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06/12/2010 14:08 CEST - IL LIBRO DI AGASSI

Agassi Story Wimbledon 1992

TENNIS - Il talento che si raduna a Wimbledon é straordinario. C’é Jim Courier, numero uno al mondo, fresco vincitore di due prove del Grande Slam. C’é Pete Sampras, che migliora ogni giorno di piú. C’é Stefan Edberg, che sta giocando il tennis della vita. Io sono la testa di serie numero 12, e da come sto giocando, mi meriterei una testa di serie pure inferiore a quella...I link alle puntate precedenti.Traduzione a cura di Vanni Gibertini

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agassi55
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Quarto estratto da "Open: an autobiography", la fortunata autobiografia di Andre Agassi. Qui il campione americano racconta le sue emozioni della vittoria a Wimbledon, una delle più grandi imprese della storia. Lo Slam che amava di meno è il primo che è riuscito a vincere. Dopo la vittoria contro Goran Ivanisevic, ha alzato la cornetta e telefonato al padre. Il quale gli ha detto...In fondo all'articolo, tutti i link alle puntate precedenti.

Il talento che si raduna a Wimbledon é straordinario. C’é Jim Courier, numero uno al mondo, fresco vincitore di due prove del Grande Slam. C’é Pete Sampras, che migliora ogni giorno di piú. C’é Stefan Edberg, che sta giocando il tennis della vita. Io sono la testa di serie numero 12, e da come sto giocando, mi meriterei una testa di serie pure inferiore a quella.
Nei quarti di finale mi trovo di fronte a Boris Becker, che ha raggiunto sei delle ultime sette finali a Wimbledon. Praticamente gioca sul suo campo di casa. Ma ultimamente riesco a vedere bene le sue traiettorie di servizio. Vinco in cinque set, in un incontro giocato a cavallo di due giornate.
In semifinale c’é John McEnroe, tre volte campione di Wimbledon. Ha 33 anni, vicino alla fine della carriera, e non incluso tra le teste di serie. La folla vorrebbe che vincesse lui, naturalmente. Ed anche una parte di me lo vorrebbe. Ma vinco in tre set. Sono in finale.
Mi aspetto che dall’altra parte della rete in finale ci sará Pete, ma perde in semifinale contro Goran Ivanisevic, una formidabile macchina da servizi proveniente dalla Croazia. Ci siamo affrontati due volte prima, ed entrambe le volte mi ha travolto senza lasciarmi un set. Non ho alcuna possibiltá contro di lui. E’ un peso medio contro un peso massimo. L’unico dubbio é se sara un KO oppure un KO tecnico.
Per quanto potente il servizio di Ivanisevic sia durante una giornata normale, in finale si dimostra ancora migliore. Piovono aces da tutte le parti, servizi mostruosi che arrivano a toccare le 138 miglia orarie. Ma non é solamente la velocitá, é anche la loro traiettoria. Arrivano con un angolo di 75 gradi. Ogni volta che serve, vedo la palla sorpassarmi. Ripeto tra me e me che non puó continuare a servire cosí ogni volta. Il match verrá deciso sulle seconde di servizio.
Lui vince il primo set per 7-6, senza che io riesca a ‘breakkarlo’ nemmeno una volta. Mi concentro sulla mia respirazone, senza perdere la pazienza. Quando il pensiero che sto per perdere la mia quarta finale dello Slam senza averne mai vinta una mi attraversa la mente, riesco ad ignorarlo. [...]

La vittoria di Andre Agassi a Wimbledon è una delle più grandi imprese nella storia. Odiava i prati, odiava le tradizioni, odiava il bianco che era costretto a indossare. Ma in due settimane magiche trovò la serenità necessaria per vincere un torneo incredibile. Becker nei quarti, Mac in semifinale, Goran in finale...Non si può dire che gliel'abbiano regalato.

Quando comincia il quinto set faccio una corsetta sul posto per tentare di rientrare nel match e mi ripeto: tu vuoi vincere questo torneo. Il problema nelle altre tre finali é che non l’hai voluto abbastanza e non hai vinto, qundi questa volta devi far vedere ad Ivanisevic ed a tutti i presenti che vuoi veramente vincere.
Ivanisevic va a servire sul 4-5. Fa doppio fallo. Un altro. E’ sotto 0-30. Sta crollando sotto pressione. Sbaglia un’altra prima. So esattamente cosa sta accadendo dentro di lui. Sente un nodo alla gola, le gambe fanno “giacomo giacomo”. Ma riesce a riprendere controllo del suo corpo e serve una seconda profondissima, un raggio di luce gialla che pizzica la riga. Una nuvoletta di gesso bianco si alza in aria. Poi un altro servizio cui non é possibile rispondere. D’un tratto é 30-30.
Sbaglia un’altra prima di servizio, mette dentro la seconda. Riesco a picchiare la risposta, lo costringo ad una mezza volata, la palla é corta nel campo, lo passo e comincio la lunga camminata verso la mia linea di fondo. Dico a me stesso: puoi vincere con un solo swing. Uno swing. Non sei mai stato cosí vicino.
E potresti non esserlo mai piú.
Ed é quello il problema, cosa succede se dopo essere arrivato cosí vicino non vinco? La sensazione di ridicolo, le critiche. Smetto di pensare a questo, e torno a focalizzarmi su Ivanisevic. Devo cercare di indovinare da che parte servirá. OK, il tipico mancino, al servizio dalla parte sinistra su un punto importante, servirá uno slice esterno, per costringere l’avversario fuori dal campo. Ma Ivanisevic non é tipico.
Il suo servizio su un punto importante é solitamente una bomba piatta sulla riga centrale. Certamente, eccola che arriva, ma si ferma in rete. Meno male, perché quella cosa era un bolide lungo la riga. Anche se avevo indovinato la traiettoria, non sarei mai riuscito a metterci la racchetta.
La folla mormora. Io cerco di prendere tempo, di parlare tra me e me, dicendo ad alta voce: vinci questo punto, o ti perseguiteró per sempre, Andre. Non sperare che faccia doppio fallo. Controlla quello che puoi controllare. Rispondi alla sua battuta con tutte le tue forze, e se colpisci forte ma sbagli, sarai in pace con te stesso. Puoi vivere con questo pensiero. Una risposta, senza rimorsi.
Colpisci piú forte.
Lui lancia la palla, mi serve sul rovescio. Faccio un salto, colpisco con tutte le mie forze, ma sono cosí contratto che la palla diretta sul suo rovescio é tutt’altro che veloce. Per qualche motivo, sbaglia una facile volee. La sua palla si ferma in rete, e come per incanto, dopo 22 anni e 22 milioni di colpi tirati, sono un vincitore di un torneo dello Slam.
Qualche ora piú tardi, tutto tremante, chiamo mio padre a Las Vegas.
Papá? Sono io! Mi senti? Cosa ne pensi? Silenzio.
Papá? E’ stato imperdonabile perdere quel quarto set.

In shock, rimango in attesa, non fidandomi della mia voce. Quindi aggiungo, meno male che ho vinto il quinto, no? Lui non dice nulla. Non perché non é d’ accordo, ma perché sta piangendo.
Riesco a percepire mio padre tirar su con il naso, so che é orgoglioso di me, solo non riesce ad esprimere le sue emozioni. Ma non posso biasimarlo per non riuscire a dire ció che ha nel cuore. E’ la maledizione di famiglia.

Chissà come sarebbe stata la carriera di Andre Agassi senza quella volèe in rete di Ivanisevic. Certamente avrebbe vinto, e parecchio. Ma forse si sarebbe sviluppata in modo diverso, probabilmente non avrebbe infilato il "Grand Slam Career". Nel 1992 era ancora in modalità "Image is Everything", ma quel successo lo ha tramutato da pagliaccio ambulante, buono per rispondere al servizio tenendo un ombrello in mano (lo ha fatto davvero, al Roland Garros), a campione vero. E lui lo sa bene.

LUI HA 9 ANNI. TI SFIDERA' PER SOLDI (Traduzione di Giulia Vai)

MIO PADRE (Traduzione di Roberto Paterlini)

1977 - CAPITANO BRUTTE COSE QUANDO MIO PADRE E' TURBATO (Trad. di A. Mastroluca)

PROLOGO (Traduzione di Veronica Villa)

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker