BRASIL OPEN

Ferrero distrugge i sogni di Kubot

Juan Carlos, fresco trentenne, stravince la finale brasiliana in un'ora esatta di gioco: 6-1 6-0. Il polacco, mai capace di tenere il servizio in tutto il match, proverà a consolarsi in doppio. Samuele Delpozzi

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Se Rotterdam è stata la medicina ideale per Soderling, Juan Carlos Ferrero può dire altrettanto di Costa do Sauipe: anche l'ex numero 1 del mondo si presentava ad inizio settimana ancora a secco di vittorie nel 2010 – due eliminazioni al primo turno, causa infortunio, ad Auckland e Melbourne – ma, proprio come lo svedese, una volta iniziato ci ha preso gusto ed ha finito per conquistare il titolo.

Sulla finale odierna poco da dire, tanta è stata la disparità di forze in campo... basti pensare che Kubot – fin qui tanto brillante da aver eliminato Montanes e Andreev, teste di serie numero 2 e 4 rispettivamente – non è riuscito a tenere una sola volta la battuta in tutto il match! L'unico game lo ha infatti raccattato grazie ad un break, ad inizio partita: uno scenario certamente poco usuale nel circuito maschile, anche sulla terra battuta.
Venendo alla cronaca spicciola, il polacco cede i primi 7 punti di fila dietro al servizio, inclusi 3 doppi errori, che gli costano i primi due break. Nel mezzo troviamo qualche distrazione di troppo anche da parte di Ferrero, che concede momentaneamente l'1-1 a causa di un paio di diritti usciti di un soffio ed un doppio fallo. Una volta scaldatosi però il valenciano inizia a macinare punti da fondocampo, esibendosi in recuperi e passanti millimetrici come ai bei tempi: la leggerezza negli spostamenti di “Mosquito” non sembra essersi appannata col passare delle stagioni. Nel primo set, Kubot fallisce una grossa opportunità di cancellare l'onta "battitoria" sull'1-3 quando sciupa un vantaggio di 40-15, inabissandosi in una serie di dirittacci steccati.
Il secondo parziale segue la falsariga del primo, con la differenza che questa volta Ferrero non concede al malcapitato avversario neppure un game di rodaggio. Annichilito da un gran passante di diritto in controbalzo, il polacco esce definitivamente dal match cedendo l'ennesimo servizio dopo aver sciupato un vantaggio ancor più cospicuo – stavolta da 40-0 – nel secondo gioco: a conferma della confusione mentale che lo governa, un'elementare volée di rovescio gettata in corridoio, a campo virtualmente sguarnito. L'ultimo sussulto del povero Lukasz – la cui espressione facciale tradisce propositi di fuga dal campo, al più presto – si consuma in un paio di buone risposte di rovescio sullo 0-4, incapaci comunque di muovere il punteggio. La partita si conclude nel modo più calzante... un break: Ferrero chiude con un bel diritto a sventaglio, in un'ora tonda tonda di “fatica”.

Juan Carlos festeggia dunque i suoi primi 30 anni, compiuti venerdì, con il 13° titolo della carriera, il primo in Brasile (dove era già stato finalista nel 2007, battuto da Canas) nonché decimo sigillo sull'amato mattone trito. A Kubot invece – sconfitto per la seconda volta in finale dopo Belgrado 2009 – non resta che provare a resettare i ricordi del singolare per concentrarsi sulla finale di doppio, che più tardi lo vedrà protagonista in coppia con l'austriaco Marach, opposti a Cuevas-Granollers.

Samuele Delpozzi

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