11/01/2010 15:40 CEST - Scandalo scommesse

Scommesse, Bychkova punita

La russa colpevole di non aver denunciato un tentativo di corruzione: non potrà giocare gli Australian Open. La Kuznetsova commenta: forse non sapeva di questa regola, come non la conosco io. Mastroluca

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ekaterina bychkova
ekaterina bychkova

Si apre un nuovo capitolo nel libro nero del tennis e delle scommesse. La russa Ekaterina Bychkova è stata squalificata per un periodo di 30 giorni, a partire dall'8 gennaio, e multata di 5 mila dollari per non aver rivelato alla Tennis Integrity Unit di essere stata avvicinata con l'obiettivo dichiarato di truccare il risultato di un suo incontro.

La Bychkova, moscovita classe 1985, ha avuto un breve ma intenso momento di gloria a Flushing Meadows, nel 2005, quando battè 6-3 6-2 Svetlana Kuznetsova al primo turno: per la prima volta nella storia degli Us Open la campionessa in carica usciva così presto nell'edizione successiva. Arrrivata al best ranking di numero 66 nel 2006, è poi rientrata nella mediocrità tennistica e attualmente occupa la posizione n.122. 

I risultati dell'indagine sono stati presentati all'ufficiale indipendente scelto dalla Tennis Integrity union, il professor Richard McLaren. La Bychkova, dunque, non potrà partecipare agli Australian Open e diventa così la prima giocatrice ad essere squalificata dallo Slam oceanico per questo tipo di offesa.

La vicenda ha origine dodici mesi fa, almeno stando a quanto raccontava a maggio Hannah Harp, giornalista del Wall Street Journal, nell'intervista con Dmitry Avilov, 25enne scommettitore russo che le confessò di aver tentato di approcciare la Bychkova via internet, magari stimolato proprio dal rapido "passo del gambero" della giovane russa dopo l'exploit sul cemento statunitense. Era la prima volta che il giovane tentava di avvicinare direttamente una giocatrice, agevolato dalla diffusione dei social network e probabilmente incoraggiato dalle pene relativamente lievi che la legislazione russa prevede per chi riconosciuto colpevole di match-fixing: possibile arresto e multa fino a un massimo di 200 mila rubli, ovvero 6 mila dollari.

Avilov, che in passato aveva lavorato anche nella divisione marketing di Betfair Russia, ha creato anche un programma per computer che lo aiuta nel predire i risultati degli incontri di tennis. Dopo aver vanamente tentato di aprire una sua agenzia di scommesse, ha iniziato a giocare online, concentrandosi prevalentemente sul tennis femminile perché, ha spiegato, è più facile individuare punti di forza e di debolezza delle tenniste, specie se classificate tra la posizione numero 20 e il numero 100.

La maggior parte delle giocatrici, poi, sono molto giovani, a volte con difficoltà economiche alle spalle. E sono proprio queste giocatrici, con una classifica ancora non sufficientemente elevata, con la volontà di incrementare i guadagni facilmente ad essere più vulnerabili ai tentativi di corruzione, come ha riconosciuto anche Nick Bollettieri.

Anche se, come ha confermato lo stesso Avilov, la Bychkova non ha accettato la proposta e che non c'è stato alcuno scambio di denaro, la mancata denuncia della tentata corruzione costituisce comunque una violazione degli articolo D.2 e E dell'Uniform Tennis Anti-Corruption Programme. Il rispetto del programma, valido in tutti i tornei ATP, WTA e ITF, è garantito dalla Tennis Integrity Unit, l'organismo creato nel settembre 2008 e affidato a Jeff Reese, ex ufficiale di Scotland Yard e componente della security unit del Consiglio Internazionale di Cricket, già parte del panel indipendente che ha segnalato a maggio 2008, alla vigilia del Roland Garros, 45 match sospetti.

Il comportamento della tennista russa, che avrebbe ammesso il tentativo di corruzione solamente a seguito di domande specifiche degli investigatori della Tennis Integrity Unit, viola le regole D.2 e E del programma. Il primo comma della regola D.2 recitano: “i.Nessun giocatore o persona a lui collegata, nessun componente dello staff di supporto del torneo possono, direttamente o indirettamente, lucrare sull'esito o su qualsiasi altro aspetto di qualsiasi evento o competizione tennistica”. Anche il semplice tentativo va riferito, in base alla regola E, che obbliga i giocatori o i soggetti cui il regolamento si riferisce, che siano stati avvicinati con intenti corruttivi a denunciare il fatto alla Tennis Integrity Union nel più breve tempo possibile. Pena, per i giocatori, in base al primo comma della lettera H, “una multa fino a 250 mila dollari più una somma uguale ai premi ricevuti in relazione a ciascuna violazione; l'ineligibilità alla partecipazione a tutti gli eventi gestiti dagli organismi di governo del tennis per un periodo fino a tre anni”.

Curiosamente la prima a commentare la vicenda della Bychkova è proprio Svetlana Kuznetsova, che ha acceso nuove, anche se non del tutto chiarificatrici, prospettive nella conferenza stampa al termine del match vinto contro Alisa Kleybanova 62 67 75 al primo turno del torneo di Sydney. Un incontro in cui si è trovata sotto 3-0 nel terzo mettendo non pochi brividi agli organizzatori, che già avevano dovuto incassare il forfait di Justine Henin annunciato dopo la sconfitta contro Kim Clijsters nella finale di Brisbane.

“Sono rimasta molto sorpresa quando me l'hanno detto” ha dichiarato la Kuznetsova. “Per quanto mi riguarda non ho mai sentito la regola per cui sei obbligato a denunciare fatti del genere. Non conosco esattamente la sua vicenda e certamente chiederò di andare fino in fondo, che è molto importante. Ma se uno viene da me e mi chiede qualcosa, io rispondo di no, che non sapevo niente di questa regola. Magari non lo sapeva nemmeno lei, perciò come si fa a dire che è colpevole?”.

Una difesa certo giuridicamente poco rilevante, in virtù di uno dei principi cardine della giurisdizione, per cui legis ignorantia non excusat, la legge non ammette ignoranza.

Alla Kuznetsova è stato poi chiesto se fosse mai stata avvicinata con l'intento di combinare un incontro. La sua risposta, per certi versi sibillina, spiega senza chiarire del tutto. “Se dico di sì mi mandano a casa. Non lo so. E poi gli approcci possono essere diversi. Magari tu pensi che sia un gioco ma qualcun altro lo prende sul serio. Non puoi sapere fino in fondo se si tratta di uno scherzo o di un approccio serio. Devi confessare alla Wada ogni tentativo scherzoso? Penso che abbiamo bisogno di spiegazioni migliori”. Un aspetto che dimostra come la WTA possa ancora intervenire per migliorare nel tentativo di prevenire ed evitare situazioni del genere. L'organismo che gestisce il tennis femminile troverebbe innegabili vantaggi nel promuovere un'attività “didattica”, magari anche solo verso le giocatrici di vertice, perché siano messe al corrente delle sottigliezze che il regolamento prevede, in quanto anche il rispetto di queste norme, così come l'obbedienza all'altra regola recentemente contestata per il caso Wickmayer-Malisse sulla reperibilità per controlli anti-doping a sorpresa, fa parte dell'essere atleti professionisti.

Alessandro Mastroluca

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