudicandosi i tornei di Chennai battendo Moya in due, replica a Zagabria vincendo in due su Koubek e infine concede il bis a Vienna sconfiggendo Fernando Gonzalez.

Le sconfitte arrivano per mano di Federer nel Masters di Miami in tre set tutti finiti al tie-break e di James Blake a Bangkok con un netto 6-3 6-1. Il 2006 è anche l'anno dove ottiene i migliori risultati nei tornei del Grand Slam, dove in realtà è sempre un po' mancato. Fa quarti in Australia e addirittura semi al Roland Garros dove si arrende a Nadal giocando comunque il suo miglior tennis sulla terra battuta.A Wimbledon non va oltre il terzo turno mentre esce subito a Flushing Meadows.

Chiude la stagione partecipando al Masters,(eliminato nel RR) al 5° posto in classifica. Il 2007 lo vede protagomista di quattro finali, 2 vinte e altrettante perse. Si aggiudica il titolo a Doha dove batte Andy Murray con un doppio 6-4 e il suo unico torneo sull'erba a Hertogenbosch in Olanda dove supera al tie-break del terzo Peter Wessels.

Perde a casa a Zagabria da Baghdatis e a Rotterdam dove si arrende a Youzhny e chiuderà l'anno uscendo dai top ten scivolando al 18° posto. Il resto è storia recente, lo scorso anno gioca comunque la finale a Zagabria ma perde dall' ucraino Stakhovsky in due set. Sempre pericoloso per chiunque nella singola partita e sulle superfici veloci, ma ormai poco competitivo per vincere un torneo che conta, è comunque riuscito ad imporsi a Lione dove ha sconfitto 7-5 6-3 il francese Llodra esprimendo in tutto il torneo un ottimo tennis.

Curioso il fatto che abbia vinto probabilmente il suo ultimo titolo proprio là dove aveva assaporato per la prima volta il dolce sapore della vittoria otto anni prima. Ljubicic resta in ogni caso uno dei giocatori più belli da veder giocare nelle sue giornate migliori. Il servizio devastante in perfetto stile croato made in Ivanisevic, il rovescio ad una mano di una bellezza straordinaria giocato con naturalezza estrema sia incrociato ma ancora con più efficacia lungolinea sono stati i suoi punti di forza e le armi contro cui gli avversari dovevano fare i conti.

I punti di relativa debolezza il dritto, troppo ballerino soprattutto nei momenti importanti del match e i piedi poco reattivi negli spostamenti, ma su questo incide inevitabilmente una struttura fisica naturalmente più possente che agile data dai 193 cm di altezza e dai 91 kg di peso. Inoltre se vogliamo spiegare il motivo per cui nel palmares di Ljubo manchi l'ombrellino nella pina colada, beh si potrebbe dire che il killer instinct, la cattiveria da usare quando c'è da essere cattivi non fossero proprio nel suo dna.

Quello che spesso manca agli ottimi giocatori ma che appartiene ai campioni. In ogni caso, qualora questa fosse davvero la sua ultima stagione nel circuito, è certo che saranno in molti a sentire la mancanza del buon vecchio Ivan.

Antonio Taviani

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