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Nuova Carriera

Chi ci credeva? Cañas fa il coach

Resterà per sempre una delle nemesi di Federer. In carriera ha avuto picchi positivi, sino al n.8, ma anche scivoloni come il doping. D’ora in avanti allenerà Odesnik e Capdeville. Stefano Bolotta

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Roger Federer perde una delle sue nemesi eccellenti. Il tennis perde un lottatore, uno di quelli che, per dirla alla Tommasi, “timbra quasi sempre il cartellino”.

Eppure Guillermo Canas, Willy per gli amici, non abbandonerà il mondo delle racchette. Anzi. Si può affermare che l’argentino, a 33 anni, abbia appena inaugurato la sua seconda carriera tennistica. Dopo averne trascorsa una intera in campo, a lanciare drittacci e occhiate interrogative al suon angolo in tribuna, ora ha deciso di passare dall’altra parte. Di vedere che effetto fanno quelle occhiate quasi impaurite, alla disperata ricerca di un consenso.

Manca ancora l’ufficialità, ma occorrerà aggiornare così la relativa voce su Wikipedia: «Guillermo Canas è un allenatore argentino». Per ora il ranking Atp lo colloca ancora al numero 235, ma dalle quali ad Amburgo, ovvero la scorsa estate, l’ex n. 8 (nel 2005) non ha più disputato un incontro.

Willy si trova a Miami, Florida, dove è in corso di svolgimento il secondo Master 1000 della stagione. Un torneo che a Canas ha sempre detto bene, da quando nel marzo 2007 riuscì a stoppare Federer, anche allora numero uno, dopo un’epica lotta al tie-break del terzo set; il tutto appena una settimana dopo averlo sconfitto a Indian Wells, interrompendo una striscia vincente di 41 match del fenomeno svizzero. Fu lì che nacque il mito di Canas come alternativa a Nadal o a Nalbandian fra i peggiori “nemici” di Rogi.

L’argentino è in Florida nel suo centro tecnico - la Canas tennis academy nel Crandon Park tennis center, inaugurata lo scorso anno - per allevare due giocatori non di primo pelo e nemmeno di talento eccelso, a dirla tutta: Wayne Odesnik e Paul Capdeville, un americano e un cileno. Del resto, lo stesso Canas non ha mai fatto dell’arte e dell’istinto la sue armi migliori, dimostrando però come con una grande preparazione atletica e una grinta fuori dal comune si possa sopperire alla lacune prettamente tennistiche.

Perché Canas non è stato soltanto uno dei giocatori che Federer cercava nei tabelloni sperando fosse dall’altra parte, no. È stato capace di vincere sette tornei Atp, quattro sulla superficie preferita, la terra rossa, tre sul cemento, fondo sul quale imparò gradatamente a giocare fino a prendersi qui gli scalpi più prestigiosi. La sua vittoria più importante resta l’Open del Canada a Toronto nel 2002, mentre negli Slam è stato in grado di raggiungere tre volte i quarti a Parigi (2002, 2005, 2007), il quarto turno due volte in Australia e una volta a Wimbledon.

C’è anche una pagina nera, nella sua carriera, una macchia: la squalifica per doping nel 2005 dopo avere assunto un diuretico proibito: scontò 12 mesi sui 18 originariamente proposti dall’Atp. Poi il ritorno, addirittura a livelli più alti di quelli precedenti lo stop, visto che il 2007 fu la migliore stagione dell’argentino, chiusa nei primi venti al mondo.

Adesso comincia la nuova carriera. Per essere precisi è già iniziata sabato scorso, a non più di qualche centinaia di metri di distanza dal campo in cui Federer svolgeva la sua partitella d’ambientamento a Key Biscayne. Ma tu guarda le coincidenze: chissà che d’ora in poi Roger non inizi a guardare con diffidenza giocatori apparentemente innocui come Capdeville e Odesnik. Quel “cagnaccio” argentino sarà in grado di trasmettere la sua rabbia agonistica, soprattutto quando vede rosso(crociato).
 

Stefano Bolotta