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26/06/2010 08:54 CEST - Wimbledon - Mondiali

Calcio alla radio e Tennis in tv

Tra le partite dei Mondiali di calcio e gli infiniti incontri di Wimbledon, s'incrociano le voci dei cronisti chiamati a raccontare le emozioni dello sport. Marcos

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John Isner e Nicolas Mahut
John Isner e Nicolas Mahut

In questo periodo sono costretto a continui spostamenti in macchina. Non che mi diverta, ma la presenza dell’autoradio, compagna che tradisce solo in galleria, sostiene le lunghe pause in coda ed i veloci attraversamenti d’una pianura ormai rassegnata alla volgare ed incessante presenza di capannoni, disordinati e senz’anima, e di mega centri commerciali, privi d’ogni relazione col territorio che li ospita: entrare nella città/negozio di Carugate o di Richmond è la stessa cosa.

Per altro, io mi perdo anche al Diperdì sotto casa, tra quattro file di scaffali. Preferivo la dimensione e la precisione della latteria, che in città non c’è più: quindici metriquadrati in cui si trovava un bel sorriso, il litro di latte triangolare, tre marche di yogurt, il formaggio, il budino e la panna cotta. Ora, una volta entrato nell’iper, puoi comprare la Head di Murray, i tulipani d’Olanda, la radio Marelli, la bottarga di Trapani, l’asciugacapelli bio della Philips, la moto Morini, il pacchetto cinema di Sky, la crescenza Locatelli, il numero 787 di Casabella, i P7000 della Pirelli, i tortiglioni della De Cecco, il mapo (mandarino-pompelmo), un paio di Tods, le Marlboro Light, il cazu (carota-zucchina), la chiavetta di Alice, il berretto della Ferrari, l’acqua di Del Piero, le fibre che aiutano la Marcuzzi, i Levi’s 505, le piastrelle antigelo per il balcone, il rubinetto per i fiori del balcone, la brugola per il rubinetto, l’idraulico per la brugola e la cedrata Tassoni. Poi, se vuoi, puoi tagliarti i capelli, firmare un contratto d’assicurazione, aggiustare i calli, ritirare i soldi col bancomat, andare dal dentista, un salto al bagno, dal gommista, dal macellaio, a fare benzina, in agenzia per acquistare un bilocale arredato, dal calzolaio, un prosecco, una lampada integrale, una rapida occhiata al Corriere e via…Tutto dentro lì.

Come spesso capita, anche oggi ascoltavo “ Ho Perso Il Trend ” di Bassignano e Luzzi, due tra i nostri migliori, che consideravano lo sforzo sostenuto dalla Rai per seguire i Mondiali di calcio. Ma come, diceva Bassignano, la Rai ha mandato i nostri migliori colleghi in Sudafrica…e la nazionale esce al primo turno, ultima nel girone più mediocre: non è giusto! E menomale, ho pensato io, che la Rai ha mandato i migliori!

Ho seguito quattro o cinque partite pomeridiane sul primo canale della nostra radio pubblica. Non ricordo il nome dei telecronisti, ma ce n’è uno che racconta le partite in maniera così esagitata e scombinata che, se solo provi ad immaginarti l’azione di gioco commentata, pensi a tutto fuorchè al calcio: ad un certo punto, m’è venuto in mente un ace di Rosset.

Quando mi sorprende il giallo del semaforo, questo cronista parte in quarta in un salendo di tono imprendibile: “Le due contendenti sono ancora sullo zero a zero, ma ecco che l’ala sfreccia sulla destra…”. S’esalta a dismisura, in piena accelerazione di volume e ritmo, farneticando frasi a metà, smozzicando nomi inventati, passaggi, cross, deviazioni, pali, tutto mentre sono fermo al rosso, e, quando scatta il verde, finalmente in pieno orgasmo recitativo, urla a squarciagola: “Tiro…Reteeeeeeeeee!”. Io son lì che penso: apperò, questo Cile, questo Alexis Sanchez…ed io che pensavo che non riuscisse a competere in quel girone. Bisogna che mi affretti perché sono un po’ in ritardo: dai che riesco a prendere quel verde, su! Questa sera devo passare a ritirare la racchetta: ho giocato appena due ore e si son rotte le corde; non va bene così. Poi, passo a prendere la bresaola, ché ho bisogno di un po’ di proteine. Mannaggia: di nuovo giallo…rosso! ‘Sti semafori son proprio calibrati a modo loro. Certo che Sanchez al Milan farebbe quasi comodo…(dal gol, è passato circa un minuto). E lui: “Con un colpo di reni, il portiere riesce a deviare in calcio d’angolo: il risultato è ancora bloccato sullo zero a zero”.

Sempre lo stesso inviato, in un’altra partita, dopo aver gridato al trentaduesimo minuto: “Tiro…Reteeeeeeeeee!”, al trentaquattresimo minuto, due chilometri dopo, annunciava: “L’arbitro ha annullato il gol per motivi inspiegabili: ancora fermi sullo zero a zero”. Non vorrei sbagliarmi, ma, durante quei due chilometri, il radiocronista deve aver raccontato altre tre o quattro azioni, senza minimamente accennare al fatto che l’arbitro aveva inspiegabilmente annullato quel gol.

In questo mondiale, ha dato il suo meglio quando ha elencato i nomi dei giocatori della Corea del Nord: “Vi dò la formazione della Corea, che Dio me la mandi buona: Rimiongùk, Ciagiongiòk, Pacnamchòl, Pakciolgìn, Rigiunì, Riquangciòl…”. È stato l’unico momento di sua cronaca in cui mi era più o meno tutto chiaro.

Giunto quasi a casa, sul cellulare m’arriva un messaggio dal mio amico tennista: “Mahut e Isner sono 30 pari al quinto”. “Ma che stordito…quello è sempre stato così. Mai una volta che sia preciso. Non saprei chi scegliere tra lui ed il cronista della Rai…”, penso, “…cosa significa 30 pari al quinto? E a game…quanto sono?”. Aperta la porta, buttata la borsa in studio, gettate le scarpe in corridoio, mi scaravento sul divano, alzo il cuscino rosso, alzo quello grigio, sbuffo, alzo quello bianco, lo trovo, agguanto il telecomando e pigio impaziente: 31 pari. Ostia! 31 pari nel senso dei game!! Ho dimenticato la racchetta e la bresaola: ho l’altra racchetta ed il ragù di ieri, ma mangio dopo. Ora voglio proprio vedere come va a finire!

I due cronisti di Sky non sapevano più che parole spendere, per inseguire i record che, minuto dopo minuto, i due eroi sbriciolavano come pane secco. Galimberti era pimpantissimo, orgoglioso di commentare il match del millennio. Giustamente sottolineava come Mahut avesse più frecce al suo arco, giocando uno splendido tennis, proprio adatto all’erba. Come alcuni fornitori chiamano il parquet palquet, alcuni clienti chiamano la mansarda monzarda, altri chiamano il cavedio cavedano, altri ancora chiamano la soglia sogliola, Giorgio chiama l’arbitro albitro: poco male…io ne faccio di peggio. Il suo compagno di cronaca (non l’ho riconosciuto), ogni mezz’ora annunciava il tempo della partita in minuti: ad un certo punto, ho dovuto prendere in mano la calcolatrice, per capire da quante ore stavano giocando. Sempre lui, spesso, sbagliava il punteggio: “3040”, diceva tranquillamente, come se non fossimo 58 set pari, senza l’ombra di una palla break da un paio di giorni, invece di “4030”.

Intorno alle nove, mi sposto in cucina per guardare il ragù. Sento il compagno di Galimberti annunciare: “1540”. Con uno scatto felino, lanciato in aria il cucchiaione di legno pieno di sugo, esco in un battibaleno dalla cucina, inciampando tra il palquet della stessa ed il malmo del disimpegno, entro a gamba tesa sul divano, sfiorando con lo stinco lo spigolo d’acciaio del tavolino del salotto e mi appresto palpitante ad assistere alla palla break. Sbagliato ancora: erano 4015 ed ho ancora la parete della cucina imbrattata. Ad un certo punto della cronaca, forse il giorno della prosecuzione del match, Giorgione non ha potuto fare a meno di correggere il collega: in una partita del genere, la palla break è una cosa terribilmente seria!

Non è per niente facile commentare in diretta una partita dei Mondiali di calcio od un match come quello giocato da Mahut ed Isner, lo so bene. È molto più facile scrivere, quando le partite sono terminate, quando l’errore si può correggere. Proprio per questo, nell’occasione di eventi così eccezionali, voglio ringraziare tutti i cronisti che con la loro voce ci trasmettono le stupende emozioni dello sport.
 

Marcos

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker