Leggende

La Graf e quel 1988 "d'oro"

Nel 2009 Roger Federer è stato a un passo dalla storia con due vittorie e due finali perse al quinto nei Majors, ma c’è una donna che 21 anni fa nella leggenda c’è entrata di diritto. Il suo soprannome? Fraulein Forehand. Giacomo Fazio

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In questi mesi si è discusso molto su chi sia stato il tennista più forte di tutti i tempi, si è parlato dei 15 Slam di Federer, dei due Grandi Slam di Rod Laver a distanza di sette anni, di quello di Don Budge nel ’38, dei 44 non disputati da Ken Rosewall ma nessuno ha mai proferito parola su una certa tedesca che qualche anno addietro ha compiuto un’impresa destinata a rimanere unica nel suo genere:

"I libri di storia ricorderanno ai posteri la tua capacità di affrontare e superare le avversità, di giocare con un infortunio e di vincere ancora, e ancora e ancora”.

“Lontano nel futuro, analizzeranno e discuteranno del tuo ruolo di più grande della tua epoca. E le generazioni future ascoltando della tua forza e del tuo dominio potrebbero pensare di conoscere te o il grande cuore che batte dentro di te. Ma non potranno realmente vedere la tua tranquilla, vedere come rappresenti il tuo sport con inconfondibile dignità e per quelli come noi più fortunati che sono riusciti ad essere sollevati dalle tue risate, ad essere vicino al tuo cuore, avremo impressi per sempre in noi qualcosa che una statistica non avrebbe mai potuto contenere. Siamo stati profondamente toccati dalla tua vita. Stefanie hai trascorso molti anni della tua vita in competizione, ma proprio qui davanti ai tuoi figli e al mio cuore, non hai rivali”.

“Signore e signori, vi presento la persona più grande che io abbia mai conosciuto".


Con queste parole Andre Agassi chiude la presentazione dell’ingresso di Steffi Graf all’interno della Hall of Fame, un discorso che parla di una campionessa che ha riscritto la storia del suo sport ma soprattutto di una donna che ha cambiato la vita delle persone che l’hanno circondata. Fraulein Forehand (Miss Dritto) è stata ragazza profondamente introversa, tanto forte e determinata sul campo quanto fragile e insicura nella vita privata. Un rapporto controverso con il padre, la difficoltà a trovare un’amica sul circuito (solo la Sabatini le è stata vicina), la voglia di prevalere nello sport per non lasciarsi travolgere dalla tristezza dei suoi pensieri l’hanno portata a raggiungere risultati che mai nessuno è riuscito più a conseguire. Nel 1988, all'età di appena diciannove anni, Steffi Graf realizza il terzo Grande Slam femminile della storia del tennis, dopo quelli della statunitense Maureen Connolly nel 1953 e dell'australiana Margareth Court Smith nel 1970. La giovane tedesca completa un'impresa senza precedenti, aggiungendo al trionfo nei quattro Major la medaglia d'oro olimpica, conquistata ai Giochi di Seul, in Corea, per quello che verrà ricordato negli annali come lo storico "Golden Slam". L’impresa della tedesca acquista ancora più rilevanza se si considera che fino a 20 anni fa tre quarti di slam si disputavano sull'erba, e solo Parigi sul mattone tritato. In quel magico 1988 la tennista di Mannheim perde solo 3 incontri sui 75 disputati con il 96% di vittorie.

Titoli ottenuti nel 1988

24 gennaio, 1988 Australian Open, Melbourne Cemento Chris Evert 6–1, 7–6(3)
6 marzo, 1988 U.S. Hardcourt Championships, San Antonio, Texas Cemento Katerina Maleeva 6–4, 6–1
27 marzo, 1988 Lipton International Players Championships, Key Biscayne, Florida Cemento Chris Evert 6-4, 6-4
15 maggio, 1988 German Open, Berlino Terra Helena Suková 6–3, 6–2
5 giugno, 1988 Open di Francia, Parigi Terra Nataša Zvereva 6–0, 6–0
3 luglio, 1988 Wimbledon, Londra Erba Martina Navrátilová 5–7, 6–2, 6–1
31 luglio, 1988 Amburgo, Germania Terra Katerina Maleeva 6–4, 6–2
28 agosto, 1988 United Jersey Bank Classic, Mahwah, New Jersey Cemento Nathalie Tauziat 6–0, 6–1
11 settembre, 1988 US Open, New York Cemento Gabriela Sabatini 6–3, 3–6, 6–1
2 ottobre, 1988 Olimpiadi, Seoul Cemento Gabriela Sabatini 6–3, 6–3
30 ottobre, 1988 Brighton International, Brighton Sintetico Manuela Maleeva-Fragniere 6–2, 6–0
 

Steffi si affaccia alla stagione '88 da numero uno del mondo, avendo superato nella classifica Wta la grande Martina Navratilova nell'agosto 1987. A gennaio arriva a Melbourne due settimane prima dell'inizio degli Australian Open, di scena nel nuovissimo impianto di Flinders Park, e per la prima volta con una superficie in cemento anziché quella tradizionale in erba. Prova la Rebound Ace, si abitua alla velocità, al suo rimbalzo e la sua viscosità al calore. Si allena con la copertura retrattile chiusa, esperienza che si rivela preziosa quando la pioggia interrompe la finale femminile, dopo tre game. La partita riprende con il tetto chiuso, ma la Graf vince otto game consecutivi prima che la sua avversaria, Evert, si abitui alle nuove condizioni. Nel secondo parziale la statunitense riesce ad allungare la partita al tie-break ma è ormai troppo tardi per recuperare. Nel corso del torneo, la tedesca non cede nemmeno un set e lascia per strada solo 29 games.

Dopo il successo in Australia Steffi subisce le prime sconfitte dalla Sabatini a Boca Raton e Amelia Island, vince a San Antonio e mantiene il titolo conquistato l'anno prima a Key Biscayne ancora contro la Evert in finale. Trionfa in casa a Berlino perdendo solo 12 games nelle 5 partite del torneo.

La Graf fa ancora meglio al Roland Garros: bissa il successo riportato l'anno prima, senza perdere neanche un parziale e stabilisce un primato per il minor numero di giochi ceduti, solo 20 nei sette incontri disputati sulla terra rossa parigina. L'unica ad impegnarla un po' è, in semifinale, l'argentina Gabriela Sabatini, che la costringe al tie-break nel secondo set. Poi, in finale, Steffi umilia la giovanissima sovietica Natalia Zvereva con un terrificante e spietato doppio 6-0 in appena 32 minuti (la finale più corta della storia del tennis) con solo 13 punti persi.

A Wimbledon tutto pare filare liscio come al solito: la Graf accede al match clou senza consumare una goccia di sudore di troppo, lasciando per strada 17 giochi. In finale, però, l'attende Martina Navratilova, ben decisa a difendere quel titolo che è suo da ben sei edizioni consecutive (otto in totale). La cecoslovacca naturalizzata americana parte bene, strappa alla rivale il primo set e, per un attimo, sembra avviata a replicare la vittoria ottenuta contro Steffi nel big match di dodici mesi prima. La tedesca, però, non ha alcuna intenzione di rinunciare al sogno Slam e domina i due parziali successivi. È lei ad alzare al cielo londinese il trofeo: Martina dovrà attendere altri due anni prima di conquistare la clamorosa nona affermazione. In quella edizione vince anche il suo unico slam in doppio femminile, in coppia con l'amica/rivale Gabriela Sabatini battendo in finale per 12-10 al 3° set la coppia sovietica formata da Larisa Savčenko-Neiland e da Nataša Zvereva.

Vince anche ad Amburgo e Mahwah prima di presentarsi agli US Open, dove Steffi si affaccia con già tre quarti di Slam in tasca. L’attesa è grande e in effetti le aspettative della vigilia non vanno deluse: ancora una volta, la tennista diciannovenne accede alla finale newyorkese senza perdere un set, in virtù della propria schiacciante supremazia. Non deve nemmeno scendere in campo per la semifinale, in quanto la sua avversaria designata, Chris Evert, è costretta al forfait per infortunio. Nel big match, la Graf trova dall'altra parte della rete Gabriela Sabatini: la sudamericana lotta, cede il set iniziale, ma riesce a pareggiare i conti nel secondo. Steffi, tuttavia, è consapevole dell'enorme opportunità che le si sta presentando e travolge implacabilmente l'avversaria nel parziale decisivo. È Grande Slam! Diventa la quinta giocatrice della storia a realizzare questa impresa dopo Maureen Connolly-Brinker, Margaret Smith Court, Don Budge e Rod Laver, ma l’unica a riuscirci vincendo su tre superfici differenti.

Il cammino nelle prove dello Slam

Australian Open/Roland Garros/Wimbledon/Us Open

1Rd A. Jonsson 63 61 / N. Guerree 60 64 / Hu Na 60 60 / E. Minter 61 61
2Rd J. Thompson 60 61 / R. Reis 61 60 / J. Quentrec 62 60 / M. Bollegraf 61 60
3Rd C. MacGregor 61 62 / S. Sloane 60 61 / R. Phelps 63 61 / N. Herreman 60 61
4Rd C. Lindqvist 60 75 / N. Tauziat 61 63 / M.J. Fernandez 62 62 / P. Fendick 64 62
QF H. Mandlikova 62 62 / B. Fulco 60 61 / P. Paradis 63 61 / K. Maleeva 63 60
SF C. Kohde 62 63 / G. Sabatini 63 76 / P. Shriver 61 62 / C. Evert w.o.
F C. Evert 61 76 /N. Zvereva 60 60 / M. Navratilova 57 62 61 / G. Sabatini 63 36 61

Nei 4 major di quell’incredibile 1988 Steffi fu capace di vincere 54 dei 56 set giocati (96,4%), 31 di questi 54 furono 6/1 o 6/0 e vinse 335 dei 434 game disputati (77,2%).

Un paio di settimane più tardi, l'indiscussa numero uno del mondo atterra in Corea del Sud, per partecipare ai Giochi Olimpici di Seul, dove il tennis è finalmente riammesso. Steffi, in verità, era già stata presente nell'edizione di Los Angeles, quattro anni prima, e, ad appena quindici anni, si era aggiudicata la medaglia d'oro, ma, nell'occasione, lo sport della racchetta era ancora considerato (paradossalmente per una disciplina da tempo diffusa in tutto il mondo) evento "dimostrativo". Il torneo olimpico è l'ennesima cavalcata vincente, anche se, a sorpresa, la tedesca è costretta a cedere un set, nei quarti, alla sovietica Larissa Savchenko. Si tratta solo di un piccolo incidente di percorso, come ben dimostrano la semifinale con la statunitense Zina Garrison (sconfitta 6-2 6-0) e la finale, dove la Sabatini si arrende con un doppio 6-3. Dopo il Grande Slam e l'oro ai Giochi, per l'occasione viene coniata la definizione di "Golden Slam". In quella stessa olimpiade Steffi vince anche il bronzo nel doppio femminile per la Germania Ovest insieme a Claudia Kohde-Kilsch. Alla fine della stagione subisce la terza sconfitta stagionale contro Pam Shriver in semifinale al Virginia Slims Championships, interrompendo una striscia vincente di 47 incontri. Conclude comunque al primo posto incontrastato del ranking mondiale con un bottino totale di 11 tornei vinti.

Vi lascio con alcuni pensieri tratti da un’intervista a Steffi Graf in occasione del 20° anniversario del “Golden Slam”:

“Ci sono così tanti momenti da ricordare di quell’anno che per me è difficile selezionarne uno in particolare. Ovviamente ebbi un incredibile inizio stagione. Giocai così bene in Australia sulla nuova superficie e lo stesso a Parigi. La parte più difficile è stata entrare agli US Open con tutti che parlavano della possibilità di realizzare il Grande Slam. Stavo cercando di non farmi sopraffare dalla pressione dicendo che non dovevo pensarci, ma tutti ne parlano e mi facevano domande a destra e a sinistra. All’epoca avevo solo 19 anni e mi concentrai partita dopo partita. Poi il giorno della finale contro la Gabriela Sabatini, è stato sconvolgente. Una vera battaglia, fisicamente ed emotivamente dove ho avuto i crampi verso la metà del terzo set. E mi ricordo che al match point mi sentivo come se avessi perso tutte le energie. Se non avesse sbagliato lei non credo che avrei potuto giocare un altro punto. Ero sopraffatta, ma stranamente sollevata. Nessuno mi avrebbe più detto cosa avrei dovuto fare o avrei potuto realizzare nella mia vita. Io ce l’avevo fatta”.

Giacomo Fazio

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