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28/06/2010 21:54 CEST - Wimbledon

Clijsters e Serena giornata di caccia

La 25esima sfida tra le Clijsters ed Henin è un po' la metafora della loro rivalità. Henin domina il primo, si fa sovrastare nel secondo e crolla nel momento topico del terzo. Punteggio 26, 63, 62: da una parte il sorriso di Kim, dall'altra l'amarezza di Justine. Serena soffre per un set, ma si prende la rivincita della finale 2004: battuta 76 64 Maria Sharapova. Enrico Riva

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Clijsters pendente: l'attesa

Ci sono talmente tante storie legate a questa partita che ci vorrebbe un libro per raccontarle tutte. C'è la rivalità tra due giocatrici belghe cresciute insieme ma in maniera completamente diversa. Il lato sorridente del tennis contro quello cattivo, giusto per andarci di accetta. C'erano 24 precedenti che altro non erano serviti che a stabilire l'assoluta parità tra Henin e Clijsters. C'era il desiderio di Henin di vincere l'unico torneo che le manca e che a suo dire l'ha spinta a rientrare nel circuito. C'era il Belgio vallone contro quello fiammingo, come se non bastasse il resto.

Capita a tutti: un giorno ti svegli, esci di casa e per ore sei accompagnato da quella sensazione che ti manchi qualcosa. C'era un grosso punto di domanda nello sguardo della Clijsters del primo set: "ma il campo dov'è esattamente?" 29 minuti di labirintite con Henin partita a razzo (break in apertura) e un 62 senza storia. Entrambi cercano il diritto dell'avversaria sulla battuta ma mentre Kim spesso va fuori giri, Justine sfrutta le risposte sulla seconda per gettare l'avversaria fuori dal campo e venire a chiudere a rete. Sul 4 a 1 il guidice di sedia chiama il medical timeout e tutti si stupiscono quando il fisioterapista oltrepassa Kim per andare a concentrarsi sull'avambraccio di Henin.

C'è qualcosa di diverso nella Clijsters del primo set. Pende. Kim è il prototipo biomeccanico dell'equilibrio, con il corpo sempre perfettamente perpendicolare al terreno, pronto ad aggredire la palla. Oggi sovrastata da Henin torreggiava a destra e a sinistra, sempre in ritardo sui colpi e a corto di fiato.

Clijsters ricalibrata: la caccia

Il secondo set Kim lo inizia alla battuta, la palla acquista rapidità e perde la lunghezza eccessiva. Risultato si gioca in prossimità delle righe. Clijsters si rende conto che sta inistendo troppo sul diritto dell'avversaria e cerca la diagonale sinistra, Henin spera di poter continuare a contare sugli errori gratuiti dell'avversaria ma non riesce più ad avventurarsi a rete. Il pubblico non è schiarato. Ovviamente spera che la partita sia lunga e combattuta ma nessuna delle due riesce a portarlo decisamente dalla propria parte.

Clijsters ha di colpo ritrovato tutto: l'equilibrio, i colpi, il campo e il sorriso. Con un parziale di 12 punti a 2 vola sul 4 a 1 per poi brekkare a zero nell'ultimo gioco e chiudere 62 in mezzora esatta. E' cambiato tutto: la velocità che aveva sorpreso Kim nel primo set è diventata l'incubo di Justine che ora si trova a remare un metro dietro al campo.

Clijsters cinica: la preda

Foresta. La cacciatrice avanza con il fucile puntato, conscia che la preda è nelle vicinanze ed è questione di pazienza prima che tradisca il suo punto debole. La preda corre più veloce che può, cambia traiettoria senza una logica apparente ma sa che il suo destino è segnato. I primi sette giochi del terzo set servono ad annusare l'aria e a sentire chi delle due ha in mano l'arma e chi ha paura. "Non riuscivo a servire bene e a giocare il diritto come volevo" dirà Henin in conferenza stampa a proposito del suo fastidio al gomito. Kim questo lo aveva capito immediatamente.

Una volta ciascuna arrivano a trenta ma è solo fase di studio. Poi, di colpo, la conclusione. Clijsters ha la preda nel mirino e non sbaglia. Il campo è suo, il tennis è suo, e questo torneo se non sarà suo, certo non lo sarà di Henin. Quattro risposte fulminanti portano Kim alla doppia palla break e servire per il match. Henin è raggiunta e catturata, l'ultimo game serve solo a portare via la preda.

In conferenza una Justine amareggiata si limita a considerare che ora era troppo presto per sperare di essere competitive a Wimbledon. Le sue speranze sono per il 2011. La sensazione per ora è che siano solo le sue.

Serena: la vendetta è servita (Mastroluca)

Nel 2004 Maria Sharapova era una teenager che faceva scalpore per gli urletti che accompagnano ogni suo colpo; la sua vittoria a Wimbledon con tanto di abbraccio al padre dopo la finale ha fatto la fortuna sua e dei fotografi che hanno immortalato il momento. A sei anni di distanza Serena Williams, sconfitta in quell`incredibile finale, si prende la rivincita chiudendo 7-6 6-4 dall`alto di 19 ace e di un match in cui ha collezionato 31 vincenti e 17 errori. Molti i punti rapidi, tanta l`efficacia del servizio, con Serena che serve con il 68% di prime da cui raccoglie l`84% di punti; Sharapova che serve con il 63% e porta a casa 3 punti su quattro. Ma a fronte di 18 errori gratuiti colleziona appena 14 vincenti; troppo poco per competere contro questa Serena, seppur non brillantissima.

Masha "vince" la sfida dei decibel; striduli e acuti i suoi urletti, su toni alti, potenti e baritonali quelli di Serena. Ma l`americana impone una maggiore velocita` di palla e Masha si ritrova spesso a non avere sufficiente tempo di reazione con le gambe per rialzarla al di la` della rete.  

Il primo set gira su pochi punti: Serena fa sempre gara in testa, e nel quarto gioco brekka a zero grazie a un doppio fallo e a una gran risposta anticipata di rovescio. Masha però strappa subito il servizio a Serena, cui scappa un rovescio nel punto decisivo del game.

Il match prosegue con pochi scambi lunghi e tanti punti facili tra servizi vincenti e ace. Sharapova ha bisogno del servizio, colpo che ha ritrovato con più sofferenza dopo l'operazione, e lo mantiene con relativa continuità salvo perderlo all'improvviso, “out of nowhere”, come direbbero gli inglesi: così, nell'inevitabile tiebreak del primo set, è un doppio fallo che regala a Serena il primo minibreak per il 2-1. E' solo grazie a una distrazione di Maria, che costringe serena a un lob disperato ma sbaglia l'angolo della volée alta di rovescio finendo così passata, che Serena lo conferma.

Ma la siberiana mette in fila quattro punti consecutivi e arriva a gestire un set point sul suo servizio sul 6-4; ma un dritto sul nastro rimette tutto in gioco fino al 9-8 Serena; Maria annulla la prima palla del minibreak con una seconda all'incrocio delle righe, ma commette doppio fallo subito dopo e Serena chiude 11-9.

Basta invece l'immediato break al terzo gioco per decidere il secondo set, e la partita. Sulla palla break Maria tenta il serve&forehand ma il dritto si ferma sul nastro. Non riuscirà più ad aprire brecce sul servizio di Serena che chiude 76 64 al primo match point con Sharapova che mette largo il passante di rovescio.

Ora per Serena quarto con Na Li: i precedenti dicono 4-1 Serena che ha vinto entrambi i confronti a livello di Slam, sempre agli Australian Open, al primo turno nel 2006 e quest'anno in semifinale.

"Ho servito molto bene. non so cos'è che su questo campo mi fa battere così bene; non mi capita, per esempio, a Parigi" ha detto Serena Williams che, dopo quanto successo tra Inghilterra e Germania, interviene anche sul ruolo della tecnologia nel tennis. "Secondo me l'Hawk-Eye è utile, e poi i tifosi si sentono più coinvolti. Io però tendo a non usarlo molto, so in genere se la mia palla è dentro o fuori".

"Serve tanta concentrazione per rispondere a Serena: e anche se leggi bene la traiettoria, anche se sai dove andrà, c'è una buona chance che tu non riesca comunque a portare a casa il punto" ha sottolineato Maria Sharapova che dopo il torneo andrà a Chernobyl. "Lì ci sono ancora problemi" ha aggiunto la siberiana. "i miei genitori sono bielorussi, se non fosse stato per il disastro io sarei nata lì: è per Chernobyl che i miei si sono trasferiti in Siberia quando mia madre era incinta".

Enrico Riva e Alessandro Mastroluca

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker