Storie

Di mano...in mano

Da Rosewall a Nadal, dalla Court alla Date, ripercorriamo la storia dei tennisti che sono diventati campioni giocando con la mano sbagliata e di quelli che sono in grado di giocare sia con l'una con con l'altra. Vanni Gibertini

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La recente esternazione di Zio Tony(http://ubitennis.quotidianonet.ilsole24ore.com/sport/tennis/2010/02/11/291826-nadal_destro_avrebbe_servito_meglio.shtml), secondo il quale suo nipote Rafael Nadal avrebbe servito meglio se avesse giocato con la destra, ha riacceso l’attenzione su uno dei “trivia” piú conosciuti del mondo del tennis, ovvero che Nadal fa tutto con la mano destra, tranne che giocare a tennis.
Ma scavando un po’ nella storia recente e meno recente del nostro sport, si scopre che ci sono stati parecchi giocatori che si sono imposti nel circuito giocando con la mano... sbagliata, ovvero con quella che non usano per fare la maggior parte delle altre attivitá quotidiane.
Sotto questo particolare aspetto, il nome di Nadal viene spesso associato a quello di Carlos Moya, ex numero 1 del mondo e vincitore del Roland Garros nel 1998, che come Rafa é anche lui originario dell’isola di Maiorca ed anche lui gioca a tennis con la mano sbagliata, nel suo caso la destra dal momento che é un mancino naturale.
I due maiorchini non sono gli unici vincitori di Slam ad avere questa particolaritá: infatti anche il grandissimo australiano Ken Rosewall, 8 vittorie nei tornei dello Slam tra il 1953 ed il 1972 (senza aver mai vinto Wimbledon nonostante 4 finali nell’arco di 20 anni), era un mancino naturale cui peró fu insegnato da suo padre a giocare con la mano destra. E c’é chi attribuisce a questo fatto la sua straordinaria abilitá nei colpi dalla parte sinistra ed un servizio non all’altezza del suo grande repertorio.
Il record di vittorie importanti ottenute con la mano “recessiva” spetta peró a Margaret Court-Smith, la grandissima campionessa australiana che nel 1970 realizzó il Grande Slam e che con 24 titoli tutt’ora detiene il primato di vittorie nei tornei dello Slam, anche se 11 di queste sono venuti agli Open d’Australia che durante gli anni ’60-’70 erano regolarmente disertati dalle giocatrici piú forti. Durante un’intervista ad una televisione americana la Court-Smith dichiaró “Scrivevo con la mano sinistra, e ai quei tempi si insegnava a tutti indistintamente a lavorare con la mano destra; alcuni dei giocatori uomini mi dicevano che nessuna donna giocava con la mano sinistra, per cui arrivai a pensare che probabilmente era sbagliato giocare con la sinistra, e quindi cambiai mano. Credo che se avessi continuato a giocare da mancina avrei avuto un servizio migliore”. Una cosa del genere ha veramente dell’incredibile se giudicata con i parametri di giudizio del XXI secolo, ma evidentemente anche solo 50 anni fa la cosa veniva ritenuta assolutamente normale, tanto che anche l’altra tennista che prima della Smith era riuscita a completare il Grande Slam, ovvero la californiana Maureen Connolly, all’etá di 10 anni venne convinta dal suo allenatore Wilbur Folsom a cambiare mano, trasformandosi cosí da mancina a destrorsa.
Viene da chiedersi se non sia il caso di far cambiar mano a tutte le ragazze che cominciano a giocare a tennis!
Un’altra atleta che ha rinunciato alla mano sinistra dominante per giocare con la destra é la 39enne giapponese Kimiko Date, ora sposata Drumm, che per non disonorare la tradizione giapponese ha intrapreso la propria carriera di tennista giocando con la mano a lei meno congeniale.
Ci sono anche esempi di passaggi inversi, ovvero di giocatrici destrorse che giocano a tennis con la sinistra, a partire dalla piú famosa mancina di tutte, la grande Martina Navratilova, che per scrivere usa la mano destra. Piuttosto curiosa la storia di Sabine Appelmans, tennista belga classe 1972, capace di arrivare fino al n.16 in classifica nel 1887, che inizió a giocare con la sinistra perché durante il clinic nel quale apprese i primi rudimenti le ragazze mancine venivano separate da quelle destrorse, e siccome la sua migliore amica era mancina, lei decise di giocare con l’altra mano per rimanere assieme a lei.
Tornando al settore maschile, si ricorda la vicenda di Alexander Volkov, vincitore del torneo indoor di Milano nel 1991 battendo il nostro Cristiano Caratti, il quale da bambino subí un infortunio serio alla spalla destra, e per continuare a giocare a tennis dovette giocoforza diventare mancino, riuscendo ciononostante a raggiungere la 14esima posizione nel ranking ATP nel 1994 ed a conquistare prestigiosi scalpi come quelli dell’allora n.1 del mondo Stefan Edberg al primo turno degli US Open 1990.
Ci sono poi stati alcuni giocatori che sono riusciti a sviluppare il propiro gioco con entrambe le mani diventando cosí ambidestri: é il caso del mattacchione americano Luke Jensen, mediocre doppista degli anni ’90 che aveva come caratteristica principale quella di sfoggiare sempre un abbigliamento coloratissimo e tagli di capelli stile Agassi prima maniera, ma che sapeva anche servire efficacemente sia con la mano destra, sia con quella sinistra.
Altri esempi di ambidestri sono il ceco Pavel Hutka, che noi italiani ricordiamo per aver perduto con match point il primo turno del Roland Garros 1976 contro Adriano Panatta, che quell’anno poi finí per vincere il torneo; il campione italiano degli anni ’30 Giorgio De Stefani, che perse la finale di Parigi contro Henri Cochet nel 1932; e molto piú recentemente il 24enne massese Claudio Grassi, attualmente n.421 della classifica ATP ed allievo di Alberto Castellani, che da mancino costretto a giocare con la destra é riuscito a costruirsi un repertorio di colpi con entrambe le mani con il quale sta tentando di scalare il ranking.
 

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