10 ANNI DI WTA

Da Capriati a Mauresmo

Ecco la quarta parte dell'analisi delle giocatrici del decennio. Dalla 10 alla 6: numeri e pensieri sulle giocatrici che hanno lasciato un segno dal 2000 ad oggi. Monique Filippella

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Giocatrici del decennio 6-10

 

 

 

 

 

 

 

TENNISTE CLASSIFICATE DA 10 A 6
Nessuna discussione sull'ultimo decennio sarebbe completa senza queste giocatrici, ma ognuna di loro ha qualcosa che le ha impedito di ambire legittimamente alla posizione di n.1.
Nel caso di queste tenniste, certamente future Hall of Famers, il problema è stato spesso un infortunio che ha impedito il regolare svolgimento della carriera, oppure problemi a inizio carriera con l’arrivo sulla ribalta e il mantenimento delle promesse iniziali durante il resto della carriera. A volte, la differenza tra una "Hall-of-Famer" e una "All-Time Great" è come una trincea ... stretta, ma profonda.


10. Jennifer Capriati

La carriera di Capriati può essere considerata l'emblema dei grandi ritorni. Salita prepotentemente alla ribalta a soli 13 anni con incredibile personalità, la vittoria al torneo di Portorico fece di lei la quarta più giovane campionessa del circuito WTA, e a 14 anni entrò per la prima volta nella top 10. Nel 1991 raggiunse la semifinale di Wimbledon, battendo nientemeno che la padrona di casa, Martina Navratilova, e l'anno successivo, a soli 16 anni, vinse l'oro olimpico a Barcellona. Complessivamente, dal 1990 al 1993, raggiunse negli slam 3 semifinali, 6 quarti di finale, e 3 ottavi, chiudendo tutte e quattro le stagioni nella top 10. A metà degli anni 90 entrò però in un periodo di crisi ed ebbe anche problemi con la giustizia, e la sua presenza sul circuito fu saltuaria. Quando però tutti ormai pensavano che quella fosse la triste fine di una bella favola, Capriati, anticipando Hingis, Clijsters ed Henin, decise che la sua carriera non era assolutamente finita. Il suo rientro iniziò quasi sottovoce nel 1999, con la conquista di due titoli. Nel 2000, a 23 anni, raggiunse la finale degli Australian open, e trascinò la squadra americana di Fed Cup alla vittoria. L'anno successivo riuscì a fare meglio, vincendo il titolo in Australia e sconfiggendo nella sua corsa le numero 1 e 2 Hingis e Davenport in due set, diventando la prima donna a riuscirci in uno slam dal 1979. Sull'onda del successo, conquistò anche lo slam di Francia, e 11 anni dopo esserci arrivata per la prima volta, Capriati riuscì ad entrare di nuovo nella top 10, raggiungendo il n.1 in ottobre. Ma non era finita lì: l'anno successivo difese anche il suo titolo all’Australian open. Tra il 2001 e il 2002 fu la n.1 per 17 settimane e terminò nella top 10 tra il 2001 e 2004. Tra il 2000 e il 2004 aggiunse alle sue buone prestazioni negli slam degli anni passati tre vittorie, sette semifinali,4 quarti di finale e tre ottavi in 19 partecipazioni. Jennifer Capriati fu la protagonista di molte partite che segnarono la storia della WTA. Nella finale dell'open di Francia del 2001, contro Kim Clijsters, vinse 12-10 nel terzo set, il più lungo della storia del Roland Garros nell'era open, arrivando pericolosamente a due punti dalla sconfitta per ben quattro volte. Nel 2004 fu protagonista della ormai famosa partita di quarti di finale contro Serena Williams allo US. open, nella quale un arbitraggio discutibile fu forse alle origini della scelta dell'introduzione dell'occhio di falco nelle partite di tennis. La storia della sua carriera è poi sicuramente alle origini dei regolamenti varati per proteggere le giovani giocatrici, limitando gli eventi del circuito ai quali possono partecipare durante una stagione. Purtroppo non ci sarà una terza parte della sua carriera: ripetuti infortuni alla spalla l'hanno allontanata dal circuito, rendendo altamente improbabile un altro rientro.

09. Dinara Safina

È molto facile in questo momento definire Dinara Safina per quello che non ha fatto: vincere uno slam, o, per meglio dire, perfino essere competitiva nell'ultimo atto di uno slam, pur avendo spesso lottato a lungo e salvato match point per riuscire a conquistare il diritto a parteciparvi. Pure, è difficile non tener conto di quello che ha fatto, specialmente nelle ultime due stagioni, nelle quali è stata uno dei punti di forza del circuito in quasi ogni occasione, tranne appunto che nelle finali degli slam. Se infatti si potesse non tener conto dei titoli dello slam, si potrebbe dire che Safina è riuscita ad essere la russa che ha avuto maggior successo in un decennio caratterizzato dall'avanzata delle tenniste del suo Paese. Di tutte le sue connazionali che hanno vinto almeno quattro titoli sul circuito, lei è stata la più giovane a vincere il primo, e con i 12 titoli vinti in carriera si piazza al terzo posto nella graduatoria delle russe in tempi. Tra il 2008 e il 2009 ha raggiunto tre finali di slam in singolare, ha vinto il titolo di doppio agli US open del 2007, ha conquistato la medaglia d'argento alle Olimpiadi di Pechino, è stata la prima giocatrice a sconfiggere nella stessa stagione tre diverse n.1, ha vinto le US open series nel 2008, ed ha passato 26 settimane da n1 (più di Tracy Austin, Kim Clijsters, Jelena Jankovic, Jennifer Capriati, Maria Sharapova, Ana Ivanovic, Arantxa Sánchez-Vicario, Venus Williams, Evonne Goolagong). A 23 anni, Safina è ancora in tempo per superare il blocco che ha e per riuscire a conquistare il suo primo slam, anche se, con il rientro di Clijsters ed Henin, e l'arrivo sulla scena delle giovani rampanti, potrebbe a fine carriera accorgersi che questo 2009 è stata la sua migliore occasione per farlo.

08. Maria Sharapova

Si può dire che Maria Sharapova sia riuscita a portare ai massimi livelli quello che ha iniziato la sua connazionale Anna Kournikova. Anche se Anna aveva talento ed era stata n.1 in doppio, non aveva l’aura cristallina della vera campionessa né aveva tentato di esserlo, e viene perciò ricordata facilmente come quella che non ha vinto nulla. Quando perciò si affacciò sulla scena Maria Sharapova, molti pensarono che avrebbe potuto seguire le sue orme di sportiva carina ma non di vera campionessa. Maria fece ricredere tutti già in un unico momento nel 2004, quando, diciassettenne, sollevò il trofeo a Wimbledon. Riuscì a coniugare l’estetica da modella con una determinazione e un carattere da campionessa. Bisogna riconoscere che se il grande pubblico, gli sponsor e i media, si sono concentrati quasi unicamente sul suo lato estetico, Maria è riuscita con le vittorie a non lasciare mai che si dimenticasse che principalmente è una tennista. Già nel 2003, la sua prima stagione completa nel circuito, Maria ha vinto, a soli 16 anni, i due primi titoli in carriera, ed ha terminato l'anno nella top 50. L'anno successivo, avendo vinto il torneo di Birmingham, era ancora vista soltanto come una promessa da tenere d'occhio. In semifinale ha mostrato tutta la sua grinta quando, nonostante perdesse 6-2, 3-1 contro Lindsay Davenport, è riuscita a conquistare un posto in finale per sfidare la campionessa uscente Serena Williams, che aveva vinto cinque degli ultimi sette slam giocati. Mentre in molti si aspettavano una vittoria facile di Serena, Maria, con un gioco molto aggressivo, è diventata la quarta più giovane campionessa di uno Slam nell'era open (alle spalle di Tracy Austin, Monica Seles e Martina Hingis), per poi confermare di non essere un fuoco di paglia quando ha battuto di nuovo Serena in finale ai Campionati WTA di fine anno. Nel 2005 è diventata la prima russa a conquistare la vetta del ranking, e con una vittoria finale contro Justine Henin 6-4, 6-4, ha conquistato anche gli US Open. Al termine della stagione 2006, ha perso di pochi punti la corsa per la posizione di n.1 di fine anno, giungendo alle spalle di Justine Henin, ma davanti alla Mauresmo, che aveva vinto ben due slam!! Nel 2008 a Melbourne ha vinto il primo Australian Open, non cedendo neanche un set e sbarazzandosi facilmente in finale di Ana Ivanovic. Con questo terzo Slam ha raggiunto Serena e Henin, le uniche che sono riuscite a conquistare tre diversi Slam durante il decennio. Sempre nel 2008, quando Henin ha annunciato a sorpresa il suo ritiro dalle competizioni, Maria ha ereditato il n.1 mondiale e sembrava la logica pretendente all'eredità, ma la spalla ha iniziato a crearle problemi, finché non la ha messa fuori gara per quasi 10 mesi. Il rientro dopo l'operazione è stato macchinoso, soprattutto per la mancanza di fiducia nel movimento del servizio, ciò nonostante è riuscita a conquistare i quarti di finale a Roland Garros e a vincere il torneo di Tokio. Nonostante non abbia giocato tutta la decade, ha mantenuto un ranking da Top 5 a fine anno per quattro stagioni consecutive dal 2004 al 2007, raggiungendo Mauresmo (2003-2006) nella più lunga striscia consecutiva nel tour. Nel decennio ha passato 17 settimane da n.1 ed ha vinto 20 titoli, di cui tre slam. Tornando al paragone con Anna Kournikova, Maria Sharapova ha fatto capire che essere una star è una cosa, ma essere allo stesso tempo una campionessa è un'altra.

07. Kim Clijsters

Con il rientro sulla scena di quest'anno, Kim Clijsters non è soltanto riuscita ad aggiungere alla sua carriera un grande trofeo, ma ha anche dimostrato di poter riuscire finalmente a canalizzare tutto il suo grande talento. Nella sua prima carriera la sua amabilità, la sua capacità di piacere al pubblico, ai media, alle altre giocatrici, la hanno un po' salvata da alcune critiche che pure potevano esserle mosse. Quando raggiunse la prima posizione nel ranking senza avere ancora vinto una prova del slam, non suscitò lo scalpore e le critiche che vennero in seguito mosse alle altre giocatrici (Mauresmo, Jankovic e Safina) che fecero la stessa cosa. Nel continuo paragone con la sua connazionale Henin, se a Justine viene riconosciuto di aver tirato fuori da se stessa tutto quanto poteva dare, a lei si è spesso rimproverato di avere, per vari motivi, disatteso le aspettative. Fin dall'inizio è stato chiaro che Kim aveva tutto per poter aver successo nel Tour: grandi colpi da fondo campo, incredibili capacità di difesa, mobilità estrema. Nella sua prima partecipazione ad uno slam nel 99, ha raggiunto gli ottavi a Wimbledon, ma nello stesso tempo ha fatto vedere l'altro aspetto della sua personalità: agli US Open dello stesso anno, quando vinceva 5-3 contro Serena Williams nel terzo set della loro partita di terzo turno, non è riuscita a chiudere ed ha perso l'incontro. E anche se ha dovuto aspettare molto per riuscire a conquistare il primo titolo dello slam, diverse volte ci è andata molto vicino: agli Australian open ha raggiunto quattro volte la semifinale e una volta la finale, ha raggiunto due volte la finale al Roland Garros e una agli U.S. Open. A conti fatti, ha perso le sue prime quattro finali in uno slam. Negli otto anni in cui ha gareggiato in questo decennio, per cinque anni è stata nella top 10 e per altri due nella top 20. Nel 2003 per la prima volta ha raggiunto il n.1 del ranking mondiale, ed è una delle cinque giocatrici che sono state contemporaneamente in vetta alla classifica sia del doppio che del singolare. In quell'anno, anche se non ha vinto uno slam, ha vinto nove titoli, compreso quello dei campionati WTA di fine anno, e ha vinto due titoli di doppio negli slam a Wimbledon e Roland Garros. Nel decennio ha vinto 34 titoli in singolo e 10 in doppio, e nel 2001 ha vinto la Fed Cup. Tutta la sua carriera è stata costellata di infortuni, ma, come spesso succede, il tempo passato fuori dal circuito le ha consentito di tornare più forte sia fisicamente che mentalmente. E proprio al ritorno da uno di questi infortuni, nel 2005, Kim ha messo a tacere tutti quelli che sostenevano fosse troppo gentile per essere una grande campionessa, mettendo in mostra un "killer instinct" che si è concretizzato con la vittoria della U.S. Open Series e, come ciliegina sulla torta, la ha portata ad essere l’unica tennista a farla seguire da una vittoria agli US open. Con quella grande estate è riuscita a tornare in vetta alla classifica mondiale, diventando la prima giocatrice a tornare n. 1 dopo essere uscita dalla top 100 l'anno prima. Se molti hanno visto in quello il momento in cui la carriera di Kim avrebbe potuto avere una svolta, in realtà i fatti hanno dimostrato in seguito che quella vittoria in un certo senso la aveva appagata, tant'è che nel periodo successivo, complici anche i soliti infortuni, non è riuscita a rimanere all'altezza delle aspettative e, a 23 anni, da n.4 del ranking, ha comunicato la sua decisione di ritirarsi. Sposatasi, diventata madre, ormai lontana dai campi da due anni, viene chiamata a giocare un'esibizione a Wimbledon per inaugurare il tetto mobile. Il tarlo della competizione inizia a lavorare. Allenandosi per quell'occasione, ritrova il gusto del gioco, al punto che decide di rientrare nel circuito. E il rientro è sorprendente: al suo primo torneo a Cincinnati, raggiunge i quarti di finale battendo tre giocatrici top 20, ma questo non è che l'inizio. Ricevuta una wild card per poter giocare gli U.S. Open, non avendo una classifica ufficiale, dopo aver battuto sia Serena che Venus Williams, raggiunge la finale, dove batte agevolmente in due set Caroline Wozniacki. Con questo successo rientra nella top 20, finendo la stagione al n.18 avendo giocato solo quattro tornei. Solo il tempo saprà dirci se questa vittoria sarà il punto di partenza di una gloriosa seconda carriera o se sarà solo servita ad appagare completamente la simpatica Kim.

06. Amelie Mauresmo

Per fortuna c'è stato il 2006! Non fosse stato per quella stagione stupenda, nella quale Amélie ha vinto i titoli dell’Australian Open e di Wimbledon, probabilmente sarebbe rimasta una parentesi di gran bel tennis ai margini del libro sulla storia del tennis femminile, ed i suoi estimatori sarebbero rimasti per sempre con il gusto amaro dell'incompiuto. Ma sebbene Mauresmo non abbia vinto tutti i titoli dello slam che i suoi fan ed i francesi avrebbero sperato e che probabilmente all'inizio si sarebbero aspettati da lei, quel periodo che va dal novembre del 2005 al luglio del 2006 ha trasformato la sua carriera, rendendola degna della Hall of Fame. Con un gioco costruito attorno ad un magnifico rovescio ad una mano, volées pennellate, una bella difesa e un atletismo unito a grande fluidità di movimenti, troppo spesso Mauresmo è stata tradita da una insospettabile fragilità mentale, al punto da farla considerare il simbolo dei giocatori incapaci di concretizzare in campo, nel momento decisivo, tutte le loro potenzialità. Quando però Mauresmo salì prepotentemente alla ribalta nel 1999 raggiungendo la finale degli Australian open a 19 anni, la bellezza classica distintiva del suo tennis non fu neanche presa in considerazione, occupati tutti come erano a discutere sulle sue scelte sessuali. In quell'occasione infatti, a seguito delle sue dichiarazioni di omosessualità, Martina Hingis e Lindsay Davenport fecero commenti cattivi e inopportuni che vennero riportati da tutti i mezzi di comunicazione e ferirono molto la giovane Mauresmo, che perse la finale contro Hingis in due set, ma terminò la stagione nella top 10. Nessuno può sapere quanto quell'esperienza giovanile fu destabilizzante per lei, certo è che Amélie, n.1 da Junior nel 1996, e vincitrice del titolo di quella categoria al Roland Garros e a Wimbledon, non riuscì a mantenere quel livello di successo, tant’è che le quattro semifinali di slam e i nove quarti di finale, che raccolse nel periodo tra il 2000 e il 2005, vennero accolti con più disappunto che ammirazione, ed ogni volta che si trovò ad un passo dal cogliere l'occasione in uno dei grandi tornei dell'anno, un crollo mentale rese quel passo troppo lungo. Ciò nonostante Mauresmo si mantenne con grande costanza agli alti livelli. Tra il 2001 e il 2005 raggiunse almeno gli ottavi in 12 slam consecutivi (con 19 su 20 agli inizi del 2007), ma ormai, a metà del decennio, iniziava a farsi sempre più forte la sensazione che le sue possibilità di vincere quel titolo dello slam che continuava a sfuggirle stavano rapidamente allontanandosi. Poi, di colpo, Mauresmo riesce a trovare la chiave. A seguito di un periodo nero di dubbio e di sconforto, arrivata ai campionati di fine anno del 2005, riesce a vincerne il titolo, accumulando quella fiducia che la porterà, nel gennaio successivo, a conquistare il titolo degli Australian open, il suo primo Slam in carriera, con l'emozione e la gioia del match point negatele da Justine Henin che, in finale, perdendo 6-1, 2-0, si ritira per problemi allo stomaco. La vittoria arriva a 26 anni, nel trentaduesimo tentativo, attesa che, nella storia della WTA, è seconda solo a quella di Jana Novotna, che vinse il suo titolo alla quarantacinquesima partecipazione ad uno slam. Più tardi, nella stessa stagione, a Wimbledon, i cui campi in erba sono la perfetta ambientazione per i raffinati colpi di Mauresmo, la francese riesce a gustare tutta la gioia della vittoria battendo in finale proprio Justine Henin, in rimonta, 2-6, 6-3, 6-4. Per ironia della sorte, Mauresmo, a lungo criticata per essere stata n.1 senza aver vinto uno Slam, l'anno in cui ne vince due chiude la stagione soltanto al terzo posto, dietro alla n.1 Justine Henin e a Maria Sharapova. Ciò nonostante, la striscia di stagioni da top 10 si estende a sei, dal 2001 al 2006, e alla fine di questa stagione, che ancora non si sapeva sarebbe stata la fine della carriera, chiude avendo vinto più di 500 partite e avendo mantenuto un ranking da top 30 per 12 anni consecutivi dal 1998. Oltre ai due titoli dello slam, ha vinto altri 23 titoli e la medaglia d'argento alle Olimpiadi di Atene del 2004. È stata la prima francese a diventare n1 e lo è stata per 39 settimane. Per la grande disperazione dei francesi, non è mai riuscita, invece, a superare la pressione che veniva posta su di lei quando giocava a Roland Garros, riuscendo al massimo a raggiungere un paio di volte i quarti di finale. Dopo Wimbledon del 2006 diversi infortuni hanno ostacolato la sua attività, a volte allontanandola dal tour per mesi interi, e dalla stagione successiva non è più riuscita a fare meglio degli ottavi in nessuno slam. Questo non vuol dire che dopo il 2006 non ha più vinto: nel 2007 ad Anversa ha vinto per la terza volta consecutiva il titolo, conquistando così la stupenda racchetta di diamanti, e all’inizio di questa stagione ha vinto a Parigi..... anche se non al Roland Garros. Terminata la stagione 2009 con anticipo, ha da poco comunicato il suo desiderio di interrompere la carriera, e grazie a quel 2006 non lascerà il tennis come la tennista talentuosa, campionessa mancata, incapace di vincere un grande evento, che stava per diventare.
 

Le altre puntate:

Un decennio di tennis WTA

Da Schnyder a Myskina

Da Pierce a Jankovic

Da Venus alla Henin

Monique Filippella

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