Atp Finals

Federer e Del Potro in semi

Del Potro conquista un game in più di Murray: 45-43 Del Potro, 44-43 Murray. da Londra, Enrico Riva

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Che il tennis sia una questione di numeri è universalmente riconosciuto: più punti fai e vinci il game, più game fai e vinci il set, più set fai e vinci l’incontro.

Che il tennis si riduca a materia per fini matematici in cui percentuali, sottrazioni e scarti sono imprescindibili, diventa più complesso accettarlo.

La vigilia della sfida tra Federer e Del Potro è tutto un inseguirsi si ipotesi in sala stampa per capire come diavolo impostare i conti. Enzo Cherici suggerisce la soluzione più affascinante: “ma che facciano la conta”.

Rimane che lo scenario di Del Potro che vince in 3 set getta tutti nel panico. E come volevasi dimostrare JM vince 62 67 63.

Flash Forward. Il match è appena finito, Juan Martin è rimasto in campo per l’intervista di rito e ciondola in attesa del collegamento dopo gli spot. Il pubblico è ancora assiepato e rumoreggia costringendo l’intervistatore a rivelare che l’Atp è alle prese con i calcoli e che non sono ancora in grado di dire con certezza che ne sarà del girone. L’indiscrezione, dice, è che Del Potro abbia un game di vantaggio.

L’argentino o non ha capito, o condivide lo sbigottimento generale, tanto da mettersi a sedere, prima sulla panca, poi sul frigo delle bevande con la testa tra le mani. La voce che Murray sia fuori per un game rimbalza un po’ ovunque e lo spilungone di Tandil si mette a palleggiare con uno spettatore per far passare il tempo.

L’annuncio giunge all’unisono con le sue braccia al cielo. Mi spiace per Andy, ma…

Torniamo alla partita. Inutile dire che oltre alla qualificazione in palio tra i due c’è in ballo qualcosa che si chiama finale degli US Open…

I primi punti fanno pensare che Verdasco e Murray giochino un altro sport. Il primo game è una sequenza di colpi incredibili, scambi di mezzo volo, accelerazioni e angoli impossibili.

Il dritto di Del Potro è un arma impropria il cui solo rumore incute terrore. E poi l’argentina non sbaglia mai, il che rende tutto complicato. Perché essere regolari e contemporaneamente in grado di sfondare lo rende praticamente ingiocabile.

Federer è partito molto bene, alterna tocchi dolci sotto rete a dritti profondi e angolati. La partita è decisamente bella, gli scambi raramente rimangono sotto i dieci colpi.

La sequenza con cui Del Potro si procura la palla del 4 a 1 pesante, concluso con un rovescio incrociato vincente è talmente disarmante da costringere Federer a capitolare con un doppio fallo.
Risultato: 62 inevitabile.

L’impressione è che re Roger sia scioccato dall’andamento del match. Doppio fallo nel game di apertura e meravigliosa volè/nastro su sassata di Del Potro per annullare un mini match point.

A metà del secondo parziale Del Potro si esibisce in due o tre apprezzabili fuori campo che danno fiducia a Federer. È un fuoco di paglia e l’argentino riprende in mano l’incudine e si rimette a battere il ferro.

Segno della buona serata del numero 1 del mondo il fatto che arrivi sempre come minimo a 30 sul servizio dell’avversario mentre Gianmartino raramente fa un 15 se si eccettuano i break.

Si arriva rapidamente al gioco decisivo e in un lampo Fed-ex è sotto di un mini break (4 a 2) ma da grande campione recupera immediatamente. Sul 5 pari un paio di spettatore accanto a me per poco non svengono… (viene da pensare cosa provino i due giocatori in campo in quel momento). A Roger riesce il miracolo: strappa due servizi consecutivi a Del Potro e chiude 7 punti a 5. Viene giù lo stadio. Peccato per Murray che è stato a 2 punti dalla semifinale...

Il terzo set. Il temuto e confusionario terzo set. Sulle tribune più che seguire il gioco si specula e si ipotizza. Sul 3 pari Del Potro annulla 3 palle break e tiene il servizio. Peccato per Murray che è stato 3 volte a un punto dalla semifinale…

Il gioco successivo Roger non azzecca nulla, ci piazza un doppio fallo e cede a 15 la battuta. La strada per Del Potro è spianata. Anche se nessuno lo sa per certo per durante la stretta di mano…

Enrico Riva

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