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08/12/2010 22:23 CEST - IL LIBRO DI AGASSI

Agassi Story
Mio padre

MIO PADRE. Colpisci più forte, grida mio padre. Colpisci più forte. Ora rovesci. Rovesci. Sento che il braccio mi si sta per staccare. Mi stupisce quanto riesco a colpire particolarmente forte una pallina, quanto sia pulito il colpo. Anche se odio il tennis mi piace la sensazione di colpire una palla perfettamente. Quando faccio qualcosa di perfetto mi godo un breve attimo di serenità e calma.... Traduzione a cura di Roberto Paterlini

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agassi55
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Terza puntata della traduzione di "Open: an autobiography", il discusso libro di Andre Agassi che in pochi giorni ha scalato tutte le classifiche di vendita. Qui sotto trovate il capitolo dedicato a papà Mike, mentre in fondo ad ogni puntata saranno sempre disponibili i link delle traduzioni precedenti.

Colpisci più forte, grida mio padre. Colpisci più forte. Ora rovesci. Rovesci. Sento che il braccio mi si sta per staccare. Mi stupisce quanto riesco a colpire particolarmente forte una pallina, quanto sia pulito il colpo. Anche se odio il tennis mi piace la sensazione di colpire una palla perfettamente. Quando faccio qualcosa di perfetto mi godo un breve attimo di serenità e calma. Lavora sulla volèe, grida mio padre, o almeno ci prova. Un americano nato in Iran, mio padre parla cinque lingue, nessuna delle quali bene, e il suo inglese è pesantemente accentato. Confonde le v con le w, per cui suona: vork your wolleys. Di tutti i suoi ordini, questo è quello che preferisce. Lo grida tanto che lo sento nei miei sogni. Vork your wolleys. Vork your wolleys. Ho un’idea. Casualmente di proposito, colpisco una pallina alta oltre la recinzione. La prendo con il bordo di legno della racchetta, così suona come un fucile inceppato. Lo faccio ogni volta che ho bisogno di una pausa, e mi attraversa l’idea che devo essere piuttosto bravo se riesco a colpire una pallina male a comando. Mio padre sente che la palla ha colpito il legno e guarda verso l’alto. Vede la palla uscire dal campo. Impreca. Ma ha sentito che ha colpito il legno, quindi sa che è successo per sbaglio. Esce dal campo, verso il deserto. Ora so di avere quattro minuti e mezzo per riprendere fiato e guardare i falchi che pigramente girano in cerchio sopra di me. A mio padre piace sparare ai falchi con il suo fucile. Casa nostra è tappezzata delle sue vittime, uccelli morti che coprono il tetto fitti come palline su un campo da tennis. Mio padre dice che non gli piacciono i falchi perché in picchiata vanno a catturare gattini e altre indifese creature del deserto. Non sopporta il pensiero di qualcosa di forte che fa sua preda qualcosa di debole. (Si mantiene fedele a questo principio anche quando va a pesca: qualsiasi cosa prenda, bacia la sua testa squamosa e la rigetta in acqua.) Ma naturalmente non si fa scrupoli nel fare di me la sua vittima, nessun problema nel vedermi annaspare per un po’ di ossigeno mentre sono stretto nella sua morsa. Violento di natura, mio padre si sta sempre preparando per una battaglia. Si mantiene costantemente mimetizzato. Tiene un’ascia nella sua auto. Lascia casa con una manciata di sale e pepe nelle tasche, in caso si ritrovi in una rissa da strada e abbia bisogno di accecare qualcuno. [...]

Difficile capire quanto ci sia di vero e quanto di romanzato. In fondo sono ricordi di 30 anni prima, potrebbero anche essere sfumati. O magari no. E' certo che Agassi non ha avuto un'infanzia facile. Figlio di un ex pugile iraniano, incazzato col mondo, ossessionato dal tennis, non poteva che diventare un campione. A proposito del fatto che i fuoriclasse nascono perchè è l'ambiente a spingerli in questo senso. Agassi rientra in pieno nella categoria, anche se il talento non gli è mai mancato.

Mio padre si siede su una seggiola, rimuove il sacco e mette la sua testa nell’imbracatura. Poi da un calcio alla seggiola e picchia per terra con un piede, smorzando il suo impeto con l’imbracatura. La prima volta che lo vidi farlo, non ebbi dubbi che si sarebbe ammazzato. Corsi verso di lui isterico. Vedendo il mio sguardo terrorizzato lui gridò: “Che ca**o hai?” Tuttavia, la maggior parte delle sue battaglie sono contro gli altri, e solitamente iniziano senza alcun avvertimento, nei momenti più inattesi. Nel sonno, ad esempio. Tira di boxe, nei suoi sogni, e spesso capita che dia un pugno a mia madre mentre è addormentata. Anche in automobile. Se un altro automobilista lo sorpassa, gli taglia la strada o si lamenta perché lui gli ha tagliato la strada, tutto diventa nero. Sono in giro con lui un giorno, ed è ingabbiato in uno scontro di grida con un altro automobilista. Ferma l’auto, scende, ordina all’altro uomo di scendere. Siccome tiene in mano il manico della sua ascia, l’uomo si rifiuta. Allora lui con il manico fa a pezzi i suoi fanali anteriori e posteriori, mandando pezzetti di vetro ovunque. Un’altra volta si allunga oltre a me e punta la sua pistola verso un altro guidatore. Tiene la pistola davanti al mio naso. Io tengo lo sguardo fisso, dritto davanti a me. Non mi muovo. Non so cosa abbia fatto di sbagliato quell' uomo, immagino solo che sia l’equivalente automobilistico di una pallina in rete. Percepisco la tensione del dito di mio padre sul grilletto, poi l’altra auto che schizza via a tutta velocità, seguita da un suono che sento raramente - mio padre che ride. A crepapelle. Sono momenti come questi che mi tornano in mente ogni volta che penso di dirgli che non voglio giocare a tennis. Oltre all’amarlo e volerlo accontentare, non voglio che lui si arrabbi. Non oso. Accadono cose brutte quando mio padre si arrabbia. Se dice che giocherò a tennis, che diventerò numero uno del mondo, che è il mio destino, tutto quello che posso fare è annuire e obbedire.

C'è quasi da stupirsi del fatto che papà Mike non abbia mai messo le mani addosso al piccolo Andre. Ma davvero non si è mai ribellato? Davvero non ha mai espresso il suo odio per il tennis, o meglio per l'obbligo del tennis? O la paura che il grilletto di quella pistola fosse puntato contro di lui lo attanagliava a tal punto da farlo godere ogni volta colpiva pulito una pallina da tennis?

1977 - CAPITANO BRUTTE COSE QUANDO MIO PADRE E' TURBATO

PROLOGO (Traduzione di Veronica Villa)

Ubitennis

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