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27/06/2010 00:02 CEST - TENNIS FANTASY

Il tennis come nei cartoni animati

Complice un viaggio ad Eurodisney, ecco un confronto tra i più famosi personaggi dei cartoni e alcuni protagonisti del circuito Atp. Ma allora De Villiers aveva un suo perchè...Massimo Garlando

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Sono stato ad Eurodisney, per il compleanno dei miei figli.
Ah sì, diranno i miei dodici lettori (erano ventiquattro – ricordate? – uno in meno del Manzoni, ma una buona dozzina credo di essermeli giocati con l’ultimo pezzo su Gasquet), e chi se ne frega?
D’accordo, touché, obiezione accolta. Ora, però, spiego: la premessa ha una sua utilità, l’intenzione non è quella di farvi sapere i fatti miei, né tantomeno voglio passare per quello che viaggia, che gira il mondo; in realtà, da quando sono diventato padre, ho più o meno la vita sociale di un criceto, senza ruota per giunta.

Tutto questo mi serve, semplicemente, per spiegare al lettore gli effetti devastanti di una curiosa patologia, che modestamente chiamerei “sindrome del malato di tennis”. Il malato di tennis, al momento di partire per le vacanze, si informa innanzitutto sul numero di campi presente nella struttura che lo ospiterà: mare, montagna, mangiare, dormire sono aspetti assolutamente pleonastici. Il malato di tennis, quando va al cinema con la famiglia, la fidanzata/moglie/amante o gli amici della bocciofila riesce a trarre spunti notevoli da eventi all’apparenza secondari: durante Match Point di Woody Allen non segue la trama alla ricerca degli indizi per risolvere il giallo, ma osserva con attenzione (e talebano atteggiamento critico) l’impugnatura del sedicente maestro; durante Iron Man 2, poi, gode moltissimo nello scoprire che la sede delle Stark Industries si trova a Flushing Meadows.

Il malato di tennis, di conseguenza, se ha occasione di recarsi ad Eurodisney (o, meglio, Disneyland Resort Paris, siamo precisi sennò i francesi poi si incazzano), lascia che il resto della famiglia si immerga nell’atmosfera magica e, durante il soggiorno, circondato dai personaggi più amati da grandi e piccini, riesce a scorgere curiose ed inquietanti similitudini con alcuni dei principali protagonisti del circuito tennistico mondiale.

Vado quindi ad elencarvi, proprio come nella meravigliosa parata che rende unico il parco di divertimenti d’oltralpe, queste strane somiglianze, precisando che trattasi di gioco, che come tale vorrei fosse preso e considerato (anche dal più acerrimo sostenitore “a prescindere” dei nostri amati miliardari con racchetta).


L’abbinamento per Roger Federer è facile, ovvio, scontato. Il corrispettivo disneyano del supermegacampione di Basilea non può che essere Topolino, che fa sempre divertire i grandi ed i piccin e perciò noi gridiam, viva Topolin! Chiunque pensi, a bruciapelo, al tennis o ad un personaggio dei fumetti non può che fare riferimento a loro. Precisino, perfettino, pulitino, universale ed ecumenico, Topolino-Federer è personaggio positivo e senza difetti per eccellenza ma a me, che son bastiancontario e scelgo sempre eroi imperfetti, alla lunga finisce per risultare un po’ indigesto (e poi, per citare Bisio, chissà cosa nascondono quei guanti?)

Per Rafa Nadal, dopo uno sprint al fotofinish con Capitan Uncino, la spunta Mogwli, il ragazzo de “Il libro della Giungla”, se non altro per pura associazione visiva. Gli bastan poche briciole di terra rossa, lo stretto indispensabile, e i suoi malanni può dimenticar. Se l’ipotesi Shakira-Orso Baloo come fonte di trasgressione è poco credibile, perfetto è invece il paragone tra lo zio Toni e la saggia pantera Bagheera. Sicuramente il completino perizomato del ragazzino, nel suo splendore minimalista, è in ogni caso molto più elegante delle tovaglie a quadri che ci propina il maiorchino (benedetto, sempre benedetto sia Wimbledon, luogo ove il cattivo gusto segna il passo).

Novak Djokovic è un perfetto Saetta McQueen (il protagonista di Cars Motori Ruggenti, per i meno esperti), sbruffone, paraculo e molto convinto dei propri mezzi, fino alla conversione sulla via di Radiator Springs, dove scoprirà il valore dell’amicizia e dell’altruismo. Avevo già fatto questo abbinamento nel mio primo pezzo per Ubitennis, qualche anno fa, forse sarà ripetitivo e poco originale, però mi vanto di avere pochissime idee ma in compenso fisse (questa è una citazione, per chi azzecca 500 punti e una foto con dedica del mio cane tifoso di Del Bonis. A proposito di Del Bonis, visto che tracollo? Da quando gli ho dedicato quel commovente panegirico, non ne ha più azzeccata mezza).

Andy Murray è senza dubbio uno dei Cattivi Disney. Tra tutti mi ricorda in particolare una delle sorellastre di Cenerentola (a vostra scelta, Anastasia o Genoveffa). Perfido e cinico, il Murray-sorellastra mostra il bicipite quando gira bene e si acquatta nei pressi della sottana della madre (la vera burattinaia) quando le cose si mettono male, ma per ora la scarpetta l’ha sempre indossata qualcun altro.

Juan Martin Del Potro può ricordare Pippo, alto, magro, arriverei a dire allampanato se non segaligno. Del Pippo, anche per via dell’altezza, è piuttosto sgraziato e poco a proprio agio nei pressi della rete (che infatti frequenta giusto al momento del sorteggio e della stretta di mano finale). Ciononostante ha successo, risultati e pure un nutrito gruppo di affezionati, che ne apprezzano la simpatia e seguono con passione le sue imprese improbabili.

Richard Gasquet, anche qui mi devo ripetere, è il corrispettivo ideale di Pinocchio, non tanto per l’innata capacità di sparar balle (anche se quella del bacio alla coca varrebbe, da sola, la nomination), quanto perché trova sempre la maniera per restare burattino e non riesce mai a diventare un bambino vero. Il lieto fine, nel suo caso, mi pare assai improbabile, ma c’è sempre la speranza che Riccardino trovi sulla strada una fata dai capelli turchini capace di realizzare il miracolo (a patto che non abbia le fattezze di Pamela, ovvio).

David Nalbandian, quando è in modalità “oppositore di tiranni, aspiranti tali e potenziali usurpatori”, è un eccellente Robin Hood, il rovescio a due mani stretto come freccia implacabile. C’è però una differenza: Robin Nalba, alla fine delle sue imprese, non si ritira nella foresta di Sherwood in compagnia di Lady Marian, ma in una macchina da rally con una fumante e pantagruelica bistecca di carne argentina.

Ernests Gulbis, con un po’ di fantasia, può ricordare Simba, il Re Leone. Dopo anni di vita senza pensieri e di cazzeggio puro, al grido di Hakuna Matata ed infischiandosene dello sperpero di talento, il rampollo predestinato potrebbe aver capito – per ora a sprazzi ed infortuni permettendo – quale può e deve essere la strada da percorrere.

Tomas Berdych, per la serie “proseguiamo con la carrellata dei mastini tignosi”, potrei paragonarlo a Peter Pan, l’eterno adolescente che si rifiuta di crescere. Per sfuggire alle responsabilità la soluzione migliore è sempre quella di rifugiarsi nell’isola -e nello Slam- che non c’è (ah, naturalmente ora vincerà Wimbledon, tanto per espormi al sacrosanto pubblico ludibrio).

Gael Monfils è sicuramente Tigro, l’amico salterino di Winnie the Pooh (mentre l’altro francese Jo-Wil Tsonga è un monumentale Genio della lampada, ironico ed istrionico, che alterna giornate di onnipotenza a giornatacce da bioritmi bassi e poteri soltanto semi-fenomenali). Mon-Tigro, dicevamo, salta, risalta, rimbalza, gigioneggia ed affronta la vita con adorabile disordine. A volte (spesso, diciamo) però esagera e mi capita, quando lo vedo, di immedesimarmi nelle parole del coniglio Tappo (che lo detesta).

Nell’abbinare Marcos Baghdatis, uno dei miei pupilli, ho voluto rendere omaggio al mio film Disney preferito, “Alla ricerca di Nemo”. Il cipriota, con la sua aria stralunata, le sue miccette sempre accese e il suo eterno sorriso, pronto a riconoscere in ogni situazione il bicchiere mezzo pieno, non può che essere Dory, la pesciolina che soffre di amnesie a breve termine (il più delle volte, nei pressi del match point).

Ed ora, mentre sul viale passano Almagro-Brontolo e Dolgopolov-Stitch (l'alieno adorabile), per chiudere nel modo migliore questa parata, necessariamente riduttiva, non può mancare il lieto fine, quell’ “e vissero felici e contenti” capace di donare un momento di letizia anche al cuore più incarognito.
I candidati perfetti per questo ruolo melenso e rugiadoso sono Nicole Vaidisova e Radek Stepanek, la Bella e la Bestia. Lui, però, non la conquista grazie ad un maestoso valzer nel castello, ma con il ballo della balena spiaggiata (altra citazione, stavolta è più difficile, chi ci prende vince una bambolina), in una torbida discoteca di Praga.

Bello, meraviglioso, affascinante. In realtà, ad essere sinceri, il mio parco di divertimenti preferito sarebbe un po' più ad ovest, zona Bois de Boulogne, in un circolo dedicato ad un aviatore della Prima Guerra Mondiale (volendo restare nella Ville Lumière, eh, se poi uno decidesse di esagerare, allora sarebbe un sobborgo londinese che, prima o poi, riuscirò finalmente a visitare), ma va bene lo stesso, it's just like we dreamed it, i bimbi sognano ad occhi aperti e sono felici (e il malato di tennis, pure...).

 

Massimo Garlando

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27 Giugno 1992

Per la prima volta nella storia di Wimbledon un qualificato sconfigge il primo giocatore del seeding, quando il russo Andrei Olhovskiy batte Jim Courier al terzo turno con il punteggio di 6-4, 4-6, 6-4, 6-4

 

Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker